Laos
Contesto di Laos
Il Laos (AFI: /ˈlaos/; in lingua lao: ປະເທດລາວ, traslitterato: Pathet Lao), ufficialmente Repubblica Popolare Democratica del Laos (lao: ສາທາລະນະລັດ ປະຊາທິປະໄຕ ປະຊາຊົນລາວ ທຸງຊາດລາວ, trasl.: Sathalanalat Paxathipatai Paxaxon Lao), è uno Stato del sud-est asiatico che non ha sbocco sul mare. Confina a nord con la Cina, a est con il Vietnam, a sud con la Cambogia, a ovest con la Thailandia e a nord-ovest con la Birmania.
È una repubblica socialista monopartitica, governata dal Partito Rivoluzionario del Popolo Lao.
Di più Laos
- Moneta Kip laotiano
- Prefisso telefonico +856
- Dominio Internet .la
- Mains voltage 230V/50Hz
- Democracy index 1.77
- Popolazione 6858160
- La zona 236800
- Lato guida right
- Storia anticaLeggi meno
Reperti archeologici rinvenuti nelle province di Houaphanh e Luang Prabang testimoniano la presenza di uomini preistorici in quelle zone circa 40.000 anni fa. Altri rinvenimenti evidenziano insediamenti agricoli nella valle del Mekong risalenti al 4000 a.C. Antiche giare cinerarie e altri sepolcri del 1500 a.C. appartennero alle prime comunità civilizzate in territorio laotiano.[1] Le raffinate vestigia della Piana delle Giare, nella provincia nord-orientale di Xiangkhoang, sono datate tra il 500 a.C. e il 500 d.C. Tra le prime etnie che popolarono il Laos vi furono quelle khmuiche, migrate dalla Cina.
Tra il I e il V secolo d.C., la crescente influenza del Regno di Funan diffuse nel sud dell'Indocina la civilizzazione indù, che venne sviluppata nei secoli successivi dai regni di Chenla, stanziato nell'odierna Cambogia, e di Champa, situato nell'odierno Vietnam del Sud. L'Impero Khmer, sorto alla fine dell'VIII secolo dalle ceneri di Chenla, si estese in gran parte dell'Indocina e assunse per 500 anni il ruolo di guida dell'Induismo nella regione. A partire dal VI secolo si diffuse anche la cultura Dvaravati, influenzata dall'emergente popolo mon, che si convertì al Buddhismo Theravada e favorì la fondazione di diversi principati nelle odierne Birmania e Thailandia. I khmer conquistarono buona parte delle città-Stato mon orientali e imposero l'induismo, mentre il Buddhismo continuò a prosperare a ovest. Dall'unione delle due culture nacque la famiglia linguistica mon khmer.
Regno di Lan Xang Il Regno di Lan Xang, evidenziato in verde, nel 1400 FondazioneFu in questo contesto che, tra il IV e l'VIII secolo, si formarono nella parte laotiana della valle del Mekong le prime municipalità chiamate muang, che si tennero in contatto con i regni dell'Indocina e con l'Impero Cinese.[1] Nei secoli successivi, vennero assoggettate come stati vassalli dai khmer e dai champa, ma mantennero un buon margine di autonomia conservando i propri regnanti.
Tra il X e il XII secolo, vi fu una lenta e imponente migrazione dal sud della Cina delle popolazioni tai, che gradualmente si insediarono in una vasta fascia di territori compresi tra il nord-est dell'India e il nord del Vietnam. Gli insediamenti dei tai diedero luogo a diversi sottogruppi, tra i quali sarebbero emersi i lao in Laos, i thai e i lanna in Thailandia e gli shan in Birmania. Attorno al XIII secolo, tali gruppi abbracciarono la fede del Buddhismo Theravada, che nel giro di alcuni decenni si sarebbe affermata in tutta l'Indocina.
Con il declino dei khmer, nel XIV secolo, il principe Fa Ngum di Mueang Sua (l'odierna Luang Prabang), educato nella capitale dei khmer Angkor, unificò i principati laotiani e fu incoronato nel 1354 sovrano di Lan Xang (letteralmente: un milione di elefanti, le 'macchine da guerra' di quel tempo), il primo grande regno laotiano. Fa Ngum si proclamò discendente di Khun Borom, il leggendario progenitore delle stirpi tai. La capitale fu insediata nella stessa Mueang Sua e il Buddhismo Theravada fu proclamato religione di Stato. Nei primi 20 anni di regno, Fa Ngum espanse i suoi territori nella regione del Champa e in quelle corrispondenti agli odierni Vietnam e Thailandia del Nordest.[2]
Crisi e rinascite del regnoL'unificazione del regno aveva comportato una spaccatura in due fazioni dell'aristocrazia di corte. La fazione schierata con il sovrano e legata all'Impero Khmer, che aveva fornito a Fa Ngum l'esercito con cui unificò i principati laotiani, mise in secondo piano la vecchia nobiltà del regno di Mueang Sua. Quest'ultima reagì legandosi all'emergente Regno di Ayutthaya, lo Stato siamese che si disputava con l'Impero Khmer la supremazia nel sudest asiatico.[2] Il conflitto tra le due frazioni si sarebbe trascinato per alcuni decenni e contribuì alla prima grande crisi che ebbe inizio nel 1428. Durante il periodo di grave instabilità, gli intrighi della cortigiana Maha Devi si inserirono nelle lotte fra le fazioni dell'aristocrazia e portarono all'assassinio di almeno sei sovrani nel giro di 12 anni.[2] Il regno si era indebolito anche per il nuovo declino degli alleati khmer che, sottoposti alla crescente pressione di Ayutthaya, abbandonarono Angkor dopo il saccheggio siamese del 1431 e spostarono la capitale a Lovek.[3]
I laotiani subirono la prima pesante sconfitta nel 1455, quando le armate di Lanna furono respinte a caro prezzo dai laotiani, ma riuscirono ad assicurarsi diversi principati di confine. Una nuova sconfitta ebbe luogo nel 1478 da parte degli invasori vietnamiti. I Dai Viet, galvanizzati dopo l'alleanza con l'imperatore cinese della dinastia Ming e la conquista del Regno Champa, occuparono Mueang Sua e furono cacciati dopo aver inflitto grosse perdite alle truppe laotiane.[3] La crisi del regno comportò il distacco delle municipalità più lontane dalla capitale, che pur rimanendo confederate acquisirono un buon grado di autonomia.[4]
Nel 1500, con l'ascesa al trono di Visunarat, Lan Xang tornò a prosperare. Il re fu un fervente religioso, fece costruire bellissimi templi e fece tradurre le sacre scritture Theravada dal pali al laotiano. Durante il suo regno ebbero nuovo slancio le arti. Si spostò negli ultimi anni a governare a Vientiane, da dove era più agevole controllare le turbolente province meridionali, ma Mueang Sua rimase la capitale ufficiale.[2] Lan Xang si consolidò ulteriormente durante il regno del successore Phothisarat I (1520-1550),[5] che al pari del padre fu un fervente buddhista. Dichiarò illegale l'Animismo, fino ad allora parte integrante della società, attirandosi l'ostilità dei praticanti di tale fede, che è tuttora alla base della cultura laotiana.[4]
Indocina nel 1580, quando l'Impero birmano di Taungù sottomise Lan Xang e la maggior parte del sudest asiaticoIl nuovo re Setthathirat I (regno dal 1550 al 1571) fu costretto a spostare la capitale di Lan Xang a Vientiane nel 1560, spinto dalla minaccia birmana.[5] Fece cambiare il nome di Mueang Sua in Luang Prabang, in onore della statua del Phra Bang, il palladio della monarchia che lasciò nella vecchia capitale.[5] Divenne un eroe nazionale per aver respinto tre invasioni birmane e per i traguardi che raggiunse sia in politica interna sia in quella estera.[6] Fu anche un fervente religioso e fece costruire importanti templi nelle città laotiane.
Nel 1575 il regno cadde in mano ai birmani del re Bayinnaung della dinastia Taungù, che espugnarono Vientiane e deportarono nella capitale Pegu gran parte della popolazione, compreso il re. Bayinnaung completò così le conquiste di tutti quei territori che resero la Birmania il più grande impero mai esistito nel sudest asiatico. La sua morte nel 1581 avrebbe portato alla disgregazione di tale impero.[7]
Lan Xang rimase vassallo dei birmani fino al 1603, quando Voravongse II fu incoronato re e proclamò l'indipendenza dalla Birmania dopo 28 anni di sottomissione.[8] Negli anni successivi continuarono a svilupparsi lotte interne fra le varie fazioni nobiliari del regno. Anche i governatori delle province meridionali continuarono le loro trame indipendentiste.
Le lotte intestine conobbero un periodo di tregua nel 1638 con l'ascesa al trono di Surigna Vongsa, un re illuminato e magnanimo che promosse le arti e fu un fervente religioso. Fu questo il periodo di massimo splendore per il regno, durante il quale arrivarono i primi inviati europei alla corte di Lang Xang, che definirono Vientiane la più magnifica città del sudest asiatico.[1] Surigna Vongsa fu uno dei più longevi monarchi mai esistiti al mondo, avendo regnato dal 1638 al 1690.[8] Seppe mantenere l'ordine e la pace, ma alla sua morte riaffiorarono drammaticamente gli antichi conflitti dell'inquieta aristocrazia del paese.
Frazionamento di Lan XangI sovrani successivi non seppero conciliare le varie fazioni nobiliari. L'ultimo re di Lan Xang fu Setthathirat II, che si prese il trono come vassallo del Vietnam. La sua autorità fu contestata dal cugino Kitsarat, che depose il viceré di Luang Prabang e istituì un autonomo regno nelle province settentrionali. Il re di Ayutthaya, preoccupato dall'influenza dei vietnamiti a Vientiane, mediò la riconciliazione fra i due cugini, che si accordarono per la spartizione nei due nuovi regni di Lan Xang Luang Prabang e di Lan Xang Vientiane nel 1707.[9]
L'aristocrazia dei principati del sud approfittò dell'instabilità che si era creata e istituì il Regno di Champasak, che si staccò da quello di Vientiane nel 1713. Il trono fu affidato al giovane fratellastro di Setthathirat II, che divenne re con il nome regale Soi Sisamut[10] Il Regno di Luang Prabang divenne nel 1771 vassallo della Birmania fino al 1779, quando fu obbligato a diventare vassallo siamese.
Assoggettamento al Siam e all'Indocina franceseI tre regni furono fin dall'inizio in lotta tra loro e vennero assoggettati tra il 1778 e il 1781 dal Siam, che ne fece degli stati vassalli. Fu allora che l'Isan venne annesso al Siam. La ribellione del re di Vientiane Anouvong, nel 1826, si concluse dopo tre anni con l'esecuzione del sovrano, la distruzione di Vientiane e la deportazione di diverse centinaia di migliaia di cittadini nell'Isan, che era a quel tempo pressoché disabitato.
Nel 1893, i laotiani accolsero favorevolmente l'esito della guerra franco-siamese che vide il paese, nuovamente unito e sottratto definitivamente al dominio del Siam, divenire parte dell'Indocina francese. Nel delicato equilibrio politico di quel tempo nella regione, dominata dalla tensione tra le potenze coloniali britannica e francese, i siamesi persero altri vasti territori nelle odierne Cambogia, Birmania e Malesia, ma riuscirono a mantenere il controllo sull'Isan, che era stato annesso. Venne coniato il termine Laos, traslitterazione che fecero i francesi della parola lao, il nome dell'etnia dominante nel paese, quando nel 1899 venne ufficialmente istituito il Protettorato Francese del Laos.
Sotto la guida del viceconsole Auguste Pavie e del re Sisavang Vong, che regnò dal 1904 (inizialmente sulla sola Provincia di Luang Prabang), il Paese guadagnò una certa stabilità e ottenne un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. I francesi non diedero grande importanza al Laos, che fu sostanzialmente usato come Stato cuscinetto tra i propri territori e quelli controllati dai britannici.[11] Venne introdotto il sistema delle corvée, che obbligava ogni uomo laotiano a fornire 10 giorni all'anno di manovalanza gratuita al governo coloniale. I prodotti, tra i quali i principali erano lo stagno, il caucciù e il caffè, rappresentavano l'1% delle esportazioni dell'Indocina francese. Nel 1940, erano solo 600 i cittadini francesi presenti nel Paese.
Seconda guerra mondialeLo scoppio della seconda guerra mondiale cambiò gli equilibri nella regione, soprattutto dopo l'invasione tedesca della Francia, che indebolì il governo dell'Indocina francese privandolo di gran parte dei rifornimenti. Ne approfittò dapprima l'Impero del Giappone, che a fine estate del 1940 dispiegò le proprie truppe in gran parte dell'Indocina francese con il permesso delle autorità nominate dal Governo di Vichy, che preservò in tal modo la sovranità francese sui territori. Fu poi la volta del governo nazionalista di Bangkok, che provocò alla fine del 1940 la guerra franco-thailandese, al termine della quale recuperò con l'aiuto dei giapponesi parte dei territori laotiani ceduti ai francesi all'inizio del secolo.[12]
La perdita dei territori oltre il Mekong provocò l'indignazione della corte di Luang Prabang, a cui i francesi avevano garantito la salvaguardia delle terre laotiane nell'ambito del protettorato. I francesi dovettero ammettere le ragioni di re Sisavang Vong, e al regno-provincia di Luang Prabang furono annesse le province di Vientiane, Xiangkhoang e Luang Namtha, che si aggiunsero a quelle di Phôngsali e Houaphan cedute nei decenni precedenti.[12] Il trattato con cui furono annesse le province comprendeva un buon margine di autonomia per l'ingrandito regno, e in questa fase si mise in evidenza il viceré Phetsarath, che diede un'eccellente organizzazione all'amministrazione e alle istituzioni laotiane.[13]
Quando le sorti del conflitto furono sfavorevoli per le potenze dell'Asse, dal dicembre del 1944 truppe della Francia Libera del generale Charles de Gaulle, che aveva coagulato le forze della resistenza francese, vennero paracadutate in Laos per fronteggiare i giapponesi, che risposero occupando il Paese il 9 marzo 1945 e obbligando i francesi a organizzarsi nella giungla.[14] Le truppe giapponesi costrinsero l'8 aprile il re Sisavang Vong a proclamare l'indipendenza sotto la protezione di Tokyo; il sovrano firmò controvoglia perché avrebbe preferito il controllo francese a quello giapponese.
IndipendenzaIl tracollo giapponese nel conflitto mondiale portò al ritiro delle truppe dal Laos nell'agosto del 1945 e Phetsarath, che era stato nominato dai giapponesi primo ministro, annunciò di propria iniziativa che il Paese confermava il proclama di indipendenza. Al rifiuto del sovrano di avallare il comunicato di Phetsarath,[15] nell'autunno del 1945 fu instaurata in Laos un'effimera Repubblica chiamata Pathet Lao, retta dal movimento patriottico Lao Issara che detronizzò il re Sisavang Vong. Oltre a Phetsarath, tra i promotori di questa entità politica vi furono il fratello di Phetsarath Souvanna Phouma e il fratellastro Souphanouvong, che avrebbero avuto un ruolo di primaria importanza nei decenni successivi.
Le truppe francesi, riorganizzatesi nelle aree rurali, ripresero nel 1946 il controllo del Paese, che divenne parte della neonata Unione Francese, mentre il direttivo di Lao Issara si rifugiò in Thailandia, dove organizzò un governo in esilio. Il Regno del Laos fu proclamato l'11 maggio 1947, il giorno in cui re Sisavang Vong, rimesso sul trono dai francesi, promulgò la nuova Costituzione.[16] Souphanouvong fu tra i membri di Lao Issara in Thailandia, si rifugiarono a Hanoi altri membri del movimento, tra cui i futuri capi del Partito Rivoluzionario del Popolo Lao Kaysone Phomvihane e Nouhak Phoumsavanh, convinti che l'indipendenza del Laos avrebbe potuto arrivare solo con l'appoggio dei nord-vietnamiti.[17]
In Vietnam Souphanouvong si riunì con Kaysone Phomvihane, Nouhak Phoumsavanh, Thao O Anourack, Tiao Souk Vongsak e Phoumi Vongvichit, la cui lotta armata per l'indipendenza del Laos era già cominciata con la formazione di organizzazioni appoggiate dai nord-vietnamiti, che avevano dato via alla guerra d'Indocina contro i francesi. Nel Congresso dei Rappresentanti del Popolo convocato da Souphanouvong nell'agosto del 1950 venne creato il Fronte del Laos Libero, emanazione dello storico Lao Issara, che si impegnava alla lotta unitaria anti-francese per la rifondazione della Nazione Lao, detta Pathet Lao.[18] Fu formato un nuovo governo in esilio in cui entrarono anche ex ufficiali del governo reale laotiano e membri di alcune minoranze tribali del Laos.
L'infiltrazione di osservatori e truppe nord-vietnamite in Laos passò dalle 500 unità di fine 1946 alle 17.000 nel 1953. Nel 1950, Kaysone e Nouhak entrarono nel Partito Comunista Indocinese (PCI), che mise in atto la strategia di cooperare con i movimenti Viet Minh e il nuovo Lao Issara, al cui interno vi erano anche membri non comunisti. Tale strategia fu necessaria soprattutto in Laos, dove la nozione di armonia diffusa dal Buddhismo si scontrava con la lotta di classe propugnata dai comunisti. Il previsto rovesciamento della monarchia fu tenuto segreto. Il PCI si era formato nel 1932 e nel 1951 si suddivise in tre distinti partiti in Vietnam, Laos e Cambogia. In questo periodo, dei 2.091 membri del PCI presenti in Laos, solo 31 erano laotiani. Il processo di formazione del partito in Laos fu lungo e incontrò le resistenze dei non comunisti del Pathet Lao e sarebbe stato ufficialmente fondato in segreto nel marzo del 1955 con il nome di compromesso Partito del Popolo Lao (in lingua lao: Phak Pasason Lao).[18]
Tra il 1951 e il 1952, sia il Pathet Lao, con l'aiuto dei nord-vietnamiti, sia il Regno del Laos, con l'aiuto francese, formarono e addestrarono un proprio esercito.[18] Nell'aprile del 1953, un esercito di 40.000 Viet Minh, comandato dal generale Võ Nguyên Giáp e supportato da 2.000 militanti del Pathet Lao agli ordini di Souphanouvong, invase il nord-est del paese e dopo aspri combattimenti occupò buona parte delle province di nord-est. Il 19 aprile del 1953, Souphanouvong istituì il governo del Pathet Lao nella Provincia di Houaphan.[18]
I francesi, fiaccati dalla guerra d'Indocina, rimossero gli ultimi ostacoli all'indipendenza del Paese siglando il Trattato di amicizia e associazione franco-laotiana il 22 ottobre 1953.[18] La successiva battaglia di Dien Bien Phu, combattuta tra il marzo e il maggio del 1954, vide la distruzione delle truppe dei colonizzatori da parte dei nord-vietnamiti e la fine del dominio francese in Indocina. La successiva Conferenza di Ginevra (1954) sancì l'indipendenza del Laos e la sua neutralità nel vicino conflitto che contrapponeva il Vietnam del Nord al Vietnam del Sud.
Guerra civileSubito dopo aver ottenuto l'indipendenza, il Paese dovette fronteggiare una lunga guerra civile, chiamata anche 'Guerra Segreta' che si intrecciò con la vicina guerra del Vietnam. La situazione economica del Paese collassò e le condizioni di vita della popolazione divennero drammatiche.
Il conflitto fu il risultato dello scontro fra le fazioni degli aristocratici legati ai regni del XVIII secolo: il filo-vietnamita principe Souphanouvong di Luang Prabang, fondatore del movimento comunista Pathet Lao, soprannominato il "principe rosso", il suo fratellastro principe Souvanna Phouma, leader dei centristi spesso alla ricerca dell'unità nazionale, ed il principe di Champasak Boun Oum, capo delle destre e filo-francese. Durante il conflitto, il paese fu vittima di una delle più pesanti serie di bombardamenti mai effettuate dall'aviazione statunitense, la maggior parte dei quali fu concentrata sulla Piana delle Giare, roccaforte dei comunisti, e sul sentiero di Ho Chi Minh. Era una piccola strada di montagna nascosta nella giungla che si snodava lungo tutta la catena Annamita, dove le truppe nord-vietnamite e gli alleati del Pathet Lao transitavano per portare rinforzi ai vietcong impegnati nel Vietnam del Sud.
Durante la guerra civile, il servizio segreto americano della CIA addestrò reparti speciali composti principalmente da guerriglieri di etnia hmong che, supportati dall'aviazione americana e dalle truppe dell'Esercito Reale Laotiano, effettuarono importanti azioni di disturbo alle operazioni delle forze comuniste laotiano-vietnamite. Si trattava di una campagna segreta, non autorizzata dal Congresso, che violò gli accordi presi a Ginevra nel 1954, nei quali il Laos era stato dichiarato neutrale al conflitto vietnamita. Nel 1959 morì il re Sisavang Vong e gli succedette Savang Vatthana, privo del carisma del padre, che regnò fino al 1975.
I bombardamenti furono concentrati nel periodo tra il 1964 e il 1973, furono sganciate più di 2 milioni di tonnellate di bombe sul territorio laotiano, per un totale di 580.000 raid aerei americani.[19] Circa il 30% delle bombe lanciate non scoppiò al momento dell'impatto e molte si trovano tuttora sul terreno. Molti di tali ordigni sono le micidiali bombe a grappolo, che erano state da poco introdotte sul mercato e furono largamente impiegate in Laos.[19] Le vittime delle bombe furono più di 50.000, quasi metà delle quali colpite dopo il termine dei bombardamenti. L'Autorità Nazionale Laotiana per gli Ordigni Inesplosi ha in proposito recentemente pubblicato un rapporto ricco di dati. Buona parte del terreno agricolo laotiano è ancora disseminato di bombe inesplose e spesso i contadini del paese rimangono tuttora feriti o uccisi per un'esplosione.[19] Il governo degli Stati Uniti dona 3 milioni all'anno per finanziare le operazioni di disinnesco degli ordigni, ma al tempo dei bombardamenti spese più di 2 milioni di dollari al giorno (corrispondenti circa a 17 milioni di dollari attuali).[20]
Quando il 30 marzo 1972 l'esercito di Hanoi lanciò nel Vietnam del Sud l'Offensiva Nguyen Hue, il massiccio supporto aereo statunitense in difesa dei sud-vietnamiti comportò la riduzione dei raid in Laos settentrionale, che raggiunsero il punto minimo dal 1965. Gli Stati Uniti uscirono dal Laos nel 1973 come stabilito negli accordi di pace di Parigi siglati il 27 gennaio di quello stesso anno. I nord-vietnamiti non furono obbligati a rimuovere le proprie forze in virtù del trattato. Per salvarsi dalla capitolazione il governo laotiano fu costretto a far entrare nella propria compagine rappresentanti del Pathet Lao, con i cosiddetti accordi di Vientiane, dopo che gli statunitensi cominciarono a diminuire l'appoggio militare e a ritirarsi.
Repubblica Popolare Democratica del LaosSenza una guida salda e il supporto statunitense, le forze regolari laotiane si sfaldarono, mentre il Pathet Lao, proclamando una politica di riconciliazione nazionale e pacificazione, prese man mano l'effettivo controllo del paese, con l'aiuto delle forze nordvietnamite che malgrado gli accordi non si erano ritirate. Con l'appoggio di Unione Sovietica e Vietnam del Nord, i comunisti costrinsero quindi il re Savang Vatthana ad abdicare il 2 dicembre 1975. Lo stesso giorno venne proclamata la Repubblica Popolare Democratica del Laos, che strinse subito accordi di collaborazione con il Nord Vietnam. Venne abrogata la Costituzione del 1947 e il paese fu amministrato dal partito unico comunista.[21] Il re, con diversi esponenti della famiglia reale, venne poi internato e morì in prigionia pochi anni dopo. Souphanouvong, "il principe rosso", fu il primo presidente, mentre capo del governo fu Kaysone Phomvihane, il leader effettivo del Pathet Lao. Nel frattempo era cominciato un esodo massiccio di diversi strati della popolazione, tra cui molti hmong, etnia che continuò una lotta armata anticomunista in diverse zone del paese, mentre i comunisti attuavano parimenti una politica di repressione degli elementi considerati ostili al nuovo governo.
Souphanouvong organizzò un regime comunista basato sul modello vietnamita, gravitante nella sfera d'influenza dell'Unione Sovietica, tanto da cessare i rapporti con la Cina comunista nel 1979. Nel 1986 si dimise per favorire l'ascesa del suo delfino, Phoumi Vongvichit. Nel 1991, a seguito della caduta del muro di Berlino e dell'indebolimento del comunismo, il Consiglio Supremo del Popolo promulgò la nuova Costituzione e l'anno successivo si svolsero le prime elezioni, che diedero vita all'Assemblea Nazionale composta da 85 membri.[21]
Il Laos mantenne una relativa tranquillità sociale e non rimase coinvolto nei drammatici conflitti che insanguinarono la vicina Cambogia. Fonte di continua preoccupazione furono per il governo le ripetute azioni di guerriglia messe in atto dai ribelli hmong, che ebbero il supporto della CIA americana e dei superstiti in esilio della famiglia reale. A oggi, la rivolta hmong non si è ancora definitivamente conclusa, nonostante gli accordi di pace siglati col governo centrale.
Dopo il crollo del blocco sovietico ebbe inizio una lenta liberalizzazione economica, ma il partito unico si è mantenuto al potere concentrando la propria azione su una forte militarizzazione del paese, pur abbandonando le rigide posizioni ideologiche dell'epoca sovietica. Vi è stato in questi anni uno sforzo del governo per riappacificarsi con le vecchie opposizioni, tentando di integrarle nel regime.
Dal 1992 il paese ha aperto le frontiere al turismo e nel 1994, grazie a un finanziamento australiano, è stato costruito sul Mekong il primo ponte dell'amicizia thai-lao, che unisce Laos e Thailandia in corrispondenza di Vientiane. Fu il primo ponte sul fiume in tutta l'Indocina e negli anni seguenti ne furono costruiti altri nel paese. L'autarchico sistema di conduzione del paese non ha rallentato l'inflazione né il progressivo crollo del kip, la valuta del paese, fino alla fine del millennio. Fu attorno al 2000 che vennero presi nuovi sostanziosi accordi commerciali con l'estero, in particolare con la Cina e la Thailandia, le cui aziende e istituzioni bancarie hanno fatto da allora grandi investimenti in Laos, contribuendo al risollevamento dell'economia e alla stabilizzazione della valuta.
Dal 2021 il presidente della repubblica e capo del partito è Thongloun Sisoulith.
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