ประเทศไทย

Thailandia
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Contesto di Thailandia

La Thailandia o Tailandia (AFI: /taiˈlandja/; in thailandese: ประเทศไทย?, traslitterato: Prathet Thai ), ufficialmente Regno di Thailandia (in thailandese: ราชอาณาจักรไทย?, traslitterato: Ratcha Anachak Thai ), è uno Stato del Sud-est asiatico, confinante con il Laos e la Cambogia a est, il golfo di Thailandia e la Malaysia a sud, il mare delle Andamane e la Birmania a ovest e il Laos e la Birmania a nord...Leggi tutto

La Thailandia o Tailandia (AFI: /taiˈlandja/; in thailandese: ประเทศไทย?, traslitterato: Prathet Thai ), ufficialmente Regno di Thailandia (in thailandese: ราชอาณาจักรไทย?, traslitterato: Ratcha Anachak Thai ), è uno Stato del Sud-est asiatico, confinante con il Laos e la Cambogia a est, il golfo di Thailandia e la Malaysia a sud, il mare delle Andamane e la Birmania a ovest e il Laos e la Birmania a nord. Gli abitanti, ad aprile 2021, erano circa 69 milioni.

È nota anche come Siam (pron. /ˈsiam/; in thailandese: สยาม?; /saˈja:m/ ), che fu il nome ufficiale del paese fino al 24 giugno 1939 e dal 1945 fino all'11 maggio 1949, data della definitiva assunzione dell'attuale denominazione.

Tra gli anni 1980 e 1990 la Thailandia ha dato il via a un significativo processo di industrializzazione che l'ha portata ad essere una delle potenze a medio reddito tra i paesi che si affacciano sul Pacifico, diventando uno dei paesi più potenti del Sud-est asiatico; i settori chiave dell'economia thailandese sono quello turistico, il manifatturiero e l'export.

Di più Thailandia

Informazioni di base
  • Moneta Baht thailandese
  • Nome originale ประเทศไทย
  • Prefisso telefonico +66
  • Dominio Internet .th
  • Mains voltage 220V/50Hz
  • Democracy index 6.04
Population, Area & Driving side
  • Popolazione 66188503
  • La zona 513119
  • Lato guida left
Cronologia
  •   Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Thailandia.
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      Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Thailandia.
    Antichità

    Ritrovamenti archeologici nel nord del paese sembrano confermare la presenza di gruppi di Homo erectus 500 000/600 000 anni fa. In un sito archeologico in provincia di Krabi sono stati trovate tracce risalenti a 27 000/38 000 anni fa che testimoniano la presenza dell'Homo sapiens. Tra le prove che confermano il passaggio da un'economia di caccia e raccolta a quella agricola vi sono quelle venute alla luce nel sito di Khok Phanom Di, nella Thailandia orientale, abitato tra il 2000 e il 1500 a.C. Nei secoli immediatamente successivi vi furono importanti progressi tecnologici per la fusione di rame e stagno, e successivamente del bronzo, con la progressiva affermazione di comunità sempre più evolute.[1]

    Le prime civiltà che si stanziarono nell'odierno territorio tailandese risentirono dell'influenza della cultura indiana, fra queste la federazione "pre-khmer" di Funan, che si formò circa 2.000 anni fa nel nord-est, e le città-Stato Dvaravati, fondate principalmente dal popolo mon, che nacquero attorno alla metà del I millennio nella pianura centrale con il declino di Funan e diffusero il Buddhismo. I principati del Funan contribuirono alla nascita dell'Impero Khmer, nei territori dell'odierna Cambogia[1], che conquistò buona parte del territorio dove adesso c'è la Thailandia e diffuse nuovamente l'induismo.

    Migrazione dei popoli tai dalla Cina
      Lo stesso argomento in dettaglio: Ngoenyang e Regno di Lanna.

    Il dibattito accademico sulla provenienza dei popoli tai è ancora in corso: negli ultimi decenni, sulla base di studi linguistici, vari studiosi hanno sostenuto che i popoli tai provengono da un'area che oggi appartiene alla regione cinese del Guangxi. Sotto la spinta di altri popoli provenienti da nord, nel I millennio i tai avrebbero cominciato un processo di migrazione verso sud. Nel corso dei secoli successivi si sarebbero stabiliti in tutta l'Indocina settentrionale, arrivando fino all'odierno Stato indiano dell'Assam. Una delle prime etnie di questi popoli furono i tai yuan, fondatori nel 638 nell'odierna Thailandia del Nord del piccolo Regno di Hiran, che cadde sotto l'influenza Dvaravati. Avrebbe in seguito raggiunto l'autonomia diventando prima il Regno di Ngoenyang e, alla fine del XIII secolo, il potente Regno Lanna.[2] Altri tai finirono per stanziarsi nel bacino del Chao Praya, nel centro dell'odierna Thailandia.

    Regno di Sukhothai
      Lo stesso argomento in dettaglio: Regno di Sukhothai.
     Immagine di Buddha a Wat Mahathat - Parco storico di Sukhothai.

    I governatori delle province di Sukhothai e della vicina Rad, rispettivamente Pho Khun Bangklanghao e Pho Khun Phameung, si ribellarono al controllo di Lavo e dichiararono i loro territori indipendenti nel 1238. Bangklanghao si proclamò re di Sukhothai con il nome di Pho Khun Sri Indraditya e alla fine del suo regno i territori di Sukhothai comprendevano tutto l'alto bacino del fiume Chao Phraya.

    I successivi sovrani Ban Mueang e soprattutto Ramkhamhaeng il Grande, che regnò dal 1279 al 1298, espansero enormemente i confini dello Stato. Venne conquistato il potente Regno di Suvarnabhumi, l'odierna Suphanburi. A sud fu conquistata buona parte della penisola malese e in particolare fu posto sotto suzeraineté il Regno di Tambralinga, ponendo fine all'egemonia dell'Impero Khmer sulla penisola che durava da oltre 150 anni.[3] A nord-est venne sottomesso il Regno di Mueang Sua, l'odierna Luang Prabang, e a nord fu sottratta al Regno Hariphunchai l'importante municipalità di Phrae. Nei territori dell'odierna Birmania, il regno estese la sua influenza ponendo il principe Wareru di Sukhothai sul trono di Martaban, in quello che sarebbe diventato il Regno di Hanthawaddy, siglando così un'alleanza con i mon birmani.

     Iscrizione del re Ramkamhaeng.

    Ramkhamhaeng fece predisporre nel 1283 il nuovo alfabeto siamese, che è in uso in Thailandia. La prima testimonianza di tale alfabeto è la stele di Ramkhamhaeng, scoperta nel XIX secolo, la cui originalità è però messa in dubbio da alcuni studiosi.[4] Durante il suo regno, lo stato raggiunse il suo massimo splendore anche delle arti e dell'economia, stabilendo rapporti commerciali con l'Impero Cinese, allora retto dalla dinastia Yuan. Instaurò con altri stati un sistema di scambi commerciali esenti da tasse, il quale assicurò al paese una notevole crescita economica. Con la morte di Ramkhanhaeng, Sukhothai iniziò un irreversibile declino e diversi regni vassalli si resero indipendenti.[5]

    Regno di Ayutthaya  Rovine del tempio di Wat Chaiwatthanaram a Ayutthaya. Costruito nel 17 ° secolo, fu bruciato e saccheggiato nel 1767 dalle truppe birmane.
      Lo stesso argomento in dettaglio: Regno di Ayutthaya.

    Nel 1350 il principe thai Uthong fondò il Regno di Ayutthaya, che nel 1431 saccheggiò Angkor, capitale dell'Impero Khmer, e nel 1438 annesse il Regno di Sukhothai. In questo periodo il buddhismo theravada divenne il credo predominante. Sukhothai prima, ma soprattutto Ayutthaya dopo, divennero potenze di primo piano nel Sud Est asiatico. Fiorì la raffinata cultura siamese, che risentiva delle arti indiane e khmer, la locale architettura tradizionale si sarebbe sviluppata fino all'assimilazione della cultura occidentale nel XIX secolo. Nel 1511 vi furono i primi contatti con gli europei, quando l'ambasciatore portoghese Duarte Fernandes giunse ad Ayutthaya.

     Battaglia di elefanti tra Naresuan e Mingyi Swa, guerra tra Birmania e Siam (1584-1593).

    La prima grande crisi del regno fu nel 1569, dopo che già nel 1551 era diventato uno stato vassallo dei re birmani della dinastia di Taungù. Il tentativo di emancipazione fu punito dal grande conquistatore birmano Bayinnaung, che aveva sottomesso in precedenza il Regno Lanna. Fu il primo a espugnare Ayutthaya e deportò l'intera famiglia reale siamese a Pegu, la sua capitale. Il trono fu affidato a Maha Thammarachathirat, re di Sukhothai e alleato di Pegu.[6] Alla morte di Bayinnaung l'impero che egli aveva creato si sfaldò e i siamesi riacquistarono l'indipendenza con il re Naresuan.

     Ayutthaya nel 1686 CE

    Dopo aver riacquistato l'indipendenza, il regno si arricchì grazie agli scambi commerciali, in particolare con la Cina, il Giappone, la Francia e con la Compagnia olandese delle Indie orientali. Si è stimato che Ayutthaya fosse attorno al 1700 la più popolosa città del mondo con circa un milione di abitanti.[7] Alla crescita culturale ed economica si accompagnarono grandi progressi nel campo della medicina.[8] Nell'era del re Narai (regno dal 1656 al 1688) aumentarono gli scambi commerciali e diplomatici con l'Occidente. Ayutthaya divenne un crocevia del commercio internazionale, in particolare gli scambi con persiani e francesi contribuirono ad arricchire il regno. Narai promosse anche le arti e accolse a corte un gran numero di importanti scrittori e poeti in un periodo dorato per la letteratura siamese.

    Nei decenni successivi Ayutthaya tornò a espandersi, arrivando a occupare diversi sultanati islamici della penisola malese, alcuni porti birmani nel mare delle Andamane, penetrando in Cambogia e a nord. Conflitti interni legati principalmente alla successione al trono e un senso di appagamento per i successi passati contribuirono a fiaccare lo stato e nel 1767 Ayutthaya fu espugnata e rasa al suolo dai birmani: ebbe così fine il regno a 417 anni dalla sua fondazione.[9]

    Regno di Thonburi
      Lo stesso argomento in dettaglio: Regno di Thonburi.
    Regno di Thonburi
     
    Monumento del re Taksin a Chanthaburi.
     
    Mappa del Regno di Thonburi.

    Il paese, non occupato capillarmente dai birmani impegnati a respingere le invasioni cinesi a nord, cadde nel caos e si spaccò in sei territori in mano a locali signori della guerra. Il generale Taksin dell'esercito di Ayutthaya, che si era messo in salvo rompendo l'assedio della capitale, prese il controllo della zona a est di Bangkok. Nel giro di pochi mesi riorganizzò i siamesi e riuscì a cacciare gli invasori birmani nel novembre del 1767. Date le difficoltà di ricostruire la disastrata Ayutthaya, spostò la capitale 70 km più a sud, a Thonburi, riunificò il Siam e fu incoronato sovrano del Regno di Thonburi nel 1768. Questo regno, di cui fu l'unico monarca, durò solo quindici anni. Nel periodo in cui fu re, lo Stato espanse sensibilmente la sua influenza rendendo vassalli il Regno Lanna, i regni laotiani di Champasak, Vientiane e Luang Prabang e la Cambogia.[10] In seguito alla ribellione del re di Vientiane Anouvong, repressa nel 1829, i siamesi si annetterono i territori ad ovest del Mekong, compreso l'Isan, l'odierna Thailandia del Nordest.[11]

    Regno di Rattanakosin  Wat Phra Kaew, architettura del periodo Rattanakosin
      Lo stesso argomento in dettaglio: Regno di Rattanakosin.

    Nel 1782, Taksin fu rovesciato da una ribellione interna e Chao Phraya Chakri prese il suo posto. Fondò il Regno di Rattanakosin, detto anche Regno del Siam, e la dinastia Chakri che ancora oggi guida la Thailandia con re Rama X. Chao Phraya Chakri dopo la morte ricevette il nome postumo di Rama I. Spostò la capitale sulla sponda opposta del fiume, nell'allora piccolo villaggio di Bangkok, che ribattezzò Rattanakosin e trasformò in una sontuosa città, promosse la riorganizzazione dello stato e la rinascita della cultura siamese. Sia Taksin che Rama I dovettero respingere ripetute invasioni dei birmani, la più pericolosa delle quali fu la guerra dei nove eserciti (1785-1786), tante furono le armate impiegate dai birmani. L'ultima invasione birmana si ebbe con la guerra del 1809-1812, vinta dai siamesi al tempo di re Rama II.

    Tutti gli stati confinanti, la Birmania (Myanmar), il Laos, la Cambogia e la Malaysia, furono in seguito oggetto della colonizzazione europea a differenza del Siam. Solamente nel 1826, grazie a un accordo commerciale, la corona britannica ottenne considerevoli privilegi, stabilendo una certa influenza sul paese, che nonostante ciò non venne mai colonizzato. Per preservare l'indipendenza i siamesi dovettero concedere diversi territori alla Francia e al Regno Unito. Laos e Cambogia, che erano stati vassalli del Siam, divennero parte dell'Indocina francese, mentre lo Stato Shan a nord entrò a far parte della Birmania colonizzata dai britannici; anche diversi sultanati tributari del Siam situati nel nord dell'odierna Malesia furono ceduti ai britannici.

     Napoleone III riceve l'ambasciata siamese nel palazzo di Fontainebleau nel 1864.

    Rama IV, che regnò dal 1851 al 1868, avviò la modernizzazione del Paese con l'aiuto di alcuni consiglieri europei e il figlio Rama V (Chulalongkorn), suo successore, ne continuò l'opera rinforzando lo stato e creando solide élite. Fu grazie alla politica di questi due sovrani che il Siam mantenne l'indipendenza.

     
    Re Chulalongkorn in Russia nel 1897 con Nicola II di Russia Dalla Russia, Al Exander's Palace.
     
    Bandiera nazionale tailandese "La bandiera dell'elefante bianco" dal 1855 al 1916

    Rama V, proseguì l'opera di modernizzazione del paese e fu il primo monarca thai a compiere viaggi in Europa. Nei primi anni di regno accentrò su di sé il potere, con l'aiuto dei molti fratelli, mettendo in disparte l'aristocrazia che nei decenni precedenti aveva assunto eccessiva importanza. Riformò radicalmente l'amministrazione, scegliendone i dirigenti, e mosse i primi passi verso la centralizzazione dello Stato con l'istituzione dei monthon, suddivisioni politico-amministrative governate da speciali commissari nominati dal monarca i quali gradualmente sostituirono i vecchi governatori provinciali e i sovrani tributari locali, entrambi tradizionalmente al potere per aver ereditato la carica.[12]

    Introdusse nuovi sistemi educativi e legislativi di stile europeo e nel 1905 dichiarò illegale la schiavitù, pratica che rendeva il Siam agli occhi degli europei uno stato retrogrado. Furono riorganizzate le forze armate. Fece costruire importanti infrastrutture, tra cui la prima ferrovia, e fece cambiare l'aspetto architettonico della capitale assumendo tecnici italiani.[13]

    Durante la prima guerra mondiale il 22 giugno 1917 la Thailandia dichiarò guerra all'impero austro-ungarico e all'impero Tedesco ottenendo così un posto tra i paesi vincitori.[14]

    La monarchia costituzionale e il potere ai militari

    Le grandi spese per modernizzare il paese e la grave depressione che seguì il crollo di Wall Street del 29 ottobre 1929 diedero il via a un periodo di instabilità politica.[15] Durante il regno di Rama VII, il colpo di Stato del 1932 pose fine alla monarchia assoluta e diede inizio alla monarchia costituzionale. Nel 1935, il re abdicò in forte contrasto con il governo dei militari, che a suo dire utilizzavano il potere in maniera autocratica senza badare alla voce del popolo.[16][17]

    Con il nuovo re Rama VIII che aveva solo 9 anni, furono nominati dei reggenti e il potere passò nelle mani dei militari; in particolare fu il nazionalista Plaek Phibunsongkhram che monopolizzò la scena politica fino al 1957, quando accusato di frode fu esiliato in Giappone. Con l'avvento dei militari ebbe inizio una lunga serie di colpi di Stato che tuttora mettono in pericolo l'unità del paese, rimasto comunque compatto nell'amore per la casa reale. Il 24 giugno 1939 il Siam cambiò il nome in Thailandia, che vuol dire "Terra degli uomini liberi". Il cambio del nome fu voluto dai militari nazionalisti che erano al potere e che vedevano di cattivo occhio la provenienza cinese del nome Siam.

    Epoca contemporanea

    Durante la seconda guerra mondiale, la Thailandia si schierò a fianco delle potenze dell'Asse e, approfittando dell'occupazione tedesca della Francia, nell'ottobre del 1940 intraprese la guerra franco-thailandese contro l'Indocina francese. Dopo sei mesi di combattimenti fu siglata la pace e, con l'intermediazione dei giapponesi, il 9 maggio 1941 la Thailandia si vide riconosciuti alcuni dei territori ceduti ai francesi da Rama V a inizio secolo. Con la sconfitta del Giappone dovette però restituire questi territori nel novembre del 1947. Verso la fine del conflitto, le cui sorti stavano premiando gli sforzi alleati, il movimento nazionale anti-giapponese Seri Thai costrinse Phibunsongkhram alle dimissioni da primo ministro, dando il via ad un periodo democratico nel Paese, che riprese il nome Siam nel 1945. In seguito, il dittatore uscì indenne dai processi per crimini di guerra.[18]

    Nel 1946 venne misteriosamente assassinato a Bangkok Rama VIII e ascese al trono il giovane fratello Bhumibol Adulyadej Rama IX, che nel corso degli anni avrebbe acquisito notevole prestigio sia interno sia internazionale e che assicurò al Paese una certa stabilità politica anche nei momenti di maggiore turbolenza. Nel 1947 un colpo di Stato organizzato da Phibunsongkhram depose il primo ministro, un ufficiale di Marina già nel movimento anti-giapponese Seri Thai, e rimise al potere le vecchie gerarchie militari dell'anteguerra. L'8 aprile 1948 Phibunsongkhram ottenne il suo secondo mandato di primo ministro e l'11 maggio 1949 il Paese riprese il nome di Thailandia.

     Sede Air America a Udon Thani, c. 1967

    Con il consolidarsi della guerra fredda, negli anni successivi fu sviluppata la collaborazione con il governo degli Stati Uniti sia in funzione anticomunista, concedendo l'utilizzo delle strutture aeroportuali all'aeronautica americana per le sue missioni nel Laos e nel Vietnam del Nord, sia in campo economico, con forti investimenti statunitensi nel Paese. La guerriglia comunista antigovernativa in Thailandia nacque negli anni sessanta e fu stroncata dall'esercito negli anni ottanta.[19] Particolarmente brutale fu la repressione del movimento studentesco, che avvenne dopo tre anni di governo democratico. Il feroce massacro dell'Università Thammasat, compiuto contro i manifestanti il 6 ottobre 1976, provocò la morte di oltre 100 persone (46 secondo la polizia di Bangkok) e il ferimento e l'arresto di molte altre.[20] Nella stessa giornata vi fu un nuovo colpo di Stato che rovesciò il governo del Partito Democratico e consegnò il potere all'ala estrema dei nazionalisti filo-monarchici.

    All'inizio degli anni ottanta prese il potere una fazione dell'esercito vicina al re, ma di natura più democratica. Il nuovo governo contribuì alla pacificazione nazionale, concedendo l'amnistia ai ribelli comunisti che abbandonavano la lotta armata e promuovendo l'economia, facendo diventare la Thailandia una delle tigri asiatiche del settore. Un nuovo colpo di Stato dell'ala reazionaria dell'esercito pose fine nel 1991 alla riconciliazione nazionale. Un'imponente dimostrazione anti-governativa nel 1992 portò a un nuovo massacro della folla conosciuto come maggio nero, in cui persero la vita 52 persone e molte furono torturate o fatte scomparire. L'intervento del re pose fine alla rivolta e il governo golpista rassegnò le dimissioni, consegnando il potere a un esponente del Partito Democratico.

    I conservatori del Partito della Nuova Aspirazione vinsero le elezioni del 1996 ma l'anno successivo furono travolti dalla crisi finanziaria asiatica. Il governo tornò al Partito Democratico di Chuan Leekpai, che ottenne un finanziamento dal Fondo Monetario Internazionale e stabilizzò la valuta.

    XXI secolo  Thaksin Shinawatra e Vladimir Putin, APEC 2003

    Nel 2001, con la vittoria nelle elezioni del partito di Thaksin Shinawatra, i militari persero il controllo dei poteri legislativo ed esecutivo, questo portò a uno spaccamento della popolazione e a una radicalizzazione dello scontro fra i sostenitori del nuovo governo da una parte, entusiasti per le riforme populiste di Thaksin in favore dei poveri, e i conservatori dall'altra, guidati dai vertici delle forze armate, dalla nobiltà e dalla ricca borghesia. Questi ultimi si trovarono a pagare il prezzo maggiore per le riforme di Thaksin e cominciarono a opporsi con vigore al governo.

    Il 26 dicembre 2004 un terremoto con epicentro a Sumatra (Indonesia) provocò uno tsunami che raggiunse le isole e le coste thailandesi causando oltre 5 000 vittime nel Paese e centinaia di migliaia in tutto il mondo. L'accentuarsi dell'instabilità politica sfociò nel nuovo colpo di Stato del settembre 2006. La presa del potere da parte dei militari avvenne senza vittime, con l'assenso del re e di una larga parte della popolazione. Il primo ministro Thaksin fu incriminato con diverse accuse, tra cui la corruzione e il conflitto di interessi, e fu costretto a rifugiarsi in esilio all'estero. Durante il suo mandato Thaksin si era creato un grande seguito, promuovendo iniziative in favore della popolazione, tanto che nelle elezioni del dicembre 2007 vinse il Partito del Potere Popolare del suo alleato Somchai Wongsawat. Ebbe inizio una lunga serie di proteste da parte dei conservatori e monarchici; nel novembre dell'anno successivo gli oppositori al governo provocarono gravi disordini e in segno di protesta occuparono l'aeroporto di Bangkok causando pesanti disagi. Il 2 dicembre 2008 la Corte costituzionale riconobbe il partito di maggioranza colpevole di brogli e lo sciolse, bandendo per cinque anni dalla vita politica Somchai Wongsawat e altri capi del partito.[21]

    Il potere rimase nelle mani di un partito controllato dai militari, ma visto che questo cambio al vertice avvenne per via gerarchica e non attraverso regolari elezioni, i sostenitori di Thaksin, le camicie rosse legate al neonato Fronte Unito per la Democrazia contro la Dittatura, non si diedero mai per vinti. Nel 2010 provocarono l'acutizzarsi della già grave crisi politica e sociale reclamando maggiori diritti, libertà e giustizia sociale, ma soprattutto la fissazione di nuove elezioni. Le massicce manifestazioni di aprile vennero brutalmente represse dall'esercito e i violentissimi scontri provocarono 91 morti, buona parte dei quali tra le camicie rosse.[22]

     Yingluck Shinawatra è nel 2011 la prima donna a diventare primo ministro in Thailandia.

    Le elezioni si tennero il 3 luglio 2011 e videro il largo successo del partito di opposizione Pheu Thai, guidato da Yingluck Shinawatra, sorella minore di Thaksin, che divenne il nuovo primo ministro in un governo di coalizione. Dopo alcuni mesi di dure proteste anti-governative, che chiedevano le dimissioni del primo ministro perché rappresentava gli interessi del deposto fratello, nel maggio del 2014 Yingluck fu destituita dalla Corte Costituzionale con l'accusa di "abuso del potere politico a fini personali". Con questa sentenza vennero destituiti anche tutti gli altri ministri in carica quando successe il fatto.[23]

    Con l'acutizzarsi della tensione e con l'intento di trovare una soluzione alla crisi, il 20 maggio 2014 l'esercito dichiarò la legge marziale a cui fece seguito il colpo di Stato militare del 22 maggio. La costituzione fu soppressa, il governo ad interim venne sciolto, entrò in vigore il coprifuoco sul territorio nazionale dalle 22 alle 5 e i dimostranti di entrambi gli schieramenti furono dispersi. L'intervento militare avvenne dopo che, a partire dall'inizio delle proteste in novembre, 28 persone avevano perso la vita in scontri e attentati collegati alle proteste. Fu il 19º tentativo di colpo di Stato nel Paese dopo l'istituzione della monarchia costituzionale nel 1932.[24]

     Crematorio di re Rama IX di notte

    La mattina del 23 maggio il comandante in capo dell'esercito Prayuth Chan-ocha, guida del colpo di Stato, si autoproclamò primo ministro ad interim della Thailandia e iniziò subito a esercitare una ferrea repressione sulle opposizioni.[25] Negli anni immediatamente successivi, malgrado le sollecitazioni della comunità internazionale, il regime militare rifiutò di concedere nuove elezioni.[26] Con la morte di re Rama IX il 13 ottobre 2016, salì al trono il figlio Vajiralongkorn (Rama X), che fin dall'inizio del suo regno è stato molto attivo politicamente, allargando la sua sfera d'influenza nelle vicende interne thailandesi. L'imposizione dei suoi voleri alla giunta militare è stata vista da alcuni osservatori come il tentativo di rafforzare il prestigio della monarchia nel Paese, centralizzando il potere secondo uno stile di stampo assolutista, al contrario di quanto fece il padre Rama IX nei rapporti con le varie giunte militari che guidarono la Thailandia durante il suo regno. Il 6 aprile 2017 Vajiralongkorn controfirmò la nuova Costituzione (la 20ª da quando fu introdotta la monarchia costituzionale nel 1932) che aumentò i poteri dei militari e della Corte costituzionale in ambito politico per prevenire il ritorno al potere di Thaksin Shinawatra e dei suoi alleati.[26]

    Dal canto suo, il re vide aumentare sensibilmente i propri privilegi: in particolare, nel giugno del 2018 l'Agenzia della Proprietà della Corona annunciò che la proprietà dei beni della Casa reale, fino ad allora considerati un patrimonio nazionale, era stata trasferita a Vajiralongkorn, che diventò così uno dei sovrani più ricchi del mondo.[27] Le elezioni del 2019 si svolsero secondo quanto disposto dalla Costituzione, con i 250 membri del Senato scelti dalla giunta militare. Questa e altre circostanze maturate nel corso delle consultazioni sollevarono pesanti critiche contro la giunta.[28] La coalizione guidata dal Partito Palang Pracharath organizzato dai militari e capeggiato da Prayut si assicurò la maggioranza dei seggi anche alla Camera anche in virtù del discutibile modo in cui vennero gestite da funzionari nominati dalla stessa giunta militare. Il nuovo Parlamento elesse Prayut primo ministro.[29] Alle elezioni ebbe grande successo il Partito del Futuro Nuovo soprattutto tra i giovani, offrendo un'alternativa ai tradizionali partiti politici e ponendosi in conflitto con i militari al potere, ma fu disciolto il 21 febbraio 2020 con una sentenza della Corte costituzionale.[30]

    L'evento scatenò la reazione popolare ed ebbero subito inizio una serie di manifestazioni anti-governative, le più grandi dal colpo di Stato del 2014. Le richieste dei dimostranti furono lo scioglimento del Parlamento, la fine delle intimidazioni delle forze dell'ordine contro le opposizioni, profonde modifiche alla Costituzione e una radicale riforma della monarchia che prevedeva pesanti tagli ai privilegi del re, un evento senza precedenti nella storia del Paese. I dimostranti espressero inoltre la convinzione che il connubio tra le forze armate e la monarchia fosse un ostacolo da abbattere per avere una democrazia reale.[30][31] Il governo di Prayut reagì emanando un severo stato di emergenza, nonché inviando le forze dell'ordine a disperdere le pacifiche manifestazioni. Il positivo impatto che ebbero le proteste su buona parte dell'opinione pubblica costrinsero però Prayut a promettere emendamenti alla Costituzione ma il movimento non lo ritenne credibile e le dimostrazioni proseguirono per diversi mesi.[32][33]

    In Thailandia, come negli altri paesi dell'area, è tuttora in vigore la pena di morte per l'omicidio, per il traffico di droga e per altri reati gravi. Un reato che viene punito con particolare durezza è quello di lesa maestà, che prevede pene dai 3 ai 15 anni di carcere per ogni singolo "insulto" a un membro della casa reale.[34]

    ^ a b Charles Higham, L'archeologia del Sud-Est asiatico. Thailandia, in Il mondo dell'archeologia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2002-2005. URL consultato il 28 settembre 2015. ^ (EN) "Yonok, the birthplace of Lanna", su chiangmai-chiangrai.com. URL consultato il 12 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 19 novembre 2009). ^ (EN) O. W. Wolters, TĀMBRALIṄGA, in Vladimir Braginsky (a cura di), Classical Civilizations of South-East Asia, New York, Routledge, 2013 [2002], pp. 84-104, ISBN 978-0-700-71410-0. ^ (EN) Chamberlain, James F.: The Ramkhamhaeng Controversy: Selected Papers. The Siam Society, 1991 ^ (EN) Ramkhamhaeng, su britannica.com. URL consultato il 31 maggio 2020. ^ (EN) Accounts of King Bayinnaung's Life and Hanthawady Hsinbyu-myashin Ayedawbon, a Record of his Campaigns, su arts.chula.ac.th (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2018)., sul sito dell'Università Chulalongkorn di Bangkok ^ (EN) George Modelski: World Cities: –3000 to 2000, Washington DC: FAROS 2000, 2003. ISBN 0-9676230-1-4. ^ (EN) Rong Syamananda, A history of Thailand, Università Chulalongkorn, 1986, a pag. 92 ^ Baker e Phongpaichit, 2005, pp. 13-25. ^ (EN) KING TAKSIN DAY, su en.m-culture.go.th, Ministero thailandese della cultura. URL consultato il 5 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2013). ^ (EN) NORTHEAST THAILAND: THE UNDERDEVELOPMENT OF A MARGINALIZED PERIPHERY, su thaicov.org (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016). ^ Baker e Phongpaichit, 2005, pp. 52-56. ^ Silpa Feroci (PDF), su mucchioselvaggio.org. URL consultato il 13 luglio 2020 (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2019). ^ Wyatt, 1984, pp. 224-234. ^ (EN) Kobkua Suwannathat-Pian, Kings, country and constitutions: Thailand's political development, 1932-2000. RoutledgeCurzon, 2003. ^ (EN) Terwiel, B.J.: Thailand's Political History: From the Fall of Ayutthaya to Recent Times. River Books, 2005 ^ (EN) Stowe, Judith, Siam Becomes Thailand: A Story of Intrigue, C. Hurst & Co. Publishers, 1991, pp. 9-37, ISBN 1-85065-083-7. ^ (EN) Aldrich, Richard J.: The Key to the South: Britain, the United States, and Thailand during the Approach of the Pacific War, 1929-1942. Oxford University Press, 1993. ISBN 0-19-588612-7 ^ (EN) Sirkrai, Surachai: "General Prem Survives on a Conservative Line" nel giornale Asian Survey, Vol. 22, Nº 11. (novembre 1982), pagg. 1093-1104. ^ (EN) Handley, Paul M.: The King Never Smiles: A Biography of Thailand's Bhumibol Adulyadej. Yale University Press. ISBN 0-300-10682-3, p. 236. ^ (EN) Thai premier banned from politics, ruling party dissolved: court, su google.com. ^ (EN) Thai capital hit by biggest protests since deadly 2010 unrest, su jp.reuters.com. URL consultato l'11 novembre 2020. ^ Bultrini, Raimondo,, Thailandia, destituita la premier per abuso di potere, su repubblica.it, 7 maggio 2014. ^ (EN) Thai army takes power in coup after talks between rivals fail, su reuters.com, 22 maggio 2014. URL consultato il 4 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015). ^ Thailandia, militari arrestano l'ex premier Yingluck Shinawatra, su repubblica.it, 23 maggio 2014. ^ a b (EN) Thailand's king signs constitution that cements junta's grip, su theguardian.com, 6 aprile 2017. URL consultato il 28 ottobre 2017. ^ (EN) Reed John, The king's money: Thailand divided over the $40bn question, su ft.com, Financial Times, 13 ottobre 2020. ^ (EN) Hannah Ellis-Petersen, 27 marzo 2019, su theguardian.com, 26 marzo 2019. URL consultato il data 27 marzo. ^ (EN) Hannah Ellis-Petersen, Thailand's military-backed PM voted in after junta creates loose coalition, su theguardian.com, The Guardian, 5 giugno 2019. URL consultato il 25 giugno 2019. ^ a b (EN) Why are Thai students protesting against King Vajiralongkorn?, su aljazeera.com, 26 agosto 2020. URL consultato il 28 settembre 2020. ^ (EN) [Full statement] The demonstration at Thammasat proposes monarchy reform, su prachatai.com, 11 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 20 agosto 2020). ^ (EN) Thai protesters march to palace to demand royal reforms, su reuters.com, 8 novembre 2020. ^ (EN) Thai protesters defy police water cannons to deliver letters, su apnews.com, 8 novembre 2020. ^ (EN) Jonathan Head, Why Thailand's king is so revered, su BBC News.
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