Contesto di Antico Egitto

Con antico Egitto si intende la civiltà sviluppatasi lungo il fiume Nilo, dal delta nel Mar Mediterraneo a nord fino alle cateratte a sud, presso l'attuale confine tra Egitto e Sudan, per un'estensione totale di circa 1000 km.

Benché il territorio fosse molto più vasto, comprendendo gran parte anche del deserto libico-nubiano, gli insediamenti umani, fin dai tempi più remoti, si svilupparono solo nella stretta fascia verdeggiante a ridosso delle rive del fiume larga, in alcuni punti, anche solo poche centinaia di metri.

Fin dal 3500 a.C., di pari passo con l'avvento dell'agricoltura, in particolare la coltivazione del grano, dell'orzo e del lino, si ha contezza di insediamenti umani specie lungo le rive del Nilo. Le piene annuali del fiume, infatti, favorivano la coltivazione anche con più raccolti annui grazie ai sedimenti, particolarmente fertili (limo), che il fiume, nel suo ritirarsi, lasciava sul terreno. Ciò comportò, fin dai tempi più remoti, conseguentem...Leggi tutto

Con antico Egitto si intende la civiltà sviluppatasi lungo il fiume Nilo, dal delta nel Mar Mediterraneo a nord fino alle cateratte a sud, presso l'attuale confine tra Egitto e Sudan, per un'estensione totale di circa 1000 km.

Benché il territorio fosse molto più vasto, comprendendo gran parte anche del deserto libico-nubiano, gli insediamenti umani, fin dai tempi più remoti, si svilupparono solo nella stretta fascia verdeggiante a ridosso delle rive del fiume larga, in alcuni punti, anche solo poche centinaia di metri.

Fin dal 3500 a.C., di pari passo con l'avvento dell'agricoltura, in particolare la coltivazione del grano, dell'orzo e del lino, si ha contezza di insediamenti umani specie lungo le rive del Nilo. Le piene annuali del fiume, infatti, favorivano la coltivazione anche con più raccolti annui grazie ai sedimenti, particolarmente fertili (limo), che il fiume, nel suo ritirarsi, lasciava sul terreno. Ciò comportò, fin dai tempi più remoti, conseguentemente, la necessità di controllare, incanalare e conservare le acque onde garantire il costante approvvigionamento, vuoi per il sostentamento umano, vuoi per quello del bestiame e delle piantagioni.

Non è da escludersi che proprio la complessa necessità di far fronte alle esigenze connesse con la gestione dell'agricoltura e, segnatamente, delle acque nilotiche, abbia favorito proprio il formarsi delle prime comunità su territori parziali tuttavia ben differenziati e politicamente e geograficamente individuabili. Tali entità, normalmente individuate con il termine greco di nomi, ben presto si costituirono in due distinte entità geopolitiche più complesse. Tale l'importanza del fiume Nilo, che attraversava tutto il paese, che anche le denominazioni di tali due macro-aree fanno riferimento al fiume: considerando che le sorgenti del Nilo, benché all'epoca non note, dovevano essere a sud, tale sarà l'Alto Egitto, mentre, di converso, l'area del delta, verso il Mediterraneo, sarà indicato come Basso Egitto.

Varie culture si susseguirono nella valle nilotica fin dal 3800 a.C. in quello che viene definito periodo predinastico. Un'entità embrionale di stato può riconoscersi, invece, a partire dal 3200-3100 a.C. con la I dinastia e l'unificazione delle due macro-aree che resteranno, tuttavia, sempre distinte, tanto che per tutta la storia del Paese i regnanti annovereranno tra i loro titoli quello di Signore delle Due Terre.

La storia dell'antico Egitto copre, complessivamente, circa quattromila anni, dal 3900 a.C. (con il periodo predinastico) al 342 a.C. (con il periodo tardo) e comprende, dal 3200 a.C., trenta dinastie regnanti riconosciute archeo-storicamente. A queste debbono esserne aggiunte altre, dette di comodo, giacché riferite, di fatto, non a governi autoctoni, bensì frutto di invasioni o di raggiungimento del potere da parte di regnanti stranieri. Avremo perciò una XXXI dinastia, costituita da re persiani, una XXXII dinastia macedone, che annovera un solo sovrano, Alessandro Magno, e una XXXIII dinastia, meglio nota come dinastia tolemaica, nata dallo smembramento dell'impero di Alessandro.

Anche molti imperatori romani, occupato l'Egitto, non disdegnarono di assumere il titolo di faraone con titolatura geroglifica.

Di più Antico Egitto

Cronologia
  •   Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'antico Egitto.

    Il fiume Nilo è stato il fulcro della civiltà egizia per la grande maggioranza della sua storia.[1] La fertile valle del Nilo diede ai suoi abitanti la possibilità di sviluppare un'economia stanziale basata sull'agricoltura e una società sempre più sofisticata e centralizzata che si rivelò uno dei fondamentali punti di partenza della storia della civiltà umana.[2] I primi cacciatori-raccoglitori nomadi si stanziarono nella valle del Nilo verso la fine del Medio Pleistocene, circa 120 000 anni fa. Intorno alla fine del Paleolitico, infatti, l'arido clima nordafricano cominciò a divenire sempre più caldo e secco, costringendo le popolazioni a stabilirsi lungo le coste.

    Periodo predinastico
      Lo stesso argomento in dettaglio: Periodo predinastico dell'Egitto.
     Statuetta di falco appollaiato risalente al Periodo predinastico dell'Egitto. Altes Museum, Berlino.

    In epoca predinastica e arcaica, il clima in Egitto era molto meno arido rispetto a oggi. Ampie regioni del territorio erano occupate da una savana boscosa e attraversate da mandrie di ungulati che pascolavano liberamente. La flora e la fauna erano di gran lunga più rigogliose e prolifiche in ogni porzione del territorio; doveva esserci una folta popolazione di uccelli acquatici. La caccia era destinata a diventare una pratica molto comune fra gli Egizi ed è questo il periodo in cui la maggior parte degli animali fu addomesticata per la prima volta.[3] Intorno al 5500 a.C. una serie di popolazioni stanziate lungo il corso del Nilo andò sviluppandosi in una serie di culture perfettamente in grado di padroneggiare l'agricoltura e l'allevamento e distinguibili l'una dall'altra grazie alla lavorazione della ceramica e di effetti personali come pettini, braccialetti e perline. La più grande di queste culture, nell'Alto Egitto (la parte meridionale), fu la Cultura di Badari, originatasi probabilmente nel deserto occidentale; è specialmente nota per l'alta qualità delle sue ceramiche e dei suoi utensili in pietra, e per l'uso del rame[4].

     Statuetta di un anonimo faraone arcaico, in avorio. British Museum, Londra.

    Alla Cultura di Badari seguirono le Culture di Naqada I (anche "Amraziana") e Naqada II (anche "Gerzeana"),[5] le quali portarono una serie di innovazioni tecnologiche. Fu all'epoca della Cultura di Naqada I che gli Egizi predinastici importarono per la prima volta l'ossidiana - utilizzata per fabbricare lame - dall'Etiopia[6]. All'epoca della Cultura di Naqada II, invece, risalgono le prime tracce di contatti con il Vicino Oriente antico, in particolare con la Cananea e la costa di Biblo.[7] Nel giro di un millennio, la Cultura di Naqada si sviluppò e crebbe: fu così che da piccole comunità agricole ebbe origine una potente civiltà i cui capi detenevano il pieno controllo della popolazione e delle risorse della valle del Nilo[8]. Stabilendo il potere centrale a Ieracompoli, poi ad Abido, i sovrani della Cultura di Naqada III espansero il loro dominio a settentrione lungo il corso del fiume[9]; strinsero rapporti commerciali a meridione con la Nubia, a occidente con le oasi del Deserto occidentale e a oriente con le Culture del Mediterraneo orientale e del Vicino Oriente[9]. Le sepolture regali nubiane a Qustul hanno restituito manufatti recanti i primi esempi conosciuti di simboli dinastici egizi come la corona bianca (hedjet) e il falco.[10][11] Le Culture di Naqada produssero diversi tipi di manufatti e di beni materiali, il che indica il potere e la ricchezza crescenti dell'élite, così come effetti personali quali pettini, statuette, ceramiche dipinte, vasi in pietra con decorazioni d'alta qualità, tavolette a uso cosmetico e gioielli in oro, lapis e avorio; si ebbe inoltre la creazione di una ceramica smaltata nota come faience, ancora in uso 5000 anni dopo, durante la dominazione romana dell'Egitto, per decorare coppe, amuleti e statuette.[12] Verso la fine della fase predinastica, la Cultura di Naqada si servì di simboli scritti destinati a originare il completo sistema geroglifico e, di conseguenza, la antica letteratura egizia.[13]

    Periodo arcaico (ca. 3050 - 2686 a.C.)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Periodo arcaico dell'Egitto.
     La Tavoletta di Narmer rappresenta l'unificazione dell'Alto e del Basso Egitto[14]. Museo egizio del Cairo.

    Il periodo arcaico dell'Egitto coincise, all'incirca, con l'inizio della civiltà sumero-accadica in Mesopotamia e con la civiltà di Elam. Manetone, sacerdote e storico egizio d'epoca ellenistica (III secolo a.C.), raggruppò la lunghissima serie dei faraoni, a partire dall'arcaico Narmer (anche Menes), in trenta dinastie; il suo sistema è tuttora in uso.[15] Manetone scelse di far coincidere l'inizio della storia faraonica con il re chiamato "Meni" (Μήνης, Menes in greco[16]), ritenuto il primo riunificatore dei due regni dell'Alto e del Basso Egitto intorno al 3100 a.C.[17]

     La Targhetta MacGregor, in avorio, raffigurante l'arcaico faraone Den che abbatte un nemico. British Museum, Londra.

    La transizione verso un unico Stato unitario avvenne, nella realtà, molto più gradualmente di quanto credevano gli antichi scrittori egizi; non esistono prove archeologiche coeve dell'esistenza di un re di nome "Meni". Alcuni studiosi ritengono, però, di poter identificare il leggendario "Meni" con il faraone arcaico Narmer, che compare rivestito dei regalia su una celebre tavoletta cerimoniale, in un simbolico atto di unificazione[18]. Ancora in epoca predinastica, intorno al 3150 a.C., il primo faraone dinastico stabilì il proprio controllo sul Basso Egitto ponendo la propria capitale a Menfi, da dove avrebbe potuto supervisionare la forza lavoro e l'agricoltura nel fertile Delta del Nilo, così come le redditizie ma rischiose rotte commerciali verso il Levante. L'autorità e il potere sempre crescenti dei faraoni del Periodo arcaico si riflettono nelle loro elaborate mastabe sepolcrali e nelle altre architetture funerarie ad Abido, ove i re erano oggetto di un culto divino dopo la loro morte[19]. La forte istituzione monarchica sviluppata da vari faraoni servì a legittimare il controllo dello Stato sulla terra, le opere pubbliche e le risorse necessarie per la sussistenza e la crescita dell'antica civiltà egizia[20].

    Antico Regno (2686 - 2181 a.C.)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Antico Regno (Egitto).

    Enormi progressi nell'architettura, nell'arte e nella tecnologia si ebbero durante l'Antico Regno, come risultato di un sensibile incremento della produzione agricola e del conseguente aumento demografico - il tutto controllato da un'amministrazione centrale sofisticata[21]. Alcuni dei più notevoli e celebri monumenti della civiltà egizia, come le Piramidi di Giza, la Grande Sfinge di Giza e la Statua di Chefren in trono, risalgono a questo periodo. Sotto la direzione del visir, gli amministratori statali raccoglievano le tasse, coordinavano i piani d'irrigazione necessari all'aumento della resa agricola, arruolavano i sudditi destinati alla costruzione delle opere pubbliche e presiedevano la giustizia[22].

    Unitamente all'accresciuto prestigio del governo centrale, si affermò una nuova classe di scribi e funzionari altamente qualificati cui il faraone assegnava possedimenti in cambio dei loro servigi. I faraoni facevano inoltre concessioni terriere ai propri culti funerari e ai templi locali, con il fine di assicurare a queste istituzioni le risorse necessarie al culto post-mortem del sovrano stesso. Gli egittologi ritengono che tale pratica, continuata per ben cinque secoli, abbia lentamente consumato il potere economico e la ricchezza della casa reale, al punto di non poter più reggere efficientemente il peso di un'amministrazione centrale a tal punto sviluppata[23]. I governatori locali, chiamati nomarchi, cominciarono a sfidare l'autorità del faraone, la cui potenza stava gradualmente diminuendo. Questa crisi interna, tra il 2200 a.C. e il 2150 a.C., unita a gravi siccità ed eventi climatici disastrosi[24], gettò l'Egitto in centocinquant'anni di carestia e guerre civili: il cosiddetto Primo periodo intermedio[25].

    Le Piramidi di Giza, risalenti alla IV dinastia egizia. 
    Le Piramidi di Giza, risalenti alla IV dinastia egizia.
    La Grande Sfinge di Giza, risalente alla IV dinastia egizia. 
    La Grande Sfinge di Giza, risalente alla IV dinastia egizia.
    Statuetta di Cheope in trono, in avorio, risalente, forse[26], alla IV dinastia egizia. Museo egizio del Cairo. 
    Statuetta di Cheope in trono, in avorio, risalente, forse[26], alla IV dinastia egizia. Museo egizio del Cairo.
    Busto del principe Ankhhaf, figlio di Cheope. Museum of Fine Arts, Boston. 
    Busto del principe Ankhhaf, figlio di Cheope. Museum of Fine Arts, Boston.
    Dettaglio della Statua di Chefren in trono (JE 10062), in diorite, risalente alla IV dinastia egizia. Museo egizio del Cairo. 
    Dettaglio della Statua di Chefren in trono (JE 10062), in diorite, risalente alla IV dinastia egizia. Museo egizio del Cairo.
    Probabile testa di Pepi II Neferkara, ultimo grande faraone dell'Antico Egitto. Metropolitan Museum of Art, New York. 
    Probabile testa di Pepi II Neferkara, ultimo grande faraone dell'Antico Egitto. Metropolitan Museum of Art, New York.
    Primo periodo intermedio (2181 - 2050 a.C.)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Primo periodo intermedio dell'Egitto.
     Rilievo degli dei Geb e Upuaut, risalente al Primo periodo intermedio. Walters Art Museum, Baltimora.

    Dopo il collasso del governo centrale egizio e la fine dell'Antico Regno, l'amministrazione non poté più supportare o stabilizzare l'economia del Paese, né i governatori locali poterono più contare sul faraone per un supporto in tempo di crisi: la carenza di generi alimentari, così come le controversie politiche, degenerarono presto in carestie e guerre civili su minuscola scala. Tuttavia, a dispetto della grave situazione interna, i capi locali, che non dovevano più tributi al faraone, si servirono della loro effettiva indipendenza per dare vita a una fiorente cultura provinciale. Disponendo ora del completo controllo delle proprie risorse, le province si arricchirono sensibilmente - come dimostrano le opulente sepolture della élite e quelle via via più pregiate degli esponenti delle altre classi sociali[27]. In un fiorire di creatività, gli artigiani provinciali adottarono e adattarono motivi culturali precedentemente limitati al faraone dell'Antico Regno e alla sua stretta cerchia e gli scribi svilupparono temi, idee e stili letterari che andarono a esprimere l'originalità e l'ottimismo del periodo[28].

    Slegati, all'atto pratico, da ogni vincolo di fedeltà al faraone, i governanti locali finirono col competere l'uno con l'altro per il controllo territoriale e il potere politico. Intorno al 2160 a.C., i signori di Ieracompoli potevano vantare un'egemonia sul Basso Egitto (il nord del Paese), mentre la rivale famiglia di Antef I, cioè l'XI dinastia, assunse il controllo dell'Alto Egitto governando, di fatto, da Tebe. I discendenti di Antef I, Antef II e Antef III accrebbero il proprio potere e la propria autorità, e lo scontro fra le due dinastie che si spartivano il Paese divenne inevitabile. Nel 2055 a.C. circa le forze tebane guidate dal faraone Nebhepetra Mentuhotep II sbaragliarono definitivamente la dinastia eracleopolitana, riunificando le Due Terre. Si inaugurò un periodo di rinascenza economica e culturale noto come Medio Regno[29].

    Medio Regno (2050 - 1690 a.C.)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Medio Regno (Egitto).

    I faraoni del Medio Regno ristabilirono la prosperità e la stabilità dell'Egitto, stimolando inoltre una rinascenza delle arti, della letteratura e dell'architettura di carattere monumentale[30]. Mentuhotep II e i suoi successori (XI dinastia) regnarono da Tebe, ma il visir Amenmehmat assunse il potere intorno al 1985 a.C. divenendo faraone come Amenemhat I e dando origine alla XII dinastia egizia, una delle più gloriose della storia egizia. Amenemhat I spostò la capitale a Ity Tawy (per intero Amenmehmat-Ity-Tawy, che significa "Amenemhat Dominatore delle Due Terre"[31]), nella regione del Fayyum[32]. Da Ity Tawy i sovrani della XII dinastia presiedettero alla sottrazione al mare di diverse terre e alla progettazione di diversi piani di irrigazione per incrementare la resa agricola della zona. L'esercito riconquistò i territori della Nubia, ricchi di miniere d'oro e d'altre materie preziose, mentre nella zona orientale del Delta furono edificate strutture difensive a tutela delle frontiere[33].

    Con la situazione sociopolitica e militare stabilizzata dal potere faraonico e con l'afflusso di ricchezza dai giacimenti d'oro nubiani e dalle coltivazioni del Paese, la popolazione, l'arte e la cultura egizie andarono incontro a una fioritura. In contrasto con l'atteggiamento elitario dell'Antico Regno nei confronti della religione, il Medio Regno vide un incremento delle espressioni di pietà personale, oltre a una sorta di "democratizzazione" dell'aldilà (Duat): si riteneva ora che ogni individuo possedesse uno spirito destinato, dopo la morte, alla vita eterna nella compagnia degli dèi[34]. La letteratura del Medio Regno sviluppò tematiche sofisticate espresse in uno stile eloquente o intimistico[28]. I rilievi e la ritrattistica scultorea del periodo furono in grado di catturare dettagli sottili e individuali, raggiungendo nuove vette di perfezione tecnica[35].

    L'ultimo grande faraone del Medio Regno, Amenemhat III, permise ad alcune popolazioni cananee d'origine semitica di stanziarsi nella zona orientale del Delta del Nilo: reclutò così una nuova ingente forza lavoro per le attività minerarie e per i progetti architettonici del proprio regno. Tali imprese ambiziose, tuttavia, coincisero, verso la fine del regno di Amenemhat III, con gravi straripamenti del Nilo che provarono l'economia del Paese e avviarono un lento declino destinato a sfociare, all'epoca della XIII e XIV dinastia, nel Secondo periodo intermedio. Sfruttando tale decadenza, i Cananei stabilitisi nel Delta del Nilo presero il controllo della regione, per poi imporre la propria egemonia su gran parte del territorio egizio; furono in seguito indicati con il termine "Hyksos"[36].

    Maschera funeraria del funzionario Gemniemhat, attivo tra la XI e XII dinastia egizia. Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen. 
    Maschera funeraria del funzionario Gemniemhat, attivo tra la XI e XII dinastia egizia. Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen.
    Statua osiriforme di Mentuhotep II della XII dinastia egizia, in arenaria dipinta. Museo egizio del Cairo. 
    Statua osiriforme di Mentuhotep II della XII dinastia egizia, in arenaria dipinta. Museo egizio del Cairo.
    Statua di Sesostri III, il più potente sovrano del Medio Regno, in granito. British Museum, Londra. 
    Statua di Sesostri III, il più potente sovrano del Medio Regno, in granito. British Museum, Londra.
    Busto di Nefrusobek della XII dinastia egizia, in grovacca, distrutta durante la Seconda guerra mondiale. Già all'Altes Museum, Berlino 
    Busto di Nefrusobek della XII dinastia egizia, in grovacca, distrutta durante la Seconda guerra mondiale. Già all'Altes Museum, Berlino
    Busto di Amenemhat V della XIII dinastia egizia in scisto - una delle migliori creazioni artistiche del periodo[37]. Kunsthistorisches Museum, Vienna. 
    Busto di Amenemhat V della XIII dinastia egizia in scisto - una delle migliori creazioni artistiche del periodo[37]. Kunsthistorisches Museum, Vienna.
    Statua del ka di Hor I della XIII dinastia egizia, in legno, cristallo di rocca e quarzo. Museo egizio del Cairo. 
    Statua del ka di Hor I della XIII dinastia egizia, in legno, cristallo di rocca e quarzo. Museo egizio del Cairo.
    Secondo periodo intermedio (1690 - 1549 a.C.) e gli Hyksos
      Lo stesso argomento in dettaglio: Secondo periodo intermedio dell'Egitto e Hyksos.
     La grave situazione politica del Secondo periodo intermedio (ca. 1650 - 1550 a.C.).

    Quando, intorno al 1785 a.C., il potere faraonico andò incontro a un nuovo periodo di crisi, una popolazione asiatica, gli Hyksos, si era già stabilita nella città nord-orientale di Avaris; gli Hyksos estesero il proprio dominio su gran parte dell'Egitto, occupandolo, e costringendo il potere centrale a ritirarsi a Tebe. Il faraone cominciò a essere trattato come un vassallo a cui era richiesto il pagamento di un tributo[38]. Gli Hyksos ("Sovrani stranieri") si appropriarono del modello di governo egizio e i loro re pretesero il trattamento di faraoni, mescolando la propria cultura con elementi egizi; come altri invasori, introdussero nella valle del Nilo nuove tecniche militari, fra cui l'arco composito e il carro da guerra[39].

     Sigillo cilindrico attribuito al re hyksos Khamudi, ultimo occupante del Basso Egitto, sconfitto da Ahmose I. Museo egizio del Cairo.

    Dopo l'arretramento, la dinastia di Tebe si sentì intrappolata fra gli occupanti Hyksos a settentrione e i loro alleati nubiani, i Kushiti, a meridione. Dopo anni di vassallaggio, Tebe dispose di forze sufficienti per sfidare gli Hyksos in un conflitto che durò più di trent'anni, terminando solamente intorno al 1550 a.C.[38] I faraoni Seqenenra Ta'o e Kamose riuscirono a sconfiggere i Nubiani, ma non gli Hyksos - impresa che riuscì al successore di Kamose, Ahmose I, abile condottiero di una serie di campagne vittoriose che debellarono definitivamente la presenza degli Hyksos dal suolo egizio. Ahmose I diede origine a una nuova dinastia, la XVIII. Nel Nuovo Regno così inauguratosi, la guerra divenne una delle principali occupazioni dei faraoni, i quali espansero enormemente i confini dell'Egitto nel tentativo di imporre la propria supremazia sul Vicino Oriente antico[40].

    Nuovo Regno (1549 - 1069 a.C.)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Nuovo Regno (Egitto).

    I faraoni del Nuovo Regno diedero vita a un'epoca di ineguagliato splendore rendendo sicuri i confini e intessendo fervide relazioni diplomatiche con potenze vicine quali l'Impero mitannico, l'Assiria e la Cananea. Le campagne militari guidate da Thutmose I e dal nipote Thutmose III estesero l'autorità faraonica sul più vasto impero che l'Egitto avesse mai posseduto; fra i loro regni, il controverso interludio della regina Hatshepsut si rivolse alla pace e restaurò le relazioni commerciali interrotte dall'occupazione degli Hyksos (tuttavia anche con lei si ebbero espansioni territoriali)[41].

    Alla morte di Thutmose III, nel 1425 a.C., l'Egitto si estendeva dalla Siria nord-orientale alla quarta cateratta del Nilo in Nubia (odierno Sudan) ed era aperto a importazioni di ogni genere, fra cui il bronzo e il legname[42]. I faraoni del Nuovo Regno intrapresero monumentali campagne edilizie, soprattutto in onore del dio nazionale Amon, il cui culto si basava sulla capitale Tebe. Eressero inoltre architetture per esaltare le proprie imprese, sia reali che immaginarie. Quello di Karnak, a Tebe, è il più grande tempio egizio mai costruito[43]. Lo stesso regno di Hatshepsut, durato ventidue anni, fu uno dei vertici della grandeur dell'epoca[44]. Il suo regno fu segnato da successi memorabili: una lunga pace, ricchi progetti edilizi, una spedizione commerciale nel Paese di Punt, la ricostituzione dei traffici commerciali dopo la fine del Secondo periodo intermedio, ricchi progetti edilizi come il elegante Tempio funerario, una coppia di giganteschi obelischi e una cappella a Karnak. A dispetto di tali traguardi, il pronipote Amenofi II operò una manomissione di molti suoi monumenti[45][46][47].

    Intorno al 1350 a.C. la stabilità del Nuovo Regno andò incontro a una grave crisi quando Amenofi IV salì al trono e promulgò una serie di riforme radicali e caotiche[48]. Cambiando il proprio nome in "Akhenaton", il re propagò il culto di un dio secondario, Aton, quale divinità suprema, abbandonò le divinità tradizionali e si rivolse polemicamente contro il Tempio di Amon - il cui strapotere poteva rivaleggiare con l'autorità faraonica[48]. Spostando la capitale nella nuova città di Akhetaton, da lui fondata ex-novo, Akhenaton voltò negligentemente le spalle alla situazione politica dei domìni levantini del Paese. Avviò inoltre un nuovo stile artistico. Il culto di Aton fu abbandonato negli anni successivi alla morte di Akhenaton: il clero di Amon riacquisì il proprio potere e riportò a Tebe la capitale. I successori Tutankhamon, Ay e Horemheb cercarono di eliminare ogni riferimento al turbolento regno di Akhenaton[49].

    Nel 1279 a.C. fu incoronato Ramses II "il Grande", destinato a edificare più templi, erigere più colossi, monumenti e obelischi e generare più figli di ogni altro sovrano egizio[50]. Valente condottiero, Ramses II guidò il proprio esercito contro gli Ittiti nella gigantesca battaglia di Qadeš, per poi firmare il primo trattato di pace della storia[51]. Le armate Egizie ed Ittite non furono mai in grado di prevalere una sull'altra ed entrambi gli eserciti temevano l'aggressività del Medio Impero assiro: così gli Egizi abbandonarono il Vicino Oriente mentre gli Ittiti furono lasciati a confrontarsi con gli Assiri e con i Frigi.

    La ricchezza dell'Egitto persuase varie popolazioni a cercare d'invaderlo, in particolare i Berberi da ovest e i Popoli del Mare, una presunta confederazione di predoni del mare, particolarmente agguerriti, provenienti dall'Europa meridionale, specialmente dal Mar Egeo[52]. Le forze egizie furono in grado di respingerne l'invasione, ma l'Egitto perse i territori della Cananea meridionale, che caddero in mano assira. La tensione provocata da una situazione estera tanto turbolenta fu esacerbata da problemi interni come la corruzione, la razzia delle tombe e il malcontento popolare. Dopo aver ristabilito il proprio potere con la restaurazione seguita alla morte di Akhenaton, i Sommi sacerdoti del Tempio di Amon a Tebe accumularono terre e ricchezza oltre ogni limite precedente; la loro potenza, contrapposta all'autorità del faraone, portò alla divisione del Paese durante il Terzo periodo intermedio[53].

    Testa colossale di Amenofi III in granito rosso, della XVIII dinastia egizia. British Museum, Londra. 
    Testa colossale di Amenofi III in granito rosso, della XVIII dinastia egizia. British Museum, Londra.
    Colossi di Amenofi III, della XVIII dinastia egizia, soprannominati "Colossi di Memnone", in una fotografia del 1858. 
    Colossi di Amenofi III, della XVIII dinastia egizia, soprannominati "Colossi di Memnone", in una fotografia del 1858.
    Busto di Nefertiti, "Grande sposa reale" di Akhenaton, della XVIII dinastia egizia. Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, Neues Museum, Berlino. 
    Busto di Nefertiti, "Grande sposa reale" di Akhenaton, della XVIII dinastia egizia. Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, Neues Museum, Berlino.
    Maschera funeraria di Tutankhamon, della XVIII dinastia egizia. Museo egizio del Cairo. 
    Maschera funeraria di Tutankhamon, della XVIII dinastia egizia. Museo egizio del Cairo.
    Frammento di un colosso di Ramses II, della XIX dinastia egizia, soprannominato "Giovane Memnone". British Museum, Londra. 
    Frammento di un colosso di Ramses II, della XIX dinastia egizia, soprannominato "Giovane Memnone". British Museum, Londra.
    Facciata colossale del Tempio maggiore di Ramses II ad Abu Simbel. 
    Facciata colossale del Tempio maggiore di Ramses II ad Abu Simbel.
    Terzo periodo intermedio (1069 - 653 a.C.)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Terzo periodo intermedio dell'Egitto.
     Pendente raffigurante Horus, Osiride e Iside, in oro massiccio e lapislazzuli, con il cartiglio di Osorkon II della XXII dinastia egizia[54]. Museo del Louvre, Parigi.

    Alla morte di Ramses XI, nel 1078 a.C., Smendes I assunse il controllo dell'Egitto settentrionale, governando dalla città di Tanis[55]; la parte meridionale era invece sotto l'effettivo governo del Sommo sacerdote di Amon, residente a Tebe, che riconobbe l'autorità di Smendes I solo nominalmente[56]. Durante tale epoca alcune tribù berbere si stanziarono nella zona occidentale del Delta del Nilo, divenendo gradualmente più indipendenti. I prìncipi libici presero il controllo del Delta con Sheshonq I, nel 945 a.C., e fondando la XXII dinastia egizia (detta anche "dinastia bubastita" poiché i suoi faraoni governavano dalla città di Bubasti), che regnò per due secoli[57][58]. Sheshonq I riuscì a esercitare la propria influenza anche sull'Alto Egitto collocando propri famigliari in eminenti posizioni sacerdotali. Alla metà del IX secolo a.C. l'Egitto fallì un ulteriore tentativo espansionistico nel Vicino Oriente. Il faraone Osorkon II, affiancato da numerosi alleati come la Persia, Israele, Hama, Fenicia, Cananea, gli Arabi, gli Aramei e i Neo-Ittiti, combatté nella battaglia di Qarqar contro il potente re assiro Salmanassar III (853 a.C.). La coalizione fu sconfitta e l'Impero assiro continuò a dominare il Levante[59].

     Statua di Amon come ariete che protegge re Taharqa, British Museum, Londra.

    La dinastia bubastita si avviò al declino con l'avvento di una dinastia rivale a Leontopoli; i Nubiani di Kush cominciarono a minacciare, nel frattempo, il sud dell'Egitto[60]. Attingendo a millenni di iterazioni (commercio, scambi culturali, occupazione, sincretismo, guerre) con l'Egitto[61], il re nubiano Pianki lasciò la propria capitale Napata e invase l'Egitto nel 727 a.C., imponendo facilmente il proprio dominio su Tebe, nel Medio Egitto, e infine sul Delta del Nilo[62]. Immortalò i propri successi facendoli incidere sulla "Stele della vittoria"[63]. Pianki diede origine alla XXV dinastia egizia, i cui faraoni riunificarono le Due Terre riportando l'Egitto alla medesima espansione territoriale del Nuovo Regno. La XXV dinastia, o "dinastia nubiana", inaugurò un periodo di rinascita per l'Egitto[64]. Monarchi come Taharqa costruirono e restaurarono templi e monumenti lungo l'intera valle del Nilo: a Menfi, Kawa, Gebel Barkal ecc. Fu durante la XXV dinastia egizia che, dalla fine del Medio Regno, si ricominciarono a costruire piramidi (molte nell'odierno Sudan)[60][65]. Pianki tentò più volte, senza successo, di estendere il domino egizio del Vicino Oriente, opponendosi all'egemonia assira. Nel 720 a.C. mandò l'esercito in supporto a una ribellione, nella Filistea e a Gaza, contro l'Assiria: l'armata egizia fu sconfitta da Sargon II e la sollevazione fallì; la stessa cosa fece nel 711 a.C., venendo nuovamente sconfitto da Sargon II.

     Khnemibra Ahmose II, della XXVI dinastia egizia, al cospetto del dio Sopdu. Museo del Louvre, Parigi.

    A partire dal X secolo a.C. l'Assiria dovette continuamente lottare per mantenere la propria influenza sul Levante meridionale: era normale che città e regni della regione si appellassero ai faraoni egizi per ottenere aiuto contro l'egemonia assira[66]. Il faraone Taharqa godette di alcuni successi nelle sue campagne mediorientali: accorse in aiuto al re giudeo Ezechia quando questi si ritrovò assediato a Gerusalemme dalle armate del re assiro Sennacherib[66]. Gli storici non sono concordi sul motivo dell'abbandono dell'assedio da parte di Sennacherib: tra le ipotesi figurano una epidemia, una vera e propria arresa e perfino un intervento divino[67]. Sennacherib fu in seguito assassinato dai propri figli per aver distrutto Babilonia, città sacra a tutti i Mesopotamici. Nel 674 a.C. re Esarhaddon tentò di invadere l'Egitto ma fu respinto dal faraone Taharqa[67]; il tentativo fu reiterato nel 671 a.C. con maggiore impegno, l'assiro occupò Menfi e Tebe e Taharqa, duramente sconfitto, fu respinto nella sua Nubia. La conquista di Esarhaddon segnò il declino della dinastia nubiana[66]. Tuttavia, il dominio del re assiro sull'Egitto fu breve e incompleto. Taharqa ne approfittò per impadronirsi nuovamente dell'Alto Egitto: Esarhaddon morì a Ninive prima di ultimare i preparativi per una spedizione punitiva. La spedizione assira non fu però annullata, bensì, guidata dal generale Shanabushu, travolse Taharqa e lo ricacciò definitivamente in Nubia[66]. Il nipote di Taharqa, Tanutamani, riuscì a sbaragliare Necao I, sovrano-fantoccio degli Assiri, e a prendere Tebe - solo per poi essere sconfitto a sua volta dalle forze assire, le quali si abbandonarono a un tale saccheggio di Tebe che la città non si riprese mai pienamente[66]. La dinastia nubiana ebbe definitivamente fine, e un sovrano nativo, Psammetico I, fu collocato sul trono d'Egitto come vassallo di Assurbanipal d'Assiria[68].

    Periodo tardo (653 - 332 a.C.)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Periodo tardo dell'Egitto.
     Statua Dattari (52.89), in diorite, risalente alla XXX dinastia egizia. Brooklyn Museum, New York.

    Privi di un piano permanente di occupazione da far seguire alla conquista, gli Assiri delegarono il governo dell'Egitto a una serie di vassalli destinati a diventare i faraoni "saiti" (ossia regnanti dalla città di Sais) della XXVI dinastia egizia[69]. Intorno al 653 a.C. il re saita Psammetico I, "raffinato e sottile uomo di corte"[68], approfittando del coinvolgimento dell'Assiria in un'impegnativa guerra per la conquista di Elam, riuscì abbastanza facilmente a liberare l'Egitto dal giogo assiro con l'aiuto di mercenari della Lidia e della Grecia[68].

    D'altra parte, Psammetico I e i suoi successori furono abili nel mantenere relazioni pacifiche con l'Assiria, mentre l'influenza greca si espanse nella colonia di Naucrati, situata nel Delta del Nilo[70]. Nel 609 a.C. Necao II, figlio di Psammetico I, scese in guerra contro Babilonia, i Caldei, i Medi e gli Sciti nel tentativo di salvare l'Assiria, che dopo una brutale guerra civile stava per essere invasa da una coalizione di questi ultimi[71], ma il tentativo egizio di salvare gli antichi padroni fallì: il faraone differì di troppo l'intervento e nel frattempo Ninive era già caduta e re Sin-shar-ishkun già morto. D'altra parte, Necao II riuscì facilmente a travolgere l'esercito del Regno d'Israele e del suo re Giosia, per poi essere, però, sconfitto con gli Assiri da parte di Babilonesi, Medi e Scizi. Necao II e Assur-uballit II d'Assiria furono definitivamente sconfitti a Karkemiš, in Aramea (corrispondente all'odierna Siria), nel 605 a.C.[71].

     Il Sarcofago di Horkhebit, funzionario della XXVI dinastia egizia, in grovacca, capolavoro del periodo. Metropolitan Museum of Art, New York.

    Gli Egizi rimasero nella regione per nove decenni di fila, in continua lotta con i sovrani babilonesi Nabopolassar e Nabucodonosor II per il comando su porzioni del defunto Impero assiro; Nabucodonosor II invase brevemente l'Egitto nel 567 a.C. Nella loro capitale di Sais, i faraoni della XXVI dinastia patrocinarono una rinascenza artistica effimera ma non "priva di grandiosità, né di raffinatezza, né di un certo fascino melanconico"[69]. Nel 525 a.C. i potenti Persiani dell'Impero achemenide, guidati da Cambise II, intrapresero la conquista dell'Egitto e catturarono il faraone Psammetico III nella battaglia di Pelusio[72]. Cambise II assunse il titolo di faraone, continuando però a governare dalle capitali del suo impero, come Susa nell'odierno Iran; il governo dell'Egitto fu affidato a un satrapo. Il V secolo a.C. fu segnato da effimere rivolte anti-persiane, senza che queste riuscissero ad abbattere il dominio achemenide[73].

    L'Egitto rientrava, con Cipro e la Fenicia, nella sesta satrapia dell'Impero achemenide, i cui sovrani persiani sono noti, nell'ambito della storia egizia, come XXVII dinastia egizia; il periodo dei "faraoni" persiani terminò più di un secolo dopo, nel 402 a.C. Infatti, dopo alcuni regni piuttosto effimeri di faraoni nativi, dal 380 a.C. al 343 a.C. governò la XXX dinastia, ultima casa reale nativa dell'Egitto dinastico, la quale ebbe fine con il regno di Nectanebo II, a cui seguì una breve ripresa del potere persiano (XXXI dinastia). Nel 332 a.C., il governatore persiano Mazace cedette l'Egitto ad Alessandro Magno senza combattere[74].

    Periodo tolemaico (332 - 30 a.C.)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Egitto tolemaico e Dinastia tolemaica.
     Dettaglio del prezioso sarcofago del sacerdote Hornedjitef, vissuto in epoca tolemaica. British Museum, Londra.

    Nel 332 a.C., incontrando una minima resistenza da parte dei Persiani, Alessandro Magno conquistò l'Egitto, che inglobò nel proprio impero. Gli Egizi accolsero il condottiero macedone come un liberatore. La suddivisione amministrativa stabilita dopo lunghe guerre dai successori di Alessandro portò all'instaurazione del Regno tolemaico, che preservò l'antica cultura egizia pur avendo una capitale di cultura fondamentalmente ellenistica, Alessandria d'Egitto[75].

    La città, opulenta e cosmopolita, divenne il simbolo del potere e del prestigio dei faraoni ellenistici, i Tolomei, evolvendosi in un centro culturale di primaria importanza[76]; ad Alessandria aveva sede la Biblioteca di Alessandria, la più importante del mondo antico[77]. Il Faro di Alessandria, una delle Sette meraviglie del mondo, facilitava la navigazione delle flotte mercantili dirette verso la città: i re tolemaici patrocinarono la vita commerciale ed economica del Paese con spirito imprenditoriale e industrie fondamentali, come la produzione del papiro, fiorirono[78].

     Testa colossale di Tolomeo XV Cesare, figlio di Cleopatra VII e Gaio Giulio Cesare.

    La cultura ellenistica non soppiantò la nativa cultura egizia: i sovrani tolemaici assecondarono tutte le antiche tradizioni per rafforzare il proprio legame con il popolo, costruirono nuovi templi in stile pienamente egizio (Dendera, Edfu, Esna, File, Kôm Ombo[75]), supportarono il culto delle divinità egizie e si fecero effigiare come faraoni. Nuove espressioni culturali, come il culto di Serapide, nacquero dal sincretismo tra divinità greche ed egizie, mentre gli stilemi della statuaria greca classica influenzarono l'arte egizia. Nonostante i continui sforzi di regnare pacificamente sul popolo dell'Egitto, la dinastia tolemaica fu sovente scossa da inquietudini sociali, da cruente rivalità familiari e da sollevazioni come quella che seguì la morte di re Tolomeo IV[79].

    Inoltre, man mano che Roma cominciava a dipendere sempre più dal grano importato dall'Egitto, l'ingerenza dei Romani nei confronti della politica egizia divenne determinante: continue rivolte, ambizioni politiche e pesanti pressioni dal Vicino Oriente portarono a una situazione instabile, gettando le basi della conquista romana del Regno tolemaico d'Egitto[80].

    Periodo romano (30 a.C. - IV secolo d.C.)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Egitto (provincia romana).
     Rilievo raffigurante Augusto, imperatore romano e faraone. Tempio di Nuova Kalabsha.

    L'Egitto divenne una provincia dell'Impero romano nel 30 a.C., a seguito della sconfitta, nella battaglia di Azio, di Marco Antonio e dell'ultima regina tolemaica Cleopatra VII da parte del generale romano Ottaviano (poi imperatore con il nome di Augusto)[75]. Roma cominciò ad approvvigionarsi prelevando quantità enormi di grano dalla fertile valle del Nilo, mentre l'esercito romano, con la supervisione di un prefetto incaricato dall'imperatore, si trovava di frequente impegnato a sedare rivolte, salvaguardare l'aumento della pressione fiscale e prevenire attacchi di banditi (le cui scorribande erano ormai endemiche in Egitto)[81].

     Rilievo raffigurante Hathor e Ra omaggiati da Traiano, imperatore romano e faraone. Tempio di Dendera.

    Alessandria d'Egitto rimase un fondamentale scalo commerciale per gli scambi con l'Oriente - in un'epoca in cui i beni di lusso orientali erano fortemente richiesti da Roma[82]. Benché i Romani si siano comportati con maggiore ostilità verso gli Egizi rispetto ai Greci, pratiche quali la mummificazione e la venerazione degli dei tradizionali continuarono indisturbate[83]. La pratica di realizzare ritratti da applicare alle mummie raggiunse l'apogeo artistico con i "Ritratti del Fayyum" e alcuni imperatori romani furono raffigurati come faraoni, anche se la situazione era molto mutata dal tempo dei Tolomei: il princeps romano viveva lontano dall'Egitto e non svolgeva alcuna funzione connessa alla regalità egizia. L'amministrazione della provincia d'Egitto divenne totalmente romana nello stile e fu preclusa ai nativi Egizi[83].

    Il cristianesimo cominciò a espandersi in Egitto fin dalla metà del I secolo, venendo inizialmente accettato come uno dei tanti culti praticati all'interno dell'Impero - finché la sua chiusura a ogni tentativo di sincretismo con la religione egizia e greco-romana e il rifiuto della tradizione religiosa popolare non cominciarono a rivelarsi problematici. Si ebbero varie persecuzioni contro i cristiani: su tutte la grande purga voluta da Diocleziano a partire dal 303, che tuttavia non riuscì ad indebolire il Cristianesimo[84]. Nell'anno 391 l'imperatore cristiano Teodosio I emanò leggi che bandivano i riti pagani e disponevano la chiusura dei templi[85]. Ciò contribuì al deciso declino della nativa cultura egizia. Mentre gli Egizi continuarono certamente a parlare il proprio antico idioma, ma la capacità di scrivere i geroglifici scomparve unitamente alla progressiva sparizione dei sacerdoti e delle sacerdotesse dei templi tradizionali. I templi stessi furono sporadicamente convertiti in chiese o abbandonati alle sabbie del deserto[86].

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