United States
Stati Uniti d'AmericaContesto di Stati Uniti d'America
Gli Stati Uniti d'America (comunemente indicati come Stati Uniti, in inglese: United States of America o anche solo United States; in sigla USA) sono una repubblica federale dell'America settentrionale composta da cinquanta Stati e un distretto federale. I quarantotto stati contigui e il distretto di Washington D.C. (la capitale federale) occupano la fascia centrale dell'America settentrionale tra il Canada e il Messico e sono bagnati dall'oceano Atlantico a est e dall'oceano Pacifico a ovest. Con 9834000 km² in totale e circa 331 milioni di abitanti, gli Stati Uniti sono il terzo Paese al mondo per superficie e il terzo per popolazione. La geografia e il clima degli Stati Uniti sono estremamente vari, con deserti, pianure, foreste e montagne che sono anche sede di una grande varietà di fauna selvatica. È una delle nazioni più multietniche e multiculturali al...Leggi tutto
Gli Stati Uniti d'America (comunemente indicati come Stati Uniti, in inglese: United States of America o anche solo United States; in sigla USA) sono una repubblica federale dell'America settentrionale composta da cinquanta Stati e un distretto federale. I quarantotto stati contigui e il distretto di Washington D.C. (la capitale federale) occupano la fascia centrale dell'America settentrionale tra il Canada e il Messico e sono bagnati dall'oceano Atlantico a est e dall'oceano Pacifico a ovest. Con 9834000 km² in totale e circa 331 milioni di abitanti, gli Stati Uniti sono il terzo Paese al mondo per superficie e il terzo per popolazione. La geografia e il clima degli Stati Uniti sono estremamente vari, con deserti, pianure, foreste e montagne che sono anche sede di una grande varietà di fauna selvatica. È una delle nazioni più multietniche e multiculturali al mondo, prodotto di larga scala dell'immigrazione da molti Paesi.
Sono dipendenti dagli Stati Uniti anche alcuni territori organizzati politicamente, i quali non fanno parte di alcuno Stato dell'Unione ma sono soggetti al solo Governo federale. Essi sono: Porto Rico, le Samoa Americane, le Isole Marianne Settentrionali, le Isole Vergini americane e Guam.
Storicamente, i paleoamericani migrarono dall'Asia verso gli odierni Stati Uniti circa 12 000 anni fa. La colonizzazione europea cominciò invece intorno all'inizio del XVII secolo e venne per lo più dall'Inghilterra. Gli Stati Uniti d'America ebbero origine dalle tredici colonie britanniche situate lungo la costa atlantica. Le controversie tra la Gran Bretagna e le colonie sfociarono in un conflitto: il 4 luglio 1776 i delegati delle tredici colonie redassero e approvarono all'unanimità la dichiarazione di indipendenza, che diede ufficialmente vita a un nuovo Stato federale. La guerra d'indipendenza americana, conclusasi con il riconoscimento dell'indipendenza degli Stati Uniti dal Regno di Gran Bretagna, è stata la prima guerra per l'indipendenza da una potenza coloniale europea. La Costituzione fu adottata il 17 settembre 1787 e da allora è stata emendata ventisette volte. I primi dieci emendamenti, collettivamente denominati «Dichiarazione dei diritti» (Bill of Rights), furono ratificati nel 1791 e garantiscono diritti civili e libertà fondamentali.
Gli Stati Uniti intrapresero una vigorosa espansione per tutto il XIX secolo, spinti dalla controversa dottrina del destino manifesto. L'acquisizione di nuovi territori e l'ammissione di nuovi Stati membri causarono anche numerose guerre con i popoli nativi. La guerra civile americana si concluse con l'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti. Alla fine del XIX secolo gli Stati Uniti si estesero fino all'oceano Pacifico. La guerra ispano-americana e la prima guerra mondiale confermarono lo stato del Paese come potenza militare globale. Gli Stati Uniti uscirono dalla seconda guerra mondiale come una superpotenza globale, il primo Paese dotato di armi nucleari e come uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Dopo una grave crisi politica e sociale negli anni sessanta e settanta come conseguenza anche della sconfitta nella guerra del Vietnam, che sembrava minare il predominio mondiale statunitense, l'inattesa fine della guerra fredda e la dissoluzione dell'Unione Sovietica negli anni novanta hanno invece riconfermato il ruolo di superpotenza degli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti sono un Paese sviluppato, con una stima nel 2021 del prodotto interno lordo (PIL) di 22,68 migliaia di miliardi di dollari (circa il 25% del PIL mondiale a parità di potere di acquisto, a partire dal 2011). Il PIL pro capite degli Stati Uniti è stato il sesto più alto del mondo dal 2010, anche se la disparità di reddito del continente americano è stata anche classificata come la più alta all'interno dell'OCSE e i Paesi dalla Banca Mondiale. L'economia è alimentata da un'abbondanza di risorse naturali, numerose infrastrutture ed elevata produttività. Il paese rappresenta una forza politica guida del mondo occidentale, ed è la prima potenza economica e militare (suo è il 39% della spesa militare mondiale), posizionandosi al primo posto anche nel settore della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica, ma presenta anche forti contraddizioni interne come uno Stato sociale più debole rispetto a molti altri Paesi sviluppati.
Di più Stati Uniti d'America
- Moneta Dollaro statunitense
- Nome originale United States
- Prefisso telefonico +1
- Dominio Internet .us
- Mains voltage 120V/60Hz
- Democracy index 7.92
- Popolazione 331449281
- La zona 9826675
- Lato guida right
- Lo stesso argomento in dettaglio: Storia degli Stati Uniti d'America.
La nazione fu fondata dalle tredici colonie dell'Impero britannico situate lungo la costa atlantica. Con la dichiarazione di indipendenza il 4 luglio 1776 proclamarono la loro indipendenza dalla Gran Bretagna: furono le prime colonie a rivoltarsi con successo contro le leggi coloniali.[1] Una convenzione federale (convenzione di Filadelfia) adottò la Costituzione degli Stati Uniti d'America il 17 settembre 1787 e con la ratifica l'anno successivo nasceva una repubblica con un forte governo centrale. La carta dei diritti, che comprendeva dieci emendamenti costituzionali per garantire molti diritti civili fondamentali e libertà, venne ratificata nel 1791. Il regime di apartheid e discriminazione razziale negli Stati Uniti è terminato nel 1964 con l'Atto dei diritti civili (Civil Rights Act).[2]
...Leggi tuttoLo stesso argomento in dettaglio: Storia degli Stati Uniti d'America.Leggi menoLa nazione fu fondata dalle tredici colonie dell'Impero britannico situate lungo la costa atlantica. Con la dichiarazione di indipendenza il 4 luglio 1776 proclamarono la loro indipendenza dalla Gran Bretagna: furono le prime colonie a rivoltarsi con successo contro le leggi coloniali.[1] Una convenzione federale (convenzione di Filadelfia) adottò la Costituzione degli Stati Uniti d'America il 17 settembre 1787 e con la ratifica l'anno successivo nasceva una repubblica con un forte governo centrale. La carta dei diritti, che comprendeva dieci emendamenti costituzionali per garantire molti diritti civili fondamentali e libertà, venne ratificata nel 1791. Il regime di apartheid e discriminazione razziale negli Stati Uniti è terminato nel 1964 con l'Atto dei diritti civili (Civil Rights Act).[2]
Nel corso del XIX secolo gli Stati Uniti acquisirono nuovi territori da Francia, Spagna, Regno Unito, Messico e Impero russo, annettendo la Repubblica del Texas e la Repubblica di Hawaii. Le controversie tra il sud agrario e il nord industriale sull'affermazione dei diritti e l'espansione dell'istituzione della schiavitù provocarono la guerra di secessione americana del 1861. Il nord impedì una scissione del Paese e portò la fine della schiavitù legale negli Stati Uniti. La guerra ispano-americana e la prima guerra mondiale confermarono lo stato di potenza militare. Nel 1945 gli Stati Uniti emersero dalla seconda guerra mondiale come il primo Paese dotato di armi nucleari, membro permanente del consiglio di sicurezza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e uno dei membri fondatori della Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (NATO). La fine della guerra fredda e il conseguente crollo dell'Unione Sovietica lasciarono gli Stati Uniti come unica superpotenza. L'economia statunitense è infatti la più grande del mondo, con una stima del PIL nel 2018 di 20 494 miliardi di dollari (che rappresenta il 22% del totale mondiale basato sul PIL nominale e quasi il 20% del PIL calcolato a parità di potere di acquisto).[3][4]
Nativi americani e colonizzazione europea Lo stesso argomento in dettaglio: Nativi americani degli Stati Uniti d'America. La Mayflower con i Padri Pellegrini nel 1620Le popolazioni indigene del continente americano, tra cui i nativi dell'Alaska, migrarono dall'Asia in una data variabile (a seconda della ricerca) tra i 50 000 e i 12 000 anni fa.[5] Alcune civiltà precolombiane svilupparono un'avanzata agricoltura, una grande architettura e un alto livello di società. Nel 1492 l'esploratore genovese Cristoforo Colombo sotto la corona spagnola raggiunse diverse isole dei Caraibi, contribuendo al primo contatto dell'uomo bianco con le popolazioni indigene. Milioni di indigeni americani morirono a causa delle epidemie portate dagli europei.[6] Il 2 aprile 1513 il conquistatore spagnolo Juan Ponce de León sbarcò in una regione che chiamò «La Florida», il primo contatto europeo documentato su quello che sarebbero diventati gli Stati Uniti. Degli insediamenti spagnoli nella regione rimane solo St. Augustine, fondata nel 1565.
Altri insediamenti spagnoli vennero creati nell'odierno sud degli Stati Uniti e questi insediamenti vennero riuniti sotto il Vicereame della Nuova Spagna, colonia spagnola in Nord e Centro America, attirando migliaia di persone attraverso il Messico. I commercianti di pellicce francesi stabilirono avamposti nella Nuova Francia nella regione dei Grandi Laghi e successivamente la Francia si impossessò di gran parte del Nord America, penetrando fino al golfo del Messico. La prima colonia inglese di una certa entità fu Jamestown (Virginia) fondata nel 1607. Nel 1628 venne fondata la Colonia della Massachusetts Bay da parte dei puritani che portò a un'ondata migratoria, tanto che nel 1634 nella Nuova Inghilterra erano insediati circa 10 000 puritani. Tra la fine degli anni dieci del Seicento e la rivoluzione americana vennero spediti circa 50 000 detenuti nelle colonie americane britanniche.[7] Nel 1614 venne fondato un insediamento olandese lungo il fiume Hudson inferiore, includendo l'isola di Manhattan che venne chiamata New Amsterdam, la quale venne inglobata nella colonia dei Nuovi Paesi Bassi, questa colonia venne in parte invasa dall'impero svedese nel 1638 fondando la colonia della Nuova Svezia, ma nel 1655 venne di nuovo annessa alla colonia olandese. Nel 1664 gli olandesi cedettero il loro territorio americano all'Inghilterra e la provincia dei Nuovi Paesi Bassi venne ribattezzata New York.
Molti dei nuovi immigrati, soprattutto nel sud, erano schiavi (circa due terzi di tutti gli immigrati della Virginia tra il 1630 e 1680).[8] Alla fine del secolo erano gli schiavi africani a diventare la principale forza-lavoro. Nel 1729 con la divisione della Carolina e la colonizzazione della Georgia del 1732 si completava il cerchio delle tredici colonie britanniche che sarebbero diventate gli Stati Uniti d'America. Con tassi di natalità elevati, bassi tassi di mortalità e una costante immigrazione, la popolazione coloniale crebbe rapidamente. Nella guerra franco-indiana le forze britanniche si impadronirono del Canada francese. Esclusi i nativi americani, le tredici colonie avevano una popolazione di 2,6 milioni di abitanti nel 1770, circa un terzo della Gran Bretagna e quasi uno su cinque erano schiavi neri.[9] Anche se soggetti alla tassazione britannica, le colonie americane non avevano rappresentanza nel Parlamento della Gran Bretagna.
L'indipendenza e l'espansione Lo stesso argomento in dettaglio: Guerre indiane, Guerra d'indipendenza americana, Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America e Colonialismo statunitense. L'attraversamento del fiume Delaware nel 1776, un ritratto di Emanuel Leutze La dichiarazione di indipendenza (John Trumbull, 1817–1818)Tensioni crescenti tra i coloni americani e gli inglesi durante gli anni sessanta e settanta del Settecento portarono alla guerra di indipendenza americana, combattuta dal 1775 al 1781. Il 14 giugno 1775 il Congresso continentale (tenutosi a Filadelfia) istituì un esercito continentale sotto il comando di George Washington. Annunciando che «tutti gli uomini sono stati creati uguali» e dotati di «diritti inalienabili», il 4 luglio 1776 il Congresso adottò la Dichiarazione di indipendenza, redatta in gran parte da Thomas Jefferson. Tale data è celebrata ogni anno come il giorno dell'Indipendenza.
Dopo la sconfitta dell'esercito britannico da parte delle forze americane assistite dai francesi venne riconosciuta dalla Gran Bretagna l'indipendenza degli Stati Uniti e la sovranità sul territorio americano fino al fiume Mississippi. La Costituzione degli Stati Uniti d'America venne ratificata nel 1788 e il primo presidente fu George Washington, che entrò in carica nel 1789.
Gli atteggiamenti verso la schiavitù mutarono e una clausola nella Costituzione protesse il commercio di schiavi africani solo fino al 1808, quando il nord abolì la schiavitù tra il 1780 e il 1804.
La necessità di occupazione di nuovi spazi a occidente portò a una lunga serie di guerre contro gli abitanti originari dei territori interessati. Definito da alcuni come un processo di pulizia etnica,[10] culminò nel 1830 con l'approvazione dell'Indian Removal Act ("Legge di rimozione degli Indiani"),[11] che fornì la base legale per le deportazioni e il confinamento in riserve dei nativi americani.[12]
L'acquisto della Louisiana francese sotto la guida del presidente Thomas Jefferson nel 1803 raddoppiò quasi la dimensione della federazione. La guerra del 1812 contro la Gran Bretagna rafforzò il nazionalismo. Una serie di incursioni militari statunitensi in Florida portarono la Spagna a cedere altro territorio lungo la costa del golfo del Messico nel 1819. Ci fu l'annessione della Repubblica del Texas nel 1845. Nel 1846 fu siglato il trattato dell'Oregon con la Gran Bretagna, portando al controllo da parte statunitense sul nord-ovest americano. La vittoria degli Stati Uniti nella guerra contro il Messico nel 1848 (trattato di Guadalupe Hidalgo) portò all'annessione della California e di gran parte dell'odierno sud-ovest americano. La corsa all'oro tra il 1848 e 1849 portò a un'ulteriore migrazione verso occidente. La nuova rete ferroviaria rese più facile il trasferimento di coloni e l'aumento dei conflitti con i nativi americani. In mezzo secolo vennero abbattuti fino a quaranta milioni di bisonti americani per le pelli e la carne (quest'ultima risorsa primaria che scompariva dalle pianure), causando un grave contraccolpo in molte culture native.
Guerra civile e industrializzazione Lo stesso argomento in dettaglio: Schiavitù negli Stati Uniti d'America, Guerra di secessione americana ed Evoluzione territoriale degli Stati Uniti d'America.Situazione degli Stati nel 1861Gli Stati Confederati prima del 15 aprile 1861
Gli Stati Confederati dopo il 15 aprile 1861
Stati dell'Unione che permettevano la schiavitù
Stati dell'Unione che avevano abolito la schiavitù
Territori non ancora suddivisi in Stati sotto il controllo dell'Unione
La battaglia di Gettysburg I «Pacificatori» a bordo della River Queen nel marzo 1865: i generali William T. Sherman e Ulysses S. Grant discutono sui piani per le ultime settimane della guerra con il presidente Abraham Lincoln e l'ammiraglio David Dixon PorterLe tensioni tra gli Stati del nord e quelli del sud nacquero principalmente su argomenti quali il rapporto tra Stato e governi federali e l'utilizzo della schiavitù nei nuovi Stati membri. Abraham Lincoln fu eletto presidente nel 1860. Poco prima sette Stati schiavisti dichiararono la loro secessione (in ordine cronologico: Carolina del Sud, Mississippi, Florida, Alabama, Georgia, Louisiana e Texas). Cominciò così la guerra di secessione americana, cominciata con l'attacco a Fort Sumter. Dopo la vittoria dell'Unione nel 1865 tre emendamenti alla Costituzione degli Stati Uniti d'America garantirono la libertà a quasi quattro milioni di africani americani un tempo schiavi, rendendoli cittadini e dando loro il diritto di voto. La guerra e la sua risoluzione portarono a un aumento sostanziale del potere federale.[13]
Nonostante la grave recessione postbellica e le crisi economiche del 1873 e del 1907 la classe dirigente statunitense perseguì la via del guadagno e della speculazione, mentre l'industria tecnica e il capitale privato erano in espansione. Dal 1860 al 1914 la popolazione crebbe da 31,9 a 91,9 milioni di abitanti, tra cui 21 milioni di immigrati e nel decennio post-bellico le dieci più grandi città statunitensi aumentarono del 70% i loro abitanti, tanto che fra 1860 e il 1890 la popolazione urbana crebbe da 25% a oltre il 35% della popolazione. Un esempio clamoroso fu Chicago che nel 1833 aveva solo 350 abitanti, che divennero 30 000 nel 1850, 300 000 nel 1870, fino a quasi 1 100 000 nel 1890. Nel nord l'urbanizzazione e un afflusso senza precedenti di immigrati provenienti dagli Stati meridionali e orientali affrettò il processo di industrializzazione fino al 1929. Tra il 1830 e il 1860 gli immigrati sbarcati negli Stati Uniti furono 4,6 milioni: irlandesi (39%), tedeschi (30%), scandinavi (15%) e britannici (inglesi e scozzesi) (16%).
Massicce protezioni tariffarie, costruzione di infrastrutture e nuovi regolamenti bancari incoraggiarono la crescita economica e i monopoli. Nel 1914 il Paese era in testa tra i Paesi produttori di ferro, carbone, petrolio, rame e argento. Il vapore venne sostituito dall'energia elettrica che accelerava la produzione nazionale. Sorsero anche i «trust» e i giganteschi complessi industriali dei re del cosiddetto «big business» (grandi affari). Famiglie come quelle degli Astor per le pellicce e le pelli, i Rockefeller per la Standard Oil Company, i Carnegie per la United States Steel Corporation, i Morgan, i Vanderbilt per le ferrovie, i Westinghouse per la Air Brake Company, i Fulton, gli Eastman per la Kodak Company, i Ford per la Ford e i Du Pont de Nemours per la DuPont Company dominarono l'economia statunitense e mondiale. Morgan e Rockefeller controllavano da soli il 20% del patrimonio nazionale (341 grandi aziende con un capitale di circa 22 miliardi di dollari).
Le organizzazioni dei lavoratori condussero dure lotte salariali, arrivando a oltre mille scioperi l'anno. Cominciò in questi anni la politica imperialistica statunitense, con l'acquisto dell'Alaska dalla Russia nel 1867 e completando l'espansione continentale che insieme allo sfruttamento nel commercio delle pellicce e della scoperta dell'oro fruttarono 81 milioni di dollari nel 1913. Nel 1890 il massacro di Wounded Knee fu l'ultimo grande conflitto armato delle guerre indiane. Nel 1893 la monarchia indigena delle Hawaii venne rovesciata in un colpo di Stato attuato dagli statunitensi residenti: gli Stati Uniti annetterono l'arcipelago nel 1898.
La vittoria nella guerra ispano-americana dello stesso anno dimostrò che gli Stati Uniti erano oramai una potenza mondiale e con la pace di Parigi si ebbe l'annessione di Porto Rico, Guam e Filippine, che ottennero l'indipendenza solo mezzo secolo più tardi, mentre Porto Rico e Guam sono ancora territori degli Stati Uniti. Nel 1899 fu la volta delle isole Samoa e di Tutuila, aumentando la propria presenza nel Pacifico. Nel 1901 divenne Presidente Theodore Roosevelt, Premio Nobel per la pace, nel 1906. Numerosi interventi militari furono effettuati nell'America centrale e nelle Antille: Panama per ottenere l'area del canale nel 1903 e Cuba nel 1902, creando una sorta di protettorato fino alla metà del XX secolo, oltre a Nicaragua (1911) e Haiti (1915). Nel 1917 furono inoltre acquistate dalla Danimarca le isole Vergini di Saint Croix, Saint Thomas e Saint John, attualmente conosciute come isole Vergini americane, per distinguerle dalle isole Vergini britanniche.
In questo periodo si collocano anche la corsa all'oro del Klondike, la corsa all'oro dello Yukon e la corsa all'oro californiana.
Le due guerre mondiali Lo stesso argomento in dettaglio: Prima guerra mondiale, Grande depressione e Seconda guerra mondiale. Lo sbarco in Normandia Folla fuori dalla Borsa di New York a seguito del crollo finanziario Fattoria abbandonata dopo il «Dust Bowl» nel 1936Quando nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale a seguito dell'Attentato di Sarajevo, gli Stati Uniti rimasero neutrali, sebbene la maggior parte degli statunitensi simpatizzasse per i britannici e i francesi, anche se molti erano contrari all'intervento.[14] Nel 1917 gli Stati Uniti si unirono agli Alleati (Triplice intesa) contro gli Imperi Centrali.[15] Dopo la guerra il Senato non ratificò il trattato di Versailles che istituiva la Società delle Nazioni e il Paese perseguì una politica unilaterale di quasi isolazionismo.[16] Negli anni venti un emendamento costituzionale concesse il suffragio alle donne, ma la prosperità dei ruggenti anni venti si concluse con il crollo di Wall Street del 1929 che diede inizio alla «grande depressione». Dopo la sua elezione a presidente nel 1932 Franklin Delano Roosevelt diede inizio al «New Deal», una serie crescente di politiche di intervento del governo nell'economia statunitense, ma il «Dust Bowl» a metà degli anni trenta impoverì molte comunità agricole e stimolò ulteriormente una nuova ondata migratoria verso occidente.
Gli Stati Uniti erano effettivamente neutrali anche durante la seconda guerra mondiale dopo l'invasione nazista della Polonia nel settembre 1939, ma cominciarono la fornitura di materiali agli Alleati nel marzo 1941 con il programma Lend-Lease. Il 7 dicembre seguente gli Stati Uniti entrarono in guerra con gli Alleati contro le potenze dell'Asse dopo un attacco a sorpresa su Pearl Harbor da parte dell'Impero giapponese. La seconda guerra mondiale ebbe un costo economico superiore a qualsiasi altra guerra nella storia degli Stati Uniti,[17] ma favorì l'economia, fornendo capitali e garantendo l'occupazione.
Bunker statunitense situato in un'isola dell'Atollo di Bikini, dove sono stati fatti i primi test nucleari dopo lo sgancio della bomba atomica sulle città giapponesi di Hiroshima e NagasakiTra i grandi Paesi combattenti gli Stati Uniti sono stati gli unici a diventare di gran lunga più ricchi in conseguenza alla guerra.[18] Le conferenze di Bretton Woods e Jalta delinearono un nuovo sistema nelle organizzazioni internazionali, ponendo gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica al centro del mondo. Con la vittoria in Europa nel 1945 venne tenuta una conferenza internazionale a San Francisco che portò allo Statuto delle Nazioni Unite, divenuto attivo appena dopo la guerra.[19] Dopo aver sviluppato le prime armi nucleari gli Stati Uniti sganciarono la bomba atomica sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki nell'agosto del 1945 e il Giappone si arrese il 2 settembre seguente, ponendo definitivamente fine alla guerra dopo sei anni.[20]
Guerra fredda e dei diritti civili Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra fredda e Guerra del Vietnam. Marcia su Washington per il lavoro e la libertà John Fitzgerald Kennedy annuncia il Programma spaziale Apollo del 25 maggio 1961 Il Corpo dei marines statunitensi durante la guerra del VietnamDurante la guerra fredda gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica si spartirono il potere dopo la seconda guerra mondiale e dominarono gli affari militari dell'Europa attraverso la NATO e il Patto di Varsavia. Gli Stati Uniti promossero la democrazia liberale e il capitalismo, mentre l'Unione Sovietica promosse il comunismo e un'economia pianificata a livello centrale. Le truppe degli Stati Uniti combatterono le forze comuniste nella guerra di Corea dal 1950 al 1953 e si sperimentò la crisi missilistica di Cuba.
Cartello d'ingresso all'Atollo di Bikini isola dove durante tutta la guerra fredda gli Stati Uniti eseguirono decine di test nucleariAl lancio sovietico del primo equipaggio umano nello spazio nel 1961 risposero con il primo allunaggio umano nel 1969. Il Paese conobbe una forte espansione economica e un crescente movimento dei diritti civili, guidato da afroamericani, come il reverendo Martin Luther King Jr., e combatterono la segregazione e la discriminazione razziale. Dopo l'assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy nel 1963 vennero approvati l'Atto dei diritti civili del 1964 e l'Atto del diritto di voto (Voting Rights Act) del 1965 dal presidente Lyndon B. Johnson. Johnson portò nel 1965 il Paese a una nuova guerra nel sud-est asiatico, la guerra del Vietnam, che si concluse dopo dieci anni di polemiche, insuccessi militari e proteste popolari con un totale fallimento strategico per gli Stati Uniti e con laceranti divisioni all'interno delle società statunitense. In questi anni furono grandi le riforme sociali: nacque il movimento femminista e omosessuale, si sviluppò il dibattito sui problemi ambientali (come l'effetto serra e l'inquinamento) e sui diritti civili e l'opposizione alla guerra.
Come risultato dello scandalo Watergate Richard Nixon divenne il primo presidente degli Stati Uniti a dimettersi nel 1974. Durante il governo di Jimmy Carter alla fine degli anni settanta l'economia degli Stati Uniti sperimentò la stagflazione. L'elezione di Ronald Reagan come presidente nel 1980 segnò un significativo spostamento verso destra della politica statunitense, che si rifletté nelle principali modifiche in materia fiscale e nelle priorità di spesa.[21] Tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta l'Unione Sovietica crollò, ponendo fine alla guerra fredda dopo quasi cinquant'anni.
Nel XXI secolo Lo stesso argomento in dettaglio: Attentati dell'11 settembre 2001. L'uragano Katrina vicino al picco di forza il 28 agosto 2005 L'attentato alle Torri Gemelle (facenti parte del World Trade Center) a New York nel 2001 Giuramento di Barack Obama, 44º presidente degli Stati Uniti d'America, il 20 gennaio 2009Con il comando assunto dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, la guerra del Golfo sotto la guida del presidente George H. W. Bush e la guerra in Jugoslavia sotto la guida del presidente Bill Clinton contribuirono a preservare la posizione di superpotenza. La più lunga espansione economica nella storia moderna degli Stati Uniti coprì il periodo tra marzo 1991 e marzo 2001, prevalentemente sotto l'amministrazione Clinton.[22]
Gli attentati dell'11 settembre 2001 che colpirono il World Trade Center di New York e il Pentagono uccisero quasi tremila persone. In risposta il presidente George W. Bush lanciò la guerra contro il terrorismo. Alla fine del 2001 le forze statunitensi invasero l'Afghanistan, rovesciando il governo dei talebani che però continuarono le operazioni di guerriglia. Nel 2002 l'amministrazione Bush cominciò a premere per il cambiamento del regime in Iraq. Sebbene senza il sostegno della NATO o di un esplicito mandato dell'ONU si arrivò all'invasione dell'Iraq nel 2003 che portò alla cattura del presidente iracheno Saddam Hussein. La guerra in Iraq vide l'opposizione dalla maggior parte degli statunitensi.[23] Nel 2005 l'uragano Katrina ha causato gravi distruzioni lungo la costa del Golfo e devastato New Orleans.
Il 4 novembre 2008 il senatore democratico Barack Obama è stato eletto presidente (il suo mandato è cominciato il 20 gennaio 2009), primo presidente afro-americano nella storia degli Stati Uniti, battendo il senatore repubblicano John McCain. Inoltre il 9 ottobre 2009 Obama è stato insignito del premio Nobel per la pace. Obama ha promosso l'approvazione di un'ampia riforma sanitaria e misure economiche per riportare a crescere l'economia degli Stati Uniti in seguito alla grande recessione. Tuttavia si è attirato critiche sia da parlamentari del Partito Repubblicano sia da quello Democratico per l'eccessiva spesa pubblica nei primi anni di mandato.[24][25] Inoltre sotto il governo del presidente Obama è stato ucciso in Pakistan nel 2011 Osama bin Laden da una squadra di Navy Seals e operativi CIA. Altri avvenimenti importanti avvenuti durante l'era Obama furono l'accordo sul nucleare iraniano, la legalizzazione del matrimonio omosessuale e la riapertura delle relazioni diplomatiche con Cuba.
Gli stanziamenti che il Congresso degli Stati Uniti ha approvato per la guerra in Iraq, Afghanistan e della guerra globale contro il terrorismo dopo l'11 settembre sono stati di 1,6 trilioni di dollari.
Sono stati spesi 686 miliardi di $ (43%) per l'Operazione Enduring Freedom (OEF) nella guerra in Afganistan e altre operazioni di controterrorismo.
Sono stati spesi 815 miliardi di $ (51%) per l'Operazione Iraqi Freedom (OIF)/Operazione New Dawn (OND).
Sono stati spesi 27 miliardi di $ (2%) per l'Operazione Noble Eagle (ONE), per fornire una maggiore sicurezza alle basi militari.
Sono stati spesi 81 miliardi di $ (5%) per finanziamenti correlati alle guerre in Afghanistan o in Iraq. [26]Alle elezioni dell'8 novembre 2016 il candidato repubblicano Donald Trump è stato eletto presidente, battendo la candidata democratica Hillary Clinton.
Gli Stati Uniti d'America, insieme al Brasile e all'India sono stati uno dei Paesi più colpiti dal COVID-19.
Il 6 gennaio 2021, gruppi misti di insurrezionisti incitati dal presidente Trump hanno assaltato il congresso nazionale di Washington nel tentativo di impedire la certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden alle elezioni presidenziali del novembre 2020. L'attacco ha colto impreparate le autorità preposte alla difesa del congresso che hanno impiegato diverse ore per riprendere il controllo dell'edificio dovendo fare appoggio anche su unità della Guardia Nazionale e del FBI.
Nell'assalto sono rimaste uccise cinque persone e decine sono rimaste ferite. È stato il primo assalto al congresso statunitense dai tempi della guerra anglo-americana del 1812.
Il 20 gennaio 2021 Joe Biden giura come 46º Presidente degli Stati Uniti d'America.[27] Kamala Harris diventa la 49° vice presidente degli Stati Uniti d'America divenendo la prima donna a ricoprire tale carica e la prima di origine asiatica-americana.
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