الهرم الأكبر

( Piramide di Cheope )

La Piramide di Cheope, conosciuta anche come Grande Piramide di Giza o Piramide di Khufu, è la più antica e più grande delle tre piramidi principali della necropoli di Giza. È la più antica delle sette meraviglie del mondo antico nonché l'unica arrivata ai giorni nostri. È costituita da almeno 2 300 000 blocchi, ciascuno mediamente del peso di circa 2,5 tonnellate e, secondo gli egittologi, edificata in un lasso di tempo dell'ordine delle decine di anni (i lavori vengono stimati tra i 15 e i 30 anni, quindi mediamente 23 anni).

Gli egittologi, archeologi specializzati nello studio dell'antico Egitto, ritengono che la piramide sia stata costruita come sepolcro del faraone Cheope, regnante della IV dinastia intorno al 2560 a.C. In un'ipotesi piuttosto accreditata, ne viene ritenuto ideatore l'architetto reale Hemiunu.

La Grande Piramide aveva un'altezza, al momento della costruzione di 146,6 m, ridotta ai 138,8 attuali a causa dei fenomeni atmosferic...Leggi tutto

La Piramide di Cheope, conosciuta anche come Grande Piramide di Giza o Piramide di Khufu, è la più antica e più grande delle tre piramidi principali della necropoli di Giza. È la più antica delle sette meraviglie del mondo antico nonché l'unica arrivata ai giorni nostri. È costituita da almeno 2 300 000 blocchi, ciascuno mediamente del peso di circa 2,5 tonnellate e, secondo gli egittologi, edificata in un lasso di tempo dell'ordine delle decine di anni (i lavori vengono stimati tra i 15 e i 30 anni, quindi mediamente 23 anni).

Gli egittologi, archeologi specializzati nello studio dell'antico Egitto, ritengono che la piramide sia stata costruita come sepolcro del faraone Cheope, regnante della IV dinastia intorno al 2560 a.C. In un'ipotesi piuttosto accreditata, ne viene ritenuto ideatore l'architetto reale Hemiunu.

La Grande Piramide aveva un'altezza, al momento della costruzione di 146,6 m, ridotta ai 138,8 attuali a causa dei fenomeni atmosferici. e per oltre 3 800 anni è stata la più alta struttura artificiale del mondo, fino a quando, intorno al 1300, venne eretta la guglia centrale della cattedrale di Lincoln, in Inghilterra. In origine la piramide era ricoperta da un rivestimento di calcare bianco con superficie esterna liscia ma a causa di un terremoto avvenuto nel XIV secolo tale copertura si sgretolò e venne in seguito adoperata per la costruzione di edifici nella città de Il Cairo. Solo alcune pietre del rivestimento sono tuttora visibili attorno alla base. La maggior parte della piramide, sia nella parte visibile all'esterno che nelle strutture interne, è composta di pietre calcaree, grossolanamente sbozzate nelle parti esterne oggi visibili mentre nelle parti a vista dell'interno sono tagliate con grande accuratezza (spesso millimetrica) ed altrettanto sapientemente posizionate secondo la tecnica dell'aggetto. Tuttavia è stato adoperato anche il granito, come nel rivestimento della cosiddetta "camera del re" e nella struttura del presunto sarcofago che si trova al suo interno.

Nella Grande Piramide sono state scoperte tre camere: la più bassa, detta camera ipogea, si trova sottoterra, scolpita nella viva roccia su cui la piramide è stata costruita e appare incompiuta; più in alto si trovano, nell'ordine, la cosiddetta camera della Regina e ancora più in alto la cosiddetta camera del Re. Il complesso originariamente comprendeva due templi mortuari in onore di Cheope (uno in prossimità della piramide e uno vicino al Nilo), tre piramidi più piccole, dette secondarie (per le regine di Cheope), una più piccola piramide satellite, una strada rialzata (detta rampa processionale, per collegare i due templi) e piccole mastabe, per i nobili.

Erodoto di Alicarnasso fu il primo studioso, di cui si abbia notizia, a raccogliere informazioni dai sacerdoti egizi suoi contemporanei, per integrarli nelle sue Storie.

Nell'anno 820 d.C. il califfo al-Maʾmūn, intenzionato a saccheggiarla, riuscì ad entrarvi scavandovi una galleria, ma trovò la piramide già vuota. Questo fatto contribuì a far perdere interesse nella Piramide e dalla fine del XIV secolo essa fu sostanzialmente trasformata in cava.

In seguito, con l'avvento dell'umanesimo rinascimentale e grazie al testo di Erodoto, la piramide tornò a suscitare la curiosità negli eruditi europei, fra questi ci fu l'archeologo italiano Ciriaco d'Ancona il quale volle controllare le notizie antiche recandosi a visitare la piramide. Ne rimase stupefatto a tal punto da lasciare vari disegni e una relazione.

Dalla metà del XVIII secolo la Piramide divenne meta di esploratori occidentali in cerca di emozioni, ma dopo le guerre napoleoniche (1799-1801) le notizie riportate dall'esercito francese fecero nascere un enorme interesse anche a livello popolare, creando quella che fu detta "egittomania" europea e di conseguenza iniziarono campagne sistematiche di studio da parte degli archeologi europei. Con l'indipendenza dell'Egitto, il controllo del sito è passato in mano dello stato egiziano, che ne regola i permessi di scavo e studio pur collaborando con enti e organizzazioni private estere.

All'interno della Grande Piramide non è stato trovato né il feretro né il corredo funerario (fatto questo di per sé non sorprendente, poiché quasi tutte le sepolture reali dell'antico Egitto sono state saccheggiate dai tombaroli già nell'antichità) tuttavia questo elemento unito alla mancanza di decorazioni o geroglifici dei vani interni e alle gigantesche dimensioni dell'opera, ha fatto nascere un vasto dibattito con un certo numero di teorie, non accreditate dalla maggior parte della comunità scientifica archeologica, sul fatto che le piramidi non avessero la funzione di tombe. Questa ipotesi è basata su quanto detto sopra (cioè sul fatto che non è stato ritrovato all'interno alcun segno che faccia pensare ad una sepoltura, né spoglie né iscrizioni sulle pareti), constatazione materiale che a sua volta è rafforzata dal fatto che è unanime presso gli studiosi la convinzione che gli uomini del califfo al Mamum sono stati i primi ad entrare (era l'820 d.C.) negli ambienti interni della Piramide. Tali uomini infatti aprirono una breccia nella parete sud della piramide, leggermente ad ovest e più in basso dell'entrata originaria, che è stata portata alla luce solo in epoca moderna a seguito di scavi nella parete: essa era infatti abbondantemente nascosta, e non vi sono testimonianze che la sua copertura fosse una toppa rifatta sopra dopo precedenti ipotetiche apertura della breccia. Inoltre, è ancor più comprovato che gli stessi uomini del califfo furono i primi a riuscire ad entrare nei cunicoli e gallerie che portano alle camere (cosiddette) "del Re" e "della Regina", cunicoli e gallerie i cui accessi furono chiusi da invalicabili sistemi di lastre di granito che sono ancora sul posto: gli uomini del califfo riuscirono fortunosamente a superare questi sbarramenti, sfondando tetti e pavimenti dei vari corridoi, cosa che non è riscontrata essere stata fatta in altri punti prima di essi.

 Statua dell'architetto Hemiunu Statua del faraone Cheope

La Grande Piramide, secondo gli egittologi, è stata realizzata nel XXVI secolo a.C. e si crede che sia stata progettata da Hemiunu, un sacerdote e alto funzionario egizio. Non tutti concordano sulla data precisa di conclusione dei lavori, a causa di problemi di completezza e interpretazione dei Libri dei Re, le antiche cronologie dei regnanti in Egitto, ma la più probabile è intorno al 2560 a.C. Tuttavia la datazione al radiocarbonio effettuata nel 2020 all'Universita di Aberdeen, di un cuneo di legno di cedro ritrovato alla base della "Camera della Regina", risale al 3341 a.C.[1] confutando tali congetture e possibilmente anticipando la costruzione di almeno 5-7 secoli, rendendo impossibile la sua edificazione da parte del noto faraone a cui è attribuita, e neppure ai suoi predecessori delle Dinastie precedenti, addirittura prima di tutto l'Antico Regno e persino precedente al periodo Periodo Protodinastico (che partirebbe dal 3100 a.C. circa), lasciando la questione molto aperta.

Nonostante l'incongruenza con la datazione determinata dall'esame al C-14, l'assenza di fonti certe e altre opere che si possano dimostrare coeve e la mancanza del feretro, la piramide è generalmente attribuita al faraone Cheope (nome ellenizzato di Khufu) ed è affiancata dalla Piramide di Chefren, suo successore, dalla Grande Sfinge e dalla Piramide di Micerino, successore di Chefren.

Nelle immediate vicinanze della piramide ci sono ben sette fosse per barche sacre di cui una è stata ricostruita ed è visibile nell'apposita struttura.[2]

La piramide è provvista di un cortile, di un luogo di culto a nord, di un tempio funerario, di una rampa processionale e di un tempio a valle. Ci sono, inoltre, annesse alla piramide principale di Cheope, anche tre piramidi secondarie dedicate a tre sue regine e una piramide satellite scoperta nel 1999.[3]

Epoca bizantina e araba  Giuseppe in Egitto. Sullo sfondo le piramidi immaginate come granai

Al tempo di Gregorio Nazianzeno e Stefano di Bisanzio le piramidi iniziarono ad essere denominate granaio di Giuseppe, un errore di interpretazione che durò fino alla fine del XV secolo. Questa definizione potrebbe esser nata dalla falsa etimologia del termine greco πυρός (pyros, grano). Al tempo della dominazione bizantina sull'Egitto non vi furono particolari attenzioni sulla Grande Piramide e con la perdita della lingua egizia, venne rafforzata l'interpretazione dei monumenti come granai.

Con la conquista islamica nel 649 le cose non cambiarono. Lo storico islamico al-Maqrizi (1364-1442), raccolse un certo numero di scritti islamici e copti, che descrivevano quasi unanimemente che il nuovo accesso alla piramide fu creato dal settimo califfo abbaside al-Maʾmūn, i cui uomini avevano scavato un cunicolo vicino all'accesso originale nell'820. Al-Maqrizi era ovviamente a conoscenza dei sarcofagi nelle camere funerarie e perciò del fatto che le piramidi non fossero granai ma tombe.

Anche lo storico, filosofo e geografo arabo al-Mas'udi riportò nella sua opera Akhbār al-zamān il nuovo accesso di al-Ma'mun. Le sue descrizioni sono comunque alternate a fantasiosi abbellimenti. Le prime descrizioni dell'interno della piramide di Cheope apparvero dalla prima metà dell'XI secolo, ad opera del medico Ali ibn Ridwan e all'inizio del XII secolo dallo scrittore arabo Muhammad al-Kaisi.

Il viaggiatore arabo 'Abd al-Latif al-Baghdadi (1163-1231) quando visitò l'Egitto si meravigliò dell'ingegno dei costruttori delle piramidi. Descrisse anche come un esercito di lavoratori del sovrano al-Malik al-Aziz Uthman tentò, senza successo, di rimuovere le pietre di rivestimento della Piramide di Micerino, e che le pietre di rivestimento di alcune piramidi vennero utilizzate come materiale da costruzione nella città di Giza. Iniziarono così, per diversi secoli, lavori di demolizione del rivestimento delle due grandi piramidi di Giza. Al-Latif fece anche riferimento a varie iscrizioni sui rivestimenti delle due grandi piramidi e descrisse la precisione con la quale erano state poste le pietre di calcare. Molto interessanti le sue descrizioni del sistema camerale della piramide di Cheope, dove si fa riferimento anche ai condotti di ventilazione nella camera superiore.

Riscoperta europea  Lo schema della Grande Piramide nell'edizione del 1752 della Pyramidographia di John Greaves

Verso la fine del XV secolo, la Grande Piramide è stata sempre più meta o almeno tappa di esploratori e pellegrini europei in viaggio verso la Terra santa, e da questi erroneamente sempre interpretata come monumentale granaio.

Già nel 1335 il monaco tedesco Guglielmo di Boldensele aveva visitato le piramidi di Giza e avendo visto anche l'interno della Grande Piramide, respinse l'idea del granaio. A quel tempo, i rivestimenti esterni nella parte inferiore della piramide dovevano essere ancora intatti, probabilmente furono rimossi su vasta scala sotto il sultano mamelucco An-Nasir Hasan (1347-1362) per costruire la moschea del Cairo.

Nel 1436 Ciriaco d'Ancona si recò a visitare la piramide, citandola nei suoi Commentarii e testimoniando che l'antica meraviglia del mondo antico era l'unica ad essere sopravvissuta allo scorrere del tempo.[4][5]

Nel 1646 John Greaves ne parla nella sua Pyramidographia, (considerata il primo tentativo di un lavoro egittologico). Greaves scalò la piramide di Cheope, ne misurò i blocchi, ne visitò l'interno e ne disegnò uno schema di notevole precisione per la sua epoca.[6]

XVIII e XIX secolo

Il diplomatico inglese Nathaniel Davison entrò nel 1765 nella camera superiore e scoprì la camera di scarico più bassa, quella immediatamente al di sopra della camera superiore, alla quale viene comunemente dato il suo nome.

Un contributo scientifico allo studio delle piramidi fu un effetto della campagna di Napoleone in Egitto: arrivarono sul posto 150 tra filologi, naturalisti, cartografi, geodeti e disegnatori francesi,[7] tra i quali si ricorda Edme François Jomard, il quale dedicò un capitolo della Description de l'Égypte alle piramidi.[8] Malgrado la qualità degli studi fosse divenuta più approfondita, anche in questo periodo non mancarono teorie pseudoscientifiche che vedevano il complesso sistema di misure e proporzioni della Grande piramide come una sorta di registro delle scienze esatte.

Nel 1817 l'esploratore italiano Giovanni Battista Caviglia liberò il corridoio discendente dalle macerie e scoprì la camera ipogea scavata nella roccia, che a quanto pare era rimasta sepolta per secoli, trovando anche l'accesso al cunicolo verticale.

Nel 1837 i ricercatori britannici Richard William Howard Vyse e John Shae Perring[9] penetrarono nelle altre quattro camere, cosiddette di scarico, al di sopra della camera di Davison, trovando diversi graffiti lasciati dai lavoratori edili, indicanti il nome Cheope, la prima testimonianza moderna che consentì l'assegnazione univoca della piramide a questo faraone[10]. Individuarono inoltre le aperture esterne dei condotti di ventilazione della camera superiore, che ripulirono. Con gli scavi sul lato est della piramide, portarono alla luce i resti del basolato del tempio funerario. Nel vano tentativo di trovare ulteriori aperture all'interno della piramide scavarono e fecero saltare con la dinamite una breccia sul lato sud.

 La spedizione prussiana in Egitto di Richard Lepsius celebra il compleanno di re Federico Guglielmo IV sulla sommità della piramide di Cheope il 15 ottobre 1842

Anche il re di Prussia Federico Guglielmo IV inviò una spedizione in Egitto (1842-1845) sotto la direzione di Richard Lepsius, ed anche questa si occupò della piramide di Cheope. I partecipanti alla spedizione festeggiarono il compleanno del re scalando la piramide e dispiegando al suo apice la bandiera prussiana. Il compleanno del re giustificò anche l'incisione di un messaggio che elogiava il sovrano, con geroglifici egizi, su una delle travi a contrasto dell'ingresso originale.[11]

L'astronomo inglese Charles Piazzi Smyth (1819-1900), particolarmente colpito dalle teorie di John Taylor, autore di La Grande Piramide: perché è stata costruita? e chi la costruì?, pubblicato nel 1859, derivò un complesso insieme di interrelazioni numeriche tra le varie dimensioni misurate da lui stesso sulla piramide. Misure che si rivelarono in gran parte artificiose ed arbitrarie. Taylor infatti, sulla base delle cronache dei viaggiatori e delle spedizioni in Egitto, adottò una serie di coincidenze matematiche, dichiarando che la Grande Piramide fu costruita per creare una sorta di registro delle misure della Terra e riteneva che l'architetto che aveva progettato e supervisionato la costruzione della Grande Piramide non era un egiziano, ma nientemeno che il biblico Noè. Egli sostenne che la struttura fu realizzata utilizzando un'unità di misura che battezzò pollice piramide (1/25 del cubito sacro, quasi identico al pollice inglese).

 Flinders Petrie a Giza nel 1880

L'archeologo inglese Flinders Petrie lavorò alla necropoli di Giza dal 1880 al 1882 e misurò con strumenti topografici parzialmente auto-costruiti sia l'esterno che l'interno della Grande Piramide, smentendo le teorie di Piazzi Smyth e le speculazioni sul pollice piramide. Suo padre era spesso ospite a casa di Piazzi Smyth, ed egli fu influenzato da La nostra eredità nella Grande Piramide, tuttavia successivamente con le su ricerche smentirà il lavoro di Piazzi Smyth. Egli inoltre coniò il termine pyramidiot per descrivere ciò che vedeva come un culto quasi religioso.[12]

XX secolo  George Reisner agli scavi di Giza nel 1926 L'11º battaglione australiano sui gradini della piramide nel 1915

Dal 1902 al 1932 George Reisner eseguì estensivi scavi nella zona ad ovest della piana di Giza e, nel 1925 scoprì nelle vicinanze a nord-est della piramide G-Ia la tomba di Hetepheres I (G 7000x), con il suo corredo funerario. La tomba, collocata sul fondo di un pozzo alto 27 metri, infatti non era stata saccheggiata, sebbene fosse priva della mummia della regina e molti reperti fossero in cattivo stato di conservazione.[13] Hetep-heres I era probabilmente la moglie di Snefru e la madre di Cheope.

Anche Hermann Junker effettuò scavi estensivi nella zona ad ovest e scoprì, tra l'altro, nella mastaba G 4000 una statua, alta circa 1,50 m, di Hemiunu seduto, con il titolo di sovrintendente alle costruzioni reali, e quindi probabilmente responsabile della costruzione della Grande Piramide.

 Il sarcofago ritrovato nella Camera del Re

Due archeologi egiziani, Kamal el-Mallakh e Zaki Iskander, scoprirono nel 1954, a sud della piramide di Cheope, due pozzi ancora sigillati che conservavano le parti di due barche sacre. Dopo una lunga opera di restauro una di esse, detta barca solare di Cheope, fu mostrata al pubblico nel 1982 in un museo creato appositamente a fianco della Grande piramide. La seconda, a causa delle cattive condizioni di conservazione, è stata lasciata all'interno del pozzo originario.

Tra il 1986 ed il 1987 alcuni ricercatori francesi hanno esaminato la piramide con strumenti micro-gravimetrici per individuare eventuali camere interne sconosciute. Si trovarono però solo tre piccole cavità all'interno del condotto che conduce alla camera intermedia, ed esse risultarono essere riempite di sabbia, che, una volta analizzata in laboratorio, risultò proveniente da un'altra regione egiziana, essere stata selezionata in qualità, e crivellata. Successivamente alcuni ricercatori giapponesi, diretti da Sakuji Yoshimura, utilizzando scanner elettromagnetici per sondare le onde sonore all'interno delle pareti, confermarono le ricerche francesi rilevando anche altre micro cavità.

Dal 1988, iniziarono gli scavi, guidati da Mark Lehner, in uno degli insediamenti dei lavoratori, situato a sud-est della Piana di Giza. Dal 1990, ad ovest di questo quartiere di operai, fecero seguito gli scavi della zona cimiteriale, diretti da Zahi Hawass. Lo stesso Hawass scoprì, nel 1992, i resti della piccola piramide satellite ad est della piramide principale.

Nel 1992 e successivamente nel 1993 l'ingegnere tedesco Rudolf Gantenbrink, in collaborazione con il Deutsches Archäologisches Institut al Cairo, usando diversi robot e sotto la supervisione dell'archeologo Rainer Stadelmann, esplorò entrambi i condotti di aerazione della camera intermedia, riuscendo a visitare interamente solo il condotto sud, il quale presentava uno sportellino di chiusura. A differenza di quelli presenti nella camera superiore infatti, i condotti nella camera intermedia non comunicano con l'esterno.[14] La spedizione liberò dai detriti la parte esterna dei condotti della camera superiore ed installò nel condotto nord un ventilatore per far affluire aria pulita nella camera superiore.[15]

Esplorazioni recenti

Il 17 settembre 2002, anche una spedizione della National Geographic Society inviò un veicolo robotizzato denominato Pyramid Rover all'interno dei condotti della camera intermedia. Il robot riuscì a bucare lo sportellino ed a far penetrare la propria videocamera all'interno solo per scoprire una cavità vuota, chiusa da un'altra pietra. Il 18 settembre 2002 venne scoperta una porta del tutto analoga nel condotto nord.

Nel maggio 2009, un gruppo di ricerca internazionale guidato dall'ingegnere britannico Robert Richardson ha annunciato i risultati di un'ulteriore spedizione nel condotto inferiore sud. Il robot Djedi, utilizzando una camera snodabile, riuscì a visualizzare l'interno del piccolo vano da varie angolazioni.

Nel 2023 un gruppo di ricercatori internazionali ha scoperto un tunnel di 9 metri di lunghezza, 2 di altezza e altrettanti di larghezza. Esso è stato trovato nel lato nord della piramide. Secondo il Professor Zahi Hawass il tunnel porterebbe alla vera camera sepolcrale di Cheope.[senza fonte]

^ http://edition.cnn.com/style/amp/dixon-relics-great-pyramid-of-giza-discovery-intl-hnk-scli-scn/index.html ^ Riccardo Manzini, Complessi piramidali egizi, volume II - Necropoli di Giza, Ananke, p. 151. ^ Riccardo Manzini, Complessi piramidali egizi, volume II - Necropoli di Giza, Ananke, p. 120. ^ Enciclopedia Treccani, Ciriaco d'Ancona ^ Agostino Pertusi, Venezia e l'Oriente: fra Tardo Medioevo e Rinascimento, Sansoni, 1966, p. 331. ^ Google Books: Miscellaneous Works of John Greaves, tra cui l'edizione completa della Pyramidographia. ^ Peter Jánosi, Le piramidi. Il Mulino, 2006. ^ Description de l'Egypte, volume 15 (1822): Planches: Antiquités, volume V. Pyramids de Memphis. ^ Testi originali: Google Books - Richard William Howard Howard-Vyse, John Shae Perring, Appendix to Operations carried on at the Pyramids of Gizeh in 1837, vol. I, Londra, 1840, su books.google.it. Google Books - Appendix to Operations carried on at the Pyramids of Gizeh in 1837, vol. II, Londra, 1840, su books.google.it. Google Books - Appendix to Operations carried on at the Pyramids of Gizeh in 1837, vol. III, Londra, 1842, su books.google.it. oppure: Universitätsbibliothek Heidelberg - Appendix to Operations carried on at the Pyramids of Gizeh in 1837, vol. III, Londra, 1842, su digi.ub.uni-heidelberg.de. ^ Riccardo Manzini, Complessi piramidali egizi - Vol. II, p. 121 ^ (EN) The Hieroglyphic Inscription Above the Great Pyramid's Entrance ^ (EN) Petrie, Seventy Years In Archaeology, Routledge, 6 agosto 2013, ISBN 9781136192166. URL consultato l'11 novembre 2018. ^ (EN) gizapyramids.org - The Bulletin of the Australian Centre for Egyptology Volume I, 1990 ^ (EN) Upuaut Project ^ (EN) Upuaut Project - The second 1992 campaing
Fotografie di:
Nina - CC BY 2.5
Statistics: Position
43
Statistics: Rank
1059004

Aggiungi un commento

Questa domanda è un test per verificare che tu sia un visitatore umano e per impedire inserimenti di spam automatici.

Sicurezza
914825367Fai clic/tocca questa sequenza: :codice

Google street view

Dove puoi dormire vicino Piramide di Cheope ?

Booking.com
489.154 visite in totale, 9.196 Punti di interesse, 404 Destinazioni, 60 visite oggi.