San Marino

San Marino (in dialetto sammarinese: San Marèin o San Maroin), ufficialmente Repubblica di San Marino e noto anche come la Serenissima Repubblica di San Marino, è uno Stato senza sbocco al mare dell'Europa meridionale situato nel centro-nord della penisola italiana, al confine tra le regioni italiane Emilia-Romagna e Marche.

Con un'estensione territoriale di 61,19 km² e 33 909 residenti, è uno dei meno popolosi fra gli stati membri del Consiglio d'Europa e delle Nazioni Unite. La capitale è Città di San Marino, la lingua ufficiale è l'italiano ed è parlato anche il dialetto sammarinese. Gli abitanti sono chiamati sammarinesi. Il castello più popoloso è Serravalle (11 035 abitanti).

 Parte alta delle mura di San Marino, in alto sullo sfondo Rocca Guaita Le mura della Città di San Marino Particolare dell'arco Veduta del castello e della Rocca GuaitaPreistoria

La preistoria di San Marino abbraccia un periodo che parte dal Neolitico. Infatti, il più antico reperto è un'ascia-martello in pietra risalente al 5000-4000 a.C. secondo le datazioni al radiocarbonio, ritrovata a San Giovanni sotto le Penne, curazia di Borgo Maggiore. All'età del bronzo (2000 a.C.) risale un'ascia bronzea trovata a Casole, curazia di città di San Marino. Alla cultura villanoviana risalgono molti resti ritrovati in Repubblica, a Castellaro di Città sono state trovate urne cinerarie e resti di vasi di terracotta. Purtroppo, durante la costruzione della torre che ha dato nome alla curazia, il vasellame venne gettato nel torrente rio San Marino.

L'indipendenza tradizionale e l'Alto Medioevo
  Lo stesso argomento in dettaglio: San Marino diacono, Tesoro di Domagnano e Placito Feretrano.

L'indipendenza della Repubblica ha origini antichissime, tanto che San Marino è ritenuta la più antica repubblica del mondo tuttora esistente.[1]

La tradizione fa risalire la sua fondazione al 3 settembre 301 d.C., quando san Marino, un tagliapietre dalmata dell'isola di Arbe, fuggito dalle persecuzioni contro i cristiani dell'imperatore romano Diocleziano, stabilì una piccola comunità cristiana sul monte Titano, il più alto dei sette colli su cui sorge la Repubblica. La proprietaria della zona, una ricca donna di Rimini, Donna Felicissima, donò il territorio del monte Titano alla piccola comunità che a memoria del fondatore lo chiamò "Terra di San Marino". Prima di morire, secondo la leggenda, san Marino avrebbe pronunciato ai suoi seguaci la seguente frase:

(LA)

«Relinquo vos liberos ab utroque homine»

(IT)

«Vi lascio liberi da ambedue gli uomini»

ovvero "Vi lascio liberi dall'Imperatore e dal Papa", sovrano dell'Impero l'uno, guida della Chiesa l'altro. Queste parole sono il fondamento dell'indipendenza della Repubblica, come testimoniato da un documento di un processo per la mancata riscossione dei tributi tenutosi nel 1296 (circa mille anni dopo la morte del santo) presso il convento di valle Sant'Anastasio:

«Non pagano perché non hanno mai pagato. È stato il loro Santo a lasciarli liberi»

(LA)

«Nemini teneri»

(IT)

«Non dipendere da nessuno»

In questo documento, rinvenuto presso un convento francescano di frati minori a Sant'Igne, si attesta che San Marino è, alla stregua di San Leo, Talamello e Maiolo, esente da tassazioni, con la differenza che nelle ultime tre località comanda un signore che postula l'esenzione dai tributi come privilegio, mentre a San Marino è la comunità a rivendicare l'esenzione come diritto proveniente dal comandamento di san Marino.

Basso Medioevo e Rinascimento
  Lo stesso argomento in dettaglio: Malatesta.

A partire dall'anno 1000, il governo era affidato all'assemblea di tutti i capi famiglia, chiamata arengo. L'arengo deteneva tutti i poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario, in precedenza concentrati nelle mani dell'abate feudatario i cui diritti passarono in seguito al vescovo della diocesi di Montefeltro. Tuttavia, la crescita delle dimensioni della comunità rendeva ingestibile un organo decisionale così ampio; così nel XIII secolo vennero create assemblee politiche (il Consiglio dei LX e il Consiglio dei XII).

Le istituzioni comunali a San Marino si svilupparono tra il secolo XII e XIII, qualche decennio dopo rispetto ai simili comuni di Rimini, Faenza, Imola, Cesena. La prima menzione di consoli (titolo che diverrà poi quello dei Capitani Reggenti), si ha in un documento datato 12 dicembre 1244 (talora indicato come 12 dicembre 1243), con ulteriore menzioni negli anni 1253 e 1254.[2][3][4] Il governo non era ancora completamente autonomo, e operava ancora sotto il controllo del vescovo di Montefeltro.[5][6] Tra il '200 ed il '300, l'autonomia e l'indipendenza di San Marino rispetto agli enti limitrofi si rafforza.[7]

Nel 1291 i sammarinesi fecero ricorso al vescovo di Arezzo, Ildebrandino Guidi di Romena, contro le pretese di contributi del Vicario del Montefeltro. A decidere la lite fu chiamato il giurista Palamede di Rimini, che decise a favore di San Marino e ne riconobbe l'esenzione dai tributi del Montefeltro. Nel 1296, quando il governatore di Romagna era Guglielmo Durante, i Sammarinesi fecero ricorso a papa Bonifacio VIII contro le continue pretese di tributi da parte dei podestà feretrani. La Curia incaricò l'abate Ranieri di Sant'Anastasio di decidere la questione. Seguì un lungo processo con rappresentanti del comune e testimoni, indagando la questione della libertà ed esenzione di San Marino rispetto a tributi di Montefeltro. La causa fu molto probabilmente giudicata a favore di San Marino.[8]

Nel 1320 aderì a essa il castello di Chiesanuova. Nel 1351, dopo che il vescovo di San Leo e del Montefeltro lo ebbe affrancato dai vincoli feudali, San Marino divenne un libero comune.

Il territorio rimase limitato al monte Titano fino al 1463, quando la Repubblica entrò nella coalizione che sconfisse il signore di Rimini Sigismondo Pandolfo Malatesta (guerra sammarinese). Come ricompensa, papa Pio II cedette a San Marino i castelli di Domagnano, Fiorentino, Montegiardino e Serravalle. Nello stesso anno il castello di Faetano chiese e ottenne l'annessione alla Repubblica. Successivamente i confini dello stato non hanno più subito modifiche.

Nel 1243 fu introdotta la figura dei capitani reggenti che svolgevano le funzioni di capi di Stato: i primi di cui si abbia notizia (ma alcune fonti fanno credere che ce ne siano stati di precedenti) furono Oddone Scarito e Filippo da Sterpeto: eletti dall'arengo, gestivano il potere esecutivo e giudiziario. Le prime leggi risalgono al 1263. Nel secolo XV venne creato il Consiglio Grande e Generale, composto da sessanta membri dell'arengo, al quale furono delegate alcune prerogative dell'assemblea. I nuovi organi istituzionali assorbirono progressivamente la maggior parte delle prerogative dell'arengo. Quest'ultimo, pur non essendo mai ufficialmente abolito ma svuotato dalle sue funzioni, non venne più convocato dal 1571 fino al 1906.

Età moderna
  Lo stesso argomento in dettaglio: Occupazione alberoniana.
 Statuti del 1600

L'8 ottobre 1600 venne promulgata la prima Costituzione scritta, le Leges Statutae Sancti Marini, alla base delle fonti del diritto sammarinese assieme alla legge elettorale degli anni trenta. In seguito si assistette a un processo di deterioramento delle istituzioni: il Consiglio Grande e Generale, svincolato da ogni forma di controllo, divenne strumento per la realizzazione degli interessi di un numero sempre più ristretto di famiglie patrizie. Il Consiglio infatti cessò di essere eletto dall'arengo ma veniva rinnovato tramite cooptazione. All'inizio del secolo XVII fu stipulato un accordo di protezione con lo Stato della Chiesa.

L'indipendenza del piccolo stato fu in pericolo più volte: nella sua storia San Marino subì tre brevi occupazioni militari. Nel 1503 Cesare Borgia occupò la Repubblica per dieci mesi sino alla morte del padre, papa Alessandro VI. Nel 1739 il tentativo di annessione allo Stato della Chiesa per opera del cardinale Alberoni, fallito grazie all'intervento delle potenze dell'epoca, alla disobbedienza civile, religiosa - in particolare delle monache clarisse - e alle proteste davanti a papa Clemente XII. L'ultima occupazione del Paese avvenne nel 1944 per opera delle truppe tedesche e della Repubblica Sociale Italiana in ritirata, e successivamente dagli Alleati, che lo occuparono per tre mesi.

Lo stato venne riconosciuto dalla Francia di Napoleone nel 1797 e da altri paesi europei al Congresso di Vienna del 1815. Lo stesso Napoleone, in segno di amicizia e fraternità ai cittadini della Repubblica, offrì ai sammarinesi di estendere i loro confini al mare. La proposta, con grande lungimiranza politica, fu gentilmente rifiutata, e nella lettera di risposta il Reggente Antonio Onofri, figura di spicco della politica sammarinese del periodo napoleonico, affermò che "la Repubblica di San Marino, contenta della sua piccolezza, non ardisce accettare l'offerta generosa che le viene fatta, né entrare in viste di ambizioso ingrandimento che potrebbero col tempo compromettere la sua libertà"; ciò permise alla Repubblica di non essere assimilata ad alleato della Francia nel Congresso di Vienna.

Ottocento
  Lo stesso argomento in dettaglio: Giuseppe Garibaldi e Repubblica Romana (1849).
 1849, dopo la caduta della Repubblica Romana Giuseppe e Anita Garibaldi in fuga trovano rifugio a San Marino

Per la conoscenza degli Statuti di San Marino nel XIX secolo, si rimanda al testo: Leges statutae Reipublicae Sancti Marini, pubblicato a Forlì nel 1834[9].

Durante il Risorgimento, San Marino costituì un rifugio sicuro per molti dei personaggi che parteciparono ai moti di quegli anni, ai quali presero parte anche alcuni cittadini sammarinesi. Durante le vicende che hanno portato all'unità d'Italia, San Marino assunse fortunosamente un ruolo fondamentale per Giuseppe Garibaldi che trovò rifugio sul monte Titano quando nel 1849, nel tentativo di raggiungere Venezia, si ritrovò circondato da quattro eserciti a Macerata Feltria.

Garibaldi chiese di transitare attraverso San Marino al Consiglio Grande e Generale. In un primo tempo la richiesta fu respinta; successivamente venne reiterata, ma Garibaldi, senza aspettare risposta, oltrepassò i confini con i millecinquecento uomini rimasti e presentò personalmente domanda di asilo. Uno dei capitani reggenti, Domenico Maria Belzoppi I – liberale e carbonaro, incarcerato in seguito ai moti di Rimini del 1845 – glielo concesse in cambio della garanzia dell'indipendenza e della difesa del piccolo stato da scontri armati.

In seguito San Marino continuò a dare supporto ai rifugiati e ad appoggiare le rivolte, pur in un clima di sospetto da parte dello Stato Pontificio e dell'Austria. I due paesi progettarono un'occupazione armata per mettere in discussione la libertà della Repubblica. Grazie all'intervento della Francia di Napoleone III questo tentativo non ebbe buon esito. In effetti, nel 1853, da un gruppo democratico fu ucciso il Segretario generale della Repubblica Gian Battista Bonelli[10].

Con l'unità d'Italia cessarono i pericoli di invasione da parte di stati stranieri. Un "Trattato d'amicizia" firmato il 22 marzo 1862 e revisionato nel 1939 e nel 1971 garantisce l'indipendenza della Repubblica, il buon vicinato e favorisce le relazioni commerciali. Le revisioni hanno stabilito un'unione doganale e un contributo annuale garantito dall'Italia.

A partire dalla seconda metà dell'Ottocento, alcune élite culturali propugnarono un progetto di riforme per la modernizzazione di una società agricola, fortemente conservatrice e arretrata dal punto di vista culturale ed economico.

Alcuni segni della trasformazione socioeconomica si possono riscontrare nella creazione del catasto nel 1858, nell'apertura di un nuovo ospedale nel 1865, nella razionalizzazione del sistema postale e dell'avvio del servizio telegrafico nel 1880, nella promulgazione di un nuovo codice penale che escludeva la pena di morte nel 1865. Ancora, nel 1880 venne potenziato il settore dell'istruzione con l'assunzione di molti insegnanti, nel 1876 viene fondata la Società di Mutuo Soccorso per aiutare l'esigua classe operaia, che promuoverà nel 1882 la creazione della Cassa di Risparmio.

Tuttavia, l'economia sammarinese rimaneva pesantemente sottosviluppata, dominata da un'agricoltura inefficiente che impiegava oltre l'80% della popolazione (mentre artigiani, operai, commercianti erano circa il 10%) e sostanzialmente priva di attività industriali, con un forte tasso di disoccupazione. Per questi motivi negli ultimi due decenni del secolo iniziò una forte emigrazione verso gli Stati Uniti, la Francia, la Svizzera e il Brasile.

Novecento
  Lo stesso argomento in dettaglio: Fascismo a San Marino.

Nel 1906 una rivoluzione pacifica ristabilì l'elettività dei membri del Consiglio Grande e Generale. Il 25 marzo venne convocato l'Arengo per decidere se mantenere il potere nelle mani del Consiglio controllato dall'oligarchia e se la composizione del Consiglio dovesse essere proporzionale tra gli abitanti del contado e della città. All'Arengo parteciparono 805 capi famiglia su 1054. In seguito all'Arengo, il 5 maggio 1906 venne varata una legge elettorale che prevedeva il rinnovo del Consiglio per un terzo ogni tre anni e mise fine al controllo oligarchico.

Allo scoppio della prima guerra mondiale l'Italia mostrò un atteggiamento ostile e sospettoso nei confronti di San Marino, temendo che la Repubblica potesse offrire protezione ai disertori ed esercitò così uno stretto controllo. Tuttavia, nella società le posizioni neutraliste, rappresentate dal Partito Socialista, soccombevano rispetto a quelle interventiste. Esse portarono alcuni volontari sammarinesi ad arruolarsi nell'esercito italiano e alla costituzione di un ospedale da campo sammarinese sul fronte veneto-friulano: una struttura mobile, che dall'ottobre del 1917 al dicembre del 1918, cambiò ben sei postazioni tra Monfalcone, Treviso, Mestre e Gorizia e ospitò oltre 3 000 persone, tra le quali Ernest Hemingway, allora sottotenente dell'esercito americano ferito da un proiettile di mortaio. Particolare sostegno alla guerra venne dalla retorica della redenzione di Arbe, terra natale del Santo Marino. Per questi motivi, l'Austria congelò le relazioni diplomatiche, accusando la Repubblica di non rispettare la neutralità.

Se prima della guerra la situazione economica era rimasta stabile anche grazie all'aumento del contributo versato dall'Italia, durante il conflitto il quadro peggiorò a causa dell'inflazione e della disoccupazione. Inoltre, emerse la criticità degli approvvigionamenti alimentari a partire dal 1915: furono emanati diversi provvedimenti per requisire generi alimentari e beni di prima necessità e distribuirli a prezzo politico. Queste scelte acuirono la contrapposizione tra i proprietari terrieri e i socialisti.

In questo contesto i tre partiti principali, socialista, democratico (di stampo conservatore) e, dal 1920, popolare, si dimostrarono incapaci di dare vita a un governo stabile in grado di assumere iniziative per fronteggiare la crisi economica e che si andava aggravando. A questa, si sommava una situazione di disordini sociali, dovuta sia all'ostilità dei fascisti italiani nei confronti della Repubblica perché accoglieva fuoriusciti politici italiani sia al malcontento generalizzato della popolazione per la riforma tributaria del 1921.

In questo quadro, il fascismo andò al potere. Il Partito Fascista Sammarinese (PFS), fondato il 10 agosto 1922, si propose come rappresentante del limitato ceto medio, costituito da poche famiglie di proprietari terrieri. Il 1º ottobre venne eletta una Reggenza filofascista grazie all'appoggio della maggioranza dei partiti al governo. Le elezioni politiche del 1923 videro andare al potere il PFS con un programma simile a quello del partito fascista italiano, con gli identici caratteri antidemocratici. Il Partito si caratterizzò per numerosi episodi di violenza nei confronti degli esponenti dell'opposizione di sinistra. Sfruttando la scarsa compattezza degli altri partiti, nello stesso anno venne sciolto il Consiglio Grande e Generale, trasformandolo in Consiglio Principe e Sovrano. Nel 1926 furono indette nuove elezioni alle quali si presentò un'unica lista di candidati fascisti con una piccola rappresentanza di cattolici e vennero sciolti gli altri partiti. Si instaurò così il regime, che trasformò lo Stato sul modello di quello italiano. La mancanza di coesione interna al PFS lo costrinse a una continua ricerca dell'appoggio del Partito Nazionale Fascista (italiano). Il PNF ebbe così una sempre più profonda influenza nella politica di San Marino, che vide ridursi la propria autonomia. Negli anni trenta vennero avviati lavori pubblici e nuove iniziative industriali e commerciali, venne attivato il collegamento ferroviario con Rimini e si avviò il settore turistico. Questa politica economica permise un miglioramento del benessere della popolazione e avviò la trasformazione della società.

Nel 1941-1942 venne organizzato un movimento antifascista clandestino per opera di alcuni leader socialisti. Le vicende del fascismo italiano si riflessero quasi immediatamente su quello sammarinese. Il 28 luglio 1943, tre giorni dopo il collasso del fascismo in Italia, si tenne una grande manifestazione che riuscì a ottenere lo scioglimento del PFS e l'indizione di nuove elezioni, fissate per il 5 settembre. Il movimento si sarebbe ricostituito come Fascio Repubblicano di San Marino in seguito alla formazione della Repubblica Sociale Italiana per scomparire definitivamente nel settembre 1944, dopo due mesi di occupazione da parte delle truppe inglesi. Nel 1946 vennero riconosciuti colpevoli una cinquantina di dirigenti fascisti locali.

La neutralità che ha contraddistinto la Repubblica in numerose occasioni si è protratta anche durante la seconda guerra mondiale, nonostante il governo fascista, in quanto San Marino si mantenne al di fuori del conflitto e si prodigò nel fornire asilo a oltre 100 000 sfollati del circondario durante il passaggio del fronte lungo la Linea Gotica.

Nonostante la neutralità, la Repubblica venne bombardata dagli Alleati il 26 giugno 1944. Vennero sganciate oltre 250 bombe che danneggiarono la ferrovia e uccisero 63 persone. Come emerse in seguito, il bombardamento era stato ordinato in seguito a informazioni errate circa il controllo tedesco su San Marino[11].

Il secondo dopoguerra
  Lo stesso argomento in dettaglio: Fatti di Rovereta.

Dopo la caduta del fascismo, il Paese fu retto da un governo rappresentativo di tutte le forze democratiche. A partire dalle elezioni politiche del 1945 e fino al 1957, la Repubblica fu retta da una coalizione di sinistra tra il Partito Comunista Sammarinese (PCS) e il Partito Socialista Sammarinese (PSS). Le elezioni politiche del 1955 confermarono la maggioranza parlamentare alla coalizione PCS e PSS. Il Governo italiano tollerava a fatica il governo di sinistra in piena guerra fredda e nel 1950 bloccò i confini, fatto che rese difficoltoso il commercio e causò la chiusura di alcune fabbriche locali.

Per opera del governo socialcomunista, nel 1950 venne istituito un Sistema di Sicurezza Sociale, che contemplava l'assistenza sanitaria per tutti i cittadini e la previdenza sociale; nel 1955 venne fondato l'Istituto per la Sicurezza Sociale.

Il 14 ottobre 1957, dopo i fatti di Rovereta, si formò un governo di coalizione tra Partito Democratico Cristiano Sammarinese (PDCS) e Partito Socialista Democratico Indipendente Sammarinese (PSDIS). Le successive elezioni politiche del 1959 confermarono a PDCS e PSDIS la maggioranza dei seggi parlamentari. Ciò portò a una normalizzazione delle relazioni internazionali: vennero pagati i danni di guerra, gli USA donarono l'acquedotto e si stipulò un accordo con l'Italia per la costruzione della superstrada. Gli anni sessanta e settanta videro il riconoscimento di alcuni diritti civili, tra cui nel 1960 il voto alle donne. La maggioranza sopravvisse fino al 1973, anno in cui si formò una nuova alleanza fra il PDCS e il PSS che resse fino al 1978. Le elezioni politiche del 1978 videro il ritorno al potere di una coalizione formata da Partito Comunista Sammarinese, Partito Socialista Sammarinese e Partito Socialista Unitario. Essa fu confermata alle successive elezioni politiche del 1983, ma si disgregò nel 1986.

Nel giugno del 1986 venne formata una coalizione tra democristiani e comunisti che risultò vincente alle elezioni politiche del 1988.

La coalizione governò fino al marzo 1992 quando i comunisti, che nel 1989 avevano cambiato nome e simbolo divenendo Partito Progressista Democratico Sammarinese, furono sostituiti dai socialisti in una nuova coalizione, confermata alle elezioni politiche del 1993.

A cavallo tra gli anni ottanta e novanta vi sono stati importanti riconoscimenti da parte della comunità internazionale. Pur essendo fortemente dipendente dall'Italia, alla quale è legato da numerosi trattati, San Marino afferma con forza la propria sovranità e indipendenza, intrattenendo relazioni diplomatiche e consolari con numerosi Paesi europei e americani. Dal 1988 San Marino è membro del Consiglio d'Europa, che ha presieduto per la prima volta nel primo semestre del 1990. Nel 1992 è avvenuta l'adesione all'ONU. Nel febbraio 2002 è stato firmato un accordo con l'OCSE relativo alla tassazione, finalizzato a ottenere maggiore trasparenza sulle materie fiscali e bancarie, al fine di combattere l'evasione fiscale.

In seguito alle elezioni politiche del 1998 è stato confermato il governo di democristiani e socialisti, ma la continua instabilità politica portò allo svolgimento di elezioni anticipate. Le elezioni politiche del 2001 confermarono tuttavia la maggioranza PDCS/PSS, schieramento che, nel 2003, si ampliò al Partito dei Democratici.

Le elezioni politiche del 2006 hanno visto affermarsi una coalizione di centrosinistra, guidata dal Partito dei Socialisti e dei Democratici, nato dalla fusione di PSS e PdD.

Simboli della Repubblica  La bandiera di San Marino durante una cerimonia ufficiale

Dal 21 luglio 2011 stemma e bandiera sono definiti e riconosciuti nella Legge Costituzionale 21/07/2011 nº 1; dal 2 settembre lo stemma è protetto a livello internazionale dal WIPO.[12]

La bandiera di San Marino fu adottata il 6 aprile 1862 ed è composta da due bande orizzontali di uguali dimensioni: quella superiore è bianca e quella inferiore è azzurra. Al centro della bandiera è presente lo stemma nazionale. L'azzurro simboleggia il cielo e il bianco la libertà, la quale sovrasta anche il cielo.

Lo stemma di San Marino raffigura il monte Titano con ben evidenti le tre rocche della capitale dello Stato, Città di San Marino: Cesta, Guaita e Montale. Ciascuna delle tre verdi cime del monte è sormontata da una torre d'argento merlata, distinta di nero e con in cima una piuma di struzzo di colore argento. Per ornamento esteriore porta due rami divergenti di color verde: d'alloro quello posto a sinistra, di quercia quello a destra. I rami sono legati in basso da un nastro che reca la parola latina «LIBERTAS», ovvero libertà. La corona, aggiunta con deliberazione del 6 aprile 1864, rappresenta la sovranità dello Stato, che non riconosce altra sovranità al di sopra di sé. Tale significato è enfatizzato dalle piume, da sempre un antico simbolo di libertà da vincoli.

Ordini cavallereschi

Sono in uso varie medaglie, decorazioni e ordini cavallereschi sammarinesi tra cui:

Ordine equestre per il merito civile e militare, istituito il 13 agosto 1859 Ordine di Sant'Agata, istituito il 5 giugno 1923
^ La leggenda di San Marino, leggenda sammarinese, origini San Marino ^ Carlo Malagola, L'archivio governativo della Repubblica di San Marino: riordinato e descritto : aggiunti gli statuti sammarinesi dal 1295 alla metà del secolo XIV, Tip. Fava E. Garagnani, 1891, p. 92. URL consultato il 29 settembre 2022. ^ Atti e memorie della Regia deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, Stab. tip. di G. Monti, 1890, p. 198. URL consultato il 29 settembre 2022. ^ Massimo Frenquellucci, Ascendenza ed evoluzione sociale delle stirpi comitali montefeltrane, 2019, p. 88, ISBN 978-88-7663-900-5, OCLC 1140157366. URL consultato il 29 settembre 2022. ^ Storia - Reggenza, su reggenzadellarepubblica.sm. URL consultato il 29 settembre 2022. ^ F.V. Lombardi, San Marino nell’età medioevale: I rapporti fra il comune e i vescovi di Montefeltro, in Storia e ordinamento della Repubblica di San Marino, San Marino, Cassa rurale depositi e prestiti di Faetano, 1983, pp. 38–61 ^ Luca Morganti, Guidare a San Marino. Un laboratorio di analisi per gli operatori culturali del turismo, Bookstones, 3 maggio 2018, ISBN 978-88-98275-72-4. URL consultato il 29 settembre 2022. ^ Giuseppe Rossini, Un documento inedito della Repubblica di S. Marino nella Biblioteca Comunale di Faenza, in Studi romagnoli, vol. 9, 1958, pp. 19–34. URL consultato il 29 settembre 2022. ^ Leges statutae Reipublicae Sancti Marini, Forolivii, ex Casaliano Typographeo, 1834. ^ Verter Casali, Il delitto Bonelli: storia di un omicidio politico, Cosmo, San Marino 1992 ^ Fascismo a San Marino, su storiaxxisecolo.it. URL consultato il 6 settembre 2017. ^ Da oggi stemma e bandiera di San Marino riconosciuti e tutelati in tutto il mondo - SanMarinoWorld.sm, su sanmarinoworld.sm (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2012).
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