Agrigento (, AFI: [ˌagriˈʤɛnːto], Giurgenti in siciliano) è un comune italiano di 55 252 abitanti, capoluogo dell'omonimo libero consorzio comunale in Sicilia.
Fondata dai greci intorno al 581 a. C., Agrigento sorge in un territorio in cui si insediarono i vari popoli che lasciarono traccia nell'isola. Già sede di popoli indigeni che mantenevano rapporti commerciali con egei e micenei, il territorio agrigentino vide sorgere la polis di Akragas (Ἀκράγας), fondata da geloi di origine rodio-cretese. Raggiunse il massimo splendore nel V secolo a.C., prima del declino avviato dalla guerra con Cartagine. Nel corso delle guerre puniche venne conquistata dai Romani, che latinizzarono il nome in Agrigentum.
Nel Medioevo fu una città greco-bizantina, ma venne poi abbandonata a causa delle costanti razzie degli arabi, che la distrusser...Leggi tutto
Agrigento (, AFI: [ˌagriˈʤɛnːto], Giurgenti in siciliano) è un comune italiano di 55 252 abitanti, capoluogo dell'omonimo libero consorzio comunale in Sicilia.
Fondata dai greci intorno al 581 a. C., Agrigento sorge in un territorio in cui si insediarono i vari popoli che lasciarono traccia nell'isola. Già sede di popoli indigeni che mantenevano rapporti commerciali con egei e micenei, il territorio agrigentino vide sorgere la polis di Akragas (Ἀκράγας), fondata da geloi di origine rodio-cretese. Raggiunse il massimo splendore nel V secolo a.C., prima del declino avviato dalla guerra con Cartagine. Nel corso delle guerre puniche venne conquistata dai Romani, che latinizzarono il nome in Agrigentum.
Nel Medioevo fu una città greco-bizantina, ma venne poi abbandonata a causa delle costanti razzie degli arabi, che la distrussero nell'828. Nel 1089 fu conquistata dai Normanni, che la ribattezzarono Girgenti, nome che mantenne sino al 1927 quando fu rinominata con il toponimo attuale.
Fino al 1853 il suo territorio comprendeva anche l'odierno comune di Porto Empedocle.
È nota come Città dei templi per la sua distesa di templi dorici dell'antica città greca posti nella cosiddetta valle dei Templi, inserita, nel 1997, tra i patrimoni dell'umanità dall'UNESCO. Agrigento è stata nominata Capitale italiana della cultura per il 2025.
«[…] καλλίστα βροτεᾶν πολίων […]»
«[…] città la più bella fra quante albergo son d'uomini […]»
Agrigento fu fondata su un altopiano affacciato sul mare, compreso tra due fiumi, l’Hypsas e l'Acragas, da cui originariamente l'insediamento prese il nome. Un crinale, che offriva un certo grado di fortificazione naturale, collega un colle a nord denominato Colle di Girgenti con un altro, denominato Rupe Atenea, a est. Secondo Tucidide, fu fondata intorno al 582-580 a.C. da coloni greci provenienti da Gela, città della Sicilia sud-orientale, con altri coloni provenienti da Creta e Rodi. I fondatori (oikistai) della nuova città furono Aristonous e Pystilus. Fu l'ultima delle principali colonie greche in Sicilia ad essere fondata[1].
Periodo arcaicoIl territorio sotto il controllo di Acragas si espanse fino a comprendere l'intera area compresa tra il Platani e il Salso, arrivando in profondità nell'entroterra siciliano. Fonti letterarie greche collegano questa espansione a campagne militari, ma l'evidenza archeologica indica che fu piuttosto un lungo processo che raggiunse il suo apice solo all'inizio del V secolo a.C.[2]. La maggior parte degli altri insediamenti greci in Sicilia sperimentò un'espansione territoriale simile in questo periodo[3]. Scavi in una serie di siti in questa regione abitata dalle popolazioni indigene Sicani, come Sabucina, Gibil Gabib, Vassallaggi, Sant'Angelo Muxaro e Mussomeli, mostrano segni di adozione della cultura greca[4]. È controverso quanto di questa espansione sia avvenuta ricorrendo alla violenza e quanto grazie al commercio e l'acculturazione[4]. L'espansione territoriale diede ai coloni greci nuove terre, e il controllo della via terrestre da Acragas alla città di Himera sulla costa settentrionale della Sicilia[5]. Questa era la principale via terrestre dallo Stretto di Sicilia al Mar Tirreno, e il suo controllo fu un fattore chiave per la prosperità economica della città nel VI e V secolo a.C., divenuta proverbiale. Si racconta che Platone, vedendo il tenore di vita degli abitanti, avesse osservato che "costruiscono come se volessero vivere per sempre, eppure mangiano come se fosse il loro ultimo giorno"[6]. Forse a causa di questa ricchezza, Acragas fu una delle prime città in Sicilia a battere moneta, intorno al 520 a.C.
Intorno al 570 a.C., la città passò sotto il controllo di Falaride, una figura semi-leggendaria, ricordata come l'archetipo del tiranno, che si dice uccidesse i suoi nemici facendoli bruciare vivi all'interno di un toro di bronzo. Nelle fonti letterarie antiche è legato alle campagne militari di espansione, ma questo è probabilmente anacronistico. Governò fino al 550 a.C. circa[2][7]. La storia di Acragas nella seconda metà del VI secolo è sconosciuta, fatta eccezione per i nomi di due leader, Alcamenes e Alcander[8]. Acragas si espanse anche verso ovest nel corso del sesto secolo, rivaleggiando con Selinunte, la città greca a ovest più vicina. I Selinuntini fondarono la città di Eraclea Minoa presso la foce del fiume Platani, a metà strada tra i due insediamenti, verso la metà del VI secolo a.C. Gli Acragantini la conquistarono intorno al 500 a.C.[9]
Periodo Emmenide Didrachma di Acragas, 490–483 a.C.Terone, un membro della famiglia Emmenide, divenne tiranno di Acragas intorno al 488 a.C. Strinse un'alleanza con Gelone, tiranno di Gela e Siracusa. Intorno al 483 a.C., Terone invase e conquistò Himera, vicino. Il tiranno di Himera, Terillo si unì a suo genero, Anassila di Reggio, e i Selinuntini invitarono i cartaginesi a intervenire per restaurare il potere di Terillo. I Cartaginesi intervennero nel 480 a.C., dando inizio la prima delle Guerre greco-puniche, ma furono sconfitti dalle forze congiunte di Terone e Gelone nella Battaglia di Himera.
In questo periodo furono realizzati numerosi enormi progetti di costruzione nella Valle dei Templi, tra cui il Tempio di Zeus Olimpio, uno dei più grandi templi greci mai costruiti, e la costruzione dell’imponente bacino idrico della Kolymbethra. Secondo Diodoro Siculo, furono costruiti per celebrare la vittoriosa battaglia di Imera, utilizzando come schiavi i prigionieri catturati in guerra. L'evidenza archeologica indica che il boom delle costruzioni monumentali iniziò effettivamente prima della battaglia, ma continuò nel periodo successivo. In questo periodo ebbe inizio anche l'importante ricostruzione della cinta muraria su scala monumentale[10]. Terone inviò atleti ai giochi olimpici e alle altre competizioni panelleniche della Grecia continentale. Diverse poesie di Pindaro e Simonide celebrano le vittorie di Terone e di altri Acragantini, fornendo approfondimenti sull'identità e l'ideologia di Acragas in questo momento[11]. Le fonti letterarie greche generalmente lodano Terone come un buon tiranno, ma accusano suo figlio Trasideo, che gli successe nel 472 a.C., di violenza e oppressione. Poco dopo la morte di Terone, Ierone I di Siracusa (fratello e successore di Gelone) invase Acragas e rovesciò Trasideo. Le fonti letterarie affermano che Acragas divenne poi una democrazia, ma in pratica sembra essere stata dominata dall'aristocrazia cittadina.[12]
Periodo classico e periodo ellenistico Tetradracma di Acragas, 410 a.C.Il periodo successivo alla caduta degli Emmenidi non è ben documentato. Un collegio oligarchico, chiamato "i mille", fu al potere per alcuni anni a metà del V secolo a.C., ma fu rovesciato. La tradizione letteraria ascrive al filosofo Empedocle un ruolo decisivo in questa rivoluzione, ma alcuni studiosi moderni ne dubitano[13]. Nel 451 a.C., Ducezio, capo di uno stato siculo ostile all'espansione dei greci nell'interno della Sicilia, invase il territorio di Acragas, conquistando un avamposto chiamato Motyum. Ducezio fu sconfitto nel 450 a.C., ma la decisione siracusana di lasciar andare Ducezio indignò gli Acragantini, che entrarono in guerra con Siracusa. Furono sconfitti in una battaglia sul fiume Salso, che lasciò a Siracusa l’egemonia sulla Sicilia orientale. La sconfitta fu talmente grave che Acragas cessò di coniare monete per diversi anni[14].
Le fonti antiche consideravano Acragas una città molto grande in questo momento. Diodoro Siculo dice che la popolazione era di 200.000 persone, di cui 20.000 erano cittadini. Diogene Laerzio fornì l’incredibile cifra di 800.000 abitanti. Alcuni studiosi moderni hanno accettato i numeri di Diodoro[15][16], ma sembrano essere troppi. Jos de Waele suggerisce una popolazione di 16.000-18.000 cittadini[17], mentre Franco De Angelis stima una popolazione totale di circa 30.000-40.000[18].
Quando Atene intraprese la spedizione siciliana contro Siracusa, tra il 415 e il 413 a.C., Akragas rimase neutrale.
Dopo la conquista e il saccheggio dei cartaginesi nel 406 a.C. Acragas non recuperò mai più il suo potere.
Fu ripopolata in seguito all'invasione di Timoleonte e nel periodo ellenistico ebbe luogo la costruzione di molti edifici imponenti. All'inizio del III secolo a.C., un tiranno di nome Finzia si proclamò re di Akragas, e giunse a controllare altre città. Il suo regno tuttavia fu di breve durata.
Periodo romanoLa città fu contesa tra Romani e Cartaginesi durante la prima guerra punica. I romani misero la città sotto assedio nel 262 a.C. e la conquistarono dopo aver sconfitto una forza di soccorso cartaginese nel 261 a.C., riducendone la popolazione in schiavitù. Sebbene i Cartaginesi riconquistassero la città nel 255 a.C. l’accordo definitivo di pace cedette la Sicilia punica, e con essa Akragas, a Roma. La città fu duramente toccata dalla seconda guerra punica (218–201 a.C.), quando sia Roma che Cartagine combatterono per controllarla. Alla fine i romani conquistarono Akragas nel 210 a.C. e la ribattezzarono "Agrigentum", anche se rimase per secoli una comunità in gran parte di lingua greca. Divenne di nuovo prospera sotto il dominio romano e i suoi abitanti ricevettero la piena cittadinanza romana dopo la morte di Giulio Cesare nel 44 a.C.
MedioevoDopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, la città passò successivamente nelle mani del Regno Vandalico, del Regno Ostrogoto d'Italia e poi dell’Impero bizantino. Durante questo periodo gli abitanti di Agrigentum abbandonarono i quartieri bassi della città e si trasferirono nell'ex acropoli, in cima alla collina. Le ragioni di questo spostamento non sono chiare, ma probabilmente erano legate alle distruttive incursioni costiere dei saraceni e di altri popoli. Nell'828 i saraceni conquistarono ciò che rimaneva della città; la forma araba del suo nome divenne كِركَنت (Kirkant) o جِرجَنت (Jirjant).
In seguito alla conquista normanna della Sicilia, la città cambiò il suo nome in Girgenti e lo mantenne fino al 1927.[19] Nel 1087 il Gran Conte Ruggero I stabilì un vescovato latino nella città. I normanni costruirono il castello di Agrigento per controllare l'area. La popolazione diminuì durante gran parte del periodo medievale, ma si riprese un po’ dopo il XVIII secolo.
Periodo contemporaneoNel 1860, come nel resto della Sicilia, gli abitanti sostennero l'arrivo di Giuseppe Garibaldi durante la Spedizione dei Mille (uno degli eventi più importanti dell'Unità d'Italia) che segnò la fine della dinastia dei Borbone[20][21].
Nel 1927 Benito Mussolini con il "Decreto Legge n. 159 del 12 luglio 1927"[22] introdusse l'attuale versione italianizzata Agrigento del nome latino che sostituì definitivamente la vecchia denominazione di Girgenti[23]. Tale decisione rimane controversa, in quanto simbolo del fascismo e dell'eradicazione della storia locale. Su suggerimento di Andrea Camilleri, scrittore siciliano di origine agrigentina, il centro storico della città è stato ribattezzato nel 2016 con il nome siciliano di "Girgenti"[24]. La città subì una serie di devastanti bombardamenti durante la seconda guerra mondiale.
Nel secondo dopoguerra, la città fu interessata da un intenso ed incontrollato boom edilizio che ne deturpò il volto: decine di fabbricati ed edifici furono costruiti su terreni poi rivelatisi franosi ed infatti nel 1966 una rovinosa frana di enormi dimensioni, per un caso fortuito, non fece vittime ma lasciò sfollate oltre 7.000 persone[25]. Ne nacque uno scandalo politico di dimensioni nazionali, tanto da spingere il Parlamento a istituire una commissione ministeriale d’inchiesta[26] e nel 1968 venne promulgato il decreto ministeriale Gui-Mancini che poneva concreti vincoli allo sviluppo urbanistico di Agrigento, soprattutto riguardanti la zona archeologica della Valle dei Templi, la quale, nonostante queste misure, non venne risparmiata negli anni successivi dalla piaga dell'abusivismo edilizio.[27][28]
Simboli Stemma del Comune Gonfalone del Comune«D'azzurro, ai tre giganti Encelado, Fama e Ceo posti ignudi, in maestà, uno accanto all'altro, la figura centrale femminile e le due laterali maschili, sostenuti da un piedistallo e sostenenti con le braccia levate una piattaforma merlata su cui posano tre torri, il tutto d'oro, la torre di destra merlata di cinque pezzi, caricata di una croce ottagona di nero, la centrale di altezza maggiore a pianta ottagonale, merlata di sette pezzi, finestrata a bifora di nero sulla facciata di mezzo, con un'ostia eucaristica movente dalla sommità e caricata del trigramma YHS crocettato nella lettera centrale di nero, la torre sinistra merlata di cinque pezzi e caricata delle lettere greche maiuscole lambda delta omega e della legenda abbreviata S M DI GN dello stesso. Sotto lo scudo, su lista bifida svolazzante d'azzurro, il motto a lettere maiuscole di nero: Signat Agrigentum mirabilis aula gigantum. Ornamenti esteriori da Città.»
«Drappo di bianco bordato d'azzurro, riccamente ornato da ricami d'oro e caricato dallo stemma e dal motto sopra descritti con l'iscrizione centrata in oro, recante la denominazione della Città. Le parti di metallo e i cordoni saranno dorati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro.»
Lo stemma storico e il gonfalone sono stati ufficialmente riconosciuti con il decreto del capo del governo del 28 novembre 1941[31] e concessi con i nuovi ornamenti da Città con il decreto del presidente della Repubblica del 25 novembre 2019[29].
La città possiede anche una bandiera:[32][33]
«Drappo di azzurro caricato dello stemma comunale»
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