Piramide Cestia
La Piramide Cestia (o Piramide di Caio Cestio, Sepulcrum Cestii in latino) è una tomba romana a forma di piramide di stile egizio costruita a Roma tra il 18 e il 12 a.C. Si trova nelle immediate adiacenze di porta San Paolo ed è inglobata nel perimetro del posteriore cimitero acattolico, costruito tra il XVIII e il XIX secolo.
La presenza di un monumento funebre in forma di piramide a Roma si deve probabilmente al fatto che l'Egitto era divenuto provincia romana alcuni anni prima, nel 30 a.C., e la cultura sontuosa di questa nuova provincia stava venendo di moda anche a Roma.
Nel III secolo la piramide di Cestio fu incorporata nelle Mura Aureliane, delle quali venne a costituire un bastione, e l'attuale accesso corrisponde ad una posterula che immetteva su una strada secondaria – il cui basolato è in vista – in direzione dell'emporio sul Tevere. Questa circostanza costituisce, presumibilmente, la ragione per cui il monumento si salvò dalle spoliazioni, che afflissero nei secoli tutti i marmi di rivestimento dei monumenti antichi.
La Piramide Cestia in una foto del 1880Nel Medioevo, la credenza popolare identificava la Piramide come meta Remi, collegandola con un'altra piramide indicata come meta Romuli, molto simile e coeva, esistente sino al 1499 nel rione di Borgo, riportata nella Pianta della città di Roma di Alessandro Strozzi del 1474, e demolita nel XVI secolo da papa Alessandro VI per l'apertura della nuova strada di Borgo Nuovo. [1] Lo stesso Francesco Petrarca, umanista ed esperto latinista, in un'epistola indica la Piramide Cestia come "sepolcro di Remo". Poggio Bracciolini per spiegare l'errore del grande scrittore afferma che esso fu causato dal «non avere il grande uomo voluto scoprire l'iscrizione coperta dagli arbusti»[2].
Per il riferimento fantasioso alle origini della fondazione di Roma - oltre che per la sua forma - la Piramide Cestia fu molto ammirata dai viaggiatori, in particolare nel Seicento, e godette comunque di costante attenzione da parte dell'amministrazione pontificia: nel 1663 furono intrapresi degli scavi per ordine di papa Alessandro VII,[1] che ne fece incidere la memoria sulla facciata; all'esterno furono trovate le basi di due statue dedicate a Cestio e fu scavata un'apertura nella piramide stessa, scoprendo la camera sepolcrale - che, come detto sopra, fu trovata vuota e già visitata da tombaroli. Esiste anche un progetto del Borromini per trasformare la cella funeraria in chiesa, che non ebbe seguito. Ancora alla fine del potere temporale, comunque, la Piramide era oggetto di manutenzione conservativa: vi fu installato il primo parafulmine, che c'è ancora.[senza fonte][3]
Ai piedi della piramide, ancora dentro la cinta urbana ma immediatamente a ridosso delle mura, dal XVIII secolo si cominciò a seppellire gli stranieri non cattolici morti in Roma. Il sito fu ufficializzato nel 1821 come Cimitero degli inglesi.
Nel 2015 l'imprenditore e mecenate giapponese Yuzo Yagi, titolare della Yagi Tsusho Ltd (che distribuisce in Giappone prodotti della moda italiana) e insignito dell’onorificenza di Grande Ufficiale dal Presidente della Repubblica Italiana per il suo contribuito allo sviluppo dell’industria della moda italiana[4], ha finanziato il restauro della piramide costato 2 milioni di euro.[5]
Basolato della strada della posterula verso il porto della Marmorata
Cunicolo di accesso (vista dall'esterno)
Una delle Nike della volta
Una delle anfore nei pannelli
Graffito con figure di un pittore del Seicento, "Giorgio Bafaia Florentino"
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