L'Etna (detto anche Mongibello, Muncibbeḍḍu in siciliano) è uno stratovulcano complesso della Sicilia originatosi nel Quaternario, ed è il più alto vulcano attivo della placca euroasiatica. Le sue frequenti eruzioni nel corso del tempo hanno modificato, a volte anche profondamente, il paesaggio circostante e in tante occasioni hanno costituito una minaccia per gli insediamenti abitativi nati nel tempo alle sue pendici. Il 21 giugno 2013, la XXXVII sessione del Comitato UNESCO ha inserito l'Etna nell'elenco dei beni costituenti il Patrimonio dell'umanità.
«... l'Etna nevoso, colonna del cielo / d'acuto gelo perenne nutrice / lo comprime. / Sgorgano da segrete caverne / fonti purissime d'orrido fuoco, / fiumi nel giorno riversano / corrente di livido fumo / e nella notte rotola / con bagliori di sangue / rocce portando alla discesa / profonda del mare, con fragore.»
I primi riferimenti storici all'attività eruttiva dell'Etna si trovano negli scritti di Tucidide e Diodoro Siculo e del poeta Pindaro[1]; altri riferimenti sono per lo più mitologici. Secondo Diodoro Siculo, circa 3 000 anni fa, in seguito a una fase di attività violentemente esplosive (probabilmente sub-pliniane) dell'Etna, gli abitanti del tempo, i Sicani, si spostarono verso le parti occidentali dell'isola[2].
I primi studiosi a intuire che il vulcano fosse in realtà costituito da un grande numero di strutture più piccole e variamente sovrapposte o affiancate furono il Lyell, Sartorius von Waltershausen e il Gemmellaro; questi riconobbero nell'Etna almeno due principali coni eruttivi, il più recente Mongibello e il più antico Trifoglietto (nell'area della Valle del Bove).[3]. Tale impostazione non venne rivista fino agli anni sessanta quando il belga J. Klerkx (sotto la guida di Alfred Rittmann) individuò nella predetta valle una successione di altri prodotti eruttivi precedenti al Mongibello. Studi successivi hanno rivelato una maggiore complessità della struttura che risulta costituita da numerosissimi centri eruttivi con caratteristiche tipologiche del tutto differenti[4].
L'attività maggioritaria in tempi storici è stata connessa a quella del sistema centrale, che in tempi più recenti ha interessato altre nuove bocche sommitali: il Cratere di Nord-Est, formatosi nel 1911, la Voragine nata all'interno del Cratere centrale nel 1945 e la Bocca Nuova originatasi sempre al suo interno, nel 1968[5].
Nel 1971 si è formato il nuovo Cratere di Sud-Est. Infine, nel 2007, è nato il Nuovo Cratere di Sud-Est che in seguito all'intensa e frequente attività stromboliana e alle fontane di lava, tra il 2011 e il 2013 ha assunto dimensioni imponenti raggiungendo l'altezza dei crateri precedenti[5].
Etimologia del nomeL'etimologia del nome Etna è da sempre dibattuta. Sembrerebbe derivare dal toponimo Aἴτνα (Aitna), nome che fu attribuito alle città di Katane e Inessa e che deriverebbe dal verbo greco αἴθω (àithō), cioè "bruciare"[6][7]. L'Etna era infatti conosciuto dai Greci come Αἴτνη (Àitnē) e dai Romani come Aetna. Non è comunque esclusa la possibile origine indigena del termine, attribuendolo al sicano *aith-na ("ardente"), comunque derivante dalla radice protoindoeuropea ai-dh ("bruciare; fuoco").
Gli scritti in lingua araba[8] si riferivano a esso come Jabal al-burkān (montagna del vulcano) o Jabal Aṭma Ṣiqilliya ("montagna somma della Sicilia") o Jabal an-Nār ("montagna di fuoco"). Questo nome fu più tardi mutato in Mons Gibel, letteralmente "monte Gibel"[9] (dal latino mons "monte" e dall'arabo jabal (جبل) "monte"[10]), da cui il siciliano Muncibbeḍḍu, reso poi in italiano come Mongibello (o anche Montebello). Secondo altri questo termine deriverebbe dal latino Mulciber (lett. "colui che addolcisce [i metalli nella forgia]" o “il fonditore”, epiteto riferito al dio Efesto).[senza fonte]
Il nome Muncibbeḍḍu è tuttora di uso comune, anche se le popolazioni locali si riferiscono all'Etna anche semplicemente attraverso il siciliano "A Muntagna".
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