Taormina (Taurmina in siciliano) è un comune italiano di 10 433 abitanti della città metropolitana di Messina in Sicilia.

È uno dei centri turistici internazionali di maggiore rilievo della regione siciliana, conosciuta per il suo paesaggio naturale, le bellezze marine e i suoi monumenti storici ed è stata un'importante meta del Grand Tour.

 Il teatro greco-romano di Taormina.

Sono molte le notizie sull'origine di Taormina (Tauromenion, Tauromenium, dal toponimo in greco antico Ταυρομένιον), ma purtroppo sono incerte per documentazione e attendibilità. L'ipotesi più accettata è quella che indica il significato del nome in riferimento alla posizione collinare della città.

Epoca sicula e greco-siceliota

Diodoro Siculo, nel 14º libro della sua Bibliotheca historica, attesta che i Siculi abitavano la rocca di Taormina, vivendo di agricoltura e di allevamento di bestiame, già prima dello sbarco dei Greci calcidesi nella baia (735 a.C.), dove alle foci del fiume Alcantara, fondarono Naxos (odierna Giardini Naxos), la prima colonia di insediamento greca in Sicilia. Il Tiranno di Siracusa Dionisio I, alleato di Sparta nella guerra contro l'imperialismo di Atene e fautore degli ideali nazionalisti siciliani del Congresso di Gela, dopo aver unificato sotto la propria corona le città siceliote, tollerò per poco tempo la presenza degli Ioni di Calcide Eubea a Naxos, alleati di Atene, e mosse contro di essi, distruggendo la loro città. I naxioti superstiti occuparono un territorio situato sul Monte Tauro, in cui vivevano i Siculi, insieme ad altri ioni che si erano precedentemente insediati da Naxos. Detti fatti si verificarono negli anni della XCVI Olimpiade (396 a.C.), quando Imilcone II, condottiero cartaginese, mosse guerra contro i sicelioti distruggendo Messana. I nassioti in massa, minacciati da Dionisio I, si trasferirono a Tauromenion, dato che il colle era da considerarsi fortificato per natura. Poiché Dionisio voleva riprendersi con violenza il territorio dei Tauromeniti, essi risposero che apparteneva loro di diritto, perché i propri antenati greci ne avevano già preso possesso prima di loro, scacciando gli abitanti locali.

Afferma Vito Amico che questa versione sulle origini di Taormina fornita da Diodoro è contraddetta nel 16º libro, quando sostiene che Andromaco, dopo l'eccidio di Naxos del 403 a.C., radunati i superstiti li convince ad attestarsi nel 358 a.C. sulle pendici del vicino colle "dalla forma di toro". Il nascente centro abitato prese il nome di Tauromenion, toponimo composto da Toro e dalla forma greca menein, che significa rimanere[1].

Mentre le notizie fornite da Cluverio concordano con la seconda versione di Diodoro, Strabone narra che Taormina abbia avuto origine dagli Zanclei (messinesi) e dai Nassi. Ciò chiarirebbe in qualche modo l'affermazione di Plinio, il quale afferma che Taormina in origine si chiamava Naxos.

 Taormina vista da Monte Venere, Peloritani

Secondo la testimonianza di Diodoro Siculo, Taormina, governata saggiamente da Andromaco, progredisce, risplendendo in opulenza e in potenza. Nel 345 a.C. Timoleone da Corinto, sbarca e raggiunge Tauromenium, per chiedere l'appoggio militare della città contro la tirannide di Dionisio II che da Siracusa interessava tutta la Sicilia ad est del fiume Salso.

Dominio dei Tiranni di Siracusa

Più tardi troviamo Taormina inclusa nell'ellenistico regno del sovrano siceliota Agatocle, che, appena conquistato il potere, ordinò l'eccidio di molti uomini illustri della città a lui avversi e mandò in esilio lo stesso Timeo, figlio di Andromaco. Il regno siceliota fondato da Agatocle, continuò ad esistere (durante la Prima e la Seconda guerra punica) sotto i suoi successori Iceta, Pirro, Gerone II, Gelone II e Geronimo, e Taormina vi soggiacque senza interruzioni fino alla conquista romana della Sicilia nel 212 a. C.

Epoca romana  L'Odeon romano

Come appena scritto Taormina rimase inclusa nell'ellenistico Regno di Sicilia, avente Siracusa come capitale, fino a quando Roma, nel 212 a.C., non dichiarò tutta la Sicilia provincia romana. I suoi abitanti vennero considerati alleati dei Romani e Cicerone, nella seconda orazione contro Verre, accenna che la città è una delle tre "Civitates foederatae"[2] e li nomina "Civis Notabilis"[3][4]. In conseguenza di ciò, non tocca ai suoi abitanti pagare decime o armare navi e marinai in caso di necessità.

Nel corso della prima guerra servile (134 – 132 a.C.) Tauromenium viene occupata dagli schiavi insorti, che la scelgono come caposaldo sicuro. Stretti d'assedio da Pompilio, resistono a lungo sopportando anche la fame e cedendo soltanto quando uno dei loro capi, Serapione, tradendo i compagni, lascia prendere la roccaforte.

Nel 36 a.C. nel corso della guerra fra Sesto Pompeo ed Ottaviano, le truppe di quest'ultimo sbarcano a Naxos per riprendere la città a Sesto Pompeo che l'aveva in precedenza occupata. Per ripopolare Tauromenium, dopo i danni della guerra subita, ma anche per presidiarla, Ottaviano, divenuto Augusto, nel 21 a.C. invia una colonia di Romani, a lui fedeli, e nel contempo ne espelle gli abitanti a lui contrari.

Strabone parla di Tauromenion come di una piccola città, inferiore a Messina e a Catania. Plinio e Tolomeo ne ricordano le condizioni di colonia romana.

Tardo impero e caduta dell'impero  Le tribune del teatro.

Secondo una diffusa leggenda, con l'avvento del Cristianesimo, San Pietro destina a Taormina il vescovo Pancrazio, che già prestava la sua opera di conversione nella regione, il quale costruisce la prima chiesetta sulle pendici orientali della città dedicata ai santi Pietro e Paolo apostoli, determinando di fatto con la nomina, la sede del primo vescovado in Sicilia.[5] Peraltro, l'effettiva esistenza di questo personaggio non risulta da alcun documento storico, a parte le leggende: le prime menzioni risalgono a dopo la fine del dominio islamico.

Vescovi "prestantissimi per santità di costumi, zelo e dottrina", scrive Vito Amico, si succedono fino all'età araba. Poche sono le notizie in questo lasso di tempo, che annovera la caduta dell'Impero romano d'Occidente nel 476, l'invasione dei Goti, la presenza dei Bizantini, la conquista arabo-islamica.

Certo è che Taormina occupa una posizione strategica importante per la tenuta militare del territorio circostante: per 62 anni è l'ultimo lembo di terra dell'Impero romano d'Oriente in Sicilia insieme a Rometta e più volte resiste agli assalti dei saraceni[6], fino al 902.

Assedio del 902 e dominio musulmano

Il 1º agosto 902, dopo un assedio, Taormina fu espugnata dagli Arabi.[7] Con la tipica esagerazione di tutte le cronache medievali, i suoi abitanti maschi sarebbero stati tutti decapitati, e tra loro il vescovo di Taormina, San Procopio, la cui testa sarebbe stata portata su un piatto d'argento al capo delle truppe saracene, l'aghlabide Ibrāhīm II[8]. Di sicuro la strage fu grande, contò tra le vittime anche molte donne e bambini, e fu aggravata dall'indole crudele e dall'instabilità caratteriale di Ibrāhīm II.

Nonostante ormai tutta la Sicilia fosse unificata nel potente Emirato di Sicilia, nel 911, però, la componente cristiana della cittadina siciliana riprese il controllo della città, approfittando del traumatico passaggio di potere dell'anno precedente tra la dinastia sunnita aghlabide e quella ismailita sciita dei Fatimidi.

L'Emiro siciliano, Aḥmad b. al-Qurhub, rimasto fedele alla deposta dinastia aghlabide di Qayrawān, organizzò allora una spedizione per riprendere il controllo di Taormina, inviando nel 913 suo figlio Alī all'assedio della cittadina che, tuttavia, resisté strenuamente, tanto da indurre l'assediante a rinunciare all'impresa.

Nel 919 il nuovo emiro di Palermo, Sālim ibn Rashīd, fedele ai Fatimidi, concedeva una tregua a Taormina e ad altre fortezze del Val Demone.

La tregua finì quando l'Emiro di Sicilia, Hasan I, nel 962, pose Taormina di nuovo sotto un assedio durato per sette mesi, finito con la sua resa nel 963; le ragazze più belle furono portate all'Imam fatimide al-Muʿizz, mentre le altre furono rese schiave. Molti degli abitanti superstiti fuggirono tra le montagne circostanti.

Assedio del 1078 e nascita del Regno di Sicilia
  Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Taormina (1078).
 Palazzo Duchi di Santo Stefano (del XIII e XIV secolo) Palazzo Corvaja (del XII e XIII)

Della città si impossessò il Gran Conte Ruggero, il quale espugnato Castronovo volge alla conquista del Val Demone, cingendo d'assedio la città, attraverso la costruzione di ben ventidue fortezze; nondimeno, i difensori arabo-siculi dell'Emirato siciliano, ormai sgretolato, resistettero per molto tempo prima di capitolare nel 1078.

Nel 1130, la città entrò definitivamente a far parte del Regno di Sicilia fondato da re Ruggero II.

Fin dal 1272 un Giovanni Natoli Barone di Sparta, fu governatore di Taormina[9].

Quando la sede vescovile venne trasferita nella città, Taormina divenne Città Demaniale, compresa prima nella Diocesi di Troina e poi in quella di Messina.

Taormina seguì le vicende del Regno di Sicilia, sotto la Dinastia degli Svevi e poi sotto la Dinastia della famiglia Aragona a partire dai Vespri siciliani del 1282. Nel 1410 il Parlamento Siciliano, uno dei più antichi d'Europa, svolge a Taormina la sua storica seduta, al Palazzo Corvaja alla presenza della regina Bianca di Navarra, per l'elezione del re di Sicilia, dopo la morte di Martino I detto il giovane. Nel secolo XVI, Filippo IV di Spagna (Filippo III di Sicilia) concesse alla città il privilegio di appartenere stabilmente alla Corona.

Assedio del 1675 e dominio francese

Nel 1675, in occasione della Rivolta antispagnola di Messina, Taormina rimase fedele alla Corona di Spagna. Per tale motivo venne assediata dai francesi, alleati di Messina che la espugnarono nel settembre del 1676. Gli Orleans, francesi, non la ritenevano una città importante, tanto che per un certo periodo venne posta sotto la giurisdizione militare della vicina Savoca che poco prima si era arresa ai francesi concludendo con questi una vantaggiosa capitolazione. Nel 1678, sconfitti i francesi, Taormina ritornò sotto l'egida dell'Impero spagnolo, all'interno del quale il Regno di Sicilia era ricompreso sotto la guida di un viceré, con gli antichi privilegi

Dalla fine del XVIII secolo ai giorni nostri

Nonostante l'occupazione del Regno di Napoli da parte delle truppe napoleoniche nel 1799, il Regno di Sicilia non venne mai invaso, mantenendosi indipendente e uscendo vincitore dalle guerre napoleoniche, per tale motivo, il re di Sicilia Ferdinando III volle ringraziare Taormina per la sua antica fedeltà ai Borbone contro i francesi. Il Re, in visita ufficiale nella fedele Taormina, in segno di riconoscimento donò al sindaco dell'epoca, Pancrazio Ciprioti, l'Isola Bella.

I Borbone, resero più facile l'accesso alla città, che, sin dai tempi dei romani, avveniva dall'angusta Consolare Valeria che si inerpicava fra le colline, tagliando il promontorio del Catrabico, realizzando così una strada litoranea che congiungeva facilmente Messina a Catania.

Da parte di molte nazioni europee e di famosi scrittori ed artisti (Goethe, Maupassant, Houel ed altri) si manifestò un interesse verso l'amenità del luogo e verso le sue bellezze archeologiche. Taormina da adesso in poi si sviluppa, divenendo luogo di residenza del turismo elitario, inizialmente proveniente soprattutto dall'Inghilterra come Florence Trevelyan (1852-1907), figlia di Edward Spencer Trevelyan (1805-1854) e di Catherine Ann Forster (1815-1877). Dopo un lunghissimo viaggio e di un ritorno in patria, Trevelyan decise di ritornare e di vivere a Taormina che trasformò radicalmente insieme al suo circondario, sposando poi Salvatore Cacciola, professore di chirurgia all'università di Bologna, sindaco di Taormina per oltre un ventennio tra alterne vicende, nonché dapprima Gran Maestro Massone ed infine illuminato teosofista.

 Porta Messina (1900) Panorama di Taormina dal teatro Chiesa di San Giuseppe Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria

Miss Florence Trevelyan Trevelyan dapprima aiutò i La Floresta ad ampliare gratuitamente il primo albergo di Taormina, l'Hotel Timeo, e in seguito acquistò lo scoglio di S. Stefano, trasformandolo in un paradiso terrestre soprannominato poi Isola Bella durante una discussione tra lei ed il barone tedesco e fotografo omosessuale Wilhelm von Gloeden (1856 - 1931). Comprò 87 lotti di terreno per realizzare tra il 1897 ed il 1898 il Parco che battezzò “Hallington siculo” in onore di Hallington Hall, il piccolo villaggio dove aveva vissuto, a circa due miglia a sud-ovest della città di Louth, nel Lincolnshire. Dopo la sua morte il Parco, al fine di rimanere in mano ai taorminesi e non agli inglesi, fu fatto espropriare da Cesare Acrosso, unico nipote maschio di suo marito Salvatore Cacciola, in combutta con Giovanni Colonna duca di Cesarò, al quale venne intestato con Regio Decreto Legge 528 del 18 febbraio 1923.

Dall'Inghilterra arrivò il re Edoardo VII nel 1906 e nel 1908, dalla Germania personaggi come Johann Wolfgang von Goethe, che citò Taormina nel suo Viaggio in Italia (Italienische Reise), il fotografo barone Wilhelm von Gloeden, il pittore Otto Geleng, Friedrich Nietzsche, dal 1882, che qui scrisse Così parlò Zarathustra, Richard Strauss, Richard Wagner, lo Zar Nicola I, il Kaiser Guglielmo II di Germania[10] col cugino lo Zar Nicola II, la Zarina Aleksandra Fëdorovna Romanova nipote della regina Vittoria in quanto figlia di Alice d'Inghilterra con gli amici, Ignazio Florio e Franca Florio, "la stella d'Italia" come la chiamava il Kaiser ed amica della Trevelyan, Gabriele D'Annunzio, Gustav Klimt, Sigmund Freud, Edmondo De Amicis, il granduca Paolo di Russia, il principe Jusupov Feliks con la principessa Irina, l'arciduca Mihail Pavlopic fratello dello Zar Nicola II e banchieri, magnati, aristocratici di tutto il mondo.[11]

Ben presto Taormina divenne famosa in tutto il mondo, sia per le sue bellezze paesaggistiche, per i suoi panorami, per i suoi colori, per i quadri dell'Etna innevato e fumante che declina sino al mare turchese e che fecero il giro del mondo, ma anche per la sua permissività, per la sua "trasgressione", per i suoi "dotti cenacoli", per il "mito d'Arcadia", per la sua sfrenata "dolce vita".

Lo scrittore catanese Massimo Simili, nella sua opera umoristica I pazzi a Taormina (Rizzoli, 1948), descrive un periodo in cui non passava giorno che a Taormina[12] non accadesse qualcosa di "folle" grazie ai suoi estrosi e famosi frequentatori. Ciò che era permesso a Taormina creava scandalo persino nella "internazionale" Capri dove, per esempio, l'armiere tedesco Krupp aveva cercato, senza riuscirvi, di ricreare i "cenacoli taorminesi" in cui efebi locali ed ancelle erano al centro delle "scene". Krupp a Capri fu travolto dallo scandalo e pochi giorni dopo si tolse la vita per la vergogna a Brema.

Sorsero molti alberghi tutti gestiti da famiglie taorminesi. Il paese di pescatori e contadini e di benestanti borghesi si trasformò dunque in una cittadina di commercianti, albergatori, costruttori. Durante la seconda guerra mondiale fu sede del Comando tedesco della Wehrmacht, per cui il 9 luglio 1943, giorno del patrono San Pancrazio vescovo, Taormina subì due devastanti bombardamenti degli aerei alleati che distrussero parte della zona sud e persino un'ala del famoso albergo San Domenico, in cui era in corso una riunione dell'alto comando tedesco.

 Foto di gruppo dei leader del G7 al Teatro Antico

Nel 2017, la città ha ospitato il vertice internazionale del G7, nei giorni 26 e 27 maggio[13].

Città turistica internazionale

Essendo una città turistica internazionale, molte spie inglesi durante il fascismo si erano ben camuffate e uscirono allo scoperto appena entrarono le truppe alleate. Nel dopoguerra Taormina si ingrandì senza alterare le proprie bellezze naturali, e, sino al 1968 era una città turistica prettamente invernale per un turismo ricco ed individuale, tant'è che i migliori alberghi aprivano ad ottobre e chiudevano a giugno. Era frequentata da scrittori di fama come Roger Peyrefitte, Truman Capote, André Gide, D.H. Lawrence, Salvatore Quasimodo, Tennessee Williams, la russa Anna Achmatova[14], da nobili, come Giuliana d'Olanda, dai reali di Svezia e di Danimarca, dal Presidente della Finlandia Urho Kekkonen, da personaggi illustri e famosi come Soraya, Ava Gardner, Romy Schneider, nonché Liz Taylor, Richard Burton, Dino Grandi, Willy Brandt, Greta Garbo, che svernavano per mesi negli alberghi taorminesi trascorrendo le giornate, ma soprattutto le notti, nei tipici locali notturni dell'epoca e continuando, così, quella dolce vita iniziata con la Belle Époque.

Taormina ha ispirato la denominazione di 'Toormina', un sobborgo della città australiana di Coffs Harbour.[15]

Simboli

Lo stemma di Taormina è stato riconosciuto con decreto del capo del governo dell'11 maggio 1928.[16]

«D'azzurro, alla donna coronata da regina, tenente con la destra un mondo e con la sinistra lo scettro, dai fianchi in giù con la forma di tauro, il tutto al naturale. Ornamenti esteriori da Città.»

Una delle più antiche testimonianze dello stemma cittadino si trova scolpito nel Duomo, raffigurante una figura femminile con corpo di toro a quattro zampe che tiene in mano i simboli dell'egemonia del territorio (il castello di Mola e il castello Regio).[17][18]

Il gonfalone è un drappo di giallo.

^ Tauri moeniam ha come traduzione: mura attorno al Monte Tauro. ^ Trad. Lat : "Stati Uniti" ^ Trad. Lat : "Cittadini notevoli" ^ Erroneamente tramandato, poi, come "Urbs notabilis". ^ Giovanni di Giovanni, p. 30, 48 e 200. ^ Grazie alla presenza di numerosi sorgenti d'acqua potabile, alle cisterne ed agli acquedotti sotterranei. ^ Alcune enciclopedie del XIX secolo sostengono che Taormina sarebbe caduta nel 906, dopo un assedio di due anni, cfr. ad esempio AA.VV., Nuova enciclopedia italiana ovvero dizionario generale di scienze lettere, industrie, ecc. (sesta edizione), Torino, Unione Tipografico-Editrice Torinese, 1887, p. 898. Nella stessa enciclopedia, a p. 406, viene riportata la data corretta (il 902). Altri testi datati (come gli Annali d'Italia del Muratori) riportano come data il 908, a causa di un errore dei copisti della Cronaca di Cambridge, cfr. Michele Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, Volume secondo, Firenze, Felice le Monnier, 1858, p. 83. ^ Al quale è intestata una via di Taormina. ^ Antonino Mango di Casalgerardo, “Nobilario di Sicilia”, su regione.sicilia.it, A. Reber Editore, 1912-15. ^ 1896-1897-1901-1904, 1908. ^ Papale. ^ Simili. ^ G7, Taormina pronta per il vertice: la città si trasforma in fortezza, in Repubblica.it, 25 maggio 2017. URL consultato il 25 maggio 2017. ^ Ai quali venne assegnato anche il Premio Letterario Etna-Taormina, di gran prestigio a quel tempo. ^ (EN) A Village to Make Us Proud, su questia.com, Cengage Learning, 18 luglio 2012. URL consultato il 27 maggio 2017. ^ Taormina, decreto 1928-05-11 DCG, riconoscimento di stemma, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato l'11 luglio 2022. ^ Cettina Rizzo, Centauro o Minotauro? Genesi ed interpretazioni storiche dello Stemma di Taormina, Maurfix Editore, 2019. ^ Danilo Loria, Centauro o minotauro? Svelato l'enigma sul simbolo di Taormina, su strettoweb.com, 15 dicembre 2019. URL consultato l'11 luglio 2022.
Fotografie di:
Solomonn Levi - CC BY-SA 4.0
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