Burano (Buràn [buˈraŋ] in veneto) è un centro abitato di 2 270 abitanti che sorge su quattro isole della laguna di Venezia settentrionale. Dal 1923 fa parte del comune di Venezia e in particolare della municipalità di Venezia-Murano-Burano. È collegato da un ponte all'isola di Mazzorbo, che ne è divenuta una sorta di appendice. L'attività principale dei suoi abitanti è la pesca in laguna. La cittadina è nota per le sue tipiche case vivacemente colorate e per la secolare lavorazione artigianale ad ago del merletto di Burano. Notevoli sono le tradizioni gastronomiche; tipici dolci sono i bussolai.

Fino al 2005 fu sede del quartiere "6 Burano-Mazzorbo-Torcello", abolito con l'istituzione delle odierne municipalità.

La tradizione vorrebbe che Burano fosse stata fondata, come i centri dei dintorni, dagli abitanti della città romana di Altino che si erano rifugiati in laguna per sfuggire alle invasioni barbariche, in particolare agli Unni di Attila e ai Longobardi.

La prima attestazione documentaria, comunque, risale all'840 quando nel Pactum Lotharii viene citata - al genitivo - Burani[1].

Le prime abitazioni erano poste su palafitte con le pareti fatte di canne e fango e solo a partire dall'anno Mille furono costruite case in mattoni. Burano poteva godere anche di un clima mite e salubre grazie ad una certa ventilazione che allontanava la malaria.

Fin dal XIII secolo le contrade di Burano, Mazzorbo, Ammiana e Costanziaca erano sottoposte alla giuridizione del podestà di Torcello e quando la Serenissima riordinò il sistema politico-amministrativo e territoriale fu istituito un ''governo podestarile'' e al posto dei ''Gastaldi'' nell'isola di Burano subentrò il ''Consiglio della Magnifica comunità di Burano'' che deliberava a maggioranza e le Parti prese, le Determinazioni e le Istanze dovevano essere poi approvate e ratificate dal Podestà. Nel XVI secolo il Podestà di Torcello si insediò a Burano e l'isola acquistò così maggior prestigio.

 Permesso sanitario del 1763 rilasciato dai Giudici della Magnifica Comunità di Burano e sottoscritto dal custode dell'Ufficio di Sanità.

Il 12 maggio 1797 Venezia cadeva sotto l'occupazione francese ed il 25 maggio i ''Municipalisti'' rappresentanti l'isola di Burano sono i primi a prendere contatto con la Municipalità Provvisoria di Venezia per formare un corpo territoriale amministrativo con le isole lagunari.[2][3]

Dopo la sconfitta di Napoleone, il 19 gennaio 1806 gli austriaci entravano a Venezia per la seconda volta e con la legge del 29 aprile 1806 Burano divenne Comune di II classe sotto il podestà di Venezia.

Quando nel 1848 Venezia insorse contro gli austriaci, fu istituita una legione per le isole di Murano e Burano. Il 9 giugno 1848 ci furono le elezioni per le ''rappresentanze nazionali per la preparazione della Costituzione dello Stato'': anche Burano elesse i suoi rappresentanti. Terminata la Terza guerra d'Indipendenza il 19 ottobre 1866 entrarono a Venezia le truppe del Regio esercito italiano ed il 22 dello stesso mese ebbe luogo il plebiscito. Il 23 dicembre 1866 a Burano si tennero le elezioni amministrative: su 5.724 abitanti gli elettori amministrativi sono stati 147 ed elessero sindaco del Comune di Burano Giuseppe D'Este.

Dopo l'unità d'Italia le condizioni economiche ed amministrative del Comune erano alquanto precarie peché gli introiti patrimoniali non rendevano quasi nulla ed i proprietari terrieri e di fabbricati cercavano di non pagare le tasse; anche la popolazioe produttiva non godeva buone condizioni di vita. Il Comune di Burano chiese l'aggregazione a quello della città di Venezia ma la proposta fu ripetutamente negata. Soltanto nel 1923 la richiesta di aggregazione venne accolta e concessa con la legge n. 29026 del 30 dicembre 1923. Il suo territorio si estendeva anche sull'attuale Cavallino-Treporti e sulle isole di Mazzorbo, Torcello, Santa Cristina, Cason Montiron, La Cura, San Francesco del Deserto.

Nel corso dei secoli, alcune famiglie di Burano si trasferirono ad Ancona per motivi di lavoro, dove costituirono una piccola comunità: quella dei Buraneli. L'influsso della loro presenza si sente ancor oggi nel dialetto anconitano, essendo la parlata di Burano, insieme a quella autoctona e a quella levantina, una delle tre componenti che si fusero per dare origine al dialetto del capoluogo marchigiano[4].

Il dialetto di Burano è caratterizzato da una particolare cadenza "del tutto diversa da quella dei chioggiti e che consiste nell'allungamento della vocale tonica e nel successivo raddoppiamento della consonante che segue". E' una sorta di cantilena con l'allungamento delle vocali; le parole si pronunciano quasi trascinandole e le vocali si raddoppiano e si allungano.[5]

^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore pellegrini ^ Quadro delle Sessioni pubbliche della Municipalità Provvisoria di Venezia, Venezia, q797,p. 13, Verbale del 25 maggio 1797. ^ Presso l'archivio di Stato di Venezia sono consevate le deliberazioni del Consiglio della Magnifica Comunità di Burano e coprono un periodo che va dal 1467 al 1797 ^ Nadia Falaschini, Sante Graciotti, Sergio Sconocchia, Homo Adriaticus: identità culturale e autocoscienza attraverso i secoli : atti del convegno internazionale di studio, Diabasis, 1998 (pagina 77) Mario Panzini, Dizionario del vernacolo anconitano, Controvento editore 2008, vol. I, alla voce "La Chioga". Tra le voci del dialetto anconitano che hanno origine buranella c'è mamulini, o màmuli, con il significato di bambini piccoli. ^ Mario De Biasi, Storia di Burano, Associazione Artistica Culturale di Burano, Venezia, Tipografia Luigi Salvagno, 1994, pp. 151-153
Fotografie di:
Anna Gorgues - CC BY-SA 3.0
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