Berberi

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Contesto di Berberi

I Berberi, nella loro stessa lingua Imaziɣen o Imazighen (al singolare Amaziɣ, che significherebbe in origine "uomo libero"), sono le popolazioni autoctone di quei territori dell'Africa nord-occidentale conosciuti con il nome di Maghreb (corrispondente agli stati di Marocco, Algeria, Tunisia, Libia e Mauritania) o, secondo una più recente denominazione sorta in ambito nazionalistico cabilo, Tamazɣa (che comprende anche i territori settentrionali del Mali e del Niger, l'oasi del Siwa - nell'Egitto occidentale, al confine col deserto libico -, le exclavi spagnole in Marocco di Ceuta e Melilla e le Isole Canarie).

Per una serie di motivi storico-ideologici, a partire dal fatto che nei sopraccitati paesi la stragrande maggioranza della popolazione si sia arabizzata a causa dell'islamizzazione seguita alla conquista omayyade del Nordafrica nel corso del VII secolo, si è dunque soliti designare con tale nome solamente coloro che siano ancora di lingua m...Leggi tutto

I Berberi, nella loro stessa lingua Imaziɣen o Imazighen (al singolare Amaziɣ, che significherebbe in origine "uomo libero"), sono le popolazioni autoctone di quei territori dell'Africa nord-occidentale conosciuti con il nome di Maghreb (corrispondente agli stati di Marocco, Algeria, Tunisia, Libia e Mauritania) o, secondo una più recente denominazione sorta in ambito nazionalistico cabilo, Tamazɣa (che comprende anche i territori settentrionali del Mali e del Niger, l'oasi del Siwa - nell'Egitto occidentale, al confine col deserto libico -, le exclavi spagnole in Marocco di Ceuta e Melilla e le Isole Canarie).

Per una serie di motivi storico-ideologici, a partire dal fatto che nei sopraccitati paesi la stragrande maggioranza della popolazione si sia arabizzata a causa dell'islamizzazione seguita alla conquista omayyade del Nordafrica nel corso del VII secolo, si è dunque soliti designare con tale nome solamente coloro che siano ancora di lingua madre berbera (tamaziɣt).

Il nome "berbero" è un calco del vocabolo francese berbère, a sua volta derivato dal termine greco-romano "barbaro", volto a designare chi non parlava il latino o il greco. Si veda per esempio Sallustio, che nel suo Bellum Iugurthinum definisce la lingua dei Libi "barbara lingua" (cap. 18).

Di più Berberi

Population, Area & Driving side
  • Popolazione 24000000
Cronologia
  • Origini e antichità  Popolazioni berbere citate da fonti egizie
      Lo stesso argomento in dettaglio: Africa (provincia romana), Numidia, Mauretania, Garamanti e Getuli.

    I fossili umani paleolitici affini ai berberi propriamente detti sono noti in paleo-antropologia con il nome di uomo di Mechta-Afalou, una variante del paleo-europoide del tipo di Cro-Magnon, databile...Leggi tutto

    Origini e antichità  Popolazioni berbere citate da fonti egizie
      Lo stesso argomento in dettaglio: Africa (provincia romana), Numidia, Mauretania, Garamanti e Getuli.

    I fossili umani paleolitici affini ai berberi propriamente detti sono noti in paleo-antropologia con il nome di uomo di Mechta-Afalou, una variante del paleo-europoide del tipo di Cro-Magnon, databile intorno al 20000 a.C.

    Nell'antichità i berberi erano noti sotto varie denominazioni: gli antichi egizi conoscevano i ṯḥnw (menzionati dal "Re Scorpione" dell'età predinastica, intorno al 3000 a.C.), i ṯmḥw, i Rbw e i mšwš (questi ultimi due probabilmente da leggere rispettivamente Libu, ovvero i "Libi", e Mashuash). Capi dei "mashuash" divennero addirittura faraoni intorno al 1000 a.C. Nello spirito di riscoperta delle proprie tradizioni che anima da alcuni decenni diversi intellettuali berberi, molti di loro fanno iniziare il loro calendario dal 950 a.C., approssimativa data di ascesa al trono di Sheshonq I, iniziatore della XXII dinastia egizia, anche se probabilmente era già libica anche la dinastia precedente.

    In epoca successiva, molti nomi di popoli e tribù berbere ci giungono da storici greci e latini, a partire da Erodoto.

     Popolazioni berbere citate da Erodoto

    In particolare, si ricordano i Libi nelle regioni occidentali dell'attuale Libia, i Numidi nell'attuale Algeria, i Mauri nell'attuale Marocco, mentre nelle zone interne vi erano soprattutto i Garamanti e i Getuli.

    A partire dal I millennio a.C., il Nordafrica conobbe la colonizzazione di vari popoli. Da principio Fenici e Greci (Cartagine è fondata intorno all'814 a.C., Oea-Tripoli nel VII secolo a.C., Cirene intorno al 630 a.C.). In seguito fu il turno dei Romani, che contesero ai Cartaginesi la supremazia sulla regione.

    Intorno al III secolo a.C. si cominciano ad avere notizie precise su veri e propri Stati berberi, con propri re e una propria organizzazione: i regni di Numidia e di Mauretania. A quest'epoca risalgono alcune figure celebri come Massinissa, Giugurta, Giuba II, ecc.

    Dopo diverse vicende, che li videro sempre meno autonomi, i regni berberi persero definitivamente la loro indipendenza nel 40 d.C., sotto Caligola.

    Durante la dominazione romana molti Berberi romanizzati emersero nelle arti, nella politica e nella religione, esprimendosi nella lingua scritta del tempo: il latino.

    Vi furono così:

    scrittori (da Terenzio a Marziano Capella, con personaggi come Frontone, Apuleio, o Tertulliano); santi cristiani (dai martiri scillitani a San Cipriano, San Vittore, Sant'Agostino e Santa Monica, Zeno di Verona); papi (Vittore I, Melchiade, Gelasio I); imperatori (dal libico-punico Settimio Severo, fondatore di una dinastia, ai mauri Macrino e Emiliano).

    Dopo essere rimasto per lungo tempo sotto la dominazione romana, il Nordafrica subì nel V secolo le invasioni dei Vandali di Genserico, che costituirono regni nord-africani, finché nel 534, una spedizione condotta da Belisario, inviata da Giustiniano lo riconquistò alla sovranità di Bisanzio. Tale conquista però durò poco più di un secolo, giacché nel VII secolo si affacciarono i nuovi conquistatori, gli arabi.

    A questo periodo appartiene anche la costruzione dei jedar, tredici monumentali mausolei berberi situati a sud di Tiaret, in Algeria. Il loro nome deriva dall'arabo جدار (jidār, muro), ed erano tombe pre-islamiche risalenti alla tarda antichità (forse IV-VIII secolo).[1]

    Dalla conquista islamica al colonialismo  Una vecchia stanza berbera in Marocco.

    La conquista araba del Nord Africa si svolse in varie fasi. Da principio gli eserciti musulmani, dopo aver sottomesso l'Egitto, si portarono ad ovest della Libia, raggiungendo la Tunisia meridionale e fondando la città-accampamento militare (misr ) di Qayrawan. Da lì Uqba ibn Nafi' partì, intorno al 685, per la sua celebre "cavalcata" che lo portò fino alle sponde atlantiche del Marocco meridionale (la tradizione vuole che fosse entrato nell'oceano a cavallo, a significare che aveva conquistato all'Islam tutte le terre fino agli estremi confini occidentali). ʿUqba trovò un forte avversario in Kusayla, un capo berbero da lui catturato e pubblicamente umiliato, che riuscì a fuggire, organizzò la resistenza, lo sorprese a Tahuda, sulla via del ritorno, e lo uccise. Dopo alterne vicende, la resistenza berbera all'invasione araba fu sostenuta da Dihya, regina dei berberi della tribù Gerawa, più conosciuta con il soprannome attribuitole dagli arabi, Kahina (traducibile in strega); condusse anch'essa un'aspra campagna e tenne a lungo in scacco gli invasori. Prevedendo la propria sconfitta essa esortò i suoi figli ad allearsi col futuro vincitore in modo da conservare comunque il potere. Poco dopo iniziò l'islamizzazione del Maghreb, e nel 711 le truppe islamiche che invasero la penisola iberica sotto la guida di Tāriq ibn Ziyād erano costituite in massima parte da maghrebini.

     Ebrei berberi sul monte Atlante, Marocco, anno 1900.
    ^ Kadra (1983); LaPorte (2005) il quale fornisce alcune informazioni omesse da Kadra.
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