El jardín de las delicias

( Trittico del Giardino delle delizie )

Il Giardino delle delizie (o Il Millennio) è un trittico a olio su tavola (220×389 cm) di Hieronymus Bosch, databile al 1480-1490 circa e conservato nel Museo del Prado di Madrid.

È ritenuto il capolavoro di Bosch e la sua opera più ambiziosa. In nessun altro lavoro Bosch raggiunse un tale livello di complessità, sia per i significati simbolici che per la vivida immaginazione espositiva. L'opera rappresenta numerose scene bibliche e ha probabilmente lo scopo di descrivere la storia dell'umanità attraverso la dottrina cristiana medievale.

Il trittico è formato da un pannello centrale di forma pressoché quadrata al quale sono accostate due ali rettangolari richiudibili su di esso; una volta piegate, mostrano una rappresentazione della Terra durante la Creazione. Le tre scene del trittico aperto sono probabilmente da analizzare in ordine cronologico da sinistra verso destra, per quanto non vi sia la certezza di questa lettura. Il pannello di si...Leggi tutto

Il Giardino delle delizie (o Il Millennio) è un trittico a olio su tavola (220×389 cm) di Hieronymus Bosch, databile al 1480-1490 circa e conservato nel Museo del Prado di Madrid.

È ritenuto il capolavoro di Bosch e la sua opera più ambiziosa. In nessun altro lavoro Bosch raggiunse un tale livello di complessità, sia per i significati simbolici che per la vivida immaginazione espositiva. L'opera rappresenta numerose scene bibliche e ha probabilmente lo scopo di descrivere la storia dell'umanità attraverso la dottrina cristiana medievale.

Il trittico è formato da un pannello centrale di forma pressoché quadrata al quale sono accostate due ali rettangolari richiudibili su di esso; una volta piegate, mostrano una rappresentazione della Terra durante la Creazione. Le tre scene del trittico aperto sono probabilmente da analizzare in ordine cronologico da sinistra verso destra, per quanto non vi sia la certezza di questa lettura. Il pannello di sinistra rappresenta Dio quale perno dell'incontro tra Adamo ed Eva; quello centrale è una vasta veduta fantastica di figure nude, animali immaginari, frutti di grandi dimensioni e formazioni rocciose; quello di destra è invece una visione dell'Inferno e rappresenta i tormenti della dannazione.

Gli studiosi hanno spesso interpretato l'opera come un ammonimento agli uomini sui pericoli delle tentazioni; nonostante ciò, l'intricato mescolarsi di figure simboliche, in particolare nel pannello centrale, ha portato nel corso dei secoli a numerose altre interpretazioni e ancora ci si divide tra chi crede che il pannello centrale contenga un insegnamento morale per l'uomo e chi lo considera una veduta del paradiso perduto.

 Ritratto di Hieronymus Bosch.

La prima documentazione storica del dipinto risale al 1517, un anno dopo la morte di Bosch, quando Antonio de Beatis, un canonico di Molfetta, descrisse il Giardino come parte della decorazione del palazzo dei conti della Casa di Nassau a Bruxelles[1], luogo di grande importanza spesso visitato da capi di Stato e influenti personaggi di corte.

 Jan Gossaert, Enrico III di Nassau-Breda, (1483–1538)

L'aristocrazia dei Paesi Bassi di Burgundian, influenzata dal movimento umanistico, fu tra i maggiori collezionisti delle opere di Bosch, ma oltre a ciò rimangono poche tracce della posizione dei suoi dipinti negli anni immediatamente successivi alla sua morte; è molto più comune, infatti, avere registri di opere commissionate e possedute da chiese e conventi[2]. È probabile che il committente dell'opera sia stato Enrico III di Nassau-Breda, lo Statolder e Governatore di molte delle province degli Asburgo nei Paesi Bassi[3]. De Beatis scrisse nel suo diario di viaggio:

(EN)

«...there are some panels on which bizarre things have been painted. They represent seas, skies, woods, meadows, and many other things, such as people crawling out of a shell, others that bring forth birds, men and women, white and blacks doing all sorts of different activities and poses.»

(IT)

«...vi sono dei pannelli sui quali sono stati dipinti oggetti stravaganti. Rappresentano mari, cieli, foreste, prati, e molte altre cose, come individui che strisciano fuori da una conchiglia, altri che producono uccelli, uomini e donne, bianchi e neri mentre fanno ogni sorta di differente attività e gesto.»

(Diario di viaggio di Antonio de Beatis[4][5])

Enrico era conosciuto come un accanito collezionista di opere d'arte e di curiosità esotiche che, nei suoi palazzi a Bruxelles e Breda, raccoglieva in una sorta di Wunderkammer[3]. Condivideva tale passione con Filippo il Bello, legato da una stretta amicizia, e non è escluso, come ipotizzò Hans Belting (2002), che tra i due fosse in atto una sorta di "gara" nell'accaparrarsi i lavori di Bosch, che entrambi stimavano[6].

L'esposizione nel palazzo dei Conti della Casa di Nassau, largamente visitato da numerosi personaggi dalla grande influenza e prestigio, dovette contribuire ad accrescere velocemente la reputazione di Bosch in tutta Europa. La fama del dipinto può essere misurata dal grande numero di copie sopravvissute, commissionate da clienti facoltosi e rappresentanti spesso il solo pannello centrale, riproposte in minori dimensioni e solitamente create con diverse tecniche quali l'incisione, l'arazzo o la pittura su tavola[7].

 Copia su arazzo del Giardino delle delizie all'Escorial[8].

La descrizione di De Beatis, riscoperta solo negli anni sessanta del Novecento, ha gettato nuova luce su un lavoro che, a causa della mancanza di una figura religiosa centrale, fino a quel momento era considerato un'atipica pala d'altare[9]. Sono conosciuti a oggi molti dittici olandesi e alcuni trittici per privati, ma al confronto i pannelli di Bosch sono insolitamente più grandi e non contengono al loro interno immagini del committente e futuro proprietario dell'opera. Caratura e importanza dell'opera fanno pensare comunque a un lavoro commissionato, le cui immagini fantastiche rimangono legate da un preciso significato simbolico[1], forse richiesto per celebrare delle nozze, così come accadeva frequentemente con dipinti italiani di grandi dimensioni[10].

Alla morte di Enrico III l'opera passò nelle mani del nipote Guglielmo I d'Orange, il fondatore della Casa d'Orange-Nassau e comandante della rivolta olandese contro l'Impero spagnolo alla fine del XV secolo. Nel 1568 il Duca d'Alba confiscò il dipinto e lo portò in Spagna, dove divenne proprietà di Don Fernando di Toledo, dell'Ordine di San Giovanni[11], figlio naturale del Duca e comandante militare nei Paesi Bassi[12][13]. All'asta della sua morte Filippo II di Spagna acquistò il Giardino nel 1591, e due anni dopo, l'8 luglio 1593, lo portò all'Escorial[14]. Un inventario dell'epoca lo descrive come:

(EN)

«...painting in oils, with two wings depicting the variety of the world, illustrated with grotesqueries by Hieronymus Bosch, known as "Del Madroño".»

(IT)

«...dipinto a olio, con due ali rappresentanti la varietà del mondo, illustrati con forme grottesche da Hieronymus Bosch, conosciuto come "Del Madroño"[15].»

([16][17])

L'opera passò infine dall'Escorial al Museo del Prado nel 1939[18], insieme ad altri lavori dell'autore fiammingo. A oggi si può constatare quanto il dipinto non sia particolarmente ben conservato, in particolare nella zona centrale in cui l'opera ha perduto materia pittorica attorno alle giunture dei pannelli[14].

Nel 2009 il Museo del Prado ha selezionato il Giardino delle delizie come uno dei dipinti più importanti della pinacoteca, rendendolo disponibile su Google Earth con una risoluzione di 14.000 megapixel[19][20].

Datazione

La datazione del Giardino delle delizie ha sempre diviso i critici e ancora oggi appare incerta. Baldass la riteneva opera giovanile, databile al 1485, venendo confermato da numerosi studiosi[21]. Tolnay e Larsen invece la collocavano a una fase tarda, verso il 1514-1516 e la Cinotti[14], infine, suggeriva in base a considerazioni stilistiche e compositive i primi anni del Cinquecento (1503-1504), ipotesi per lo più accettata dalla critica successiva[21].

Solo con l'analisi dendrocronologica del supporto ligneo si è arrivati ad anticipare l'esecuzione alla fase tardo-giovanile, verso il 1480-1490 circa, poiché il legno si è rivelato risalente tra il 1460 e il 1466, fornendo quindi un terminus post quem[21][22]. In quel periodo era consueto che gli artisti facessero stagionare a lungo il legno utilizzato per creare i pannelli da dipingere, fino a una ventina d'anni, per diminuire la quantità di acqua contenuta tra le fibre e evitare il rischio di deformazioni e movimenti del supporto: è quindi normale che la data ottenuta dall'esame sui pannelli preceda di parecchi anni quella effettiva del dipinto.

Un elemento offerto a suffragio di una datazione posteriore è da taluni indicato dalla raffigurazione all'interno dell'opera di un ananas, frutto del Nuovo Mondo, che evidentemente fa postdatare il tutto a un periodo successivo al viaggio di Colombo[22], forse però legato a una rappresentazione fantasiosa.

Fonti e contesto storico  L'Uomo-Albero in un disegno precedente alla creazione del trittico, nella cui composizione viene però a mancare qualsiasi citazione dell'Inferno[23].

Si hanno poche informazioni certe sulla vita di Hieronymus Bosch e sulle influenze personali o artistiche che potrebbero aver modellato il suo stile. È sconosciuta la sua data di nascita, il tipo di educazione ricevuta e lo sono i clienti delle sue opere d'arte, non ci sono lasciti scritti sui pensieri e le idee del pittore fiammingo né rimangono prove sul fatto che sia stato influenzato da particolari artisti o pensatori[24]. Nel corso dei secoli gli storici d'arte hanno tentato di avvicinarlo a diverse fonti, ma le conclusioni rimangono frammentarie e aleatorie nella quasi totalità dei casi, tanto che l'iconografia dei suoi lavori è stata studiata dagli addetti ai lavori più che per ogni altro autore olandese[25]. Le visioni rappresentate sono estremamente enigmatiche, tanto oscure da far credere ad alcuni studiosi che rimandino a filosofie o dottrine esoteriche a lui contemporanee e a noi oggi sconosciute[26][27].

Anche se la carriera artistica di Bosch si espresse nel periodo dell'alto Rinascimento[28], egli visse in una zona dove il credo della chiesa medievale aveva ancora forte potere e autorità morale[29]. Probabilmente ebbe a che fare con le nuove forme d'espressione filosofiche e artistiche provenienti dal sud Europa, ma rimane complesso comprendere con certezza quale autore, artista o scuola di pensiero abbia avuto un ascendente sul suo lavoro[25].

José de Sigüenza è considerato il primo vero autore di una critica artistica sul Giardino delle delizie, contenuta nella Storia dell'ordine di San Girolamo, del 1605[30][31]. Il monaco spagnolo attribuì il primo nome all'opera, Quadro delle fragole[32] e si scontrò tenacemente contro l'idea che il dipinto del maestro fiammingo fosse relegato a semplice assurdità o peggio eresia, descrivendo così i pannelli:

 L'incisione Fuga in Egitto di Martin Schongauer, possibile ispirazione per Bosch.(EN)

«...are a satirical comment on the shame and sinfulness of mankind.»

(IT)

«...sono un'osservazione satirica sulla vergogna e la colpevolezza dell'umanità.»

([31])

Lo storico d'arte Carl Justi ha osservato che i pannelli di sinistra e centrale sono ambientati in un'atmosfera tropicale e oceanica, ipotizzando che tale scelta fosse legata all'evento storico della scoperta dell'America:

(EN)

«...the news of recently discovered Atlantis and by drawings of its tropical scenery, just as Columbus himself, when approaching terra firma, thought that the place he had found at the mouth of the Orinoco was the site of the Earthly Paradise.»

(IT)

«... le notizie dell'Atlantide recentemente scoperta e dai disegni della sua ambientazione tropicale, proprio come Colombo stesso, che quando si avvicinò alla terra ferma, pensò che il luogo che aveva trovato alla foce dell'Orinoco fosse la sede del Paradiso Terrestre.»

([33]) La giraffa (destra) rappresentata nel pannello sinistro dell'opera sembra essere una citazione del Viaggio in Egitto di Ciriaco d'Ancona (sinistra).

Il periodo a cui risale la creazione del trittico fu un tempo di scoperte e avventure, quando racconti e trofei del Nuovo Mondo colpivano le immaginazioni di poeti, pittori e scrittori[34]. Oltre a questo, il Giardino presenta però figure di creature ultraterrene e fantastiche, e la composizione si basa su ulteriori iconografie. L'umanista Felipe de Guevara, collezionista di opere di Bosch e grande appassionato d'arte, indica Plinio e Antifilo quali fonti per le figure demoniache presenti nei dipinti, e a tal proposito cita anche i Grilli dell'antichità classica[35]; da ricordare è anche l'incisione della Fuga in Egitto di Martin Schongauer[36]. La letteratura concernente viaggi esotici, basata anche sulle conquiste in Africa e verso Oriente, è evocata nel pannello di sinistra da animali quali leoni e giraffe. Quest'ultima in particolare sembra richiamare il Viaggio in Egitto di Ciriaco d'Ancona, i cui disegni fornirono probabilmente ulteriore ispirazione a Bosch[37][38]. Tante scoperte geografiche resero reali regioni fino a quel momento solamente immaginate, e portarono alcuni pensatori dell'epoca a rivedere le proprie certezze sull'esistenza dell'antico Paradiso biblico, ora più vicino alla mitologia che alla presenza effettiva narrata dalle Scritture.

Dal punto di vista letterario, una fonte proposta per l'intero assetto del pannello di destra è quella della Visio Tnugdali, testo religioso del dodicesimo secolo dalle ardite rappresentazioni infernali, celebre per tutto il Medioevo[39][40]; invece, i tentativi di ritrovare nella letteratura contemporanea a Bosch fonti per l'opera non sono stati soddisfacenti. Lo storico d'arte Erwin Panofsky, nel 1953, scrisse a tal proposito:

(EN)

«In spite of all the ingenious, erudite and in part extremely useful research devoted to the task of "decoding Jerome Bosch", I cannot help feeling that the real secret of his magnificent nightmares and daydreams has still to be disclosed. We have bored a few holes through the door of the locked room; but somehow we do not seem to have discovered the key.»

(IT)

«Nonostante le molte ingegnose, dotte e in parte estremamente utili ricerche dedite al compito di "decifrare Jerome Bosch"[41], non posso fare a meno di credere che il vero segreto dei suoi magnifici incubi e fantasticherie debba ancora essere svelato. Abbiamo scavato alcune brecce attraverso la porta di una stanza chiusa; ma in qualche modo non ci sembra d'aver trovato ancora la chiave.»

([42])

Erasmo da Rotterdam è stato suggerito come possibile fonte per Bosch, in quanto anch'esso visse a 's-Hertogenbosch per un certo periodo e forse incontrò il pittore. In realtà però l'umanista olandese era appena adolescente quando studiò alla scuola della città di Bosch e, se Peter Glum ha indicato delle vicinanze concettuali tra il trittico e il pensiero di Erasmo, esse sono piuttosto da ascrivere a un'influenza indiretta, legata alle suggestioni su Sebastian Brant, che come è noto fu una delle fonti di ispirazione per l'Elogio della follia[43].

^ a b Belting, 2005, p. 71. ^ Moxey, 1994, pp. 107-108. ^ a b Bosing, 2000, p. 60. ^ Hieronymus Bosch, Tempter and Moralist, su percontra.net. URL consultato il 22 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011). ^ L'opera di De Beatis è ancora inedita in italiano. " Gianfranco Tortorelli, Educare la nobiltà, Perugia, Edizioni Pendragon, 2005, p. 75.." ^ Varallo, 2004, p. 86. ^ Belting, 2005, pp. 79-81. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Sny96 ^ Gibson, 1973, p. 99. ^ Harbison, 1995, pp. 77-80. ^ Frédéric Elsig, Jheronimus Bosch: la question de la chronologie, Librairie Droz, 2004, p. 83.. ^ Belting, 2005, p. 78. ^ Paul Vandenbroeck, The Garden of Earthly Delights, pp. 87–90. ^ a b c Cinotti, 1966, p. 99. ^ "Del Madroño" sta a significare "Della fragola". ^ Larsen, 1998, p. 26. ^ In spagnolo l'opera viene definita "una pintura de la variedad del mundo". ^ The Garden of Earthly Delights, su museodelprado.es. URL consultato il 22 luglio 2010. ^ Giles Tremlett, Google brings masterpieces from Prado direct to armchair art lovers, in Guardian.co.uk, 13 gennaio 2009. URL consultato il 3 agosto 2010. ^ Giles Tremlett, Online gallery zooms in on Prado's masterpieces (even the smutty bits), in Guardian.co.uk, 14 gennaio 2009. URL consultato il 3 agosto 2010. ^ a b c Varallo, 2004, p. 84. ^ a b Glum, 2007, p. 3. ^ Vedi anche la voce Disegni di Hieronymus Bosch. ^ Fränger e Kaiser, 1951, p. 1. ^ a b Snyder, 2004, pp. 395–396. ^ Camillo Semenzato, Genio e botteghe: l'arte nell'Europa tra Medio Evo e età moderna, Milano, Editoriale Giorgio Mondadori, 1992. ^ Bussagli, 1988, p. 25, 32. ^ Tra il 1475 e il 1525. ^ Gibson, 1973, p. 14. ^ Fray José de Sigüenza (1544-1606), su www3.planalfa.es. URL consultato il 23 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2010). ^ a b Gómez, 1989, p. 22. ^ Bussagli, 1988, p. 22. ^ Fränger e Kaiser, 1951, p. 57. ^ Gibson, 1973, p. 27. ^ Bussagli, 1988, p. 8. ^ Gibson, 1973, p. 26. ^ Paul Vandenbroeck, The Spanish inventarios reales and Hieronymus Bosch, NAi, 2001. ^ Si è pensato anche a Erhard Reuwich come possibile fonte per le rappresentazioni della giraffa e del leone nel pannello di sinistra. (Belting, 2005, p. 26). ^ Robert Easting, Visions of the other world in Middle English, Cambridge, D.S. Brewer, 1997, p. 71.. ^ Bosing, 2000, p. 50. ^ Il vero nome di Bosch fu Jeroen Anthoniszoon van Aken, ma prese il soprannome Bosch dalla città in cui visse per la maggior parte della sua vita; Hieronymus è invece la forma latina del nome Jerome. (Rooth, 12). ^ Citato in Moxey, 1994, p. 104. ^ in particolare per la rappresentazione divina in una quantità tanto vasta di forme come nell'opera, Glum, 2007, p. 49.
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