莫高窟

( Grotte di Mogao )

Le Grotte di Mogao (in cinese: 莫高窟, mògāo kū) sono delle grotte che si trovano lungo la Via della seta, vicino a Dunhuang (25 km a sud-est), nella provincia del Gansu, in Cina. Si tratta di un sistema di 492 templi scavati nella roccia, in una rupe lunga 1600 metri (per cui il termine con cui sono note, cioè "grotte", può non essere il più adatto a descriverle). Le Grotte di Mogao sono anche chiamate "Grotte dei Mille Buddha" (千佛洞 qiānfó dòng), nome che proverrebbe dalla leggenda sulla loro fondazione, ovvero dalla visione dei mille Buddha che il monaco Yuezun avrebbe avuto all'interno delle caverne, oppure dal gran numero di figure di Buddha che si trovano nel sito.

La leggenda narra di un monaco buddhista chiamato Lezun che, nel 366, ebbe una visione: mille Buddha. Convinse quindi un ricco pellegrino della Via della seta a fondare il primo tempio che si trova qui. Col passare dei secoli i templi crebbero fino a superare il numero di mille, e con essi vennero costruiti ricoveri e repositori di testi sacri, e cappelle votive. Fra il IV e il XIV secolo i monaci di Dunhuang raccolsero numerosi manoscritti occidentali, e molti dei pellegrini che passavano per il sito dipinsero affreschi all'interno delle grotte, oltre a lasciare un'offerta e a pregare per propiziarsi un viaggio tranquillo. Gli affreschi coprono una superficie di oltre 42.000 metri quadrati.

I monaci buddhisti praticavano una vita austera e speravano che l'isolamento delle grotte li avrebbe portati più facilmente all'illuminazione. I dipinti servivano come aiuto per la meditazione, in quanto rappresentazione visiva della ricerca dell'illuminazione. Inoltre avevano lo scopo di illustrare agli analfabeti le storie e le credenze buddhiste.

Tuttavia, nel corso dell'XI secolo le grotte vennero murate, in quanto erano ormai diventate ricolme di vecchi manoscritti, lacerati o perlopiù inutilizzabili.

Mentre le opere precedenti al 600 d.C. raffigurano perlopiù temi sacri rigorosi, i dipinti relativi all'epoca Tang descrivono le caratteristiche della vita di alcune persone, di qualunque ceto sociale, che transitavano o che abitavano in questo luogo.[1] Le pitture raffigurano commerci, usi, tradizioni, preghiere, leggende, lavorazioni artigianali e per quanto riguarda l'ambito religioso lo storico conservato consente di verificare i mutamenti intercorsi fra il buddismo originario indiano e la sua progressiva assimilazione dell'arte cinese.

Nel corso dei secoli, solamente la posizione isolata delle grotte, le ha preservate sia dai possibili assalti di invasori islamici, sia dagli imperatori cinesi persecutori del buddismo, come per esempio Wuzong (845 d.C.), o dalla Rivoluzione culturale.[1]

^ a b "I tesori del buddismo cinese a Dunhuang", di Neville Agnew e Fan Jinshi, pubbl. su "Le Scienze (American Scientific), num.350, ottobre 1997, pag.102-109
Fotografie di:
Randy Rambo - CC BY 3.0
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