Svizzera

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Contesto di Svizzera

La Svizzera (in tedesco Schweiz, in francese Suisse, in romancio Svizra), ufficialmente Confederazione Svizzera (in tedesco Schweizerische Eidgenossenschaft, in francese Confédération suisse, in romancio Confederaziun svizra) o Confederazione Elvetica (in latino Confœderatio Helvetica, abbreviata con l'acronimo CH), è uno Stato federale dell'Europa centrale, composto da 26 cantoni autonomi di cui 6 sono semicantoni. È un paese alpino senza sbocco sul mare, il cui territorio è geograficamente suddiviso tra il massiccio del Giura, l'Altipiano e le Alpi svizzere, e occupa una superficie di oltre 41285 km². Confina a nord con la Germania, a est con l'Austria e il Liechten...Leggi tutto

La Svizzera (in tedesco Schweiz, in francese Suisse, in romancio Svizra), ufficialmente Confederazione Svizzera (in tedesco Schweizerische Eidgenossenschaft, in francese Confédération suisse, in romancio Confederaziun svizra) o Confederazione Elvetica (in latino Confœderatio Helvetica, abbreviata con l'acronimo CH), è uno Stato federale dell'Europa centrale, composto da 26 cantoni autonomi di cui 6 sono semicantoni. È un paese alpino senza sbocco sul mare, il cui territorio è geograficamente suddiviso tra il massiccio del Giura, l'Altipiano e le Alpi svizzere, e occupa una superficie di oltre 41285 km². Confina a nord con la Germania, a est con l'Austria e il Liechtenstein, a sud con l'Italia e a ovest con la Francia.

Due terzi degli 8,9 milioni di abitanti del paese si concentrano sull'Altipiano, dove si trovano le maggiori città: Zurigo, Ginevra, Basilea, Losanna, Berna, Winterthur, Lucerna e San Gallo. Le prime due sono piazze finanziarie internazionali e vengono anche spesso considerate come le città aventi la qualità di vita più elevata al mondo, mentre Berna, come capitale de facto (più propriamente "città federale"), è il centro burocratico e politico della nazione e sempre qui, nel Palazzo Federale (ted.: Bundeshaus; fr.: Palais fédéral), vi è la sede del Parlamento e del Governo svizzero. Mentre Basilea è il centro dell'industria farmaceutica svizzera e complessivamente il secondo centro economico del paese dopo Zurigo, a Losanna e a Lucerna ha sede la massima istanza giuridica della Confederazione: il Tribunale federale. Altri tribunali della Confederazione si trovano invece a San Gallo e a Bellinzona.

Vide la sua nascita ufficiale con l'alleanza di tre cantoni che nel 1291 rinnovarono il patto eterno confederale, il che spinge a pensare che la nascita della Svizzera risalga a tempi ancora più remoti. Ad ogni modo, la Svizzera è uno dei più antichi Stati del mondo. Con un reddito pro capite pari a 80275 $ (2013), la Svizzera è uno dei Paesi economicamente più prosperi al mondo. Due terzi della forza lavoro sono attivi nel settore terziario e circa un terzo nel secondario. La Svizzera è stata nota, altresì, per il segreto bancario, abolito a partire dal 2018, ma ancora valido per i residenti e per la popolazione svizzera.

La Svizzera è suddivisa in tre grandi regioni linguistiche e culturali: tedesca, francese e italiana, a cui vanno aggiunte le valli del Canton Grigioni in cui si parla il romancio. Il tedesco, il francese e l'italiano sono lingue ufficiali e nazionali, il romancio è lingua nazionale dal 1938 ed è parzialmente lingua ufficiale dal 1996. Nella Svizzera tedesca viene parlato un insieme di dialetti conosciuti collettivamente come Schwiizertüütsch (in svizzero tedesco significa letteralmente “svizzero tedesco”). Alla diversità linguistica si aggiunge quella religiosa, con i cantoni protestanti e i cantoni cattolici. Gli svizzeri quindi non formano una nazione nel senso di una comune appartenenza etnica, linguistica e religiosa. Il forte senso di appartenenza al paese si fonda sul percorso storico comune, sulla condivisione dei miti nazionali e dei fondamenti istituzionali (federalismo, democrazia diretta, neutralità), sulla geografia (Alpi) e, in parte, sull'orgoglio di rappresentare un caso particolare in Europa.

La politica estera è contraddistinta dalla tradizionale neutralità, mantenuta sin dal 1674, anno della prima dichiarazione ufficiale di neutralità. La Svizzera fa parte delle Nazioni Unite (dal 2002), dell'AELS, del Consiglio d'Europa, dell'Organizzazione mondiale del commercio e ospita numerose organizzazioni internazionali, in particolare a Ginevra, dove si trovano le sedi del CERN, della Croce Rossa, la sede europea dell'ONU e il quartier generale dell'OMS. A Zurigo ha invece sede la FIFA, a Nyon la UEFA, a Losanna il Comitato Olimpico Internazionale e ad Aigle l'Unione Ciclistica Internazionale. A Basilea si trova inoltre la sede mondiale della Banca dei Regolamenti Internazionali.

Il paese ha scelto invece di non aderire né all'Unione europea né alla NATO – pur avendo siglato accordi di partenariato con entrambe – per diverse ragioni di opportunità politica ed economica (come la storica neutralità, l'attaccamento popolare alla democrazia diretta, nonché il sensibile divario economico con i paesi vicini).

Di più Svizzera

Informazioni di base
  • Moneta Franco svizzero
  • Prefisso telefonico +41
  • Dominio Internet .ch
  • Mains voltage 230V/50Hz
  • Democracy index 8.83
Population, Area & Driving side
  • Popolazione 8902308
  • La zona 41285
  • Lato guida right
Cronologia
  •   Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Svizzera.
    Prima del 1291 Leggi tutto
      Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Svizzera.
    Prima del 1291  La Svizzera in età romana: tra il limes e le Alpi. La Svizzera nel Duecento: territori degli Hohenstaufen, degli Zähringen, dei Savoia e degli Asburgo.

    Fino al termine dell'età medievale il territorio occupato dalla Svizzera non costituiva uno spazio politicamente unitario. Le più antiche tracce della presenza umana sul suolo elvetico risalgono a circa 150 000 anni fa, mentre gli insediamenti agricoli più remoti, allo stato attuale delle ricerche archeologiche, sembrano essere quelli di Gächlingen, fatti risalire al 5300 a.C. circa. Prima della conquista romana, il territorio a sud del Reno era abitato da diverse tribù celtiche. L'insediamento più conosciuto e documentato è quello di La Tène, sul lago di Neuchâtel, che ha dato il nome alla cultura della tarda età del ferro, iniziata intorno al 450 a.C. Nella parte orientale del paese (nell'attuale Canton Grigioni) erano stanziati i Reti, più a sud (nell'attuale Canton Ticino) i Leponzi e gli Insubri. Gran parte dell'Altipiano, tra le Alpi e la catena del Giura, era invece occupato dalla tribù degli Elvezi, la cui sconfitta, nella battaglia di Bibracte, nel 58 a.C., segnò l'inizio della dominazione romana sul territorio.

    La conquista romana venne portata a termine nel 15 a.C., da Tiberio (destinato a diventare il secondo imperatore romano) e da suo fratello Druso che annetterono all'impero le Alpi (creando la provincia delle Alpi Pennine, corrispondente grossomodo al Vallese). L'area occupata dagli Elvezi fu prima parte dalla provincia della Gallia Belgica quindi della Germania superiore, mentre i territori a est della Linth e dell'Alto Ticino furono integrati nella provincia della Rezia. Le popolazioni celtiche si integrarono velocemente nel mondo culturale romano, adottandone lingua e religione.[1] Tre erano le colonie governate secondo il diritto romano: Augusta Raurica (Augst, fondata nel 44 a.C., oggi il principale sito archeologico della Svizzera), Aventicum (Avenches, che conserva l'anfiteatro del 130 d.C., ed entro le cui mura potevano trovare rifugio oltre 50 000 abitanti)[2] e Colonia Iulia Equestris (Nyon).[nota 1] Gli insediamenti erano collegati da un'efficiente rete stradale che innervava l'altipiano da ovest a est. Altre strade, varcando le Alpi attraverso sei passi, mettevano in comunicazione l'Altipiano con la Gallia Transpadana e il cuore dell'impero.[nota 2]

    Alla pax romana nelle province misero fine le incursioni delle tribù germaniche. Il limes germanico-retico venne abbandonato poco dopo il 260 in seguito all'attacco in forze degli Alemanni. Un nuovo confine fortificato venne creato lungo il Reno, ma il territorio fra questo e le Alpi (impoverito dalle incursioni e dalla rinnovata presenza dell'esercito romano) venne abbandonato definitivamente da Roma verso il 400.

    La tribù germanica dei Burgundi si insediò nella regione a ovest dell'Aare: adottò la lingua latina e si convertì al cristianesimo, mentre le tribù Alemanne, stabilitesi a est dell'Aare, mantennero usi e costumi germanici. Si formò così quel confine linguistico tra francese e tedesco che caratterizza ancora oggi l'Altipiano svizzero. I Reti (o Reto-romanzi, Rumantsch, poiché latinizzati) vennero progressivamente assimilati, sicché oggi sono presenti solo in alcune vallate dei Grigioni. Tra il 511 e il 534 il Regno dei Burgundi venne conquistato dai Franchi; nel 539 fu la volta dell'Alemannia.

    I sovrani Merovingi e Carolingi promossero l'espansione del cristianesimo, sull'Altipiano e nelle valli alpine sorsero numerose abbazie (San Gallo, Einsiedeln, Disentis, San Giovanni, Saint-Maurice d'Agaune): centri religiosi, economici e culturali della civiltà feudale. Con il Trattato di Verdun nell'843, che mise fine all'impero di Carlo Magno, il territorio venne nuovamente spartito: il territorio dei Burgundi venne assegnato a Lotario I, quello degli Alemanni a Ludovico il Germanico. Nel 1039, con la conquista del Regno burgundo da parte di Corrado II, tutto il territorio dell'attuale Confederazione si ritrovò riunito nel Sacro Romano Impero. La crisi del sistema feudale fra il Duecento e il Trecento portò a una situazione di endemica conflittualità fra casati nobiliari. Sull'Altipiano dapprima si scontrò la famiglia sveva degli Zähringen (che ebbe la peggio) con quella imperiale degli Hohenstaufen (che perse poi nello scontro con il papato) poi si scontrarono i Savoia e i Kyburg (che si estinsero), finché su tutti trionfarono gli Asburgo, originari dell'Habichtsburg, nell'Argovia.[3]

    La Confederazione
      Lo stesso argomento in dettaglio: Confederazione degli otto cantoni e Vecchia Confederazione.
     La situazione territoriale in Svizzera nel 1315.

    Gli Asburgo, che nel 1291 dominavano gran parte della Svizzera centrale, erano intenzionati a rendere più efficiente la loro amministrazione trasformando i propri feudatari in semplici funzionari (landamani). Le comunità di contadini che abitavano le vallate alpine desideravano al contrario conservare le loro antiche prerogative e premevano per ottenere la dipendenza diretta dall'Impero (su modello delle città libere dell'Impero) scavalcando il dominio dei feudatari.

    Nel 1237 Federico II cala nella penisola italiana, lacerata da guerre tra guelfi (fedeli al Papa) e ghibellini (favorevoli all’Imperatore) per ristabilire il suo imperio. Dopo aver sconfitto la Lega Lombarda (fedele al Papa) a Cortenuova e soggiogato Toscana e Marche, torna per “far pentita Bologna”, capofila del guelfismo. Tutti i piccoli comuni vicini capitolarono uno dopo l’altro e nell'agosto 1240 l’esercito imperiale cinse d'assedio Faenza. Ma gli abitanti resistettero strenuamente e tennero fuori dalle mura l'esercito assediante per diversi mesi costringendo le truppe a svernare in Romagna.

    Nell'esercito imperiale militavano contingenti di mercenari svizzeri provenienti dai quattro cantoni originari della Svizzera: Nidvaldo, Obvaldo, Svitto e Uri (i primi due facenti parte della regione di Untervaldo). Erano parecchio contrariati dal lungo assedio così, quando l'imperatore propose loro un premio extra se avessero preso Faenza, invece del denaro chiesero di essere liberati dalle tasse imperiali e di dipendere direttamente dall'Imperatore. L’imperatore accettò la richiesta così nel dicembre 1240 la città fu espugnata. Nel 1240 con la “Lettera di Faenza"[4] Federico II concesse ai quattro cantoni originari di passare sotto al suo dominio diretto, affrancandosi dal vessante giogo dei conti d’Asburgo.[5]

    Per difendersi dallo strapotere degli Asburgo le comunità rurali strinsero numerosi trattati di alleanza e di mutua assistenza. Tra questi il Patto eterno confederale, stipulato a Grütli intorno ai primi giorni di agosto del 1291 (per convenzione il 1º agosto), che costituisce il primo documento noto della Confederazione elvetica. In esso, le comunità di Uri, Svitto e Untervaldo si giurarono reciproco aiuto in caso di conflitto, formando il primo nucleo della Confederazione. Nel testo del trattato, in realtà, si fa riferimento ad altri accordi precedenti, che sono tuttavia andati perduti: l'inizio della confederazione è quindi convenzionalmente associato con la stipula dell'accordo fra i tre cantoni iniziatari nel 1291. Nel 1313 i contadini di Svitto attaccarono l'abbazia di Einsiedeln e quando, due anni dopo, intervennero i cavalieri degli Asburgo, i Confederati li affrontarono uniti e li sconfissero a Morgarten (1315). Subito dopo la vittoria, Ludovico il Bavaro (anch'egli rivale della casa d'Asburgo) riconobbe ai Confederati l'immediatezza imperiale. Negli anni seguenti alla Confederazione aderirono Lucerna (1332), Zurigo (1351), Berna (1353) e Zugo (1365).

    Preoccupati per la crescente forza dei Confederati, gli Asburgo intervennero a due riprese, ma i fanti svizzeri sconfissero ancora la cavalleria a Sempach (1386) e a Näfels (1388). Nello stesso anno si unì ai Confederati Glarona, poi, dopo le Guerre borgognone (1474-1477), aderirono Friburgo e Soletta (1481), dopo la Guerra sveva (in cui Massimiliano I, sconfitto, riconobbe nel 1499 la sovranità svizzera) aderirono Sciaffusa e Basilea (1501) mentre, durante le Guerre d'Italia, aderì l'Appenzello (1513). Oltre ai territori cantonali, i Confederati conquistarono altre regioni di interesse strategico, i baliaggi (ted. Vogteien, dal lat. (ad)vocatiae): l'Argovia (1415), Uznach (1437), i territori a sud delle Alpi che oggi formano il Canton Ticino (acquisiti fra il 1439 e il 1513 nell'ambito delle campagne transalpine dei Confederati), Turgovia (1460) e Sargans (1483). Infine, accanto ai Cantoni confederati, vi erano gli alleati: la Repubblica del Vallese (1416), l'abbazia di San Gallo (1451), la città di San Gallo (1454), la Repubblica delle Tre Leghe (1497), le città di Mulhouse (dal 1515 al 1586), Rottweil (dal 1519 al 1643) e Ginevra (1519). Nel 1515 la battaglia di Marignano (in cui i confederati, alleati del Ducato di Milano, vennero sconfitti dalle forze francesi e venete) segnò invece la fine della politica espansionista della Svizzera; da allora non vi furono più campagne militari al di fuori dai confini elvetici.[6]

     Espansione territoriale della Confederazione dal 1291 al 1798

    I 13 Cantoni sovrani che allora componevano la Confederazione inviavano più volte all'anno i propri rappresentanti (landamani o borgomastri) alla Dieta Federale (ted. Tagsatzung, fr. Diète, dal lat. med. dies, “giorno”) che costituiva l'unico organo sovra-cantonale, sviluppatosi dai precedenti trattati (la “Carta dei preti” del 1370 e la Convenzione di Sempach del 1393). A partire dal 1415 la Dieta andò rafforzando le sue prerogative, soprattutto riguardo al governo dei baliaggi (Convenzione di Stans, siglata con la mediazione di Nicolao della Flüe, nel 1481). Le decisioni prese dalla Dieta dovevano poi essere riferite (lat., ad referendum) alla popolazione dei cantoni e ratificate. Nel 1525 il Consiglio cittadino di Zurigo approvò le idee riformatrici di Ulrico Zwingli: le proprietà fondiarie dei conventi e della Chiesa cattolica vennero incamerate dalla città e crebbero le prerogative del municipio e delle corporazioni cittadine ai danni delle campagne. La Riforma si estese a Sciaffusa, a Basilea, a Berna e nelle campagne di San Gallo e dei Grigioni.

    I cantoni rurali individuarono nella Riforma un movimento cittadino e vi si opposero. La vittoria cattolica nella Seconda guerra di Kappel (1531) segnò l'arresto del movimento riformato nella Svizzera centrale. Nel 1536 Giovanni Calvino cominciò la Riforma a Ginevra e si accordò con le città zwingliane per una confessione elvetica comune (Confessiones Helveticæ, 1536 e 1566). I cantoni cattolici, poco popolati (circa un terzo della popolazione), ma più numerosi, tennero il controllo della Dieta e imposero ai baliaggi comuni (i territori soggetti sia ai cantoni cattolici, sia a quelli protestanti) la religione cattolica. I contrasti confessionali nei territori dell'Impero, sfociati nella guerra dei trent'anni, spinsero la Confederazione ad allontanarsi sempre di più dal potente vicino e cementarono l'alleanza militare fra cantoni (codificata nel Defensionale di Wil del 1647) nonostante le differenze religiose: nel 1648 anche l'Impero riconobbe l'indipendenza svizzera. Nel 1674 la Dieta, in risposta all'occupazione francese della Franca Contea, proclamò la neutralità armata, che dura tuttora. Se, con la Seconda guerra del Toggenburgo del 1712, si chiusero definitivamente i conflitti religiosi, si acuirono quelli economici e sociali: le campagne svilupparono una precoce modernizzazione e tolleravano sempre meno i privilegi dei patriziati urbani.[7]

    L'età delle rivoluzioni
      Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica Elvetica, Atto di Mediazione e Guerra del Sonderbund.
     La Repubblica Elvetica il 15 gennaio 1798, con i nuovi cantoni (dipartimenti) di Sargans, Lugano, Bellinzona, Argovia, Lemano e Turgovia che avevano soppiantato i baliaggi. La Guerra del Sonderbund (1847): in grigio i cantoni conservatori-secessionisti, in verde i liberali-unitari, in arancione i cantoni neutrali.

    Sotto l'influsso dei Lumi si verificarono numerosi cambiamenti: progressi in ambito agricolo (propagati dai fisiocratici), incremento demografico (+25% dal 1700 al 1800) e diffusione del lavoro proto-industriale a domicilio fra i contadini (Verlagssystem; filatura e tessitura del cotone, assemblaggio di orologi). La diffusione di un'economia di tipo commerciale nelle campagne portò a contrasti sempre maggiori con i patriziati urbani. Scoppiarono rivolte a Ginevra (1737 e 1782), a Berna (1749), in Valle Leventina (1755, → Rivolta della Leventina) e nella campagna zurighese (1794). Nel 1798 le truppe rivoluzionarie francesi occuparono il Giura. A Basilea la popolazione (guidata da Peter Ochs) insorse contro il patriziato e rinunciò alla sovranità sui baliaggi a sud delle Alpi (che si proclamarono Liberi e Svizzeri pochi giorni dopo, respingendo un tentativo d'invasione dei Cisalpini). Nel Vaud Frédéric-César de La Harpe proclamò la Repubblica del Lemano, separata da Berna. Insorsero il Vallese, l'Argovia, le campagne di Zurigo e di Sciaffusa. Berna si oppose alla Francia, ma venne sconfitta a Grauholz. La Svizzera venne trasformata in una repubblica unitaria, senza confini interni e divisa in dipartimenti (su modello francese): la Repubblica Elvetica. Venne abolita la differenza fra i cittadini delle campagne e quelli delle città e quella fra cantoni sovrani e baliaggi. Si formarono allora due schieramenti (che si sarebbero successivamente organizzati in partiti): da una parte i favorevoli allo Stato egualitario e liberale, dall'altra i conservatori che chiedevano un ritorno allo Stato precedente; tra il 1800 e il 1802 si susseguirono cinque colpi di stato.

    Nel 1803 Napoleone, esasperato, fece ridiventare la Svizzera uno Stato confederale tramite l'Atto di Mediazione, ma conservò importanti elementi della Repubblica elvetica: gli ex baliaggi (Argovia, Ticino, Turgovia e Vaud) e l'ex alleato Grigioni vennero ammessi come cantoni a pieno titolo. Crollato il sistema napoleonico a Lipsia, la Svizzera recuperò dalla Francia i vecchi territori (con l'eccezione della Valtellina e Valchiavenna, e di Mulhouse) che vennero ammessi come cantoni: Neuchâtel, Vallese e Ginevra. Il Congresso di Vienna riconobbe inoltre le frontiere esterne della Svizzera e quelle interne tra cantoni e impose al Paese la neutralità armata permanente per sottrarlo all'influenza francese.[8] Il movimento restauratore si arrestò nel 1830 quando il tumultuoso sviluppo industriale impose sempre nuove modifiche al vecchio quadro legislativo (la Rigenerazione). Nel 1845 i cantoni conservatori-cattolici (i Waldstätten, Vallese, Lucerna e Friburgo), scontenti per il crescente centralismo federale, costituirono una propria lega, il Sonderbund (ted. “Lega separata"). I legami fra i secessionisti e l'Austria provocarono l'intervento dell'esercito federale (→ Guerra del Sonderbund) che trionfò a Gislikon (generale G.H. Dufour) nel 1847. Nel 1848 entrò in vigore la nuova costituzione federale che trasformava la Svizzera da una Confederazione di cantoni in uno Stato federale, moderno e liberale; ponendo le basi per un'accelerazione dello sviluppo economico.[9]

    Lo Stato federale  Il primo Consiglio federale eletto il 16 novembre 1848: (in senso orario dall'alto) J. Munzinger (Soletta), D.H. Druey (Vaud), W.H. Naeff (San Gallo), F. Frey-Herosé (Argovia), S. Franscini (Ticino), U. Ochsenbein (Berna) e, al centro, J. Furrer (Zurigo), primo Presidente della Confederazione. Inaugurazione della linea del Gottardo nel 1882.

    Le basi per lo Stato federale moderno vennero poste all'indomani della guerra del Sonderbund. La costituzione del 1848 (in seguito rivista solo nel 1874 e nel 1999) diede alla Svizzera un governo maggiormente centralizzato: competenze fino ad allora appannaggio dei cantoni vennero delegate alla Confederazione (la difesa nazionale, la moneta, le dogane e il servizio postale). Con la creazione di uno spazio economico comune (vennero unificati pesi e misure e abolite le dogane fra cantoni), lo Stato federale si fece promotore dello sviluppo economico e la Svizzera venne radicalmente trasformata dall'industrializzazione e dalle ferrovie. Il Paese seppe sfruttare alcune buone condizioni di partenza (il basso tasso di analfabetismo tra gli adulti, le conoscenze artigianali, la coesione interna e il quadro legislativo liberale) e puntò sin dall'inizio sull'esportazione di prodotti ad alto valore aggiunto (orologi, alimentari lavorati, tessuti particolari, prodotti chimici, telai meccanici e macchinari complessi).[10] Non più soddisfatti del solo diritto di voto (divenuto universale, per gli uomini, nel 1848), i cittadini si attivarono per ottenere maggiori strumenti democratici e ottennero che nella Costituzione fossero iscritti il diritto di lanciare un referendum (1874) e il diritto di lanciare un'iniziativa popolare (1891).[11]

    Nella seconda metà del secolo le diverse correnti politiche si organizzarono in partiti: nacquero il Partito cattolico-conservatore (oggi Partito Popolare Democratico, nel 1848), il Partito Socialista Svizzero nel 1888 e il Partito Liberale Radicale nel 1894. Come durante la Guerra franco-prussiana (1870-1871), la Svizzera si mantenne neutrale anche durante la prima guerra mondiale (1914-1918), ma il degrado delle condizioni di vita di gran parte della popolazione a causa della guerra condusse le organizzazioni operaie (riunite nel Comitato di Olten) a lanciare il primo sciopero generale nel 1918: le principali rivendicazioni (la settimana lavorativa di 48 ore e l'istituzione di un'assicurazione sulla vecchiaia) vennero rifiutate, ma l'anno seguente il Consiglio nazionale venne eletto con il sistema proporzionale e fecero il loro ingresso nel parlamento elvetico esponenti delle organizzazioni operaie, segnando la fine dell'egemonia del Partito Liberale Radicale.

    Nel 1920 il Paese aderì alla Società delle Nazioni che aveva posto la sua sede proprio in Svizzera, a Ginevra. La Società riconobbe la neutralità permanente della Svizzera e la esonerò dalla partecipazione alle azioni militari. La crisi economica del 1929 determinò un aumento massiccio della disoccupazione in Svizzera e nel 1936 il franco venne svalutato per aiutare le esportazioni; l'anno successivo fu quindi possibile siglare la pace del lavoro nell'industria metallurgica (allora la più importante del paese).[12] Il riconoscimento del Romancio come lingua nazionale (1938), la costruzione di un sistema di fortificazioni nelle Alpi (Ridotto nazionale, 1940) e l'entrata del primo esponente socialista nel Consiglio federale (1943) rafforzarono la coesione nazionale durante gli anni della seconda guerra mondiale. Tuttavia la neutralità elvetica venne messa a dura prova dagli eventi bellici: se durante i precedenti conflitti la Svizzera confinava con entrambi gli schieramenti, dopo il crollo della Francia nel giugno del 1940, la Svizzera si trovava circondata dalle forze dell'Asse.[13] Il commercio aereo era all'epoca poco sviluppato e il Paese finì per intrattenere relazioni economiche principalmente con i paesi confinanti e segnatamente con la Germania.

    Terminato il conflitto gli Alleati obbligarono la Svizzera a versare 250 milioni di franchi (circa l'1,7% del PIL elvetico di allora) per la ricostruzione dell'Europa.[14] Nei confronti dei rifugiati la politica svizzera oscillò da una moderata apertura alla politica della barca piena (ted. vollen Boot), che portò al respingimento di parecchi profughi, anche su pressione delle autorità tedesche e italiane.[15] Il ruolo della Confederazione durante la seconda guerra mondiale è stato indagato criticamente dalla Commissione Bergier (dal nome dello storico che ha presieduto il gruppo di lavoro) istituita dal governo federale negli anni novanta.[16] Nel 1947 venne introdotta l'assicurazione sulla vecchiaia (Assicurazione vecchiaia e superstiti, AVS) ponendo le basi per lo stato sociale odierno. Al crescente internazionalismo dell'economia elvetica fece da contrappeso l'attaccamento popolare alla neutralità e all'isolazionismo del paese: nel 1948 gli elettori rifiutarono di aderire all'Organizzazione delle Nazioni Unite (la cui sede principale venne posta a Ginevra, nei locali della Società delle Nazioni). Nel 1959 venne eletto un secondo socialista nel Consiglio federale e per la prima volta l'assegnazione dei seggi nell'esecutivo divenne proporzionata alla forza elettorale dei quattro grandi partiti: la ripartizione (chiamata formula magica) costituì un elemento di grande stabilità e durò sino al 2004 (quando entrò in governo un secondo esponente UDC a scapito del rappresentante PPD). La stabilità politica interna accompagnò la crescita economica nella seconda metà del Novecento: il reddito pro capite crebbe più rapidamente che nel resto del continente, beneficiando anche dello sviluppo del settore finanziario. Le buone condizioni di partenza e una spesa costante permisero di mantenere all'avanguardia la ricerca elvetica, assicurando il prestigio dei prodotti esportati sui mercati esteri e attraendo nel paese ricercatori stranieri.[17]

     Padiglione di Expo.02 a Neuchâtel.

    Nel 1971, dopo un tentativo infruttuoso nel 1959, popolo e cantoni concessero il diritto di voto anche all'elettorato femminile, i diritti politici divennero per la prima volta nel paese veramente universali. Nel 1978, dopo una serie di consultazioni popolari (a livello cantonale e federale), tre distretti francofoni del Canton Berna si separano da esso e andarono a costituire il Canton Giura, che divenne il ventiseiesimo cantone della Svizzera. Le tendenze isolazioniste riemersero nel 1986 quando in un referendum gli elettori rifiutarono di entrare nelle Nazioni Unite e nel 1992 quando il popolo bocciò l'entrata della Svizzera nello Spazio economico europeo: in quest'ultima occasione il paese si divise tra la Romandia, favorevole a un'integrazione continentale, e la Svizzera tedesca e quella italiana, che votarono invece per mantenere la totale indipendenza del Paese; la Svizzera accederà comunque al Mercato europeo comune e allo Spazio europeo di libera circolazione, a partire rispettivamente dal 2002 e dal 2008, attraverso i due accordi bilaterali con l'Unione Europea (sottoscritti nel 1999 e nel 2004, e approvati con referendum popolari nel 2000 e nel 2005). Sempre nel 1992, la Svizzera entrò invece a far parte delle maggiori organizzazioni capitalistiche mondiali: la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale

    Pochi anni dopo l'ottenimento del diritto di voto a livello federale, nel 1984 Elisabeth Kopp divenne la prima donna a entrare nel governo, mentre nel 1999 - dopo che nel 1990 anche l'Appenzello Interno (ultimo cantone ad adeguarsi) introdusse il suffragio femminile per decisione del Tribunale federale - Ruth Dreifuss venne eletta alla presidenza della Confederazione. Durante gli anni novanta la Svizzera ha vissuto una lunga crisi caratterizzata da bassi tassi di crescita economica e dal venir meno della fiducia dei cittadini in alcuni ambiti e settori pubblici (lo scandalo delle schedature, la vicenda degli averi ebraici, le grandi fusioni nel settore bancario, il fallimento della compagnia aerea Swissair).[18] Con una nuova votazione popolare, questa volta con esito positivo, la Svizzera entrò ufficialmente nelle Nazioni Unite il 10 settembre 2002, lo stesso anno si tenne l'esposizione nazionale Expo.02. Con il nuovo millennio l'economia elvetica ha ricominciato a crescere con tassi superiori alla media europea.[19] Pur continuando a osservare una stretta neutralità, si è accentuata l'internazionalizzazione dell'economia svizzera (4º paese più globalizzato secondo il Politecnico di Zurigo e l'OCSE[20]), considerata fra le più competitive al mondo[21] (nel 2009[22], nel 2010[23], nel 2011[24] e nel 2012[25] al primo posto) mentre il reddito pro capite, la qualità di vita nelle sue città[26] e le opportunità offerte ai suoi cittadini[27] sono stabilmente ai vertici delle classifiche internazionali.

    ^ Elvezi, in Dizionario storico della Svizzera. ^ Aventicum, in Dizionario storico della Svizzera. ^ Dizionario storico della Svizzera, su hls-dhs-dss.ch (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2012). e hls-dhs-dss.ch, https://web.archive.org/web/20110811140543/http://hls-dhs-dss.ch/textes/i/I8027.php (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2011). ^ Alteo Dolcini, su alteodolcini.com. URL consultato il 26 giugno 2019 (archiviato il 26 giugno 2019). ^ Alteo Dolcini (1923-1999), La Svizzera è nata in Romagna, Stefano Casanova Editore. ^ hls-dhs-dss.ch, https://web.archive.org/web/20110522135604/http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I10076.php (archiviato dall'url originale il 22 maggio 2011). e hls-dhs-dss.ch, https://web.archive.org/web/20110811154023/http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I19506.php (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2011). ^ hls-dhs-dss.ch, https://web.archive.org/web/20110716114959/http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I13328.php (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2011). e hls-dhs-dss.ch, http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I16572-1-1.php. ^ hls-dhs-dss.ch, https://web.archive.org/web/20111008015739/http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I9797.php (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2011). e hls-dhs-dss.ch, https://web.archive.org/web/20111112171311/http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I9798.php (archiviato dall'url originale il 12 novembre 2011). ^ hls-dhs-dss.ch, https://web.archive.org/web/20111112184622/http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I9800.php (archiviato dall'url originale il 12 novembre 2011). e hls-dhs-dss.ch, https://web.archive.org/web/20120210053144/http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I17241.php (archiviato dall'url originale il 10 febbraio 2012). ^ R. Cameron e L. Neal, A Concise Economomic History of the World. From Paleolithic Times to the Present, Oxford 1989, trad. it. Storia economica del mondo. Dalla preistoria ad oggi, Bologna, 2005 ^ Dizionario storico della Svizzera, su hls-dhs-dss.ch (archiviato dall'url originale il 18 agosto 2011). ^ Dizionario storico della Svizzera, su hls-dhs-dss.ch (archiviato dall'url originale l'8 novembre 2011). ^ Dizionario storico della Svizzera, su hls-dhs-dss.ch (archiviato dall'url originale il 10 aprile 2013). ^ A. Maddison, La politique commerciale de la Suisse de la Deuxème Guerre Mondiale à l'entrée du GATT (1945-1996), Zurigo 2004. ^ Dizionario storico della Svizzera, su hls-dhs-dss.ch (archiviato dall'url originale il 5 agosto 2009). ^ Una delegazione del Consiglio federale riceve la commissione Bergier, su admin.ch. URL consultato il 4 maggio 2019 (archiviato l'11 settembre 2016). ^ M. Kuder, La grande crescita, Lugano, 2010 ^ D. Gilardoni, La Svizzera è bella. Un Paese in crisi fra la vicenda dei beni ebraici e dell'oro nazista e la fusione UBS-SBS, Bellinzona 1999 ^ Swissinfo (archiviato dall'url originale il 18 gennaio 2012). ^ Osec Export (archiviato dall'url originale il 10 luglio 2010). ^ Portale PMI - La Svizzera resta 4º nella classifica internazionale della competitività dell'IMD (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2011). ^ Competitività, Italia ultima del G7 - LASTAMPA.it (archiviato dall'url originale il 23 maggio 2011). ^ RSI - Radiotelevisione svizzera, su info.rsi.ch. URL consultato il 9 settembre 2010 (archiviato il 15 giugno 2011). ^ Copia archiviata (PDF), su www3.weforum.org. URL consultato il 7 settembre 2011 (archiviato il 9 ottobre 2011). ^ The Global Competitiveness Report 2012–2013, p. 13 (PDF), su www3.weforum.org. URL consultato il 28 gennaio 2013 (archiviato il 10 giugno 2015). ^ Swissinfo (archiviato dall'url originale il 19 gennaio 2012). ^ Gianmaria Padovani.


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