Contesto di Sudan

Il Sudan (Sudàn; in arabo: السودان‎, al-Sūdān), ufficialmente Repubblica del Sudan (in arabo: جمهورية السودان‎, in inglese. Republic of the Sudan), è uno Stato arabo-africano, che confina con l'Egitto a nord, col mar Rosso a nord-est, con l'Eritrea e l'Etiopia ad est, con il Sudan del Sud a sud, con la Repubblica Centrafricana a sud-ovest, con il Ciad a ovest e con la Libia a nord-ovest. Il paese viene diviso longitudinalmente dal Nilo in due metà (orientale e occidentale). La popolazione del Sudan è una combinazione di abitanti autoctoni della valle del Nilo e di discendenti di immigrati dalla Penisola arabica. La stragrande maggioranza della popolazione oggi abbraccia l'Islam a nord, ma ci sono forti concentrazioni di cristiani e di animisti a sud. Il nome Sudan deriva dall'espressione araba Bilād...Leggi tutto

Il Sudan (Sudàn; in arabo: السودان‎, al-Sūdān), ufficialmente Repubblica del Sudan (in arabo: جمهورية السودان‎, in inglese. Republic of the Sudan), è uno Stato arabo-africano, che confina con l'Egitto a nord, col mar Rosso a nord-est, con l'Eritrea e l'Etiopia ad est, con il Sudan del Sud a sud, con la Repubblica Centrafricana a sud-ovest, con il Ciad a ovest e con la Libia a nord-ovest. Il paese viene diviso longitudinalmente dal Nilo in due metà (orientale e occidentale). La popolazione del Sudan è una combinazione di abitanti autoctoni della valle del Nilo e di discendenti di immigrati dalla Penisola arabica. La stragrande maggioranza della popolazione oggi abbraccia l'Islam a nord, ma ci sono forti concentrazioni di cristiani e di animisti a sud. Il nome Sudan deriva dall'espressione araba Bilād al-Sūdān, ossia "Paese degli uomini neri".

La popolazione del Sudan ha una lunga storia fin dall'antichità, che si intreccia con la storia dell'Egitto. Il Sudan ha sofferto diciassette anni di guerra civile, durante la guerra civile sudanese (1955-1972), seguita dalla seconda guerra civile sudanese (1983-1998) tra il governo centrale del Sudan e il SPLA/M del Sudan del sud. A causa delle continue lotte politiche e militari, il Sudan ha subito un incruento colpo di Stato dal colonnello Omar al-Bashir, nel 1989, che si proclamò presidente del Sudan. La guerra civile si è conclusa con la firma di un accordo globale di pace che ha concesso l'autonomia a quella che allora era la regione meridionale del paese. In seguito, un referendum tenutosi nel gennaio 2011 (come previsto dagli accordi di pace) ha decretato la separazione del Sudan del Sud dal paese, avvenuta il 9 luglio 2011 con il consenso del Sudan.

Nel 2019, a fronte di massicce proteste popolari che chiedevano le dimissioni di al-Bashir, l'esercito sudanese ha destituito il presidente tramite un colpo di Stato assumendo transitoriamente il controllo del paese ed accordandosi per attuare, entro il 2022, una transizione democratica. Venne dunque fondato un Consiglio Sovrano composto da civili e militari, che avrebbe dovuto governare il Paese e svolgere le funzioni congiunte di capo di stato, e venne nominato un nuovo primo ministro civile. All’avvicinarsi della data di transizione, tutttavia, l’esercito ha ordito un nuovo colpo di stato interrompendo la transizione, poi tuttavia ripresa in seguito a nuovi accordi, salvo essere nuovamente interrotta in seguito a forti tensioni iniziate a partire da marzo-aprile 2023, che hanno visto il paese subire un nuovo tentativo di colpo di Stato e l'inizio di conflitti armati fra le diverse fazioni componenti il regime militare.

Membro delle Nazioni Unite, il Sudan aderisce anche all'Unione africana, alla Lega araba, all'Organizzazione per la cooperazione islamica e al Movimento dei paesi non allineati, oltre ad avere lo status di osservatore nell'Organizzazione mondiale del commercio. La sua capitale è Khartum, il centro politico, culturale e commerciale della nazione. Ufficialmente una repubblica presidenziale federale democratica rappresentativa, la situazione politica del Sudan è ampiamente considerata dalla comunità internazionale come instabile ed autoritarie, a causa dei numerosi colpi di stato e delle frequenti guerriglie interne.

Di più Sudan

Informazioni di base
  • Moneta Sterlina sudanese
  • Prefisso telefonico +249
  • Dominio Internet .sd
  • Mains voltage 230V/50Hz
  • Democracy index 2.54
Population, Area & Driving side
  • Popolazione 30894000
  • La zona 1886068
  • Lato guida right
Cronologia
  • Preistoria  Tori rappresentati nel sito di arte rupestre di Sabu-Jaddi

    Entro l'ottavo millennio a.C., un popolo di una cultura neolitica si era stabilito sulla valle del Nilo. Aveva uno stile di vita sedentario e viveva in villaggi fortificati di mattoni di fango, integrando la caccia e la pesca con la raccolta del grano e l'allevamento del bestiame.[1] Durante il quinto millennio a.C., le migrazioni dal Sahara in prosciugamento portarono popolazioni neolitiche nella valle del Nilo insieme all'agricoltura. La popolazione risultante da questa mescolanza culturale e genetica sviluppò una sua gerarchia sociale nei secoli successivi, diventando il Regno di Kush (con la capitale Kerma)....Leggi tutto

    Preistoria  Tori rappresentati nel sito di arte rupestre di Sabu-Jaddi

    Entro l'ottavo millennio a.C., un popolo di una cultura neolitica si era stabilito sulla valle del Nilo. Aveva uno stile di vita sedentario e viveva in villaggi fortificati di mattoni di fango, integrando la caccia e la pesca con la raccolta del grano e l'allevamento del bestiame.[1] Durante il quinto millennio a.C., le migrazioni dal Sahara in prosciugamento portarono popolazioni neolitiche nella valle del Nilo insieme all'agricoltura. La popolazione risultante da questa mescolanza culturale e genetica sviluppò una sua gerarchia sociale nei secoli successivi, diventando il Regno di Kush (con la capitale Kerma). La ricerca antropologica e archeologica indica che durante il periodo pre-dinastico la Bassa Nubia e l'Alto Egitto di Magadan erano etnicamente e culturalmente quasi identici, e quindi si ebbe l'affermazione simultanea di sistemi di regalità faraonica nel 3300 a.C.[2] Insieme ad altri paesi sul Mar Rosso, il Sudan è considerato il luogo più probabile della terra nota agli antichi egizi come Punt (o "Ta Netjeru", che significa "Terra di Dio"), la cui prima menzione risale al X secolo a.c.[1]

    Nel Sudan orientale compare intorno al 4000 a.C. il gruppo Butana. Questo popolo produceva semplici ceramiche decorate, viveva in capanne rotonde ed era molto probabilmente dedito alla pastorizia e alla caccia, ma consumava anche lumache di terra ed esistono prove di una realtà produttiva agricola.[3] Il gruppo Gash, nato intorno al 3000 a.C. costituisce una cultura preistorica conosciuta in diversi luoghi. Questo popolo produceva ceramiche decorate e viveva di agricoltura e allevamento di bestiame. Mahal Teglinos era un luogo importante di circa 10 ettari. Al centro furono scavate case in mattoni di fango. I sigilli e le impronte dei sigilli attestano un livello di amministrazione elevato. Le sepolture in un cimitero d'élite erano contrassegnate da pietre tombali grezze. [4] Nel secondo millennio seguì il gruppo Jebel Mokram. Produceva ceramiche con semplici decorazioni incise e viveva in semplici capanne rotonde. L'allevamento del bestiame era molto probabilmente la sua base economica.[5]

    Il regno della Nubia
      Lo stesso argomento in dettaglio: Nubia e Alfabeto meroitico.
     Statua di un re nubiano. Veduta aerea delle Piramidi nubiane di Meroë, nel Regno di Kush

    La regione settentrionale del Sudan attuale nell'antichità era conosciuta anche come "regno della Nubia" o regno di Kush, e la sua civiltà fiorì essenzialmente lungo il corso del Nilo, tra la prima e la sesta cateratta. I regni che si susseguirono furono grandemente influenzati dal vicino Egitto faraonico, che fece sentire il proprio influsso.

    In realtà i confini tra gli antichi regni egiziani e sudanesi fluttuarono frequentemente, e una buona parte di quello che ora è il Sudan del Nord era, in antichità, indistinguibile dall'alto Egitto. Viceversa, la Nubia giunse a comprendere Assuan.

    In età romana, il Fezzan fu visitato da Giulio Materno, mentre Nerone inviò alcune centurie in esplorazione lungo il Nilo. In età islamica, esploratori arabi penetrarono in quei territori e di ciò restano le testimonianze di geografi come al-Bakri, Idrisi e di viaggiatori come Ibn Battuta, raccolte da Leone l'Africano, che visitò l'area del Bornu.

    Islam: Arabi, turchi, egiziani  I tre regni nubiani cristiani.

    Il cristianesimo fu introdotto nel Sudan nel terzo o nel IV secolo, ma già intorno al 640 fece la sua comparsa l'Islam, proprio quando già tre dei regni che componevano la regione (Nobazia, Makuria, Alodia) erano stati convertiti al cristianesimo. La coesistenza fra le due fedi sarebbe rimasta accettabilmente pacifica sino all'inizio del XIV secolo, anche perché spesso i regni nubiani si trovarono in posizione di forza rispetto a un Egitto diviso e instabile.

    A partire dalla metà del XII secolo il dominio economico nel Sudan feudale fu gradualmente assunto da una classe di mercanti arabi, mentre l'Egitto diventava sempre più aggressivo verso gli impoveriti regni nubiani. Nel 1517 l'Egitto cadde sotto il dominio dell'Impero ottomano e la stessa sorte toccò a Makuria (Nord Sudan) nello stesso anno. Nel 1504 al regno cristiano di Alodia (Sudan centrale) era succeduto il sultanato islamico di Sennar. In seguito alla campagna d'Egitto di Napoleone (1798-1799), l'Egitto cadde sotto il potere di Mehmet Ali, che lo rese di fatto indipendente dal Sultano di Istanbul.

    A partire dal 1820 il Pascià ottomano Mehmet Ali, wali d'Egitto, inviò un esercito agli ordini di suo figlio Ibrāhīm Pascià e di Muhammad Bey per occupare il Sudan orientale. La conquista fu completata dal figlio di Ibrāhīm, Ismāʿīl Pascià (poi Ismāʿīl I), con la sottomissione della regione meridionale del paese nel 1839 e nel 1861. Con l'ingresso dei conquistatori, si sviluppò un intenso commercio di schiavi, ma venne anche estesa l'irrigazione e incrementata la produzione di cotone (soprattutto nel nord). Nel 1857 giunsero in Sudan alcuni missionari cattolici fra i quali Daniele Comboni, che vi fondò la comunità missionaria dei Padri Comboniani, poi eretta in Congregazione.

    Nel 1879, a seguito del Congresso di Berlino, le grandi potenze europee obbligarono Ismāʿīl I ad abdicare e misero sul trono il figlio Tawfīq Pascià (o Tawfiq I), la cui corruzione e inefficienza provocarono nel 1881 una ribellione guidata dall'ufficiale `Urābī Pascià, che fornì il pretesto per un intervento armato britannico. L'occupazione di Egitto e Sudan (1882), formalmente per difendere l'autorità del Chedivè, in realtà mirava a controllare entrambi i Paesi, rafforzandovi il nazionalismo.

    La Mahdiyya, il Sudan anglo-egiziano e le incursioni italiane

    Il leader religioso Muḥammad Aḥmad ibn ʿAbd Allāh (1844-1885), un arabo-sudanese di Dongola autoproclamatosi Mahdi, tentò negli anni '80 del XIX secolo di unificare le tribù del Sudan centrale e di quello occidentale. Guidò dal 1881 una rivolta nazionalista contro il dominio egiziano, che culminò con la battaglia di El Obeid (1883) e con l'assedio di Khartum (1884), alla fine del quale (12 gennaio 1885) trovò la morte anche il comandante britannico, generale Gordon, con l'instaurazione di una teocrazia fondamentalista, mentre le truppe egiziane e britanniche si ritiravano dal Sudan.

    La Mahdiyya operò dal 1884 al 1898, imponendo la sharīʿa, bruciando ogni testo associato con il vecchio regime, opponendosi al tribalismo e sterminando chiunque non abbracciasse il regime. Benché il Mahdi fosse morto di tifo sei mesi dopo la caduta di al-Kharṭūm, ʿAbdallāhi b. Muḥammad (1846-1899), un arabo-sudanese del Darfur, riuscì a prendere il potere e assunse il titolo di Khalīfa (successore) del Mahdi, continuandone la politica interna ed estera, muovendo senza successo guerra all'Etiopia (1887-1889), all'Egitto (1889), all'Equatoria (Sudan meridionale - Uganda settentrionale) belga (1891) e all'Eritrea italiana (1893). Guerre, pestilenze e carestie dimezzarono la popolazione sudanese.

    Dal 17 luglio 1894 al 25 dicembre 1897 l'area di Cassala fu occupata dagli italiani, che la cedettero ai britannici dopo la loro sconfitta della Battaglia di Adua con i guerrieri abissini.

     La guerra del Sudan, in una rappresentazione di propaganda.

    Ufficialmente in nome del Chedivè d'Egitto, ma in pratica per l'Impero britannico (nel timore di infiltrazioni di Francia e Belgio), dal 1896 al 1898 le forze anglo-egiziane guidate da Lord Kitchener attaccarono lo Stato mahdista, che resistette fin quando l'esercito mahdista non fu sopraffatto nella battaglia di Omdurman (2 settembre 1898) e il successore del Mahdi non fu ucciso nella battaglia di Umm Diwaykarat, nel Kordofan, il 24 novembre 1899).

    Nel 1899, l'Impero britannico impose all'Egitto un "condominio" sul Sudan, dando vita al "Sudan Anglo-Egiziano", dopo aver amministrato il Sudan per vari decenni come una propria colonia, fino a dividerlo nel 1924 in due parti distinte, il sud cristiano e il nord musulmano. In base a un trattato, poi ratificato nel 1936, il governatore era nominato dall'Egitto con il consenso britannico, situazione che rimase invariata fino al 1956.

    Nel 1903, il governo locale iniziò un'assegnazione di "licenze" ai missionari che richiedevano di poter entrare nel paese, definendo i territori nei quali sarebbe stato loro consentito di insediarsi. La zona settentrionale nubiana (cristiana fino a pochi secoli prima) rimase esclusa da tali assegnazioni e restò prevalentemente musulmana. Tra il 1914 al 1922, l'Egitto, ufficialmente "condomino" del Sudan, fu a sua volta protettorato britannico.

    Durante la seconda guerra mondiale, le forze di difesa del Sudan, formate nel 1925, contrastarono le incursioni italiane dall'Etiopia nel 1940. Tuttavia gli italiani, con la Conquista di Cassala, la occuparono dal 4 luglio 1940 al 21 gennaio 1941. A seguito dell'offensiva britannica le forze sudanesi contribuirono all'invasione e occupazione delle colonie italiane nel 1942.

    Nel 1943, allentandosi la pressione britannica a causa del conflitto, sorsero due partiti spontanei di inclinazione nazionalista, il partito Umma e il partito al-Ashiqqāʾ (I Fratelli), quest'ultimo di ispirazione islamica, entrambi principalmente riferentisi al Sudan settentrionale.

    Nel 1947 si tenne la conferenza di Giuba con la quale le due parti del paese concordarono per la riunificazione e il Sud venne ammesso alla rappresentatività parlamentare.

    Nel 1953 il regime di Protettorato fu abolito grazie a un accordo anglo-egiziano ispirato a principi di autodeterminazione dei popoli. Immediatamente dopo, a novembre, si tennero elezioni generali per il rinnovo dell'Assemblea legislativa, dalle quali nel gennaio successivo sortì la legittimazione di Ismāʿīl al-Azharī a capo del governo. Uno dei primi atti fu l'istituzione di un comitato per la sudanizzazione, nel quale però fu notata una sproporzionatamente esigua rappresentanza del Sudan del Sud.

    Il Sudan indipendente (dal 1956)

    Fin dall'indipendenza dal Regno Unito, proclamata dal Parlamento nel dicembre 1955 e ottenuta nel 1956, la politica interna è stata dominata da regimi militari che, secondo una visione pressoché unanime degli studiosi, avrebbero favorito governi a orientamento islamico e privilegiato il Sudan settentrionale.

    I conflitti interni e la prima guerra civile, che hanno dominato la scena interna dal 1955 al 1972, e che hanno origine antecedente all'indipendenza, nacquero dal contrasto fra le forze governative settentrionali e le forze Anyanya che rivendicavano l'autonomia della parte meridionale del paese.

    Nel 1957 fu proposta da parte dei nord-sudanesi una costituzione che eleggesse l'Islam religione di Stato e la lingua araba lingua ufficiale dello Stato. L'anno successivo i sud-sudanesi abbandonarono i lavori dell'Assemblea Costituente, una volta compreso che l'ipotesi di una federazione fra nord e sud del paese non sarebbe stata accolta.

    L'opera dei missionari stranieri fu interrotta nel 1964 da un imprevisto decreto di espulsione generalizzato; le tensioni crebbero sino a far montare in autunno una ribellione nota come "rivoluzione d'ottobre" e lo stato di agitazione restò gravissimo per lungo tempo. Pochi anni dopo, ormai nel 1969, Jaʿfar al-Nimeyrī avrebbe attuato un colpo di Stato detto "rivoluzione di maggio", con l'appoggio dei comunisti.

    Nel 1972 un accordo di pace firmato ad Addis Abeba garantì al sud una sorta di autonomia tramite la costituzione di un'assemblea regionale con facoltà di elezione del presidente dell'Alto Consiglio Esecutivo (ACE), soggetto però alla conferma da parte del presidente della repubblica. Il primo presidente dell'assemblea regionale del sud fu Abel Alier. Parte dell'accordo prevedeva l'assorbimento delle forze Anyanya nelle forze governative. L'anno successivo la costituzione del Sudan avrebbe confermato i punti principali dell'accordo.

    Il 12 aprile 1978 il governo centrale e le opposizioni, guidate dal Fronte Nazionale, sottoscrissero un accordo congiunto di rappacificazione, ma le tensioni si spostarono su un fronte socio-economico, e l'anno successivo fu caratterizzato da manifestazioni e scioperi, per il miglioramento delle condizioni economiche e per il riconoscimento di diritti fondamentali come la libertà di stampa.

    Il trasferimento a nord di milizie ex-Anya Nya, la decisione del presidente Nimeyrī di dividere il governo del sud in tre governi regionali e soprattutto la decisione di introdurre le sanzioni previste dalla Sharīʿa nel codice penale incontrarono l'opposizione degli ufficiali del sud e portarono all'ammutinamento di Bor nel 1983 che diede i natali all'Esercito di Liberazione del Popolo del Sudan. La guerra civile ricominciò.

    La vicinanza agli Stati Uniti è aumentata sotto l'amministrazione di Ronald Reagan. Gli aiuti americani sono passati da 5 milioni di dollari nel 1979 a 200 milioni di dollari nel 1983 e poi a 254 milioni di dollari nel 1985, principalmente per programmi militari. Il Sudan diventa così il secondo maggior destinatario degli aiuti americani all'Africa (dopo l'Egitto). Sono in corso i lavori di costruzione di quattro basi aeree per ospitare le unità della Forza di dispiegamento rapido e una potente stazione di ascolto per la CIA nei pressi di Porto Sudan.[6]

    Dal 1983 gli effetti delle carestie successive alla guerra hanno provocato oltre 2 milioni di morti e oltre 4 milioni di rifugiati. Nel marzo 1985, l'annuncio dell'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, su richiesta dell'FMI con cui il regime stava negoziando, innescò le prime manifestazioni. Il 2 aprile otto sindacati invocarono la mobilitazione e uno "sciopero politico generale fino all'abolizione del regime attuale". Il 3, manifestazioni di massa hanno scosso Khartum, ma anche le principali città del paese; lo sciopero ha paralizzato le istituzioni e l'economia.[6] Nel 1985, un altro colpo di Stato, realizzato dal generale 'Abd al-Rahman Suwwar al-Dhahab, estromise Nimeyrī e restaurò un governo civile.

    L'era al-Bashir (1989-2019)  Aree sotto controllo governativo e aree autonome al luglio 2006.

    Il 30 giugno 1989 il Colonnello Omar Hasan Ahmad al-Bashir guidò un colpo di Stato militare senza spargimenti di sangue, destituendo il Primo ministro Ṣādiq al-Mahdī, eletto nel 1986.[7] Questo portò alla nascita di un regime militare guidato da Al-Bashir e dominato dal Fronte Nazionale Islamico (NIF) di Ḥasan Turābī. Il regime di Al-Bashir mise al bando tutti i partiti politici e introdusse la legge islamica a livello nazionale.[8] Successivamente, al-Bashir istituì delle purghe e sentenze capitali contro ufficiali di alto rango nell'esercito sudanese, mise al bando le associazioni, i partiti politici e i giornali locali, e inoltre fece arrestare diversi leader politici e giornalisti.[9] Il 16 ottobre 1993, al-Bashir nominò sé stesso "Presidente" e smantellò il Consiglio Rivoluzionario di Comando. I poteri esecutivi e legislativi del consiglio vennero assunti direttamente da al-Bashir.[10] In seguito al colpo di Stato, il conflitto contro il Movimento di Liberazione del Popolo del Sudan (SPLM) si intensificò, e anche le opposizioni politiche nord-sudanesi parteciparono in armi.

    Durante le elezioni generali in Sudan del 1996, Omar al-Bashir fu l'unico candidato a correre legalmente per l'elezione. Il Sudan divenne un sistema monopartitico guidato dal Partito del Congresso Nazionale (NCP).[11] Durante gli anni '90, Hasan al-Turabi, l'allora Portavoce dell'Assemblea nazionale, si mise in contatto con gruppi fondamentalisti islamici e invitò Osama bin Laden in Sudan. Il Sudan di quegli anni rappresentò un terreno fertile e ospitale per diversi gruppi terroristi di stampo fondamentalista e lo stesso Osama bin Laden vi risiedette, sotto la protezione di Turābī, tra il 1992 e il 1996. Di conseguenza, dal 1993 gli Stati Uniti inclusero il Sudan nella lista dei paesi sponsor del terrorismo, accusando il Sudan di al-Bashir di star dando rifugio e protezione a gruppi militanti palestinesi e libanesi come Hezbollah, considerati terroristi dagli Stati Uniti.[12] In seguito agli attentati alle ambasciate statunitensi del 1998, gli Stati Uniti lanciarono l'Operazione Infinite Reach e prese di mira la fabbrica farmaceutica di Al-Shifa nei pressi della capitale sudanese Khartum, che gli Stati Uniti ritennero (erroneamente) stesse producendo armi chimiche per il gruppo terroristico di Hezbollah. L'influenza di al-Turabi iniziò a diminuire, e altre figure in favore di una guida più pragmatica tentarono di porre rimedio all'isolamento internazionale del Sudan.[13] Il paese tentò di soddisfare i critici espellendo i membri della Jihad islamica egiziana e invitando Osama bin Laden ad abbandonare il paese.[14]

    Nel 1996, l'ONU irrogò delle sanzioni per il supposto coinvolgimento del Sudan nell'attentato al presidente egiziano Mubārak dell'anno precedente. Le sanzioni consistevano in un embargo aereo internazionale e vennero seguite da "sanzioni" autonomamente irrogate dagli Stati Uniti d'America, che pretesero un embargo generale.

    La guerra civile si protrasse senza tregua e nel 1998, anno in cui si tenne anche un referendum costituzionale, a causa di una siccità particolarmente pesante, nel sud scoppiò una carestia di luttuosa gravità. L'anno successivo un'attenuazione assai ridotta delle difficoltà venne dall'apertura delle esportazioni di petrolio, ma la lotta politica restò incandescente, al-Bashīr spodestò Turābī e proclamò lo stato di emergenza; il sud divenne vittima di regolari bombardamenti aerei.

    L'oppositore Ḥasan Turābī, già Procuratore generale e leader del partito del Congresso Popolare Nazionale (CPN), fu arrestato nel febbraio del 2001, dopo che la sua formazione aveva avuto alcuni abboccamenti con il SPLA per un coordinamento delle opposizioni. Stante la permanenza della carestia, e dato l'ormai ingente numero di vittime della guerra civile, vi furono svariati tentativi internazionali volti a raggiungere un accordo fra le parti, nessuno dei quali ebbe però successo fino al 2002.

    Nel giugno del 2002, con la collaborazione di John C. Danforth, ambasciatore statunitense e incaricato speciale delle Nazioni Unite, iniziarono delle trattative di pace fra il governo sudanese e il SPLM/A. Il presidente dell'Uganda Yoweri Museveni riuscì a fare incontrare per la prima volta Bashīr e John Garang, leader carismatico delle forze ribelli. Uno degli accordi fu la concessione di maggiore indipendenza al sud del paese e il riconoscimento del diritto all'autodeterminazione dello stesso tramite un referendum.

    Una delle principali cause del conflitto è da molti osservatori rintracciata nella presenza di ingenti risorse petrolifere nella parte meridionale del paese.

    Dal 2003 al 2010
      Lo stesso argomento in dettaglio: Seconda guerra civile sudanese, Accordo di Naivasha ed Elezioni generali in Sudan del 2010.
     Il Presidente del Sudan del Sud, Salva Kiir Mayardit.

    Nel febbraio del 2003 il conflitto crebbe dopo che le milizie del SPLA e quelle del MGU (Movimento Giustizia e Uguaglianza) attaccarono alcuni insediamenti governativi. Nell'aprile del 2004, Kofi Annan ricordò che il rappresentante locale delle Nazioni Unite utilizzò, per descrivere la violenza del conflitto, la definizione "pulizia etnica". Nel 2005 venne firmato l'accordo di pace globale (Cpa) con cui si pose fine agli oltre venti anni di guerra civile tra il nord e il sud del Sudan. Dopo la pace, il Sudan People's Liberation Army (SPLA) si riorganizzò politicamente come Sudan People's Liberation Mouvement (SPLM).

    Il conflitto tra nord del paese prevalentemente arabo e un sud cristiano animista è alimentato da una guerra civile che dura da più di 40 anni. Nel 2004, la condizione del Sudan è stata definita dalla comunità internazionale "la più grave situazione umanitaria esistente". Molti gli sforzi fatti dalla comunità internazionale e numerosi anche i tentativi di organizzazioni africane (tra cui l'Unione africana) di portare la guerra civile ai tavoli di pace. Grande il problema dei guerriglieri ribelli contro un governo del nord che ha imposto, sin dagli anni ottanta, il duro regime della Sharīʿa, la Legge coranica. Contro l'egemonia del GoS (Government of Sudan) agiscono due principali fazioni ribelli: lo SLM (Sudan People's Liberation Army) e il MGU (Movimento Giustizia e Uguaglianza) che continuano a battersi per liberare il sud dal regime imposto. Rimane l'area di conflitto del Darfur. In questa zona i conflitti hanno origini remote e risalgono agli scontri fra le popolazioni nomadi arabe e le popolazioni stanziali africane per le risorse vitali come terra e acqua.

    In base all'accordo di pace globale (Cpg), che nel 2005 ha posto fine a oltre venti anni di guerra civile tra nord e sud del paese, le elezioni politiche si sarebbero dovute svolgere entro luglio 2009; osservatori delle Nazioni Unite avevano però invitato il governo a posticiparne la data a novembre, alla fine della stagione delle piogge, per evitare complicazioni di carattere logistico. Il presidente ʿOmar Ḥasan Aḥmad al-Bashīr, il 14 aprile 2009, in un discorso davanti ai membri del parlamento di Khartum ha garantito che le prossime elezioni nel paese saranno «libere e trasparenti» e ha aggiunto di «non avere alcuna intenzione di posporre le votazioni oltre il tempo stabilito».

    Le elezioni parlamentari e presidenziali si sono tenute nell'aprile 2010, con dieci mesi di ritardo rispetto al previsto. Sono stati eletti non solo il presidente del Sudan e quello del Sudan meridionale ma anche i deputati del parlamento nazionale e quello del parlamento del Sudan del Sud.

    ʿOmar Ḥasan Aḥmad al-Bashīr è stato riconfermato presidente ottenendo il 68% dei suffragi. Nel Sudan meridionale è stato rieletto presidente Salva Kiir Mayardit, leader degli ex ribelli dell'Esercito di Liberazione Popolare del Sudan (SPLA).

    Il referendum del 2011 e l'indipendenza del Sud Sudan
      Lo stesso argomento in dettaglio: Referendum sull'indipendenza del Sudan del Sud del 2011.

    Tra il 9 e il 15 gennaio 2011 nel Sudan del Sud si è tenuto un referendum per la secessione dal nord del Sudan e la creazione di uno Stato indipendente. La consultazione era già parte dell'accordo Naivasha del 2005 tra il governo di Khartum e l'esercito di liberazione popolare del Sudan/Movimento (SPLA/M).

    Un referendum simultaneo si è svolto nella provincia di Abyei per scegliere se far parte del Sudan del Sud o se rimanere nel Sudan. Ciononostante, la regione è rimasta disputata e de facto soggetta ad un condominio.

    Il 7 febbraio 2011 il presidente del Sudan, ʿOmar Ḥasan Aḥmad al-Bashīr, ufficializzando i risultati del referendum, ha proclamato la nascita dello stato del Sudan del Sud, che diviene così il cinquantaquattresimo stato africano. Il 9 luglio 2011, dopo un periodo di prova, viene proclamata l'indipendenza del Sudan del Sud, subito riconosciuta dal governo di Khartum.

    Colpi di stato del 2019, 2021 e 2023
      Lo stesso argomento in dettaglio: Colpo di Stato in Sudan del 2019.

    Tra il 2018 e il 2019 il Sudan è stato scosso per mesi da sommosse popolari che hanno portato alle dimissioni del Presidente Omar al-Bashir l'11 aprile del 2019[15][16][17] ed all’instaurazione di un Consiglio sovrano con finalità esecutive transitorie, che ha nominato un primo ministro civile durante la fase di transizione. Sotto la guida di quest’ultimo, nel corso del 2020, la mutilazione genitale femminile è diventata illegale, è stata abolita la pena di morte per omosessualità e apostasia e il divieto di consumare alcolici è stato cancellato (sebbene solo per i non musulmani). È stato rimosso anche l'obbligo del velo per le donne e la fustigazione pubblica.

      Lo stesso argomento in dettaglio: Colpo di Stato in Sudan del 2021.

    A settembre 2021, tuttavia, dopo che un primo tentativo di golpe attribuito ai sostenitori dell'ex dittatore Omar al-Bashir viene sventato, in seguito ad una serie di manifestazioni di varie fazioni, il 25 ottobre 2021 un nuovo colpo di Stato da parte delle forze armate guidate dal generale Abdel Fattah Abdelrahman Burhan porta all'arresto del premier e di diversi ministri nonché all’instaurazione di un pieno governo militare[18], che gestirà il paese fino a rinnovati accordi con i rappresentanti civili. Dopo dunque essere stato liberato il 21 novembre 2021, Abdalla Hamdok torna ad essere Primo ministro[19], da cui si dimetterà il 2 gennaio 2022 citando l’incapacità effettiva di agire per poter riformare il paese. Gli succederà Osman Hussein.

      Lo stesso argomento in dettaglio: Colpo di Stato in Sudan del 2023 e Conflitto in Sudan del 2023.

    Nell'aprile del 2023, infine, un ennesimo tentativo di golpe è attuato dal generale Mohammed Dagalo, capo di un’organizzazione paramilitare denominata “Forze di Supporto Rapido” (RSF) e creata illo-tempore dal Presidente Omar al Bashir per attuare una pulizia etnica delle popolazioni non-arabe presenti in Darfur. Il 15 aprile, dunque, dopo settimane di tensioni interne, iniziano gli scontri tra l'esercito ribelle e l'esercito ufficiale guidato da Abdel al Bhuran. Da subito nella capitale Khartum si avviano numerosi scontri armati che vedono contrapporsi i due eserciti che portano a quasi 300 vittime tra i civili[20]. A causa della crescente instabilità, molti sono stati gli appelli della comunità internazionale, e specialmente dell’ONU, per raggiungere il prima possibile la pace, mentre la maggior parte dei paesi esteri ha iniziato le evacuazioni dei loro cittadini dal paese.

    ^ Helen Chapin Metz [2], Sudan A Country Study, Washington, GPO for the Library of Congress, 1991. ^ S.O.Y. Keita, Studies and Comments on Ancient Egyptian Biological Relationships, in History in Africa, vol. 20, 1993, pp. 129–154, DOI:10.2307/3171969, JSTOR 3171969. ^ Andrea Manzo (2017): Eastern Sudan in its Setting, The archaeology of a region far from the Nile Valley, Archaeopress, ISBN 9781784915582, 22-27 online ^ Manzo (2017): Eastern Sudan in its Setting, The archaeology of a region far from the Nile Valley, 33-42 online ^ Manzo (2017): Eastern Sudan in its Setting, The archaeology of a region far from the Nile Valley, 43-48 online ^ a b (FR) Alain Gresh, Le Soudan après la dictature, su monde-diplomatique.fr, 1º ottobre 1985. ^ (EN) FACTBOX - Sudan's President Omar Hassan al-Bashir, in Reuters, 14 luglio 2008. ^ (EN) Yilma Bekele, Chickens are coming home to roost!, su Ethiopian Review, 12 luglio 2008. ^ Gilles Kepel, Jihad : the trail of political Islam, Harvard University Press, 2002, ISBN 0-674-00877-4, OCLC 48851110. ^ (EN) Peter Walker, Profile: Omar al-Bashir, in The Guardian, 14 luglio 2008. ^ HISTORY OF THE SUDAN, su www.historyworld.net. ^ (EN) Lara Jakes, Declan Walsh e Eric Schmitt, State Dept. to Remove Sudan From List of Terrorist States, in The New York Times, 19 ottobre 2020. ^ Graham E. Fuller, The future of political Islam, Palgrave, 2003, ISBN 1-4039-6136-0, OCLC 51446081. ^ Lawrence Wright, The looming tower : Al-Qaeda and the road to 9/11, 1st ed, Knopf, 2006, ISBN 978-0-307-26608-8, OCLC 232254274. ^ Il Fatto Quotidiano ^ ANSA ^ Il Giornale ^ Michele Farina, Colpo di Stato in Sudan: agli arresti il premier Hamdok e 4 ministri. Bloccata rete internet, su Corriere della Sera, 25 ottobre 2021. URL consultato il 25 ottobre 2021. ^ Sudan military to reinstate Hamdok as PM in new deal, in Al jazeera. ^ Aggiornamenti Live - Rai News.
    Leggi meno

Dove puoi dormire vicino Sudan ?

Booking.com
489.951 visite in totale, 9.198 Punti di interesse, 404 Destinazioni, 0 visite oggi.