México
MessicoContesto di Messico
Il Messico (in spagnolo: México; in nahuatl: Mēxihco), ufficialmente gli Stati Uniti Messicani (in spagnolo: Estados Unidos Mexicanos; in nahuatl: Mēxihcatl Tlacetilīlli Tlahtohcāyōtl), è una democrazia rappresentativa composta da trentadue entità federative (31 stati e Città del Messico). Secondo la Costituzione messicana, la sede dei poteri della federazione e capitale dello Stato è Città del Messico. Occupa la parte meridionale dell'America settentrionale, e la parte settentrionale dell'America Latina. Il Messico è delimitato a nord dal confine con gli Stati Uniti d'America, a est dal golfo del Messico e dal mare Caraibico, a sud-est dal Belize e dal Guatemala e a ovest dall'oceano Pacifico. Con una superficie di 1972550 km² il Messico è il 14º Stato più esteso del mondo mentre, con più di 129 976 000 abitanti,, oltre a essere il 10º Stato più popol...Leggi tutto
Il Messico (in spagnolo: México; in nahuatl: Mēxihco), ufficialmente gli Stati Uniti Messicani (in spagnolo: Estados Unidos Mexicanos; in nahuatl: Mēxihcatl Tlacetilīlli Tlahtohcāyōtl), è una democrazia rappresentativa composta da trentadue entità federative (31 stati e Città del Messico). Secondo la Costituzione messicana, la sede dei poteri della federazione e capitale dello Stato è Città del Messico. Occupa la parte meridionale dell'America settentrionale, e la parte settentrionale dell'America Latina. Il Messico è delimitato a nord dal confine con gli Stati Uniti d'America, a est dal golfo del Messico e dal mare Caraibico, a sud-est dal Belize e dal Guatemala e a ovest dall'oceano Pacifico. Con una superficie di 1972550 km² il Messico è il 14º Stato più esteso del mondo mentre, con più di 129 976 000 abitanti,, oltre a essere il 10º Stato più popoloso del mondo, è anche lo Stato ispanofono più popoloso e il secondo Stato cattolico dopo il Brasile. Lo spagnolo è parlato in Messico con molte lingue indigene, ufficialmente riconosciute.
L'insediamento umano in questo territorio risale a circa undicimila anni fa, e da allora si succedettero svariati popoli, sia agricoltori della Mesoamerica sia nomadi. Dopo la conquista spagnola, il Messico cominciò la sua lotta per l'indipendenza politica nel 1810. In seguito, per quasi un secolo il Paese è stato coinvolto in una serie di guerre interne e d'invasioni straniere che hanno avuto un impatto forte in tutti gli ambiti della vita messicana. Per la maggior parte del XX secolo (principalmente per la prima metà) si assistette a un periodo di forte crescita economica nel contesto di una politica dominata da un unico partito politico.
Per volume di prodotto interno lordo (PIL) nominale, il Messico è considerata la quattordicesima economia mondiale. Tuttavia la distribuzione della ricchezza è estremamente diseguale, tanto che gli indici di sviluppo umano possono variare enormemente fra zona e zona del Paese. Per una buona parte del XX secolo la principale fonte di ricchezza del Paese è stato il petrolio, anche se il processo di industrializzazione del Paese ha permesso la diversificazione dell'economia. Le rimesse dei lavoratori all'estero sono aumentate di anno in anno e rappresentano il 3% del PIL, costituendo un'importante fonte di valuta estera per il Paese accanto ai proventi delle esportazioni di petrolio e del turismo. Dopo la cattura di Pablo Escobar, la lotta per il controllo delle rotte della droga per gli Stati Uniti d'America attraverso il Messico ha prodotto una vera e propria guerra civile tra i vari cartelli della droga, che ha portato a oltre 100 000 morti.
Il Messico è una potenza regionale e uno dei quattro Paesi dell'America Latina insieme al Cile, la Colombia e la Costa Rica a essere membro dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).
Di più Messico
- Moneta Peso messicano
- Nome originale México
- Prefisso telefonico +52
- Dominio Internet .mx
- Mains voltage 127V/60Hz
- Democracy index 6.07
- Popolazione 131135337
- La zona 1972550
- Lato guida right
- Epoca preispanica e civiltà pre-colombianeLeggi meno
Il passato del Messico mostra una grande diversità di civiltà. Come il resto d'America, i primi abitanti del Paese furono probabilmente dei cacciatori asiatici che attraversarono lo stretto di Bering al momento delle grandi glaciazioni. Il territorio messicano fu abitato da cacciatori e raccoglitori a partire da circa 11 000 anni fa.[1] L'agricoltura cominciò a svilupparsi nel IX millennio a.C., anche se la coltivazione del mais, la più importante della regione, non si iniziò fino al V millennio a.C. Il vasellame, importante segno della nascita di una società sedentaria, fu introdotto attorno al 2500 a.C., che viene accettata come data di inizio della civiltà mesoamericana. Mentre le popolazioni del deserto del nord continuarono a sopravvivere grazie a caccia e raccolta, nella parte meridionale del Messico l'agricoltura permise la transizione dalle società egualitarie del periodo preclassico antico (tra il XXV e il XVI secolo a.C.) – basate sulle differenze di genere, età e parentela – alle società più complesse del periodo preclassico mediano.
Quetzalcoatl, una delle principali divinità della Mesoamerica Teotihuacan, costruita tra il 300 e il 150 a.C. El Castillo nella città di Chichén Itzá (città maya)Dal XII secolo a.C. fino alla conquista spagnola nel 1492 il Messico fu la patria di civiltà avanzate, come:
Gli Olmechi (apogeo dal 1200 a.C. al 500 a.C.)La cultura e l'arte olmeca sono ancora poco conosciuti. Sebbene i loro resti siano pochi (testa olmeca di La Venta, si veda in particolare il Museo di Antropologia di Xalapa), si stima che la loro influenza sulla civiltà degli altri Paesi sia stata decisiva (l'invenzione della scrittura e del calendario, il culto del giaguaro e il dio della pioggia). Tutte le civiltà della Mesoamerica pertanto fanno riferimento a quella olmeca.
La civiltà di Teotihuacán (100 a.C. al 650 d.C.)Teotihuacan fu la più grande città-Stato pre-colombiana e dominò la civiltà che porta lo stesso nome. Costituisce uno dei siti archeologici più visitati del Messico. Fece sentire la propria influenza dal Nuovo Messico alla Costa Rica. Nell'VIII secolo Teotihuacan cominciò a decadere e nella regione sorsero diversi Stati ostili fra loro. Nel X secolo questi Stati avevano esaurito le proprie forze, proprio mentre dal deserto del nord giungevano le prime tribù chichimeche. Nel frattempo, nel Nord-est i popoli Oasisamericani crearono una civiltà propria, le cui vestigia più importanti in territorio messicano sono localizzate a Paquimé.
Zapotechi (apogeo dal 200 al 700)Stanziatisi prevalentemente nell'odierno Stato di Oaxaca, si costituirono in città-stato teocratiche. Oggi 400 000 persone parlano ancora lo zapoteco. Uno dei principali siti archeologici è quello di Monte Albán.
I Maya (apogeo dal 200 al 900)Quella Maya fu una delle civiltà più evolute dell'epoca pre-colombiana, caratterizzata dallo sviluppo di importanti centri cerimoniali (il cui simbolo è il tempio a forma di piramide a gradoni). Fondarono la città di Chichén Itzá, una delle più importanti città del Messico pre-ispanico, e Palenque.
I Toltechi (apogeo dal 1000 al 1200)I Toltechi inaugurarono l'era dei sacrifici umani, ponendo fine ai riti pacifici. La capitale tolteca fu la città di Tula.
Gli Aztechi (apogeo dal 1200 al 1500)Questo popolo passò nel giro di poco meno di 200 anni dallo status di tribù nomade a quello di impero esteso su un vasto territorio del Messico centrale. La capitale dell'impero azteco fu Tenochtitlán, che divenne l'odierna Città del Messico dopo la sua distruzione nel 1521 per opera dei conquistadores spagnoli. L'impero crollerà poco dopo, nel 1525.
La conquista Massacro di CholulaNel 1517 gli spagnoli con Francisco Hernández de Córdoba raggiunsero la costa della penisola dello Yucatán provenienti da Cuba. Diego Velázquez de Cuéllar inviò quattro navi comandate dal nipote Juan de Grijalva nel 1518. Una terza spedizione del 1519, guidata da Hernán Cortés, prese terra a Cozumel. Gli spagnoli inizialmente vennero accolti pacificamente dall'imperatore azteco Montezuma, poiché in base a segni premonitori e ad antiche leggende gli uomini di Cortes vennero scambiati per emissari di Quetzalcoatl, una delle principali divinità azteche.
Cuitláhuac e Cuauhtémoc furono gli ultimi leader dell'Impero azteco. Il primo venne sconfitto dagli invasori il 30 giugno 1520, e morì poco dopo durante l'epidemia di vaiolo. Cuauhtémoc, abbandonato dalla maggior parte dei suoi alleati, venne catturato e ucciso dagli spagnoli nel 1521. Nell'autunno del 1521 cadde l'Impero azteco per opera degli eserciti spagnoli composti principalmente da tlaxcalteca. Dopo due mesi e mezzo di assedio, Tenochtitlán fu espugnata, e nel giro di un anno gli spagnoli presero il controllo dell'intero Paese e in seguito procedettero alla sottomissione dei regni indipendenti. Quasi tutti i popoli mesoamericani vennero assoggettati nei cinque anni successivi alla caduta di Tenochtitlan. Tuttavia i gruppi semi-nomadi del Nord continuarono la resistenza fino quasi al XX secolo, quando gli Yaqui negoziarono l'armistizio con l'esercito messicano.
I soldati spagnoli arrivarono accompagnati dai missionari che procedettero alla conversione degli indigeni al cattolicesimo. Tra i religiosi che giunsero nel Paese vi furono Vasco de Quiroga, Motolinía, Martín de Valencia, Bernardino de Sahagún, Diego de Landa, Junípero Serra, Sebastián de Aparicio e Bartolomé de Las Casas.
Vicereame della Nuova Spagna La Nuova SpagnaDopo la caduta di Tenochtitlán, Hernán Cortés s'impossessò del governo del Paese proclamandosi comandante generale e cominciando la conquista di un vasto impero coloniale conosciuto con il nome di Nuova Spagna. Il territorio, oltre al Messico arrivò a coprire gran parte del Sud degli odierni Stati Uniti, (tra cui California, Arizona, Nuovo Messico e Texas). Vennero fondate alcune delle principali città messicane, come Città del Messico (sulle rovine di Tenochtitlán), Guadalajara, Puebla e Monterrey, Querétaro.
Dal 1535 l'amministrazione della Nuova Spagna venne affidata a un viceré. Il primo fu Antonio de Mendoza nominato da Carlo V.
Durante questo periodo, la madrepatria spagnola si arricchì grazie alle attività minerarie (oro e argento) e all'agricoltura (coltivazione di canna da zucchero e cacao). Porte di accesso al commercio del Paese furono Veracruz (sul golfo del Messico) e Acapulco (sull'oceano Pacifico). Sul piano umano la popolazione indigena si ridusse dell'80% a causa delle epidemie e dei massacri. Si stima che prima dell'arrivo degli europei il Messico centrale possedesse 25 milioni di abitanti. Di questi ne erano rimasti poco più di un milione nel 1650 circa (bisogna ricordare che una parte si fuse con i coloni spagnoli e gli schiavi africani).
I tre secoli di dominazione spagnola (1525 – 1821) hanno coinciso con l'istituzione del Messico come nazione latina, ispanica, cattolica e meticcia, così come la conosciamo oggi. L'architettura, la gastronomia, le festività, e la struttura della famiglia sono ancora in gran parte influenzate da questi tre secoli di dominazione spagnola.
Nonostante la diffusa distruzione derivante dalla colonizzazione del Messico, una forma d'arte coloniale si sviluppò dal XVI secolo.
L'indipendenza Statua di Miguel Hidalgo y CostillaRivolte separatiste scoppiarono contemporaneamente in diverse regioni dell'America Latina, tra cui il Messico. Nel 1809 morì l'eroe indipendentista Melchor de Talamantes. Il 16 settembre 1810, un creolo, il sacerdote Miguel Hidalgo y Costilla (oggi eroe nazionale), partì da quella che è oggi la città di Dolores Hidalgo nello Stato di Guanajuato alla guida di un esercito formato da abitanti del villaggio e da popolazioni indigene contro la dominazione spagnola. Cominciò con successo la conquista della città, che avvenne nel 1811. Il movimento cominciò ad allargarsi. Creoli (coloni bianchi al potere dell'economia locale), meticci e indigeni si allearono contro i Gachupines (spagnoli nati nelle metropoli alla guida del potere politico). Il primo atto di indipendenza venne firmato il 6 novembre 1813, con il nome di Atto Solenne della Dichiarazione di Indipendenza del Nord America. L'atto di indipendenza del Messico fu finalmente firmato il 28 settembre 1821.
Il 4 ottobre 1824 il Messico si dota di una costituzione, nasce così la repubblica.
Nell'autunno 1835 i coloni anglofoni del Texas (85% della popolazione) si ribellano contro l'autorità del Messico (in seguito alla battaglia di Alamo), proclamando nel marzo 1836 la "Repubblica del Texas". Il Guatemala e l'effimera Repubblica dello Yucatán dichiarano la secessione. Quest'ultima verrà reintegrata dal Messico dopo due tentativi.
Il XIX secoloNel dicembre 1861 Spagna, Francia e Regno Unito pretesero il pagamento dei debiti che il Messico aveva nei loro confronti, e insediarono loro navi davanti al porto di Veracruz, dove imperversava il "vomito nero" (la febbre gialla). Fu permesso loro di scendere a terra per poter portare avanti le trattative.
Nonostante queste, però, nel 1862 il Paese fu invaso da una spedizione voluta da Napoleone III (Spagna e Regno Unito ritirarono invece le loro richieste) che culminò nella conquista del Paese e nella costituzione dell'Impero messicano dell'arciduca Massimiliano d'Asburgo, il quale venne poi fucilato per ordine del Presidente repubblicano Benito Juárez il 19 giugno 1867 assieme ai generali conservatori Miguel Miramón e Tomás Mejía.
Guerra messico-statunitense Evoluzione del territorio messicanoIl Texas, dichiaratosi indipendente, venne in seguito annesso agli Stati Uniti. Nel 1846 il Messico rivendicò il territorio compreso tra il Rio Grande e il Rio Nueces (fiume situato 300 km a nord del Rio Grande). Scoppiò la guerra tra il Messico e gli Stati Uniti che durò dal 1846 al 1848.
Le truppe degli Stati Uniti invasero e occuparono il Paese dal 1847 al 1848. Dopo la battaglia di Chapultepec, 14 settembre 1847, le truppe degli Stati Uniti issarono la bandiera americana sul Palazzo Nazionale: Città del Messico venne occupata.
La guerra si concluse con la firma del Trattato di Guadalupe Hidalgo, con il riconoscimento da parte del Messico del Rio Grande come confine con il Texas. Il Messico inoltre cedette più del 40% del suo territorio agli Stati Uniti d'America, circa 2000000 km². Gli Stati della California, Nuovo Messico, Arizona, Nevada, Utah, la maggior parte del Colorado e del Wyoming divennero territori degli Stati Uniti in seguito alla guerra messico-statunitense.
Nel 1857 venne promulgata la Costituzione, che disciplinò le istituzioni politiche messicane fino al 1917.
La presidenza di Porfirio Díaz: El PorfiriatoEroe della guerra contro i francesi, Porfirio Díaz divenne presidente del Messico nel 1876. La sua presidenza si protrasse fino al 1911, comportando un lungo periodo di stabilità. La sua opera si caratterizzò verso la pace, il progresso, e l'apertura del Paese agli investitori stranieri. Le riforme modernizzarono e arricchirono il Paese, ma questo non andò a vantaggio di tutti e si acuì il divario tra ricchi e poveri. La ripartizione dei voti alle elezioni e l'insoddisfazione di alcuni ceti, in particolare della classe media, suscitò la Rivoluzione.
Il sistema porfiriano è stato all'origine di disuguaglianze nello sviluppo che hanno causato tensioni: disuguaglianze tra settori (le esportazioni di prodotti minerari e materie prime sono cresciute notevolmente, mentre i prodotti alimentari e di consumo quotidiano sono diventati più scarsi) e disuguaglianze tra regioni. La produzione di mais è scesa da 2,5 milioni nel 1877 a 2 milioni nel 1910, mentre la popolazione è aumentata (tradotto in produzione pro capite, si tratta di una diminuzione del 50%).[2] La proprietà su larga scala ha fatto notevoli progressi, mentre le società fondiarie hanno accumulato milioni di ettari. Entro la fine della presidenza di Díaz, il 97% delle terre coltivabili apparterrà all'1% della popolazione e il 95% dei contadini non avrà più terra. Diventeranno lavoratori agricoli in enormi haciendas o formeranno un misero proletariato urbano le cui rivolte saranno stroncate una ad una.[3]
Rivoluzione Emiliano ZapataPorfirio Díaz, al potere da trent'anni, volle partecipare alle elezioni presidenziali del 1910, al pari di Francisco Madero. Díaz fece imprigionare Madero, per poi rilasciarlo. Díaz vinse le elezioni. Madero raccolse solo poche centinaia di voti in tutto il Paese. Molte persone ritennero che vi fossero stati palesi brogli, e, incitate da Madero, si ribellarono. Cominciò la guerra civile messicana, detta anche rivoluzione messicana, il 20 novembre 1910.
Durante la rivoluzione maderista (la prima fase della grande Rivoluzione messicana) Díaz dovette affrontare numerose ribellioni, compresa quella di Pancho Villa a nord ed Emiliano Zapata principalmente nello Stato di Morelos. Nel maggio 1911, dopo la presa di Ciudad Juárez, Díaz, che voleva evitare una guerra civile (già in atto), scelse di andare in esilio in Francia.
La rivoluzione degenerò in una lotta di potere tra i rivoluzionari. Il presidente Francisco Madero (rivoluzionario) venne assassinato da Victoriano Huerta (reazionario) che si autoproclamò Presidente. Con il Piano di Guadalupe i rivoluzionari guidati da Venustiano Carranza, Pancho Villa ed Emiliano Zapata decisero di vendicare Madero. Tuttavia, dopo la deposizione di Huerta nel 1914, i contrasti tra i Costituzionalisti di Carranza e Convenzionisti di Villa e Zapata sfociarono in una nuova sanguinosissima guerra civile. Zapata venne assassinato nel 1919, Carranza nel 1920, e Pancho Villa nel 1923.
La rivoluzione si concluderà ufficialmente nel 1917, data della nuova Costituzione del Messico, ma le violenze si protrassero fino al 1930 (assassinio di Álvaro Obregón nel 1928). Sotto i governi di Plutarco Elías Calles ed Emilio Portes Gil, inizia l'attuazione della riforma agraria riconosciuta dalla Costituzione del 1917. Le condizioni di vita migliorano e il tasso di mortalità infantile scende da 224,4 ‰ a 137,7 ‰ tra il 1923 e il 1931. Viene fatto un serio sforzo a favore dell'istruzione. Il budget per l'istruzione ammonta al 14% della spesa statale e il numero di scuole rurali è triplicato. Il tasso di alfabetizzazione degli over 10 è passato dal 25% del 1924 al 51% del 1930.[2]
La rivolta dei "cristeros"Un'altra ondata di violenze seguì le misure anticlericali adottate dal governo di Plutarco Elías Calles nel 1926: detta la rivolta dei cristeros. Il periodo di disordini proseguì anche fra il 1926 e il 1929, a causa della rivolta "cristiana". La Costituzione approvata nel 1917 prevedeva una netta separazione tra Stato e Chiesa. Nel 1926, il governo volle dare piena attuazione al dettato costituzionale, giungendo a prevedere la requisizione di molti beni ecclesiastici, la chiusura di molte scuole cattoliche e la soppressione degli ordini religiosi, impedendo di fatto la possibilità di divenire frate o suora, privando dello stato civile e del diritto di voto i religiosi e arrivando ad arrestare chi avesse fatto battezzare i propri figli o chi avesse espresso l'intenzione di seguire la vita religiosa. In alcune città i dipendenti statali furono costretti a scegliere se rinunciare alla fede o al posto di lavoro.
Il mondo cattolico, dopo iniziali proteste di piazza, raccolte di firme e boicottaggi, diede vita alla Lega Nazionale per la Libertà Religiosa, composta e sostenuta dai soci dell'Azione Cattolica. In un secondo momento, visto il peggioramento delle condizioni dei cattolici e il clima di persecuzioni che si era creato, nacque un ramo favorevole ad azioni belliche, detto "cristero" (da "Viva Cristo Re", motto dei combattenti) che ingaggiò battaglie, soprattutto nel Sud del Messico, con gruppi dell'esercito per ottenere una riforma della Costituzione. Il governo represse con forza ogni forma di opposizione, dando vita a pubbliche esecuzioni, anche di esponenti non violenti della Lega, accusati soltanto di professare pubblicamente la fede cattolica.
Molti iscritti all'Azione Cattolica e alla Lega sono stati beatificati, nel corso della seconda metà del Novecento, dalla Chiesa cattolica, poiché hanno testimoniato la propria fede fino al martirio, senza mai usare la violenza come mezzo di lotta culturale o politica. Nel 1929, impossibilitato a sedare le numerose rivolte ed essendo sul punto di perdere la guerra civile, il governo giunse a un accordo con la Chiesa cattolica, che prevedeva il rispetto, almeno formale, della libertà religiosa. Alcuni dei "cristeros" più estremisti non condivisero, però, l'accordo, continuando, ancora per un decennio, a opporsi alle scelte governative. Il governo, d'altra parte, non rispettò mai gli accordi e, cessate le ostilità, arrestò e fucilò tutti gli ex combattenti che riuscì a trovare. Le leggi anticlericali approvate da Calles rimasero comunque in vigore, nonostante la guerra civile e gli accordi.
Da ricordare, nel contesto storico, l'instancabile attività volta alla conquista dei diritti delle donne di Elvia Carrillo Puerto (1881-1967), leader del suffragio in Messico.
Il Messico modernoAlla morte di Álvaro Obregón, Calles divenne il Jefe máximo de la Revolución. Nel marzo del 1929 fondò il Partito Nazionale Rivoluzionario, al fine di controllare i vari politici e ponendo sé stesso a capo del partito. Al fine di evitare conflitti tra i generali nominò Presidente della Repubblica un civile Emilio Portes Gil per il periodo dal 1928 al 1930. Calles dovette lottare contro una cospirazione militare guidata dal generale José Gonzalo Escobar. Gli anni trenta furono segnati dalla presidenza di Lázaro Cárdenas del Río dal 1934 al 1940, che si propose di rendere il Messico un Paese socialista su imitazione dell'URSS. Il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) prese il potere nel 1946 e governò il Paese senza sosta per 54 anni fino al 2000, configurando così un regime autoritario centralista durante il quale è iniziata la Guerra zapatista nel Chiapas tra gli zapatisti e il governo il 1º gennaio 1994.[4]. Nel 1982, inoltre, Alfonso García Robles venne insignito del primo Premio Nobel per la pace per il Messico. Alle elezioni del 2000 vinse invece Vicente Fox, candidato del Partito Azione Nazionale (PAN) (conservatore cristiano-democratico), favorendo la nascita di nuovi equilibri tra partiti politici. Nel 2006 vinse nuovamente il PAN, con l'elezione di Felipe Calderón, che avviò la guerra alla droga data la presenza dei cartelli messicani specializzati in narcotraffico. Nel 2012 tornò al potere il Partito Rivoluzionario Istituzionale con la vittoria di Enrique Peña Nieto, che si presentò come personaggio in grado di dare un nuovo volto al Messico. Il 24 febbraio 2013 viene fondato il Grupos de Autodefensa Comunitaria de Michoacán per contrastare il cartello locale. Nel 2018 si è registrato un cambiamento di rotta: il partito Movimento di Rigenerazione Nazionale del socialista Andrés Manuel López Obrador ha vinto le elezioni contro il PRI e il PAN, e Obrador è risultato il presidente messicano più ideologicamente a sinistra degli ultimi decenni.
^ Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie, Einaudi, Torino, 2006 ^ a b John Womack, Zapata and the Mexican Revolution, Random House USA, 1988 ^ https://landmatrix.org/media/uploads/landcoalitionorgsitesdefaultfilesdocumentsresourcesla_regional_esp_web_160311pdf.pdf ^ Zapatista Timeline 1994, su web.eecs.utk.edu. URL consultato il 19 ottobre 2018.