Contesto di Ragusa (Croazia)

Ragusa (AFI: /raˈɡuza/, in croato Dubrovnik, anticamente in italiano anche Ragusa di Dalmazia e, all'uso antico, Ragusi, Rausa, Raugia e Ragugia) è una città della Croazia di 42 641 abitanti, capoluogo della Regione raguseo-narentana e affacciata sul Mare Adriatico, nella Dalmazia meridionale.

La città, che ha lungamente mantenuto la propria indipendenza, vanta un centro storico di particolare importanza storica e culturale, che figura nell'elenco dei Patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO e che le ha valso i soprannomi di "Perla dell'Adriatico" e, nel mondo slavo, di "Atene slava". La città fu fondata originariamente su un'isola rocciosa con il nome di Ragusium nella prima metà del VII secolo da abitanti della vicina città di Epidaurum (l'attuale Ragusa Vecchia, che dista 18 km d...Leggi tutto

Ragusa (AFI: /raˈɡuza/, in croato Dubrovnik, anticamente in italiano anche Ragusa di Dalmazia e, all'uso antico, Ragusi, Rausa, Raugia e Ragugia) è una città della Croazia di 42 641 abitanti, capoluogo della Regione raguseo-narentana e affacciata sul Mare Adriatico, nella Dalmazia meridionale.

La città, che ha lungamente mantenuto la propria indipendenza, vanta un centro storico di particolare importanza storica e culturale, che figura nell'elenco dei Patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO e che le ha valso i soprannomi di "Perla dell'Adriatico" e, nel mondo slavo, di "Atene slava". La città fu fondata originariamente su un'isola rocciosa con il nome di Ragusium nella prima metà del VII secolo da abitanti della vicina città di Epidaurum (l'attuale Ragusa Vecchia, che dista 18 km da Ragusa) in fuga dalle invasioni degli Slavi e degli Avari.

Caduta Costantinopoli durante la IV Crociata (1204), Ragusa passò sotto il dominio della Repubblica di Venezia, seppur con brevi interruzioni, fino al 1358, quando ottenne l'indipendenza. Durante il periodo di appartenenza alla Repubblica di Venezia, Ragusa ne mutuò il proprio assetto istituzionale. Dal 1358 divenne la capitale di una repubblica marinara indipendente, la Repubblica di Ragusa, fino all'arrivo delle truppe napoleoniche nel 1808, quando fu annessa prima al Regno d'Italia napoleonico e successivamente alle Province illiriche.

Assegnata definitivamente all'Impero austriaco con il Congresso di Vienna (1815), Ragusa fu integrata nel Regno di Dalmazia, sotto il dominio diretto degli Asburgo. Nel 1919, dopo gli eventi legati alla prima guerra mondiale e la disgregazione dell'Impero austriaco, Ragusa passò al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, poi diventato Regno di Jugoslavia. In seguito alla dissoluzione della Jugoslavia, e alla successiva guerra d'indipendenza croata, Ragusa entrò a far parte del nuovo Stato indipendente della Croazia.

Toccato l'apice del suo sviluppo economico e sociale tra il XV e il XVI secolo, Ragusa ha notevolmente influenzato lo sviluppo della letteratura croata diventando punto di riferimento di poeti, drammaturghi, pittori, matematici, fisici e di altri studiosi. Grazie alla sua secolare storia, che ha lasciato anche un'importante presenza architettonica e artistica, Ragusa è diventata una delle principali mete turistiche dell'Adriatico.

Di più Ragusa (Croazia)

Population, Area & Driving side
  • Popolazione 41562
  • La zona 142
Cronologia
  •   Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Ragusa (Croazia).
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      Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Ragusa (Croazia).
    (LA)

    «Non bene pro toto libertas venditur auro»

    (IT)

    «La libertà non si vende per tutto l'oro del mondo»

    (Citazione di Esopo, scrittore greco del VI secolo a.C., poi diventata motto dell'antica Repubblica di Ragusa)

    [1]

     Panorama della baia di Ragusa, all'interno della quale transitò per secoli il traffico marittimo che permise alla città di crescere economicamente e socialmente fino a raggiungere lo status di capitale della Repubblica di Ragusa, repubblica marinara autonoma esistita dal 1358 al 1808
    Età antica  Scorcio di Ragusa Vecchia, i cui abitanti fondarono Ragusa

    La città venne fondata con il nome di Ragusium (in greco Ragousion, Ραγούσιον) nella prima metà del VII secolo grazie a un gruppo di abitanti della vicina città di Epidaurum (l'attuale Ragusa Vecchia, in croato: Cavtat, pronuncia Zavtat, che dista 18 km da Ragusa), che erano in fuga dalle invasioni degli Slavi e degli Avari nella penisola balcanica cercando rifugio su un'isola di fronte alla costa, solo successivamente unita alla terraferma, che ha costituito il primo nucleo urbano di Ragusa.

    Ragusa ha quindi una genesi di fondazione simile a Venezia: quest'ultima è stata fondata grazie all'insediamento di abitanti provenienti dal Veneto che cercarono rifugio nella Laguna veneta, fino ad allora disabitata, in seguito alle varie ondate di invasioni barbariche che si succedettero dal V secolo, in particolare quella degli Unni (452) e dei Longobardi (568).

    Seppur con notevole autonomia, la città fu da quel momento soggetta alla protezione dell'Impero Bizantino iniziando a sviluppare un fiorente commercio nell'Adriatico e nel Mar Mediterraneo orientale.

    Età medievale
      Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica di Ragusa.
     I domini della Repubblica di Ragusa nel 1808, anno della sua soppressione

    Con la temporanea caduta dell'Impero bizantino durante la quarta crociata (1204), a cui successe l'Impero latino, entità statale sostituita nel 1261 dal neo costituito Impero bizantino, Ragusa passò sotto il dominio della Repubblica di Venezia e tale rimase, seppur con brevi interruzioni, fino al 1358, quando ottenne l'indipendenza.

    Dal 1208 al 1358, durante la sottomissione formale alla Repubblica di Venezia, Ragusa pagava un tributo annuale, che erogava sia in termini di denaro che di imbarcazioni, garantendosi tuttavia un'indipendenza di fatto. In questo periodo Ragusa mutuò dalla Repubblica di Venezia il proprio assetto istituzionale costituendo un consiglio cittadino e un proprio senato. Se a capo di Venezia c'era il Doge, a Ragusa fu creata la figura del Rettore, che era insediato nell'omonimo palazzo, che esiste ancora oggi trasformato in museo.

    Nell'XI secolo Ragusa era già una florida città mercantile, e grazie alla salda alleanza con Ancona, riuscì a resistere allo strapotere economico veneziano nel Mare Adriatico potendo svilupparsi ulteriormente come repubblica marinara autonoma, la Repubblica di Ragusa, che fu ufficialmente proclamata nel 1358.

    La secessione formale dalla Repubblica di Venezia avvenne dopo sconfitta dei veneziani per opera dell'Ungheria, da cui conseguì la pace di Zara (1358), che portò anche alla perdita di parte dei possedimenti veneziani in Dalmazia a favore degli ungheresi, poi gradualmente riconquistati dalla repubblica veneta. Il primo Rettore della Repubblica di Ragusa ufficialmente indipendente fu Nicola De Sorgo.

    Età moderna  Vie commerciali, sedi di consolati e di fondachi ragusei all'inizio del XVI secolo

    Ragusa iniziò a prosperare grazie ad una spiccata attitudine mercantile ed all'abilità dei suoi governanti. Nel giro di pochi decenni la città divenne un primario centro commerciale e culturale giungendo a rivaleggiare con la Repubblica di Venezia. Nel 1416 la Repubblica di Ragusa fu il primo Stato europeo ad abolire la schiavitù e il suo traffico nel territorio di sua pertinenza.

    Neppure lo smembramento dell'Ungheria tra l'Impero ottomano e l'Arciducato d'Austria, che fu la conseguenza della disfatta ungherese nella battaglia di Mohács (1526), riuscì a scalfire la prosperità di Ragusa: così come aveva fatto all'epoca con gli ungheresi sperando di ottenere l'indipendenza da Venezia, la città si alleò con l'Impero ottomano. In questo modo preservò ancora una volta, sottomettendosi al pagamento di un tributo, la sua indipendenza lasciando intatta la sua rete commerciale.

    La prima fase del declino della città era stato causato dalla scoperta dell'America (1492), che escluse il Mar Mediterraneo dalle principali rotte commerciali. Ma fu solo con l'espansione ottomana del XVI secolo, che iniziò per la città un lento inarrestabile declino, provocato anche dal terremoto che scosse Ragusa nel 1520. Il declino fu poi accelerato da un nuovo terremoto, che avvenne il 6 aprile 1667 e che rase al suolo gran parte della città facendo 5 000 vittime.[2]

    Ragusa fu quasi completamente ricostruita prendendo la forma attuale. Si dotò di un impianto urbanistico moderno, con una pianta molto regolare, che la differenziava dalle altre città di impianto veneziano, che erano caratterizzate da vie anguste e irregolari. Nella nuova Ragusa le nuove calli (nome mutuato dagli omonimi vicoli veneziani) vennero realizzate parallele tra loro e disposte perpendicolarmente al cosiddetto Stradùn, cioè la nuova arteria viaria principale di Ragusa, che esiste ancora oggi. Questa via, che taglia la città a metà, parte da Porta Pilla, e in direzione del mare scende verso oriente fino alla Torre dell'Orologio in prossimità del porto dove incrocia la diga Le Casse.[3]

     La rinascimentale Fontana di Onofrio

    La città diventò sempre più dipendente dai mutevoli equilibri politici delle potenze europee potendo conservare la propria indipendenza solo grazie alla sua importanza economica e culturale, che stava però gradualmente scemando, avendo perso la propria autonomia politica e soprattutto commerciale. Nell'anno 1806 la città venne occupata militarmente dalla Grande Armée napoleonica, mentre nel 1808 un proclama del maresciallo francese Auguste Marmont pose formalmente fine alla secolare Repubblica di Ragusa, decretando la sua soppressione. L'amministrazione francese annesse i suoi ex territori al Regno d'Italia napoleonico e successivamente (1809) alle Province Illiriche, governatorato francese dipendente direttamente della Francia metropolitana[4].

    Assegnata all'Impero austriaco in seguito al Congresso di Vienna (1815), che fu convocato dopo la sconfitta di Napoleone, Ragusa fu assegnata al Regno di Dalmazia, territorio sotto il dominio diretto della corona austriaca, rimandoci fino al termine della prima guerra mondiale (1918). Le autorità asburgiche stabilirono che il Regno di Dalmazia sarebbe stato governato da una propria assemblea, chiamata Sabor, con sede a Zara, dove si potevano confrontare i due maggiori partiti politici austriaci dell'epoca, ovvero il Partito autonomista e il Partito popolare.

     Ragusa prima del terremoto del 1667

    La Dalmazia diventò quindi una monarchia, avente come lingua ufficiale il tedesco, governata da un'élite locale bilingue (croata e italiana). Anche all'epoca la religione più diffusa a Ragusa era il cristianesimo cattolico, professato dagli italiani e dai croati, affiancato dal cristianesimo ortodosso, professato invece dalla minoranza serba.

    Nel 1832 il barone italofono Sigismondo Ghetaldi-Gondola (1795-1860) fu eletto sindaco di Ragusa, servendo per 13 anni. Proprio per questo servizio il governo austriaco gli concesse il titolo di "barone". I primi rappresentanti del gruppo nazionale croato furono personaggi provenienti da famiglie di lingua e cultura italiane (ad esempio Ivo De Giulli, al secolo Giovanni De Giulli), che reputarono più utile divenire promotori del nascente nazionalismo panslavo, quando non esclusivamente croato.

     Nome bilingue Ragusa/Dubrovnik, usato nella monarchia asburgica dal 1894

    Dal 1861, anno della nascita dell'Italia unita, la maggioranza croata della città riuscì a mandare al Parlamento di Vienna, come propri rappresentanti, i primi deputati bilingui che però si dichiaravano di nazionalità croata, Michele Klaić (poi Miho Klaić) e il conte Costantino Vojnović (poi Kosta Vojnović). Klaić divenne particolarmente noto per lo zelo con cui si adoperò, nel tempo, per la chiusura di tutte le scuole italiane in Dalmazia.

    Come conseguenza della terza guerra d'indipendenza italiana (1866), che portò all'annessione del Veneto al Regno d'Italia, l'amministrazione imperiale austriaca, per tutta la seconda metà del XIX secolo, aumentò le ingerenze sulla gestione politica del territorio per attenuare l'influenza del gruppo etnico italiano temendone le correnti irredentiste.

    Durante la riunione del consiglio dei ministri del 12 novembre 1866 l'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria tracciò un progetto di ampio respiro mirante alla germanizzazione o slavizzazione dell'aree dell'impero con presenza italiana:

    «Sua Maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in modo deciso contro l'influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona e, occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come pure con l’influenza della stampa, si operi nel Tirolo del Sud, in Dalmazia e sul Litorale per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori a seconda delle circostanze, con energia e senza riguardo alcuno. Sua maestà richiama gli uffici centrali al forte dovere di procedere in questo modo a quanto stabilito.»

    (Francesco Giuseppe I d'Austria, consiglio della Corona del 12 novembre 1866[5][6].) Lingue madri maggioritarie della popolazione in Istria, Quarnaro e Dalmazia nel 1910

    Nel 1893 l'inaugurazione del monumento a Giovanni Francesco Gondola (il cui nome era già stato croatizzato in Ivan Gundulić, a testimonianza dell'ormai avanzato processo di croatizzazione) segnò un momento di particolare tensione a Ragusa. Commissionato dal sindaco croato Rafael Pucić, il monumento (opera dello scultore croato Ivan Rendić) fu finanziato con fondi comunali (11 fiorini) e con donazioni private di Niko Pucić (5 fiorini), Vlaho DeGiulli (10 fiorini) e del re Alessandro I di Serbia. L'inaugurazione, presenziata dal barone Frano Getaldić-Gundulić, ultimo membro della casata, vide la partecipazione di un gran numero di croati, fatti confluire in città dalle organizzazioni del Partito dei Diritti Croato e del Partito Croato Popolare per dare un carattere nazionale e politico all'avvenimento – nonostante la parallela mobilitazione dei serbo-cattolici del Partito Serbo.

    Fu in questo periodo che la città iniziò a essere teatro di un duro scontro politico dovuto alla formazione delle varie coscienze nazionali, che tendevano ad attribuire a sé non solo il territorio comunale, ma anche l'antica e gloriosa storia della millenaria Repubblica di Ragusa.

    Questo scontro vide tre componenti in campo: l'etnia croata, che era maggioritaria, l'etnia serbo/montenegrina e infine la componente italiana: ognuna si organizzò in un partito e per un certo periodo di tempo serbi e italiani si coalizzarono in funzione anti croata, riuscendo anche a far eleggere l'autonomista italiano Marino Bonda al Parlamento imperiale di Vienna: fu l'ultimo rappresentante italiano ad ottenere questa carica.

    Nello scontro politico tra serbi e croati sulla paternità etnica e storica della Repubblica di Ragusa si iniziarono a vedere alcune delle motivazioni che cent'anni dopo avrebbero portato i governanti serbi e montenegrini ad accampare diritti sulla città. Quindi anche Ragusa fu coinvolta nel massiccio processo di croatizzazione della Dalmazia avvenuto durante la dominazione austroungarica.

    La politica di collaborazione con i serbi locali, inaugurata dallo zaratino Ghiglianovich e dal raguseo Giovanni Avoscani, permise agli italiani la riconquista dell'amministrazione comunale di Ragusa, che avvenne nel 1899. Nel 1909 la lingua italiana venne vietata però in tutti gli edifici pubblici e gli italiani furono estromessi dalle amministrazioni comunali[7].

    Queste ingerenze, insieme ad altre azioni di favoreggiamento al gruppo etnico slavo ritenuto dall'impero più fedele alla corona, esasperarono la situazione andando ad alimentare le correnti più estremiste e nazionalistiche.

    Età contemporanea

    Dopo la prima guerra mondiale le truppe italiane occuparono militarmente la parte della Dalmazia promessa all'Italia dal Patto di Londra, accordo segreto firmato il 26 aprile 1915, che venne stipulato tra il governo italiano e i rappresentanti della Triplice Intesa, con cui l'Italia si impegnò a scendere in guerra contro gli Imperi Centrali in cambio di cospicui compensi territoriali in seguito non completamente riconosciuti nel successivo trattato di Versailles, che fu invece firmato alla fine del conflitto[8]. La regione divenne quindi oggetto di un'aspra contesa, e localmente si acuì all'estremo la tensione fra l'elemento italiano e la maggioranza slava.

    Con l'annessione della maggior parte della Dalmazia al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, si verificò l'esodo di una parte consistente degli italiani ed italofoni della Dalmazia, tra cui i ragusei italiani, verso Zara, Lagosta (invece annesse al Regno d'Italia) e verso la penisola italiana stessa. Ai dalmati italiani rimasti – diverse migliaia[9] concentrati prevalentemente a Veglia[10], Sebenico, Spalato, Traù, Ragusa e in alcune isole – fu concesso il diritto di richiedere la cittadinanza italiana – rinunciando a quella jugoslava – grazie ad alcune clausole contenute nel trattato di Rapallo (1920), che consentiva loro di rimanere nel Regno dei Serbi, Croati e Sloveni senza dover emigrare verso l'Italia.

    Nel 1919 Ragusa divenne quindi parte del neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, poi diventato Regno di Jugoslavia, con il nome di Dubrovnik. Il nome italiano Ragusa non fu più utilizzato da allora. Tuttavia l'Italia, nel corso della conferenza di pace di Parigi del 1919, decise di non rivendicare Ragusa, al fine di ottenere la parte di Dalmazia promessale dal patto di Londra, ovvero quella settentrionale. Non di meno, nel corso della conferenza, venne anche avanzata la proposta di creare uno Stato dalmata indipendente di cui Ragusa avrebbe fatto parte.

    Nonostante la possibilità di optare per la cittadinanza italiana data ai dalmati italiani, furono poche le domande per ottenerla. Infatti a Ragusa molti italiani, che in precedenza avevano manifestato intenzione di optare per la cittadinanza italiana, erano ormai decisi a rimanere cittadini jugoslavi, soprattutto coloro che avevano rilevanti interessi economici da tutelare, così da non esporsi a persecuzioni ed angherie. Peraltro, ancora nel 1927, 660 cittadini ragusei continuavano a dichiararsi italiani, mentre nel 1933 il locale asilo italiano aveva ancora 130 iscritti. La comunità italiana a Ragusa, fino agli anni trenta del XX secolo, riuscì a mantenere una certa vivacità sociale e culturale.

     Ingresso dei partigiani jugoslavi a Ragusa, 1944

    Ragusa divenne uno dei 33 oblast del Regno jugoslavo. Quando nel 1929 la Jugoslavia fu divisa tra 9 banovine, la città divenne parte della Banovina della Zeta. Nel 1939 Ragusa entrò brevemente a far parte della nuova Banovina della Croazia.

    Nell'aprile 1941, durante l'invasione della Jugoslavia, operazione militare della seconda guerra mondiale, Ragusa fu occupata militarmente, così come tutta la Dalmazia, dal Regno d'Italia. Nel settembre 1941, a smembramento della Jugoslavia già avvenuto, Benito Mussolini propose l'annessione di Ragusa al Governatorato della Dalmazia, divisione amministrativa del Regno d'Italia che esistette tra l'aprile 1941 e il settembre 1943, con la contestuale creazione della Provincia di Ragusa di Dalmazia, che però non fu costituita per l'opposizione del croato Ante Pavelić (furono invece create la provincia italiana di Spalato e la provincia italiana di Cattaro, mentre la già esistente provincia italiana di Zara fu notevolmente ampliata)[11]. Il governatorato fu la riproposizione dell'omonimo ed effimero istituto impiantato dagli italiani in Dalmazia all'indomani della sconfitta dell'Austria-Ungheria del 4 novembre 1918, e sgomberato in seguito agli accordi italo-jugoslavi sfociati nel Trattato di Rapallo (1920).

    Nell'autunno del 1941 Ragusa fu nuovamente occupata militarmente dalle truppe italiane perché vista come luogo strategico per le operazioni militari italiane nella seconda guerra mondiale[12]. In questo contesto, le autorità italiane aprirono a Ragusa una scuola media.[13]

     Raccolta dell'acqua durante l'assedio di Ragusa, evento bellico facente delle guerre jugoslave, che avvenne nel dicembre 1991

    Dopo il proclama Badoglio dell'8 settembre 1943, con il quale si annunciò l'entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile, con il quale il Regno d'Italia cessò le ostilità verso gli Alleati dando inizio di fatto alla resistenza italiana contro il nazifascismo, Ragusa fu occupata dalle truppe tedesche, ora diventate nemiche degli italiani. Nell'ottobre del 1944 i partigiani jugoslavi occuparono Ragusa, arrestando più di 300 cittadini e fucilandone 53 senza processo; questo evento divenne noto, dalla piccola isola su cui si verificò, come il massacro di Daksa.[14][15]

    I processi contro i cittadini ragusei non allineati politicamente con i comunisti di Josip Broz Tito iniziarono in questo periodo continuando negli anni successivi, per culminare il 12 aprile 1947 con la cattura e l'imprigionamento di oltre 90 cittadini ragusei.[16] Successivamente, con la fine della seconda guerra mondiale, Ragusa entrò a far parte della Repubblica Socialista di Croazia, Stato federato della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.

    La Jugoslavia effettuò anche importanti investimenti pubblici, come la realizzazione dell'autostrada A1 adriatica, che iniziò a collegare la parte continentale della Jugoslavia con la parte costiera della Dalmazia e che interessava anche Ragusa. La posizione geografica di Ragusa diventò quindi più strategica, anche da un punto di vista economico. Dal 1979 la città è entrata a far parte della lista di siti patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

     I confini della Repubblica di Ragusa all'interno dell'odierna Croazia.

    Durante le guerre jugoslave, che scoppiarono nel marzo del 1991 e che portarono poi alla formale dissoluzione della Jugoslavia (1992), la città si trovò quasi sulla linea del fronte di guerra, e il 6 dicembre 1991 venne bombardata dalle forze armate jugoslave (serbe e montenegrine) dalle montagne alle spalle della città, facendo 19 morti e 60 feriti. Le bombe causarono molte vittime e non risparmiarono neppure il centro storico, che venne notevolmente danneggiato. La città rimase assediata dall'esercito popolare jugoslavo (JNA) dal 1º ottobre 1991 al maggio 1992.

    Il totale delle vittime civili a Ragusa, secondo la Croce Rossa, fu di 114 persone, tra cui il poeta Milan Milišić. Dal 1992 al 1993 Ragusa restò bersaglio dell'artiglieria serbo-montenegrina, attestata sulle alture di Zarkovica, a nord-est della città. Il 68% degli edifici della città vecchia furono colpiti direttamente o indirettamente dai tiri d'obice.

    Con la fine delle ostilità Ragusa si è gradualmente ripresa riacquistando la sua vocazione culturale e turistica. La ricostruzione si è svolta nel rispetto delle tecniche tradizionali, pur applicando i moderni criteri anti-sismici. Dopo la dissoluzione della Jugoslavia ci fu anche un timido risveglio della coscienza etnica dei dalmati italiani presenti a Ragusa e nel resto della Dalmazia[17]. In particolare, a Ragusa esiste una comunità non ufficiale di italiani che fa riferimento al locale Vice Consolato Onorario d'Italia e che corrisponde allo 0,04% della popolazione totale della città.[18]

    Ricorrenze 3 febbraio, festa di san Biagio, santo patrono di Ragusa. 27 gennaio 1416, nella Repubblica di Ragusa viene emanato il primo decreto di abolizione della schiavitù, che ne vietava anche il suo traffico nei territori di pertinenza dell'antica repubblica marinara. 31 gennaio 1808, soppressione della Repubblica di Ragusa, che era stata fondata nel 1358. 21 gennaio 1920, grazie alla conferenza di pace di Parigi del 1919, che fu organizzata dopo la prima guerra mondiale, Ragusa venne annessa al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, poi diventato Regno di Jugoslavia. 6 giugno 2003, visita pastorale di papa Giovanni Paolo II.
    ^ Aesop, Favole d'Esopo, Felice Le Monnier, 1864. URL consultato il 6 novembre 2022. ^ Ragusa, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 28 novembre 2017. ^ Antonio Renato Toniolo, Bruno Molajoli e Giuseppe Praga, RAGUSA, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1935. URL consultato il 28 novembre 2017. Modifica su Wikidata  ^ Egidio Ivetic, Jugoslavia sognata: lo jugoslavismo delle origini, FrancoAngeli, 2012, ISBN 978-88-204-0650-9. URL consultato il 19 ottobre 2017. ^ Die Protokolle des Österreichischen Ministerrates 1848/1867. V Abteilung: Die Ministerien Rainer und Mensdorff. VI Abteilung: Das Ministerium Belcredi, Wien, Österreichischer Bundesverlag für Unterricht, Wissenschaft und Kunst 1971 ^ (DE) Jürgen Baurmann, Hartmut Gunther e Ulrich Knoop, Homo scribens : Perspektiven der Schriftlichkeitsforschung, Tübingen, 1993, p. 279, ISBN 3-484-31134-7. ^ Dizionario Enciclopedico Italiano (Vol. III, pag. 730), Roma, Ed. Istituto dell'Enciclopedia Italiana, fondata da Giovanni Treccani, 1970 ^ Londra nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 21 marzo 2017. ^ Secondo il censimento jugoslavo del 1921, in tutto il Regno vivevano 12.553 italofoni, 9.365 dei quali nell'area della Croazia, Dalmazia, Slavonia, Medjmurje, Veglia e Castua, e 40 in Montenegro. Si veda in merito La Comunità Nazionale Italiana nei censimenti jugoslavi 1945-1991, Unione Italiana-Università Popolare di Trieste, Trieste-Rovigno 2001, p. 30. ^ Alcuni geografi non considerano l'isola di Veglia come parte della Dalmazia. ^ Mappa smembramento Jugoslavia nel 1941 (JPG), su marxists.org. URL consultato il 6 settembre 2014. ^ Mussolini si proponeva di annettere all'Italia tutta la costa adriatica della Dalmazia con una profondità di quasi cento chilometri. Sul punto si veda la mappa predisposta all'uopo. ^ L'impero mussoliniano in Europa (in inglese) ^ Pleasance, Chris, "Would You Pay £1.7m for the Island of Death?", Mail Online; accessed 4 December 2015. ^ "6 Uninhabited and Mysterious Islands with Bizarre Pasts", The Daily Star, 28 October 2015. ^ Politički zatvorenik Archived copy, su hdpz.t-com.hr. URL consultato il 6 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2012). Retrieved 16 January 2012 ^ Situazione dei Dalmati italiani in Croazia, su coordinamentoadriatico.it. URL consultato il 22 marzo 2019. ^ POPULATION BY MOTHER TONGUE, BY TOWNS/MUNICIPALITIES, 2011 CENSUS, su dzs.hr. URL consultato il 22 marzo 2019.
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