Patagonia

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Contesto di Patagonia

La Patagònia è una regione geografica dell'America meridionale, che comprende l'estremità meridionale del continente. Divisa tra Argentina e Cile, ha un'estensione di oltre 900.000 km² (comprendendo la Terra del Fuoco), una popolazione di 2.700.000 abitanti (secondo l'ultimo censimento nel 2017) e una densità di 3 abitanti/km².

Il territorio della Patagonia è delimitato geograficamente ad ovest e a sud dalle Ande e ad est da plateau e bassipiani. La regione deve il suo nome ai patagoni, termine usato da Ferdinando Magellano per indicare i nativi di quelle terre (oggi identificati dalle tribù dei tehuelche e degli aonikenk), che lui scambiò per giganti.

Le maggiori città sono: (Argentina) Neuquén, Comodoro Rivadavia, San Carlos de Bariloche, Puerto Madryn, Trelew, Río Gallegos, Río Grande, (Cile) Punta Arenas, Coyhaique, Puerto Aysén, Puerto Natales e Porvenir.

Di più Patagonia

Cronologia
  • Patagonia precolombiana (10.000 a.C. - 1520 d.C.)  Cueva de las Manos sito di Santa Cruz, Argentina.

    Alcune ricerche archeologiche hanno datato la presenza dell'uomo nella regione ad almeno 13.000 anni fa, anche se la data più certa sembra essere intorno ai 10.000 anni fa. Vi è la prova della presenza umana a Monte Verde nella Provincia di Llanquihue, in Cile, datata intorno ai 12.500 anni fa[1]. La presenza di ghiacciai nella regione e i grandi flussi dell'acqua di fusione del ghiaccio avrebbero reso particolarmente difficile l'insediamento umano in quei tempi. La regione sembra essere abitata stabilmente da 10.000 anni, da varie culture che si sono susseguite nel tempo e la cui storia non è stata ancora studiata a fondo. Sono state condotte molte campagne di scavo, tra le quali quelle nella Cueva del Milodón[2], nella Provincia di Última Esperanza, nel sud della Patagonia e quelle presso Tres Arroyos, nella Tierra del Fuego, i cui ritrovamenti sostengono queste date[1]....Leggi tutto

    Patagonia precolombiana (10.000 a.C. - 1520 d.C.)  Cueva de las Manos sito di Santa Cruz, Argentina.

    Alcune ricerche archeologiche hanno datato la presenza dell'uomo nella regione ad almeno 13.000 anni fa, anche se la data più certa sembra essere intorno ai 10.000 anni fa. Vi è la prova della presenza umana a Monte Verde nella Provincia di Llanquihue, in Cile, datata intorno ai 12.500 anni fa[1]. La presenza di ghiacciai nella regione e i grandi flussi dell'acqua di fusione del ghiaccio avrebbero reso particolarmente difficile l'insediamento umano in quei tempi. La regione sembra essere abitata stabilmente da 10.000 anni, da varie culture che si sono susseguite nel tempo e la cui storia non è stata ancora studiata a fondo. Sono state condotte molte campagne di scavo, tra le quali quelle nella Cueva del Milodón[2], nella Provincia di Última Esperanza, nel sud della Patagonia e quelle presso Tres Arroyos, nella Tierra del Fuego, i cui ritrovamenti sostengono queste date[1]. Focolari, pietre lavorate e resti animali, ritrovati ad est delle Ande, sono stati datati 9.400-9.200 anni fa[1]. La Cueva de las Manos è un luogo famoso nella provincia di Santa Cruz, Argentina. Si tratta di una caverna alla base di una parete di roccia, nella quale sono state ritrovate pitture a parete, specialmente immagini negative di centinaia di mani, datate intorno agli 8.000 anni fa.

    La caccia del guanaco era l'attività più importante, seguita da quella al rhea (ñandu)[1]. Non è chiaro se la megafauna della Patagonia, compreso il bradipo terrestre ed il cavallo, si fossero estinti nella zona prima dell'arrivo degli esseri umani, anche se questa, ora, è la teoria più ampiamente accettata. Non è inoltre chiaro se i cani domestici fecero parte dell'attività umana fin dall'inizio. Le bolas, ritrovate spesso, sono state utilizzate per la caccia al guanaco ed al rhea[1]. Una cultura marittima è comparsa fra il Yámana al sud del Beagle Channel.

    Le popolazioni indigene della regione comprendevano i Tehuelche, la cui società è stata portata quasi all'estinzione poco tempo dopo i primi contatti con gli europei. I Tehuelche comprendevano il popolo Gununa'kena al nord, i Mecharnuekenk nella Patagonia centrale del sud, gli Aonikenk o Tehuelche del sud nell'estremo sud, a nord dello stretto di Magellano. Sull'Isola Grande della Terra del Fuoco vivevano i Selknam (Ona), nel nord e gli Haush (Mannekenk) a sud-est. Negli arcipelaghi al sud della Tierra del Fuego vivevano gli Yamana, con i Kaweshkar (Alakaluf) nelle zone costiere e nelle isole della Tierra del Fuego occidentale e a sud-ovest del continente[1]. Questi gruppi sono stati incontrati dagli europei nei loro primi viaggi esplorativi e ne descrissero i differenti stili di vita, le decorazioni del corpo e la lingua.

    Intorno ai 1.000 anni fa agricoltori Mapuche hanno oltrepassato le Ande occidentali e, attraverso nelle pianure orientali sono arrivati all'estremo sud. Le loro abilità tecnologiche li hanno portati a dominare le altre popolazioni della regione in un breve periodo di tempo e sono oggi la comunità indigena principale[1].

    Le prime esplorazioni europee ed il tentativo di conquista spagnola (1520-1584)  Copia della Nao Victoria, Prima nave a esplorare le coste della Patagonia nel 1520.

    La Patagonia deve essere stata vista per la prima volta dagli europei nel 1520, con la spedizione di Ferdinando Magellano, che nel suo passaggio lungo il litorale ha dato il nome a molte delle zone più caratteristiche; Golfo San Matias, Capo delle undicimila Vergini (ora semplicemente capo Virgenes) ed altri. Tuttavia, è inoltre possibile che i navigatori precedenti come Amerigo Vespucci abbiano raggiunto la zona (nel suo viaggio del 1502 probabilmente raggiunse quelle latitudini), comunque la sua omissione nel descrivere esattamente le caratteristiche geografiche principali della regione, come il Río de la Plata, fa sorgere un dubbio sul fatto che sia realmente arrivato in quelle zone.

    Rodrigo de Isla, partito da San Matias nel 1535 verso l'interno della regione, fu inviato da Simón de Alcazaba y Sotomayor (governatore della Patagonia occidentale nominato dal re Carlo V di Spagna), si presume sia stato il primo europeo ad aver attraversato la grande pianura della Patagonia. Se gli uomini al suo seguito non avessero ammutinato, avrebbe potuto attraversare le Ande per raggiungere il lato cileno.

    Pedro de Mendoza, nominato governatore della regione, visse a Buenos Aires, ma non estese le sue esplorazioni al sud. Alonzo de Camargo (1539), Juan Ladrilleros (1557) e Hurtado de Mendoza (1558) hanno contribuito all'esplorazione delle coste occidentali. Sir Francis Drake compì un viaggio nel 1577 lungo il litorale orientale, attraversando lo stretto di Magellano e dirigendosi verso il nord del Cile ed il Perù. Ma la geografia della Patagonia deve più a Pedro Sarmiento de Gamboa (1579-1580), che, dedicandosi particolarmente alla regione di sud-ovest, ha effettuato indagini attente ed esatte. Gli insediamenti da lui fondati, Nombre de Dios e San Felipe, furono trascurati dal governo spagnolo. Il secondo insediamento, che fu abbandonato prima, venne denominato da Thomas Cavendish che lo visitò nel 1587, Puerto Hambre per via dello stato di desolazione in cui si trovava. Il distretto in prossimità di Puerto Deseado, esplorato da John Davis, è stato preso in possesso da Sir John Narborough in nome del re Carlo II d'Inghilterra nel 1669.

    I giganti della Patagonia: la prima percezione degli europei  Illustrazione del 1840 degli indigeni della Patagonia nei pressi dello Stretto di Magellano; da "Voyage au pole sud et dans l'Oceanie ....." dell'esploratore francese Jules Dumont d'Urville.

    Secondo Antonio Pigafetta[3], uno dei pochi superstiti della spedizione di Ferdinando Magellano, Magellano diede il nome Patagão (o Patagoni) agli abitanti che incontrarono in quella regione, la Patagonia. Anche se Pigafetta non descrive come si arrivò a questo nome, le interpretazioni popolari seguenti hanno dato credito al significato terra di giganti. Tuttavia, questa etimologia è discutibile. Il termine molto probabilmente è derivato da un nome, Patagón, una creatura selvaggia descritta da Primaleón di Grecia, l'eroe del romanzo spagnolo nel Racconto di cavaliere errante, di Francisco Vázquez[4]. Questo libro, pubblicato nel 1512, era il seguito del romanzo Palmerín de Oliva, molto conosciuto allora e lettura preferita di Magellano[5]. Magellano percepì i nativi, vestiti di pelli e cibantisi di carne cruda, come il Patagón incivile citato nel libro di Vázquez.

    L'interesse per quella regione fu alimentato dai racconti di Pigafetta, nei quali si descriveva l'incontro con gli abitanti locali, che sosteneva misurassero circa 9-12 piedi di altezza -…così alto che abbiamo raggiunto soltanto la sua cintola-; da cui l'idea successiva che il termine Patagonia significasse terra dei giganti. Questa presunta esistenza dei giganti Patagoniani o di Patagoni si è infiltrata nella percezione europea comune di questa regione poco nota e distante, che fu alimentata ulteriormente dai rapporti successivi di altri esploratori e viaggiatori famosi come sir Francis Drake, che sembrò confermare queste voci. Le mappe del nuovo mondo a volte hanno riportato in legenda il termine regio gigantum (regione dei giganti), riferita alla Patagonia. Il concetto e la credenza popolare hanno persistito per i 250 anni successivi e furono rinvigoriti nel 1767, dopo una pubblicazione da parte di un ufficiale anonimo del commodoro John Byron dal titolo Viaggio recente di circumnavigazione globale dell'HMS Dolphin. Byron ed il suo equipaggio navigarono per un certo tempo lungo le coste della Patagonia e la pubblicazione sembra dare prova dell'esistenza di questi giganti; la pubblicazione si è trasformata in un best seller e migliaia di copie furono vendute. Anche altre pubblicazioni precedenti sulla regione furono ristampate frettolosamente (persino quelle in cui non si accennava affatto all'esistenza dei giganti).

    Tuttavia, la mania del gigante patagoniano finì alcuni anni dopo, quando furono redatte alcune pubblicazioni più serie. John Hawkesworth, nel 1773, pubblicò per conto del Ministero della marina un compendio sui possedimenti inglesi nel sud, nel quale erano raccolte pubblicazioni, comprese quelle di James Cook e di John Byron. Da questa pubblicazione, ricavata dai loro diari ufficiali, fu evidenziato che l'equipaggio di Byron incontrò persone non più alte di due metri; alti forse ma non giganti. L'interesse presto si abbassò, anche se la consapevolezza e la credenza nel mito hanno persistito persino nel ventesimo secolo[6].

    Le esplorazioni scientifiche (1764-1842)

    Nella seconda metà del XVIII secolo, la conoscenza europea della Patagonia fu ulteriormente accresciuta grazie ai viaggi di John Byron (1764-1765), Samuel Wallis (1766, a bordo dell'HMS Dolphin, sul quale Byron aveva navigato) e Louis Antoine de Bougainville (1766). Thomas Falkner, un gesuita che visse circa quaranta anni in quelle regioni, pubblicava il suo Descrizione della Patagonia (Hereford, 1774); Francisco Viedma fondò Carmen de Patagones ed Antonio percorse la regione interna fino alle Ande (1782); Basilio Villarino esplorò il Rio Negro (1782).

    Due indagini idrografiche lungo le coste furono di importanza fondamentale: la prima spedizione (1826-1830) fu compiuta con l'HMS Adventure e con l'HMS Beagle sotto il comando dell'ammiraglio Phillip Parker King. La seconda spedizione (1832-1836) fu compiuta con l'HMS Beagle sotto il comando di Robert FitzRoy. Alla seconda spedizione prese parte Charles Darwin che passò molto tempo nello studio delle zone interne della Patagonia, accompagnandosi nelle sue spedizioni ai gauchos del Río Negro e unendosi a FitzRoy in una spedizione di 320 chilometri lungo il corso del fiume Santa Cruz.

    Espansione cilena ed argentina (1843-1902)  Il Fuerte Bulnes, nel 1843 punto di partenza per l'espansione cilena in Patagonia.

    Seguendo le istruzioni di Bernardo O'Higgins, il presidente cileno Manuel Bulnes inviò una spedizione nello stretto di Magellano che fondò Fuerte Bulnes in 1843. Cinque anni più tardi, il governo cileno spostò l'insediamento principale verso la posizione attuale di Punta Arenas, diventando il più vecchio insediamento permanente nella Patagonia del sud. La creazione di Punta Arenas era strategica per la dominazione del Cile sullo stretto di Magellano.

    Nella metà del XIX secolo le nuove nazioni indipendenti dell'Argentina e del Cile hanno iniziato una fase aggressiva di espansione verso il sud, anche nei confronti delle popolazioni indigene. Nel 1860, un avventuriero francese Orelie-Antoine de Tounens si autoproclamò re del Regno di Araucanía e Patagonia e del popolo Mapuche. Il capitano George Chaworth Musters, nel 1869 viaggiò nella regione con un gruppo di Tehuelche, dallo stretto di Magellano al Manzaneros nel nord-ovest, raccogliendo moltissime informazioni sulla gente e sul il loro modo di vivere. Nel 1870 la Conquista del Deserto fu una campagna discutibile condotta dal governo dell'Argentina, eseguita principalmente dal Generale Julio Argentino Roca, per sottomettere o per sterminare le popolazioni autoctone del sud. Dalla metà del 1880 gli obiettivi della campagna erano stati, in gran parte, realizzati.

    Nel 1885 partì una spedizione volta all'estrazione mineraria condotta dall'avventuriero rumeno Julius Popper che, arrivato nella Patagonia del sud alla ricerca dell'oro, lo trovò nelle regioni della Tierra del Fuego. I missionari e i coloni europei arrivarono nel XIX e nel XX secolo, insieme ad una comunità di lingua gallese che si insediò della valle di Chubut. Durante i primi anni del XX secolo, il confine fra le due nazioni, Argentina e Cile, nella Patagonia è stato stabilito tramite la mediazione britannica. Ma ha subito, da allora, molte modifiche e vi è ancora una linea (di 50 chilometri) dove il confine non è stato stabilito (Hielos Continentales).

    Fino al 1902, la maggior parte della Patagonia è stata abitata da Chilotes che lavoravano nell'allevamento del bestiame. Prima e dopo il 1902, quando i confini sono stati stabiliti, molti Chilotes sono stati espulsi dal territorio dell'Argentina. Questi operai hanno fondato Balmaceda, il primo insediamento cileno in quella che è ora la Regione di Aysén[7][8]. Mancando di buoni pascoli dal lato cileno, coperto dalla foresta, gli immigrati diedero fuoco alle foreste con incendi che durarono più di due anni.

    ^ a b c d e f g Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Princeton ^ C. Michael Hogan (2008) Cueva del Milodon, The Megalithic Portal, ed. A. Burnham Cueva del Milodon Cave or Rock Shelter : The Megalithic Portal and Megalith Map: ^ Antonio Pigafetta, Relazione del primo viaggio intorno al mondo, 1524: "Il capitano generale nominò questi popoli Patagoni." La parola originale (patagão) deriverebbe dalla lingua madre di Magellano, il portoghese, o dallo spagnolo dei suoi uomini (patagón). È stato interpretato in seguito "grande uomo" ma l'etimologia si riferisce ad un carattere letterario in un romanzo spagnolo del secolo del XVI secolo (vedi il testo). ^ The Cambridge Encyclopedia of Human Growth and Development, by Stanley J. Ulijaszek, Francis E. Johnston, M. A. Preece. Cambridge University Press, 1998, p. 380: "Patagonian Giants: Myths and Possibilities." ^ Carolyne Ryan, "European Travel Writings and the Patagonian giants: How Patagonia got its name - among other things." Lawrence University Today magazine, Fall 2004. Archiviato il 9 novembre 2005 in Internet Archive. ^ Carolyne Ryan, European Travel Writings and the Patagonian giants, in Lawrence University. URL consultato il 15 agosto 2005 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2005). ^ Coihaique - Ciudades y Pueblos del sur de Chile ^ Luis Otero, La Huella del Fuego: Historia de los bosques y cambios en el paisaje del sur de Chile (Valdivia, Editorial Pehuen)
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