Contesto di Uruguay

L'Uruguay (o, raramente, Uruguai), ufficialmente Repubblica Orientale dell'Uruguay (in spagnolo República Oriental del Uruguay, in riferimento alla posizione geografica che il territorio occupava nella Confederazione delle Province Unite del Rio de la Plata) è uno Stato dell'America meridionale. Ha una superficie di 176 220 km² e 3 431 932 abitanti. La capitale è Montevideo.

Confina a nord-est e nord con il Brasile, a sud-ovest con l'Argentina, a sud con il Río de la Plata e a est con l'oceano Atlantico. L'Uruguay è una repubblica presidenziale, il capo di Stato attuale è Luís Lacalle Pou (Partito Bianco). La lingua ufficiale è lo spagnolo.

Si presume che il territorio dell'attuale Uruguay fosse abitato fin dal VII millennio a.C. da piccoli gruppi di popolazioni nomadi. La prima popolazione stanziale furono i Charrúas.

La storia ufficiale inizia nel 1516 quando, secondo le cronache spagnole, Juan Díaz ...Leggi tutto

L'Uruguay (o, raramente, Uruguai), ufficialmente Repubblica Orientale dell'Uruguay (in spagnolo República Oriental del Uruguay, in riferimento alla posizione geografica che il territorio occupava nella Confederazione delle Province Unite del Rio de la Plata) è uno Stato dell'America meridionale. Ha una superficie di 176 220 km² e 3 431 932 abitanti. La capitale è Montevideo.

Confina a nord-est e nord con il Brasile, a sud-ovest con l'Argentina, a sud con il Río de la Plata e a est con l'oceano Atlantico. L'Uruguay è una repubblica presidenziale, il capo di Stato attuale è Luís Lacalle Pou (Partito Bianco). La lingua ufficiale è lo spagnolo.

Si presume che il territorio dell'attuale Uruguay fosse abitato fin dal VII millennio a.C. da piccoli gruppi di popolazioni nomadi. La prima popolazione stanziale furono i Charrúas.

La storia ufficiale inizia nel 1516 quando, secondo le cronache spagnole, Juan Díaz de Solís raggiunse la foce del Río de la Plata scoprendo il Paese. La versione portoghese vuole che la foce fosse stata scoperta due anni prima da esploratori portoghesi. Il primo insediamento stabile fu fondato nel 1624 a Villa Soriano (sulle rive del Rio Negro). L'epoca successiva fu caratterizzata da costanti scontri con i portoghesi, che rivendicavano la sovranità sul territorio. Nel 1726 viene fondata Montevideo.

Di più Uruguay

Informazioni di base
  • Moneta Peso uruguaiano
  • Nome originale Uruguay
  • Prefisso telefonico +598
  • Dominio Internet .uy
  • Mains voltage 220V/50Hz
  • Democracy index 8.61
Population, Area & Driving side
  • Popolazione 3444263
  • La zona 176215
  • Lato guida right
Cronologia
  •   Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Uruguay.
    Epoca precolombiana e colonizzazione

    Prima della colonizzazione europea, l'unica popolazione documentata che abbia abitato l'attuale Uruguay è stata quella dei Charrúas, piccola tribù spinta a sud dai Guaraní del Paraguay. La loro popolazione non superava un numero compreso tra le cinquemila e le diecimila unità[1].

    Nei luoghi abitati dai Charrùas, come a Chamangà, sono stati trovati antichi esempi di arte murale, con raffigurazioni di varia natura effettuate all'interno di caverne. Ancora nell'attualità, soprattutto in ambito latinoamericano, si suole denominare charrúa chi presenta nazionalità uruguaiana; per esempio ci si riferisce spesso alla nazionale di calcio dell'Uruguay come a Los Charrúas.

    Gli spagnoli arrivarono nei territori dell'odierno Uruguay nel 1516, ma la fiera resistenza alla conquista opposta da parte della popolazione locale, insieme all'apparente assenza di oro e argento, limitò molto gli insediamenti nei secoli XVI e XVII. L'Uruguay divenne una zona di contesa tra l'Impero spagnolo e quello portoghese; nel 1603 gli spagnoli introdussero i bovini, il cui allevamento divenne una fonte di ricchezza economica molto importante[1]. Il primo insediamento permanente fu quello di Soriano, sul Río Negro, fondato dagli spagnoli nel 1624, mentre tra il 1669 e il 1671 i portoghesi costruirono un forte a Colonia del Sacramento[2], tuttavia la colonizzazione da parte della Spagna divenne sempre più estesa, soprattutto con l'intento di limitare l'espansione delle frontiere portoghesi del Brasile.

    Sempre gli spagnoli fondarono Montevideo, attuale capitale dell'Uruguay, il 24 dicembre 1726. In quest'epoca si assistette alla continua espansione di questa città, il cui porto naturale divenne in poco tempo un centro di commercio in competizione con la capitale dell'Argentina, Buenos Aires. Nel 1776 le regioni dell'attuale Uruguay vennero scorporate dal Vicereame del Perù e annesse al Vicereame del Río de la Plata con il nome di Banda Oriental. La storia del XIX secolo è caratterizzata dall'aumentare degli scontri tra le forze coloniali inglesi, spagnole e portoghesi per la conquista della regione composta da Argentina, Brasile e Uruguay[3]. Nel 1806 e nel 1807 l'esercito inglese cercò di prendere Buenos Aires durante la guerra contro la Spagna: di conseguenza all'inizio del 1807 Montevideo fu occupata da un reparto di diecimila soldati inglesi, che lasciarono la città a metà dell'anno per partire alla volta di Buenos Aires, con l'intento di muovere un attacco.

    Lotta per l'indipendenza  Battaglia di Caseros

    Nel 1811 José Gervasio Artigas, che sarebbe poi diventato l'eroe nazionale uruguaiano, organizzò una rivolta contro la Spagna, che ebbe buon esito. Dieci anni dopo la Provincia Orientale del Río de la Plata, come era chiamato l'Uruguay, fu annesso al Brasile con il nome di Provincia Cisplatina in seguito all'invasione luso-brasiliana del 1816. Tuttavia, se ne staccò il 25 agosto del 1825, dopo numerose rivolte precedenti. L'Uruguay indipendente costituì una federazione regionale con le Province Unite del Río de la Plata, l'odierna Argentina: si trattava di un'annessione.

    Le Province Unite del Río de la Plata, insieme con la Provincia Oriental, combatterono contro il Brasile in una guerra durata cinquecento giorni. Nessuna delle due parti ebbe la meglio, e nel 1828 il trattato di Montevideo, promosso dal Regno Unito, rese l'Uruguay uno Stato completamente indipendente. La prima costituzione del Paese fu adottata il 18 luglio 1830. Il resto del XIX secolo trascorse sotto vari presidenti con alcuni conflitti con i Paesi vicini. In questo periodo molte furono le oscillazioni in ambito economico e soprattutto politico, e proprio in quest'epoca divennero sempre maggiori i flussi di immigrati, provenienti specialmente dall'Europa.

    Guerra civile (1839-1852)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra civile uruguaiana.

    La scena politica rimase divisa tra i due principali partiti del Paese, i Blancos e i Colorados. Mentre i primi, guidati da Manuel Oribe, erano favorevoli al protezionismo e guardavano agli interessi delle campagne, i secondi, con a capo Fructuoso Rivera, promuovevano il business commerciale di Montevideo. I Blancos avevano tendenze conservatrici, mentre i Colorados si orientavano su tendenze più progressiste. Entrambi i partiti presero il loro nome dalle fasce che indossavano: quelle dei Colorados erano blu, ma visto che furono scolorite dal sole sostituirono questo colore con il rosso; entrambi questi partiti si associarono a bande di guerriglia della confinante Argentina. Il leader Colorado, Rivera, fu presidente dal 1830 al 1835, e gli successe il Blanco Oribe, che fu amico e sostenitore del dittatore argentino Juan Manuel de Rosas; i Colorados invece diedero appoggio agli esiliati Unitarios, liberali e oppositori di Rosas, che trovarono quasi tutti rifugio nella capitale. Ma nel 1838 Rivera riprese il potere e contro di lui mosse Oribe, aiutato da Rosas. Il presidente Blanco aveva preso le parti del dittatore quando la Marine nationale francese aveva bloccato Buenos Aires nel 1838. Ciò spinse Colorados e Unitarios ad aizzare i francesi contro il presidente stesso, e con un'armata condotta da Rivera rovesciarono Oribe, che si rifugiò in Argentina.

     Manuel Oribe

    Gli Unitarios formarono a Montevideo un governo in esilio e Rivera, con il segreto consenso dei francesi, nel 1839 dichiarò guerra a Rosas. Il conflitto sarebbe durato tredici anni e avrebbe assunto il nome di Guerra Grande. Un esercito di Unitarios nel 1840 provò a invadere l'Argentina settentrionale partendo dall'Uruguay, ma vi riuscirono solo in parte. Nel 1842 le truppe argentine, per conto di Oribe, sopraffecero l'Uruguay e occuparono una grande parte del Paese, non riuscendo però a prendere la capitale. A questo punto cominciò l'assedio di Montevideo, che durò dal 1843 al 1851: gli assediati uruguaiani chiesero aiuto agli stranieri residenti, e furono formate una legione francese e una italiana, capitanata da Giuseppe Garibaldi, che quando scoppiò la guerra insegnava matematica nella capitale; egli fu anche messo a capo dell'Armada Nacional, la marina militare uruguaiana. Notevole fu l'opera dell'eroe dei due mondi, coinvolto in molte azioni di rilievo, specie nella battaglia di San Antonio, che gli procurò internazionalmente la fama di grande stratega di guerriglia.

    L'assedio non ebbe effetto fin quando Rosas non interferì con le rotte di navigazione sul Río de la Plata. Ma quando nel 1845 l'accesso al Paraguay venne bloccato, Gran Bretagna e Francia si allearono contro l'Argentina, bloccando Buenos Aires. Il dittatore stipulò la pace con Gran Bretagna e Francia rispettivamente nel 1849 e nel 1850, e i francesi si dichiararono favorevoli e sgomberare le loro truppe se gli argentini avessero lasciato l'Uruguay, mentre Oribe manteneva ancora l'assedio a Montevideo. Nel 1851 l'argentino Urquiza si ribellò a Rosas, e per trovare appoggi firmò un patto con gli Unitarios, e il Brasile contro il dittatore. Urquiza attraversò l'Uruguay e sconfisse Oribe, sciogliendo l'assedio di Montevideo. Dopodiché sopraffece Rosas nel 1852: con la sconfitta e l'esilio dell'ex dittatore quello stesso anno la guerra finalmente terminò. Sempre nel 1852 fu abolita la schiavitù.

    Guerra della triplice alleanza
      Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra della triplice alleanza.
     Venancio Flores

    Purtroppo la pace non durò molto, e tra i due partiti nacque nuovamente un conflitto. Gli scontri cominciarono nel 1855, ma si giunse al culmine nella guerra della triplice alleanza, chiamata così per la coalizione formata da Argentina, Brasile e Uruguay contro il Paraguay. Nel 1863, il capo Colorado Venancio Flores organizzò una rivolta armata contro il presidente Bernardo Prudencio Berro, Blanco. Il generale dei Colorados vinse in diverse occasioni, anche grazie al prezioso supporto di Brasile e Argentina, che lo aiutarono con truppe e armi. Berro strinse quindi un'alleanza con il leader del Paraguay Francisco Solano López. Nel 1864 il governo di Berro fu destituito con l'aiuto del Brasile, e Lopez utilizzò questo come pretesto per dichiarare guerra all'Uruguay. Il risultato fu appunto la guerra della triplice alleanza, che vide armate brasiliane, argentine e uruguaiane combattere quelle paraguaiane. Nonostante le perdite consistenti (l'Uruguay, nello specifico, perse il 95% delle truppe), la coalizione dei tre Paesi nel 1870 vinse. Ma Flores non poté godere di questa vittoria: il 19 febbraio 1868 egli fu assassinato da un gruppo di individui non identificati. Lo stesso giorno fu ucciso anche il suo rivale, Bernardo Berro.

    Entrambi i partiti erano esausti, e decisero nel 1870 di trovare un accordo sulle sfere di influenza da adottare. I Colorados avrebbero ottenuto il controllo di Montevideo e della regione costiera, mentre i Blancos avrebbero governato sulle zone interne e agricole. Questi ultimi furono risarciti di mezzo milione di dollari per il colpo di Stato del 1863. Ma le ostilità politiche, seppur in forma molto più ridotta, non cessarono.

    Evoluzioni interne ed economiche dopo il 1890

    Dopo la Guerra Grande si assistette a un brusco aumento nel numero di immigrati, provenienti in maggior misura da Spagna e Italia. Alcuni dati lo dimostrano: mentre nel 1860 componevano il 48% della popolazione, gli immigrati ne costituirono addirittura il 68% nel 1868. Negli anni settanta dell'Ottocento arrivarono più di centomila europei, nel 1879 la popolazione totale era di 438 000 abitanti, un quarto dei quali concentrati a Montevideo. Vi furono molti miglioramenti dal punto di vista economico, e anche socialmente la situazione parve farsi più stabile: infrastrutture e trasporti furono sviluppati in maniera soddisfacente, nel 1857 fu aperta la prima banca. Gli europei introdussero nuovi metodi in agricoltura, che furono molto importanti per il progresso nel lavoro dei campi. L'apporto demografico degli immigrati contribuì alla notevole crescita di Montevideo, che incominciò, come centro, a rivestire un ruolo maggiore nella regione. Questo sviluppo verteva in special modo sul porto naturale della città, che arrivò ad accogliere un numero sempre maggiore di navi: si passò dalle 3 milioni di imbarcazioni nel 1860 ai 17 milioni otto anni più tardi[senza fonti]. Crebbero molto anche altre città, come Paysandrù e Salto. I Colorados mantennero il potere, tranne che per brevi intervalli, fino al 1958.

    Ventesimo secolo La prima metà del Novecento  José Batlle y Ordóñez

    José Batlle y Ordóñez, presidente dal 1903 al 1907, e di nuovo dal 1911 al 1915, pose le basi per lo sviluppo politico moderno dell'Uruguay. Ordóñez diede vita a estese riforme politiche, economiche e sociali, come un programma per il welfare e una maggiore partecipazione del governo in diversi aspetti dell'economia. Alcune di queste sue riforme furono continuate dai suoi successori. Si aprì per l'Uruguay una nuova era: importantissime furono alcune leggi di questo periodo, come l'abolizione della pena di morte e l'introduzione del divorzio. Il 1919 fu un anno fondamentale per lo Stato, poiché, dopo quasi 90 anni, fu cambiata la costituzione del 1830. La nuova costituzione, scritta nel 1916, sanciva una separazione completa tra Stato e Chiesa. Ancora oggi, la Chiesa Cattolica ha un'influenza sullo Stato molto minore che nei Paesi vicini. Questo importante processo incontrò problemi a causa della grande crisi del 1929, che fu sfruttata dal presidente Terra per instaurare la sua breve dittatura nel 1933, quando sciolse il congresso. Nel 1942 fu promulgata una costituzione più moderata e nel 1945 l'Uruguay dichiarò guerra a Germania e Giappone.

    La seconda metà del secolo

    Negli ultimi anni cinquanta incominciarono a sorgere dei problemi economici, in parte anche a causa della diminuzione generale della domanda per il lavoro nel mercato mondiale dei prodotti agricoli. Inflazione e disoccupazione aumentarono fino ad assumere dimensioni preoccupanti, e le condizioni di vita dei lavoratori uruguaiani si deteriorarono decisamente. Questa crisi dell'economia portò a scontri e guerriglie urbane, guidate dal movimento di estrema sinistra dei Tupamaros. Nel 1965 la svalutazione monetaria causò proteste e agitazioni, ma il tutto fu sedato dal governo dei blancos. Il seguente governo colorado, condotto da Óscar Diego Gestido, cercò di migliorare la situazione economica ponendo un freno all'inflazione, ma senza successo; dopo la morte di Gestido nel 1967 cominciò il governo di Jorge Pacheco Areco, che suscitò dure proteste a causa del suo orientamento molto conservatore.

    Il golpe militare e la dittatura
      Lo stesso argomento in dettaglio: Colpo di Stato in Uruguay del 1973 e Dittatura civile-militare uruguaiana.

    La crisi generale dello Stato si fece sempre più preoccupante: con misure varie il governo Areco provò a limitare le azioni di rivolta, specie quelle dei Tupamaros, tuttavia gli scontri e le violenze non parvero cessare. Nel 1971 andò al governo un colorado, Juan María Bordaberry, deciso a fermare i Tupamaros. Per fare questo dovette contare sull'esercito e per reprimere le rivolte si ricorse nel 1972 a parecchi arresti. Il 27 giugno 1973 Bordaberry guidò un colpo di Stato militare. Sciolto il parlamento e ottenuto il supporto di una giunta militare, il dittatore represse le proteste, fomentate soprattutto da sindacati e studenti, e mise fuori legge i partiti di sinistra.

    I media vennero censurati o vietati, il movimento sindacale fu distrutto e tonnellate di libri furono bruciate dopo la messa al bando delle opere di alcuni scrittori. Le persone schedate come oppositori del regime furono escluse dal servizio civile e dall'istruzione. L'Uruguay è oggi il Paese con la più alta percentuale di prigionieri politici al mondo in rapporto alla popolazione.[4]

    L'economia continuò a peggiorare, anche perché l'apparato militare in questo periodo assorbì la metà delle spese statali. Il ministro dell'Economia e delle Finanze Alejandro Végh Villegas cerca di promuovere il settore finanziario e gli investimenti stranieri. La spesa sociale è stata ridotta e molte aziende statali sono state privatizzate. Tuttavia, l'economia non migliorò e si deteriorò dopo il 1980, il PIL scese del 20% e la disoccupazione salì al 17%. Lo Stato è intervenuto cercando di salvare le aziende e le banche in crisi.[4]

    I Tupamaros furono isolati nelle prigioni e sottoposti ad atti di tortura. Nel 1976 Bordaberry fu destituito a sua volta dai militari, che occuparono il potere ricoprendo incarichi politici. Al posto di Bordaberry fu nominato dapprima Alberto Demicheli che fu poi a sua volta deposto pochi mesi dopo e sostituito da Aparicio Méndez. Ma il clima interno non cambiò. Dal 1976 il regime incominciò un lento tramonto, un chiaro segno fu la sconfitta nel 1980 al referendum sulla modifica della costituzione: il 57,2% dei voti furono contrari. Questo dimostrava l'impopolarità del governo militare, accentuata dalle difficili condizioni economiche.

    Negli anni della giunta militare molti furono gli emigranti, il cui numero con il tempo aumentò in modo impressionante. Gli uruguaiani incominciarono a cercare asilo politico in vari Paesi del mondo. Nel 1981 Gregorio Álvarez salì alla presidenza, ma anche questo cambio non determinò una ripresa del regime, sempre più pericolante: e nel 1984, dopo una protesta generale durata 24 ore, i militari annunciarono il ritorno del potere ai civili.

    Il ritorno alla democrazia  Tabaré Vázquez, ex presidente dell'Uruguay

    Per quello stesso anno si indissero elezioni nazionali, vinte dal candidato dei Colorados Julio María Sanguinetti, presidente dal 1985 al 1990. Il suo governo fu di unità nazionale e volto alla ricostruzione del Paese. La presidenza Sanguinetti promosse importanti riforme economiche e consolidò il processo di democratizzazione dell'Uruguay, ma non mancarono delle ombre: il presidente fece approvare l'amnistia per le violazioni dei diritti umani perpetrate dai militari durante la dittatura. Questo provocò una frattura con la sinistra, che propose di cancellare l'amnistia. Le riforme di Sanguinetti stabilizzarono l'economia, che cominciò a crescere. Le elezioni del 1989 furono vinte dai Blancos, che rimasero alla presidenza fino al 1995 con il loro candidato Luis Alberto Lacalle, sotto il quale l'economia crebbe a ritmo accelerato ma con l'opposizione da parte della popolazione riguardo ad alcune misure di privatizzazione. E così nel 1995 Sanguinetti uscì vincitore alle urne. Il suo secondo mandato agì soprattutto su temi delicati come la sicurezza sociale, l'istruzione e il sistema elettorale, insieme al miglioramento della qualità della vita e delle condizioni economiche.

    Nel 1991, il Paese ha registrato un aumento degli scioperi per ottenere compensazioni salariali per compensare l'inflazione e per opporsi alle privatizzazioni volute dal governo di Luis Alberto Lacalle. Nel 1992 è stato indetto uno sciopero generale e la politica di privatizzazione è stata ampiamente respinta con un referendum (71,6% contro la privatizzazione delle telecomunicazioni). Nel 1994 e 1995, l'Uruguay ha dovuto affrontare difficoltà economiche causate dalla liberalizzazione del commercio estero, che ha aumentato il deficit commerciale. La Compagnia del Gas di Montevideo e la compagnia aerea Pluma sono state cedute al settore privato, ma il ritmo delle privatizzazioni è rallentato nel 1996.

    Le elezioni del 1999 sancirono nuovamente la vittoria dei Colorados, uniti ai Blancos, portando alla presidenza il candidato Jorge Batlle; uscì sconfitto Tabaré Vázquez, il candidato del Fronte Ampio, la coalizione di sinistra. Sul fronte economico, il governo Batlle (2000-2005) ha avviato i negoziati con gli Stati Uniti per la creazione della "Area di libero scambio delle Americhe" (ALCA). Questo periodo ha segnato il culmine di un processo di riorientamento neoliberale dell'economia del Paese: deindustrializzazione, pressione sui salari, crescita del lavoro informale, ecc.[5] Tuttavia questo nuovo mandato fu caratterizzato da recessione economica e incertezza sul futuro. Inoltre, l'alleanza con i Blancos mostrò ben presto segni di cedimento. Alle elezioni del 2004 il Fronte Ampio è riuscito per la prima volta a vincere, e Vázquez è diventato presidente. Il nuovo governo si è impegnato nel risolvere i problemi economici del Paese, intenzionato a non seguire più la linea dell'impunità verso gli esponenti della dittatura militare, come fatto dai governi precedenti. Ne è una dimostrazione l'arresto di Gregorio Álvarez, incriminato per la sparizione di trenta oppositori politici, uccisi nel 1978, quando era comandante in capo dell'esercito[6]. Alle elezioni presidenziali del 2009 il Fronte Ampio ha conquistato nuovamente la maggioranza, portando alla presidenza l'ex tupamaro José "Pepe" Mujica, sconfiggendo al ballottaggio Luis Alberto Lacalle. Al suo insediamento Mujica si è impegnato a ridurre la povertà e continuare con le politiche d'investimento pubblico, favorite dalla buona crescita economica del Paese negli ultimi anni, oltre a migliorare i rapporti con l'Argentina.

    Dal 1º marzo 2015 è nuovamente presidente Tabaré Vázquez, vincitore delle elezioni presidenziali del 2014.

    L'arrivo al potere del Fronte Ampio (Frente Amplio) ha portato profondi cambiamenti per il Paese: il tasso di povertà è sceso dal 40% all'8%, il salario medio è aumentato del 55%, il PIL è aumentato in media del 4% all'anno e il numero di persone con copertura medica è salito da 700 000 a 2,5 milioni. Sono state adottate diverse riforme sociali, come la legalizzazione dell'aborto e il riconoscimento del matrimonio omosessuale.[7]

    Le elezioni del 2019 hanno però visto sconfitto il Fronte Amplio, il cui candidato Daniel Martinez è stato sconfitto al ballottaggio dal candidato dei Blancos Luis Alberto Lacalle Pou (supportato al ballottaggio anche dai Colorados e dal nuovo partito di estrema destra Cabildo Abierto).

    ^ a b (EN) Uruguay, in Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. ^ (EN) Colonia del Sacramento, in Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. ^ History Of Uruguay ^ a b Uruguay: A Country Study, 1990, Rex A. Hudson and Sandra W. Meditz ^ En el país de las conquistas sindicales, Christophe Ventura, octubre de 2015 ^ Attualità Italiana ed Estera: Cronaca, News e Gossip su Blogosfere ^ https://www.lemonde.fr/international/article/2019/10/25/l-uruguay-un-ovni-stable-riche-et-de-gauche-en-amerique-latine_6016927_3210.html
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