Deutschland

Germania
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Contesto di Germania

La Repubblica Federale di Germania (Bundesrepublik Deutschland , [ˈbʊndəsrepʊˌbliːk ˈdɔɪ̯ʧˌlant]), colloquialmente chiamata Germania (in tedesco: Deutschland), è uno Stato membro dell'Unione europea situato nell'Europa centro-occidentale. È una repubblica parlamentare federale di sedici Stati (Bundesländer) con capitale, nonché maggiore città per numero di abitanti, Berlino. Bagnata a nord dal mare del Nord e dal mar Baltico, confina a nord con la Danimarca, a est con la Polonia e la Repubblica Ceca, a sud con Austria e Svizzera, e a ovest con Francia, Lussemburgo, Belgio e Paesi Bassi.

Il territorio della Germania copre una superficie di 357 578 km² ed è caratterizza...Leggi tutto

La Repubblica Federale di Germania (Bundesrepublik Deutschland , [ˈbʊndəsrepʊˌbliːk ˈdɔɪ̯ʧˌlant]), colloquialmente chiamata Germania (in tedesco: Deutschland), è uno Stato membro dell'Unione europea situato nell'Europa centro-occidentale. È una repubblica parlamentare federale di sedici Stati (Bundesländer) con capitale, nonché maggiore città per numero di abitanti, Berlino. Bagnata a nord dal mare del Nord e dal mar Baltico, confina a nord con la Danimarca, a est con la Polonia e la Repubblica Ceca, a sud con Austria e Svizzera, e a ovest con Francia, Lussemburgo, Belgio e Paesi Bassi.

Il territorio della Germania copre una superficie di 357 578 km² ed è caratterizzato da un clima atlantico nella parte nord-occidentale e continentale nella parte sud-orientale. Con quasi 84 milioni di abitanti, è lo Stato più popoloso dell'Unione europea, il secondo Stato d'Europa dopo la Federazione Russa e il 19º del mondo per popolazione. È anche il secondo Paese del mondo per numero di immigrati dopo gli Stati Uniti d'America.

La regione denominata oggi Germania fu abitata da diversi popoli germanici, conosciuti e documentati già dal 100 a.C. A partire dal X secolo questi territori tedeschi hanno dato contributo alla parte centrale del Sacro Romano Impero che si protrasse sotto varie forme fino al 1806. Nel corso del XVI secolo, il nord della Germania divenne il centro della Riforma protestante. Come moderno Stato nazionale, il Paese venne unificato nel 1871 dopo la Guerra franco-prussiana. Responsabile principale dello scoppio della seconda guerra mondiale, durante la quale perpetrò i crimini dell'Olocausto a danno di ebrei e minoranze oggetto di discriminazione da parte dell'allora dominante nazismo, nel 1949 a conflitto concluso la Germania venne divisa in due Stati separati – la Repubblica Federale di Germania (Germania Ovest o RFG) e la Repubblica Democratica Tedesca (Germania Est o RDT) – lungo i confini d'occupazione degli alleati occidentali e sovietici. La riunificazione nazionale, o più precisamente l'annessione dei territori della Germania Est alla Repubblica Federale, è avvenuta solo nel 1990. La Repubblica Federale di Germania fu membro fondatore della Comunità economica europea (CEE) nel 1957 (che divenne Unione europea nel 1993). Partecipa dal 1995 agli accordi di Schengen e ha adottato la moneta unica europea, l'euro, nel 2002 in sostituzione del marco tedesco.

La Germania è altresì un membro dell'ONU, della NATO, come sopraddetto dell'Unione europea, poi del G7, del G4 e firmatario del protocollo di Kyoto. La Germania è la prima potenza economica d'Europa, quarta al mondo dopo Stati Uniti, Cina e Giappone; è la quarta più grande economia in termini di PIL nominale e la quinta in termini di parità di potere d'acquisto. È il secondo più grande Paese esportatore dopo la Cina e il secondo importatore di merci. In termini assoluti, la Germania assegna il secondo più grande bilancio annuale in aiuti allo sviluppo internazionale, mentre le sue spese militari la classificano come sesta. Il Paese ha sviluppato un elevato standard di vita e detiene una posizione chiave negli affari europei oltre ad una moltitudine di strette partnership a livello globale. La Germania è riconosciuta come capolista in vari settori scientifici e tecnologici.

Di più Germania

Informazioni di base
  • Moneta Euro
  • Nome originale Deutschland
  • Prefisso telefonico +49
  • Dominio Internet .de
  • Speed limit 0
  • Mains voltage 230V/50Hz
  • Democracy index 8.68
Population, Area & Driving side
  • Popolazione 84358845
  • La zona 357587
  • Lato guida right
Cronologia
  •   Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Germania e Prussia.
    Popolazioni tedesche

    La Germania era...Leggi tutto

      Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Germania e Prussia.
    Popolazioni tedesche

    La Germania era abitata prima dell'arrivo dei Germani prevalentemente da tribù celtiche in particolare nelle regioni meridionali.

     Espansione dei Germani (750 a.C.-1 d.C.).

    Provenienti dalla Scandinavia meridionale e dalla Germania settentrionale, alcune tribù germaniche iniziarono l'espansione verso sud, est e ovest intorno al V secolo a.C., entrando in contatto con le tribù celtiche della Gallia e con popolazioni baltiche e slave dell'Europa orientale. Poco si conosce delle fasi iniziali e più antiche della storia germanica, se non per mezzo degli interscambi e interazioni con l'Impero romano, ricerche etimologiche o ritrovamenti di reperti archeologici.[1]

    Sotto l'Impero di Augusto (27 a.C. - 14 d.C.), il generale romano Nerone Claudio Druso, suo figlio adottivo, invase e conquistò la Germania (termine usato dai Romani per definire il vasto territorio compreso tra il Reno e l'Elba mentre più ad est era la Sarmazia). Fu in questo periodo che le tribù germaniche entrarono maggiormente in contatto con la cultura, le conoscenze e le tattiche militari romane, pur mantenendo la loro identità tribale. Anche se non avvenne mai l'effettiva romanizzazione della maggior parte delle tribù germaniche, tra il 12 a.C. e il 9 d.C. il Paese si trovò sotto il dominio delle legioni e diverse trasformazioni culturali avvennero tra i suoi abitanti, che iniziarono a diventare sedentari e adottarono diverse innovazioni tecnologiche, civili e militari, portate dagli invasori. Nel 9 d.C. tre legioni romane guidate dal Governatore Quintilio Varo vennero annientate da un esercito formato dalla coalizione di diverse tribù germaniche guidate da Arminio, principe dei Cherusci, nell'imboscata della foresta di Teutoburgo.

    Successivamente il generale Germanico, figlio di Druso, invase nuovamente il Paese con un numeroso esercito, realizzando operazioni per via terrestre, fluviale e marittima. Dopo una serie di massacri e anche affrontando situazioni molto rischiose, i romani riuscirono a schiacciare la lega ribelle guidata da Arminio in due battaglie presso il corso del fiume Visurgis (Weser). In seguito ai danni provocati da una tempesta quando l'esercito tornava in Gallia attraverso il Mare del Nord, Germanico venne richiamato dall'allora imperatore Tiberio e inviato in missione verso l'Armenia, quando era ormai sul punto di riconquistare i territori precedentemente occupati fino all'Elba. Pertanto, il territorio oltre il corso del Reno e del Danubio rimase al di fuori del mondo romano, eccettuando un tratto della striscia littorale e la regione degli "Agri Decumates" (conquistata effettivamente alcuni decenni più tardi, odierno Baden-Württemberg).

    Ai tempi di Tacito, verso il 100 d.C., alcune tribù germaniche abitavano stabilmente lungo la riva destra del Reno e a nord del Danubio (il limes renano), occupando la maggior parte delle regioni dell'odierna Germania. Molte di queste popolazioni si trovavano, in un modo o nell'altro, sotto l'influenza romana.

    Il III secolo vide l'emergere di un gran numero di confederazioni di tribù germaniche: Alemanni, Franchi, Sassoni e Turingi. A partire dal 260, le popolazioni germaniche ruppero il limes attraversando i fiumi e compiendo devastazioni, ma furono respinte e massacrate dai Romani ripetutamente. Soltanto tra la fine del IV secolo d.C. e l'inizio del secolo seguente diverse tribù riuscirono, in ondate successive, a oltrepassare le frontiere, diffondendosi e stabilendosi nelle terre sotto il controllo romano.[2]

    Sacro Romano Impero (962-1806)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Sacro Romano Impero.
     Corona imperiale del Sacro Romano Impero.

    Questa regione dell'Europa fu dominata da un impero medievale risultante dalla divisione dell'Impero carolingio nell'843 (precedentemente fondato da Carlo Magno il 25 dicembre 800), ed esistito sotto varie forme fino al 1806, con un territorio che si estendeva dal fiume Oder nel nord fino alla costa mediterranea a sud. Spesso denominato come Sacro Romano Impero (o l'Antico Impero), venne ufficialmente chiamato Sacro Romano Impero Germanico (Imperium Romanum Sacrum Nationis Germanicæ) a partire dal 1448, per adeguare il titolo ad un territorio più ridotto.

     Martin Lutero (1483–1546) iniziò la Riforma protestante.

    Sotto il regno della Dinastia ottoniana (919-1024), i ducati di Lorena, Sassonia, Franconia, Svevia, Turingia e Baviera vennero consolidati, e i re germanici vennero incoronati come imperatori di queste regioni dal 962. Sotto il regno degli imperatori della dinastia salica (1024-1125), il Sacro Romano Impero assorbì il nord Italia e la Borgogna. Sotto gli imperatori Hohenstaufen (1138-1254), i principi tedeschi aumentarono la loro influenza più a sud e ad est in territori abitati da popolazioni slave. Le città del nord prosperarono sotto la Lega anseatica.

    Con la Bolla d'oro del 1356 si gettarono le basi di una definitiva forma istituzionale che durò fino allo scioglimento dell'Impero. A partire dal XV secolo, gli imperatori appartennero esclusivamente (ad eccezione del periodo 1742-1745, quando la funzione imperiale venne svolta da un membro del casato bavarese dei Wittelsbach) alla dinastia degli Asburgo d'Austria.

    Il monaco Martin Lutero pubblicò le sue 95 tesi nel 1517 sulla porta del monastero di Wittemberg, in cui lui era monaco, sfidando le pratiche della Chiesa cattolica romana e avviando la riforma protestante. Una distinta Chiesa luterana divenne la religione ufficiale in numerosi Stati dopo il 1530. Conflitti religiosi portarono alla Guerra dei trent'anni (1618-1648), che devastò le terre tedesche.[3] La popolazione degli stati tedeschi si ridusse di circa il 30%.[4] La Pace di Vestfalia (1648) concluse la guerra religiosa, ma l'Impero era di fatto diviso in numerosi principati indipendenti (circa 350 Stati sovrani). Dal 1740 in poi, il dualismo tra la monarchia asburgica austriaca e il Regno di Prussia dominarono la Storia tedesca. Nel 1806 l'Impero venne sciolto come conseguenza delle guerre napoleoniche.[5]

    Restaurazione e Rivoluzione (1814-1871)  Il parlamento di Francoforte sul Meno nel 1848

    Dopo la caduta di Napoleone Bonaparte, il Congresso di Vienna, convocato nel 1814, fondò la Confederazione germanica (Deutscher Bund), formata da 39 Stati sovrani. Disaccordi con la politica di restauro portarono all'aumento dei movimenti liberali. Questi, tuttavia, vennero seguiti da nuove misure di repressione da parte dello statista austriaco Metternich. La Zollverein, un'unione doganale, promosse profondamente l'unità economica degli Stati tedeschi con a capo la Prussia. Durante questo periodo, molti tedeschi erano stati influenzati dagli ideali della Rivoluzione francese, e il nazionalismo prese maggior vigore, soprattutto tra i giovani intellettuali. Per la prima volta, i colori del nero, rosso e oro sono stati scelti per rappresentare il movimento che, più tardi, divennero i colori nazionali.[6]

    Alla luce di una serie di movimenti rivoluzionari in Europa che, con successo, avevano istituito una repubblica in Francia, iniziò la rivoluzione del 1848. Il re inizialmente assecondò le richieste liberali. Re Federico Guglielmo IV di Prussia al quale era stato offerto il titolo di imperatore, ma con una perdita di potere, respinse la corona e la proposta di costituzione, portando ad una temporanea battuta d'arresto dei movimenti liberali. Il conflitto tra re Guglielmo I di Germania e l'ala più liberale del parlamento scoppiò nel corso delle riforme militari nel 1862 ed il re nominò Otto von Bismarck come nuovo Primo Ministro della Prussia. Bismarck condusse con successo la guerra in Danimarca nel 1864, e la vittoria prussiana nella guerra austro-prussiana del 1866 permise un'espansione territoriale e la creazione della Confederazione Tedesca del Nord (Norddeutscher Bund), escludendo di fatto l'Austria, un tempo guida del mondo germanico, dagli affari dei restanti Stati tedeschi.

    Impero tedesco (1871-1918)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Impero tedesco e Prima guerra mondiale.
     I più importanti politici della moderna Germania a Versailles (Parigi) nel 1871 dopo la vittoriosa guerra contro la Francia, con Otto von Bismarck in uniforme bianca al centro

    L'unificazione della Germania come moderno Stato nazionale risale al 1871. Grazie a vittoriose politiche militari contro Austria e Francia (guerra franco-prussiana), il 18 gennaio 1871 venne proclamata l'unione federale (Secondo Reich) degli Stati tedeschi a Versailles, in piena capitale francese; Guglielmo I venne proclamato da Re di Prussia ad imperatore di Germania. La nuova entità politica rappresentava l'unificazione di tutte le regioni a lingua tedesca, ad eccezione dell'Austria (soprannominata Kleindeutschland, "Piccola Germania") e della Svizzera.

    Nel periodo seguente all'unificazione del 1871 (denominato "Gründerzeit"), la Germania diventò la principale potenza economica del continente, e l'imperatore Guglielmo I uno degli uomini potenti del mondo. Il successore, Guglielmo II, nel 1884 avviò un'attiva politica imperialista entrando in attrito con i Paesi limitrofi: i tradizionali Paesi amici della Germania non rinnovarono l'alleanza, mentre la Francia istituì nuove relazioni con gli imperi britannico e russo. La Germania divenne sempre più isolata, eccetto i suoi contatti con l'Impero austro-ungarico e il regno d'Italia.

     La Prussia all'epoca dell'Impero tedesco (1871-1918).

    L'imperialismo tedesco rivendicò un proprio dominio coloniale. In conseguenza dell'atmosfera politica creatasi con la Conferenza di Berlino, alla Germania furono assegnati diversi possedimenti, tra cui Togo, Camerun, Tanzania, Namibia e Papua Nuova Guinea. La spartizione dell'Africa causò tensioni tra la Germania e le grandi potenze, come nel caso del Marocco (1912).

    L'assassinio dell'erede al trono Austro-Ungarico Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914 scatenò la Grande Guerra, dalla quale la Germania uscì sconfitta e venne ritenuta la principale responsabile del conflitto. La sconfitta portò ad una grave crisi economica nel 1918, e a novembre l'imperatore Guglielmo II fu costretto ad abdicare a favore di una repubblica. Nel giugno 1919 il neo governo fu costretto a firmare il trattato di Versailles, percepito dalla popolazione come un'umiliante guerra economica e psicologica, che foraggiò la nascita di movimenti comunisti ("spartachismo") e nazisti, responsabili di diversi tentativi di colpo di Stato.[7]

    Repubblica di Weimar (1919-1933)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica di Weimar.

    Dopo il successo della rivoluzione tedesca del novembre 1918, venne proclamata la repubblica in tutti gli Stati e a livello federale. La nuova costituzione del Reich entrò in vigore con la firma da parte del Presidente della Repubblica di Weimar Friedrich Ebert l'11 agosto 1919. Il periodo che va dal 1919 al 1933 è conosciuto come Repubblica di Weimar. Il Partito Comunista Tedesco, istituito da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht nel 1918, tentò di rovesciare con un'insurrezione armata il nuovo governo socialista, ma senza successo. Nel gennaio 1919 fu poi fondato il Partito Tedesco dei Lavoratori, conosciuto in seguito come Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (o Partito Nazista).

    La Germania soffrì pesantemente degli effetti della Grande depressione, delle dure condizioni dettate dal trattato di Versailles e della lunga instabilità politica. Nell'estate del 1931 collassò la Danat-Bank, la seconda banca tedesca[8], evento che segnò l'inizio della crisi in Germania. Vennero istituite truppe paramilitari da parte di più partiti e vi furono migliaia di omicidi a sfondo politico. I paramilitari intimidivano gli elettori e seminavano violenza e rabbia tra gente che soffriva di un elevato tasso di disoccupazione e povertà. Furono queste le condizioni che portarono alla nomina, da parte del presidente del Reich Paul von Hindenburg, di Adolf Hitler come Cancelliere del Reich il 30 gennaio 1933.

    Terzo Reich (1933-1945)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Terzo Reich e Seconda guerra mondiale.
     Adolf Hitler, cancelliere durante il Terzo Reich.

    Il 27 febbraio 1933 il Reichstag venne dato alle fiamme, e di tale atto terroristico si ritennero responsabili i comunisti. Ciò spinse all'approvazione di un decreto di emergenza con il quale vennero aboliti i diritti democratici di base. L'attivazione di una legge diede ad Adolf Hitler pieno governo e potere legislativo, acquisendo il totale controllo della Germania. Solo il Partito socialdemocratico della Germania votò contro; i comunisti non erano in grado di presentare opposizione, in quanto i loro 81 seggi in parlamento erano stati annullati sulla base del decreto conseguente all'incendio del Reichstag.[9][10][11] Si creò uno Stato centralizzato totalitario con un unico partito. L'industria venne strettamente regolamentata con quote ed esigenze, spostando l'economia verso una produzione di guerra.[12] Nel 1935, in seguito ad un referendum di autodeterminazione, la Saar si riunisce alla Germania nazista. Nel 1936 le truppe tedesche rioccupano la Renania smilitarizzata fin dal Trattato di Versailles del 1919. Incoraggiato, Hitler perseguì dal 1938 una politica di espansionismo per la fondazione di una Grande Germania (dal tedesco Großdeutschland). Nel marzo 1938, con l'Anschluss, la Germania nazista annette l'Austria. Per evitare l'apertura di due fronti di guerra, Hitler siglò il patto Molotov-Ribbentrop con l’Unione Sovietica, patto che venne poi infranto dalla stessa Germania.

    Nel 1939 le crescenti tensioni provenienti da nazionalismo, militarismo ed esigenze di annessioni territoriali portarono alla guerra lampo (Blitzkrieg) del 1º settembre contro la Polonia, congiuntamente all'Unione Sovietica, a cui seguì due giorni dopo la dichiarazione di guerra da parte di Regno Unito e Francia, che segnarono l'inizio della seconda guerra mondiale. La Germania, dopo l'Invasione della Polonia, in seguito ad un periodo di stallo politico e militare meglio noto come la Strana guerra, fra il 1939 e il 1940, diede inizio, nel 1940, ad una serie di campagne militari definite Blitzkrieg, che portarono all'invasione di numerosi stati dell'Europa, come la Danimarca e la Norvegia, aprendo la Battaglia dell'Atlantico, e successivamente alla Campagna di Francia, che fra il 10 maggio e il 22 giugno 1940, portò alla conquista di Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, e infine, alla capitolazione della Francia, che ebbero come conseguenza l'occupazione militare di tali Paesi da parte delle truppe tedesche, l'annessione di alcuni territori al Terzo Reich, e che segnarono anche l'inizio della Battaglia d'Inghilterra, il primo fallimento strategico-militare tedesco nel corso del conflitto, che spinse Adolf Hitler a seguire una linea politica di espansione dell'influenza politico-militare tedesca verso est.

    Infatti, nella prima metà del 1941, con l'invasione di molti stati della Penisola Balcanica, fra cui la Jugoslavia e la Grecia, insieme all'Italia fascista di Benito Mussolini, e la stipula di alleanze con Ungheria, Romania e Bulgaria, il Terzo Reich diresse la sua attenzione nei confronti dell'Unione Sovietica di Iosif Stalin, ideologicamente opposta alla Germania nazista.

    Il 22 giugno 1941, la Germania violò il Patto Molotov-Ribbentrop, aprendo il fronte orientale e dando avvio all'invasione dell'URSS (Operazione Barbarossa). Pochi mesi dopo, il 7 dicembre, il Giappone attaccò la base statunitense a Pearl Harbor, e la Germania dichiarò guerra agli Stati Uniti due giorni dopo. L'avanzata della Wehrmacht nei territori occidentali dell'URSS, nelle sue prime fasi, ottenne numerosi successi militari contro l'Armata Rossa di Stalin, fra cui numerose vittorie, dovute anche alla disorganizzazione e all'effetto sorpresa avuto sulla macchina militare e bellica sovietica, ancora impreparata ad un conflitto su larga scala, come la Battaglia di Smolensk, la battaglia di Uman' e la Battaglia di Kiev, e l'ultima costituì la più grande vittoria riportata sul fronte orientale nel corso del conflitto, che portarono alla conquista e alla conseguente occupazione militare tedesca di numerose ed estese regioni dell'URSS, come la Bielorussia, con Minsk, i Paesi Baltici, e l'Ucraina con Kiev, quest'ultima ricca di approvvigionamenti cerealicoli e di grano, indispensabili per la condotta della guerra, e di molte altre risorse naturali, petrolifere ed industriali destinati alla produzione bellica del Reich. Nella seconda metà del 1941, la Battaglia di Mosca segnò una dura battuta d'arresto della fulminea avanzata della Wehrmacht, e l'inizio delle complicazioni dovute al rigido inverno russo bloccarono definitivamente l'avanzata tedesca. Questa riprese soltanto nella primavera del 1942 con l'Operazione Blu che aveva l'obiettivo di impadronirsi delle risorse industriali e petrolifere sovietiche situate nella Russia meridionale e nel Caucaso. Dopo una serie iniziale di successi, la Germania subì una durissima sconfitta da parte dell'Armata Rossa nella Battaglia di Stalingrado, terminata nel 1943. Le numerose perdite subite compromisero in modo definitivo le sorti della guerra per le Potenze dell'Asse e la dura ritirata della Wehrmacht, dopo la definitiva sconfitta nella Battaglia di Kursk, lasciò definitivamente l'iniziativa alla controffensiva sovietica, anche a causa dell'apertura di un secondo fronte, con l'inizio della Campagna d'Italia contro le Potenze Alleate occidentali che, dopo lo Sbarco in Sicilia, misero a dura prova la resistenza della macchina bellica germanica.

    Il 6 giugno 1944, con il D-Day, gli Alleati avviarono lo Sbarco in Normandia, riaprendo il Fronte Occidentale chiuso dal 1940, fortemente voluto da Stalin al fine di aprire un terzo fronte per alleggerire la pressione tedesca sul fronte orientale contro l'URSS, e che portò, nel giro di pochi mesi, alla riconquista della Francia, e all'invasione della Germania da ovest.

    Nel 1945, dopo il fallimento dell'Offensiva delle Ardenne, gli Alleati erano penetrati nel Terzo Reich da ovest, paralizzando la regione della Ruhr, il cuore dell'industria e della produzione bellica tedesca, mentre l'Armata Rossa, dopo aver condotto, nel 1944, numerose operazioni militari che portarono alla riconquista dei territori occidentali dell'URSS ed alla rottura dell'Assedio di Leningrado iniziato nel 1941, dopo l'Operazione Bagration e l'Operazione Vistola-Oder, giunse sulla sponda orientale dell'Oder minacciando Berlino. La Germania nazista si ritrovò in crisi su tutti i fronti, e dopo il collasso della Linea Gotica e la Guerra di liberazione italiana dall'occupazione nazi-fascista nell'aprile 1945, caddero prima Vienna, poi Berlino, il 2 maggio, e infine Praga, nelle mani dell'Armata Rossa, con gli Alleati ormai giunti sulla sponda occidentale dell'Elba. Adolf Hitler si suicidò il 30 aprile 1945 a Berlino, insieme ad altri esponenti del suo governo e delle alte sfere dell'esercito, affidando a Karl Dönitz della Kriegsmarine il potere, con il compito di arrendersi; il Terzo Reich fu costretto a negoziare e a firmare una resa incondizionata con le Potenze Alleate, l'8 maggio 1945, ponendo fine alla Seconda Guerra Mondiale in Europa, e alla Germania nazionalsocialista.

    In quello che più tardi divenne noto come l'Olocausto, il regime del Terzo Reich sterminò alcuni milioni di persone, in primo luogo ebrei, ma anche comunisti, zingari, omosessuali, massoni, dissidenti politici, sacerdoti, predicatori, religiosi, testimoni di Geova, disabili nei lager. Durante l'Olocausto fino a 17 milioni di persone vennero assassinate, tra cui sei milioni di ebrei e tre milioni di polacchi.[13] La seconda guerra mondiale ed il genocidio nazista furono responsabili di circa 35 milioni di morti in Europa, dal 1933 al 1945.

    Divisione e riunificazione (1945-1990)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Germania dal 1945.
     La Germania divisa, in blu la Repubblica Federale Tedesca, in rosso la Repubblica Democratica Tedesca, in giallo Berlino Ovest.

    La guerra causò la morte di quasi dieci milioni di soldati e civili tedeschi, grandi perdite territoriali, l'espulsione di circa 15 milioni di tedeschi dagli ex territori orientali e dagli altri paesi e la distruzione delle più grandi città. Il territorio rimasto venne spartito tra gli alleati in quattro zone di occupazione militare; il territorio di Berlino in quattro settori. Le perdite territoriali in favore di Polonia e URSS riguardarono regioni storiche della Germania, come la Pomerania Occidentale con la città di Stettino, una porzione del Brandeburgo, corrispondente oggi al Voivodato di Lubusz in Polonia, e quasi tutta la Slesia, con città importanti come Breslavia. Diversa fu la sorte della regione storica dell'ex-Prussia Orientale, che venne spartita tra Polonia e URSS: la parte meridionale con la regione della Masuria andò alla Polonia, mentre la parte restante fu ceduta all'URSS, con la città di Königsberg, oggi Kaliningrad, nella Oblast' omonima in Russia.

    Le zone occidentali, controllate da Francia, Regno Unito e Stati Uniti, vennero unite il 23 maggio 1949, dando vita alla Repubblica Federale di Germania (Bundesrepublik Deutschland o BRD); il 7 ottobre 1949 la zona d'occupazione sovietica divenne la Repubblica Democratica Tedesca (Deutsche Demokratische Republik o DDR). Informalmente questi due Stati divennero noti come "Germania Ovest" e "Germania Est" e le due parti di Berlino come Berlino Ovest e Berlino Est. Lo stato orientale aveva come capitale Berlino Est, mentre la repubblica federale scelse Bonn come capitale provvisoria.

    La Germania Ovest divenne un'economia di mercato con una stretta alleanza con Stati Uniti e Paesi dell'Europa occidentale, e godette di una prolungata crescita economica iniziata nei primi anni cinquanta (Wirtschaftswunder). La Germania Ovest aderì alla NATO nel 1955 e fu membro fondatore della Comunità economica europea nel 1958.

     La caduta del Muro di Berlino nel 1989, e dietro la Porta di Brandeburgo.

    La Germania Est rientrò nel Blocco Orientale sotto il controllo politico e militare dell'URSS, e facente parte del Patto di Varsavia. Stato socialista per costituzione, il suo potere politico fu in mano al Fronte Nazionale, un'alleanza di partiti politici guidati dal Partito Socialista Unificato. Il loro potere era assicurato dalla Stasi, un servizio segreto di immense dimensioni, e una serie di suborganizzazioni in grado di controllare ogni aspetto della società. A loro volta le esigenze fondamentali della popolazione erano soddisfatte a basso costo da parte dello Stato. La DDR divenne membro del COMECON. Mentre la propaganda si basava sui vantaggi dei programmi sociali della DDR e la presunta costante possibilità di un'invasione, molti dei suoi cittadini guardavano verso l'Occidente per le libertà politiche e la prosperità economica.[14] Il muro di Berlino, costruito nel 1961 per fermare l'immigrazione dei tedeschi dell'est verso la Germania Ovest, divenne un simbolo della Guerra Fredda.

    Le tensioni tra Germania Est e Germania Ovest erano già state ridotte negli anni settanta dal cancelliere occidentale Willy Brandt e dalla sua Ostpolitik. Poi, alla fine degli anni ottanta, in una situazione di crescente migrazione dei tedeschi dell'Est verso la Germania Ovest attraverso l'Ungheria e di manifestazioni di massa durante l'estate del 1989, le autorità della Germania Est indebolirono inaspettatamente le restrizioni di confine nel novembre 1989, consentendo ai propri cittadini di viaggiare verso l'Occidente.

    Tra le conseguenze della riunificazione e dell'impoverimento dell'Est vanno ricordati i moti neonazisti, in particolare a Rostock e Solingen.[15]

     La Germania è uno dei membri fondatori dell'Unione Europea, nonché una delle parti del Trattato di Lisbona.Berlino capitale (1990)

    L'apertura delle frontiere portò ad un'accelerazione del processo di riforma nella DDR, e poi al crollo del regime socialista, che si concluse con la riunificazione tedesca del 3 ottobre 1990, quando i territori della Repubblica Democratica vennero annessi come nuovi Länder alla Repubblica Federale, che continua ad esistere al giorno d'oggi e smette quindi di essere colloquialmente chiamata "Germania Ovest". Berlino venne scelta per essere la capitale dello Stato unificato, mentre Bonn conservò alcuni ministeri federali.[16] La delocalizzazione del governo fu completata nel 1999.

    Il federalismo è rafforzato sul piano economico-finanziario da un sistema di casse di risparmio e cooperative locali che al 2018 raccolgono il 15% degli attivi nazionali e nelle quali una quota fra l'82 e l'84 dei presidenti dei consigli di amministrazione sono anche sindaci o presidenti di provincia.[17] Secondo uno studio di Reuters pubblicato nel sito della BCE, le Sparkassen variano la percentuali di titoli di debito pubblico regionali o provinciali rispetto ai bond tedeschi in portafoglio, utilizzando tale conflitto di interessi come strumento di lobbying politico sui governi locali e sullo Stato centrale.[18]

    Dopo la riunificazione, la Germania assunse un ruolo più attivo nell'Unione europea e nella NATO. Durante la guerra del Kosovo partecipò marginalmente ai bombardamenti della NATO sulla Serbia nel 1999 (operazione Allied Force) e poi, in maniera più consistente, alla missione di pace della Kosovo Force insediata nella regione; tra il 2001 e il 2014 la Germania inivò truppe in Afghanistan nell'ambito della International Security Assistance Force per assicurare la sicurezza del paese, contribuendo anche alla successiva operazione Sostegno Risoluto proseguita fino al 2021.[19]

    ^ Jill N. Claster, Medieval Experience: 300–1400, NYU Press, 1982, p. 35. ISBN 0-8147-1381-5 ^ The Cambridge Ancient History, vol. 12, p. 442. ISBN 0-521-30199-8 ^ Gerhard Rempel, La guerra dei trent'anni, su mars.wnec.edu, Western New England College (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 1999). ^ Alan McFarlane, La guerra dei trent'anni (1618–48), su users.erols.com. URL consultato il 26 ottobre 2008 (archiviato il 28 ottobre 2004). ^ Mary Fulbrook, A Concise History of Germany, Cambridge University Press, 1991, p. 97. ISBN 0-521-54071-2 ^ Martin Norman, Confederazione tedesca 1815–1866; Bandiere del mondo, su fotw.net. URL consultato il 7 dicembre 2006 (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2007). ^ J. Lee Stephen, Europe, 1890–1945, Routledge, 2003, p. 131. ISBN 0-415-25455-8 ^ Doerr, S., Gissler, S., Peydró, J. L., & Voth, H. J. (2018). From finance to extremism: the real effects of germany's 1931 banking crisis. CEPR Discussion Papers, (12806). ^ Das Ermächtigungsgesetz 1933, su dhm.de, Deutsches Historisches Museum. URL consultato il 12 settembre 2008 (archiviato il 3 luglio 2014). ^ Roderick Stackelberg, Hitler's Germany: origins, interpretations, legacies, Routledge, 1999, p. 103, ISBN 0-415-20114-4. ^ Scheck Raffael, Creazione di una dittatura: La stabilizzazione del potere nazista, su colby.edu, Colby College. URL consultato il 12 luglio 2006 (archiviato il 14 gennaio 2013). ^ Industrie und Wirtschaft, su dhm.de, Deutsches Historisches Museum. URL consultato il 12 settembre 2008 (archiviato il 5 luglio 2014). ^ Niewyk, Nicosia 2000, pp. 45-52. ^ (EN) Colchester Nico, D-mark day dawns, su ft.com, Financial Times, 1º gennaio 2001. URL consultato il 7 dicembre 2006 (archiviato dall'url originale il 19 marzo 2007). ^ (DE) Remembering the Rostock Riots, su spiegel.de, 22 agosto 2012. URL consultato il 30 aprile 2013 (archiviato il 10 dicembre 2012). ^ Eine "faire Arbeitsteilung" Vor 10 Jahren: Bundestag beschließt Bonn-Berlin-Gesetz. 10 March 04., su wdr.de. URL consultato il 1º maggio 2019 (archiviato il 6 aprile 2008). ^ Maurizio Ricci, La politica dilaga nelle Casse di risparmio tedesche. Ecco perché Berlino le ha protette dalla Vigilanza unica, su repubblica.it, 21 luglio 2018. URL consultato il 17 maggio 2019 (archiviato il 21 luglio 2018). ^ Henry Tougha, Secondo la BCE, le casse di risparmio tedesche fanno lobbying sui governi locali acquistandone il debito, su vocidallestero.it, 15 gennaio 2018. URL consultato il 17 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2018). ^ Dempsey Judy, Germany is planning a Bosnia withdrawal, su iht.com, International Herald Tribune. URL consultato il 30 novembre 2006 (archiviato il 7 ottobre 2008).
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