မဟာမုနိ ရုပ်ရှင်တော်မြတ်ကြီး(မန္တလေး)

( Tempio Mahamuni )

Il tempio Mahamuni (in birmano မဟာမုနိဘုရားကြီး, IPA: məhà mṵnḭ pʰəjádʑí, chiamato a volte Pagoda Mahamuni) è un tempio buddhista che si trova nella città di Mandalay, uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio dell'intera Birmania. La statua di Buddha che si trova al centro della costruzione e che originariamente si trovava nello Stato Rakhine è divinizzata. Essa è estremamente venerata dal popolo birmano e viene vista come rappresentativa della vita di Buddha stesso.

Secondo le antiche tradizioni durante la vita del Buddha storico vennero realizzati solamente cinque suoi ritratti: due di questi si trovavano in India, due in paradiso ed il quinto è quello conservato nel Tempio Mahamuni. La leggenda sostiene che nel 554 a.C. Buddha giunse in visita nella città di Dhanyawadi, nello Stato Rakhine. Qui il re Sanda Thuriya chiese che venisse scolpita una sua immagine: fatto questo, Buddha soffiò su di essa e da quel momento la statua assunse le sue esatte sembia...Leggi tutto

Il tempio Mahamuni (in birmano မဟာမုနိဘုရားကြီး, IPA: məhà mṵnḭ pʰəjádʑí, chiamato a volte Pagoda Mahamuni) è un tempio buddhista che si trova nella città di Mandalay, uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio dell'intera Birmania. La statua di Buddha che si trova al centro della costruzione e che originariamente si trovava nello Stato Rakhine è divinizzata. Essa è estremamente venerata dal popolo birmano e viene vista come rappresentativa della vita di Buddha stesso.

Secondo le antiche tradizioni durante la vita del Buddha storico vennero realizzati solamente cinque suoi ritratti: due di questi si trovavano in India, due in paradiso ed il quinto è quello conservato nel Tempio Mahamuni. La leggenda sostiene che nel 554 a.C. Buddha giunse in visita nella città di Dhanyawadi, nello Stato Rakhine. Qui il re Sanda Thuriya chiese che venisse scolpita una sua immagine: fatto questo, Buddha soffiò su di essa e da quel momento la statua assunse le sue esatte sembianze.

 Una statua di Gautama Buddha conservata nel museo di Sarnath, in IndiaOrigini

Secondo la leggenda Siddharta Gautama giunse a Dhanyawadi, capitale del regno Arakan, nel corso di un suo viaggio di diffusione del Buddhismo.[1] Durante il ventiseiesimo anniversario del regno di Sanda Thuriya, un devoto buddhista, il Buddha scese sulla vetta del monte Salagiri nei pressi della città di Khaukrah, accompagnato da Shin Ananda e 500 discepoli.[1][2] Il re, la regina ed un gran numero di dignitari, ministri e generali gli rese subito omaggio.[2] Essi furono profondamente colpiti dal suo insegnamento e prima che lui partisse per la città di Sravasti il re cercò di convincere Buddha a lasciarsi ritrarre in modo che la sua immagine potesse venire venerata dal popolo anche in sua assenza.[2] A questo scopo Buddha si ritirò in meditazione e rimase seduto sotto un albero della Bodhi per una settimana.[2] In questo lasso di tempo Sakra (il re di Trāyastriṃśa nella cosmologia buddhista), aiutato da Vissakamma, plasmò un'immagine di Buddha utilizzando gli ornamenti donati dal re e dalla popolazione.[2] Quando vide questa immagine, che al tempo si credeva essere la più somigliante mai fatta,[3] Buddha ne fu compiaciuto e decise di impregnarla con la sua essenza spirituale, chiamandola Candasara.[4] Egli disse anche che quell'immagine sarebbe durata 5.000 anni.[5][6][7]

Un'altra leggenda raccontata nelle cronache del tempo narra di nove fenomeni che accaddero quando l'immagine venne consacrata nel tempio e continuarono ad accadere dopo la partenza di Buddha. I nove fenomeni furono: l'acqua sacra utilizzata per lavare l'immagine non fuoriusciva mai dai contenitori utilizzati per raccoglierla; l'acqua contenuta nella cisterna utilizzata per lavare la testa della statua rimaneva ottima per tutto l'anno; sei raggi colorati apparivano nel momento in cui i devoti veneravano l'immagine al pomeriggio; questi raggi scomparivano alla presenza di non credenti; lo spazio all'interno del tempio riusciva automaticamente ad accogliere qualunque numero di devoti, per quanto grande; le foglie degli alberi si inclinavano nella direzione dell'immagine; gli uccelli non sorvolavano il tempio; i guardiani di pietra all'ingresso del tempio riuscivano a sentire la presenza dei malintenzionati e a proibir loro l'ingresso.[8]

 
 
Le statue originariamente poste ad Angkor Vat e che si crede abbiano poteri curativi.

Un'ulteriore leggenda è legata alle sei statue di bronzo di origine khmer (tre leoni, un elefante a tre teste chiamato Airavata e due guerrieri con le sembianze di Shiva), che si trovano nella parte settentrionale del cortile del tempio. Queste statue si trovavano originariamente nel complesso di Angkor Vat in Cambogia[9] e i fedeli attribuiscono loro proprietà medicamentose: basterebbe sfregare una parte del corpo contro di esse per curarla.[10][4][5]

Storia recente

Nell'XI secolo il re Anawratha tentò di spostare l'immagine nel regno di Pagan ma non ebbe successo.[11] Nel 1784 i Bamar guidati da Thado Minsaw conquistarono il regno di Mrauk U.[12] Le reliquie religiose del regno, compresa ovviamente la veneratissima immagine, vennero confiscate e portate nel Tempio Mahamuni di Amarapura, nei pressi di Mandalay. La statua era però troppo grande per essere trasportata, quindi venne tagliata in diversi pezzi e successivamente riassemblata una volta posta nel nuovo tempio.[13] Durante il regno di Mindon Min e di suo figlio Thibaw la città di Mandalay divenne la capitale del regno.[14] Nel 1885 la Birmania settentrionale fu annessa all'Impero britannico ma la venerazione della statua continuò ed essa continuò ad essere meta di pellegrinaggio da ogni parte, soprattutto da genti di etnia rakhine, mon e bamar.[10][4][15][16]

Numerose statue che si trovano nel cortile del tempio hanno una lunga storia e spesso fanno parte di un bottino di guerra. Vennero scolpite originariamente per adornare Angkor Vat e da qui vennero asportate nel 1431 dai siamesi per essere portate ad Ayutthaya.[9][17][18] Nel 1564 re Bayinnaung conquistò Ayutthaya e portò trenta di quelle statue a Bago, l'odierna Pegu.[18][19][20] Nel 1599 re Razagri invase Bago e portò le statue a Mrauk U.[10][18] Infine Thado Minsaw le portò ad Amarapura nel 1785.[18] Secondo una credenza popolare durante quest'ultimo spostamento vennero trasportate molte più statue di quelle che si vedono oggi,[10] ma re Thibaw ne fuse un gran numero per ricavare il materiale con cui costruire i cannoni che gli servivano per fortificare il suo palazzo.[10][18]

 Un'immagine della statua di Buddha contenuta nel Tempio MahamuniDanni

La statua di Buddha ed alcuni locali del tempio che la contiene subirono numerosi danni durante gli incendi scoppiati nel 1879 e nel 1884.[21] In particolare durante il secondo incendio furono distrutte diverse sale devozionali, corridoi, la guglia a sette tetti che sovrastava il tempio ed altri ambienti, anche se la statua si salvò. L'oro recuperato dopo l'incendio venne fuso per realizzare una veste che venne poi posta ad adornare la statua. Nel 1896 venne costruito il tempio esistente tutt'oggi, in sostituzione di quello andato distrutto dal fuoco.[6]

Nel 1996 il Consiglio di Stato per la Pace e lo Sviluppo (il nome con cui il regime militare governava il paese all'epoca) diede inizio ad un lavoro di restauro del tempio. Durante i lavori, nel 1997 la statua venne danneggiata: nel suo ventre comparve un buco[22] che si credette essere stato scavato da ladri nel tentativo di raggiungere e rubare i gioielli che la leggenda narra essere contenuti all'interno della statua.[22] Un ufficiale militare richiese l'apertura del tempio durante la notte e venne tenuto un incontro con la presenza di tutti i monaci anziani dell'area di Mandalay per discutere il da farsi.[22] Durante l'incontro si sparse una voce secondo la quale un musulmano avrebbe violentato una ragazza buddhista,[22] il che provocò una grande rivolta popolare. Si scoprì poi che nulla di tutto ciò era avvenuto,[22] ma questo fu un diversivo per distogliere l'attenzione dalla statua e poterla riparare in tutta fretta.[22] Resta comunque incerto se dei gioielli fossero effettivamente contenuti all'interno della statua e se essi siano stati rubati o meno.[22]

^ a b L'arte buddhista dell'antica Arakan: uno stato orientale oltre il confine dell'antica India, ad est di Vanga e Samatata, Volume 43, Numero 4 della collezione di microfilm culturali sulla Birmania, Daw Saw Saw, 1979, p. 4. ^ a b c d e Schober, p.267 ^ O'Reilly, p.32 ^ a b c Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Keown ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore legend ^ a b Myo Aung, H.Kraft, Upper Myanmar Mandalay Pyin Oo Lwin Sagaing Monywa Mingun Mogok Shwebo, in Mahamuni Buddha, Books on Asia, pp. 4–5, ISBN 979-9749290858. URL consultato il 17 luglio 2013. ^ Schober, p.268 ^ Schober, p.269 ^ a b Abbott, p.33 ^ a b c d e Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Reid ^ Schober p.260 ^ Thant Myint-U, Il fiume dei passi perduti - Storia della Birmania, Farrar, Straus and Giroux, 2006, pp. 109–110, ISBN 0-374-16342-1. ^ Schober p.266 ^ Eliot, p.685 ^ Schober, p.260-261 ^ Christina Fink, Vivere in silenzio: la Birmania sotto il dominio militare, Zed Books, 2001, pp. 218–219, ISBN 1-85649-926-X. URL consultato il 17 luglio 2013. ^ Vella, p.145 ^ a b c d e Greenwood, p.128 ^ G.E. Harvey, La dinastia Toungoo: il terzo assedio di Ayutthaya, in Storia della Birmania, Londra, Frank Cass & Co. Ltd., 1925, p. 168. ^ Tan, p.310 ^ Schober, p.263 ^ a b c d e f g Fink, p.219
Fotografie di:
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