Шумшу
( Šumšu )Šumšu (in russo Шумшу; in giapponese 占守島, Shumushu-tō) è un'isola russa che fa parte dell'arcipelago delle Isole Curili, situata tra il Mare di Ochotsk e l'Oceano Pacifico settentrionale. Amministrativamente fa parte del Severo-Kuril'skij rajon dell'oblast' di Sachalin, nel Circondario federale dell'Estremo Oriente. Il suo nome in lingua ainu significa "buona isola".
L'isola non ha una popolazione permanente, quella sedentaria si è spostata su Paramušir, ci sono solo i guardiani del faro che si trova su Šumšu; in precedenza esistevano gli insediamenti di Bajkovo, Šutovo, Šumnyj (a ovest), Babuškino, a sud, e Kurbatovo, a nord, (Байково, Шутово, Шумный, Бабушкино, Курбатово).
Šumšu era abitata dal popolo degli Ainu, la cui sopravvivenza era garantita dalla pesca abbondante e dalla presenza di mammiferi marini.
L'isola appare su una mappa ufficiale dei territori del clan Matsumae, un dominio feudale del periodo Edo in Giappone (1644)[1].
Nel 1711, Šumšu fu esplorata dalla spedizione del cosacco jakuto Ivan Petrovič Kozyrevskij[2][3] e frequentata dai commercianti russi di pellicce. Nonostante il dominio Matsumae sull'isola, questa è di fatto rimasta al di fuori del controllo giapponese. La sovranità dell'Impero russo su Šumšu è stata confermata dai termini del Trattato di Shimoda nel 1855[1][4].
Nel 1875, la sovranità fu trasferita all'Impero giapponese con il Trattato di San Pietroburgo[5] insieme al resto delle isole Curili[1].
La sua occupazione da parte sovietica avvenne alla fine della seconda guerra mondiale (il 18 agosto 1945), occupazione che si estese fino a Urup (la più meridionale delle Curili) il 27 dello stesso mese[1].
Šumšu è attualmente parte della Federazione Russa.
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