Sirmione (Sirmiù in dialetto bresciano, Sirmion in dialetto veronese) è un comune italiano di 8.245 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia, il cui centro storico sorge su una penisola che divide il basso Lago di Garda.
Per secoli avamposto militare, dapprima sotto la giurisdizione della corte del Monastero di San Colombano del Priorato di Bardolino e della prioria di Solarolo (Manerba del Garda), dipendente dall'Abbazia di San Colombano di Bobbio, e poi in seguito per frazionamento della gardesana occidentale e distribuzione monastica territoriale, del monastero di Santa Giulia di Brescia e successivamente dei domini veronesi e della Serenissima, fu definitivamente assegnato al bresciano in epoca napoleonica.
La principale industria della cittadina è il turismo, sia per la presenza di vestigia romane e medievali sia per le acque termali.
A Sirmione sono state rinvenute tracce di antropizzazione risalenti al neolitico. La città fu centro urbano rilevante in epoca romana e la via Gallica seguiva la sponda meridionale del lago tagliando poi per l'istmo della penisola sirmionese[1]. Vi sorse dunque la Sermione Mansio menzionata nell'Itinerarium Antonini.
Secondo un'ipotesi di Elisabetta Roffia, la mansio non solo corrisponderebbe a una trattoria del luogo, documentata come "Osteria" o "Bettola" fin dal XV secolo, ma anche alla Mansio ad Flexum riportata nell'Itinerarium Burdigalense[2].
Gaio Valerio Catullo menzionò Sirmio fra i luoghi in cui soggiornò (Carme XXXI, Ritorno a Sirmione). Tradizionalmente, a partire da Marin Sanudo il giovane, i resti della villa romana sirmionese sono a lui attribuiti, ma non c'è alcuna certezza in merito[3]. Le parti più antiche della villa risalgono al I secolo a.C. con estensioni nel secolo seguente[4].
Dal III al V secolo, per l'Orti Manara, la Lugana di Sirmione fu teatro di diversi scontri. Nel 249 si affrontarono gli eserciti di Decio Traiano e Filippo l'Arabo mentre nel 268 vi fu la Battaglia del lago Benaco fra l'imperatore Claudio il Gotico e la federazione degli Alamanni. Nel 312 il primo scontro tra le truppe di Costantino I e quelle di Massenzio fu il preludio della Battaglia di Verona che avvenne nei pressi di Sirmione[5].
Sempre secondo l'Orti Manara, nel 463 Ritmiro, capitano dell'imperatore Libio Severo, sconfisse gli Alani nei terreni della Lugana[5]. Nei primi anni del V secolo, la parte finale della penisola di Sirmione venne trasformate in isola grazie a un taglio artificiale e fu dotata di fortificazioni[6].
Epoca longobarda e carolingia Facciata della chiesa di san Pietro in Mavino, edificata nell'VIII secolo.Nella prima metà dell'VIII secolo, Sirmione fu possedimento del longobardo Cunimondo. Nel 762 questi entrò in contrasto con un cortigiano della regina Ansa, moglie di Desiderio, uccidendolo in seguito ad una rissa. Fu di conseguenza privato dei suoi beni e imprigionato. Le proprietà del signore decaduto furono assegnate al Monastero di san Salvatore, fondato in quegli anni dai monarchi longobardi[5].
La regina Ansa costituì una succursale del monastero, restaurando la mansio romana e costruendo la basilica di san Salvatore in Cortine. Nella stessa epoca sorsero anche la prima chiesa di san Pietro in Mavino e la chiesa di san Martino in castro Sermioni ovvero situata all'interno del castrum romano[5].
Carlo Magno con un diploma del 16 luglio 774 cedette l'isola, il castrum e il monasteriolo di san Salvatore al monastero francese di san Martino di Tours a favore degli abiti dei monaci (in latino, causa vestimentorum). Tuttavia, dopo pochi anni, le proprietà tornarono al Monastero bresciano comprendenti anche tutte le pertinenze, come il porto, le chiese della penisola e le rendite fondiarie dei dintorni[5]. L'Imperatore Carlo il Grosso diede al Monastero la pescheria[7].
Epoca scaligera Il castello scaligeroNei secoli successivi il dominio del monastero di Santa Giulia presso Sirmione andò attenuandosi[5]. Nel 1158 è attestato un dominio, almeno nominale, del Sacro Romano Impero: Federico Barbarossa concesse ampia autonomia nell'ambito di una soggezione diretta al potere dell'Imperatore[8].
Nel 1197, il podestà sirmionese giurò fedeltà al comune di Verona, legando con quest'atto la cittadina gardesana alla città sull'Adige[8].
Nel XIII secolo sia Federico II nel 1220 che Corradino di Svevia nel 1267 confermarono ed estesero i privilegi fiscali e le concessioni rilasciate al Comune, confermando i fedecommessi imperiali, i medesimi atti furono compiuti sui possessi imperiali svevi che erano imprescrittibili ed inalienabili, nonostante secoli, dagli Scaligeri, ma solo dopo che ebbero ottenuto un giuspatronato sul castrum[5].
La presenza di una comunità di patarini, eretici secondo la Chiesa cattolica, spinse all'azione gli Scaligeri, che pochi anni prima avevano assunto la signoria veronese. Nel 1276, Mastino della Scala ottenne dal Consiglio di Verona la possibilità di istituire due compagnie di soldati per combattere i patarini sirmionesi. Il controllo delle stesse fu affidato ad Alberto, un fratello di Mastino, il quale assediò la cittadina gardesana e dopo poco tempo imprigionò diversi eretici. Due anni dopo, coloro che non si erano pentiti furono bruciati sul rogo a Verona[5][9].
Secondo Mazza (1986) il castello scaligero fu completato durante la signoria di Cangrande I e probabilmente fu costruito sui resti del castrum romano nel punto più stretto della penisola[10].
Nel 1378 Sirmione fu conquistata da Gian Galeazzo Visconti che rinnovò i privilegi feudali del Comune sirmionese. Agli inizi del XV secolo Sirmione fu occupata da Francesco Novello da Carrara, a quel tempo signore di Verona[11], per poi passare, nel 1405, sotto il controllo della Repubblica di Venezia[8].
Epoca venetaSotto la Serenissima, Sirmione rimase legata al distretto veronese. Durante la riorganizzazione delle fortificazioni del Basso Garda, il fortilizio perse di importanza a vantaggio della vicina Peschiera[8]. Rimase comunque avamposto militare come dimostra la costruzione della chiesetta di Sant'Anna, all'interno del castello, per il servizio religioso della guarnigione[11].
Nel corso del XV secolo fu edificata la chiesa di santa Maria Maggiore, sopra i resti di quella di San Martino in Castro. Nel XVII secolo, il nobile Francesco Rovizzi edificò una dimora e la chiesetta dedicata a sant'Orsola presso la località in seguito nota come Rovizza[11].
Epoca napoleonicaNel corso del 1797, Sirmione fu dapprima occupata dalle forze francesi e, in seguito alla caduta della Repubblica di Venezia, il 16 maggio, fu sottoposta al controllo formale della Municipalità provvisoria veneta.
Il trattato di Campoformio stabilì che tutta la sponda meridionale del Garda passasse alla Repubblica cisalpina. Il 3 novembre fu istituito il dipartimento del Benaco comprendente anche Sirmione. Solo il 1º marzo dell'anno seguente fu creato il distretto, suddivisione amministrativa intermedia fra comuni e dipartimento della penisola di Catullo all'interno del quale fu inclusa anche la municipalità sirmionese[12].
Dopo la soppressione del dipartimento benacense, 1º settembre 1798, seguirono diverse riorganizzazioni amministrative che coinvolsero il comune di Sirmione: il 26 settembre fu associato al distretto VI di Villafranca del dipartimento del Mincio[12][13] mentre il 12 ottobre fu assegnato al distretto delle Vigne del dipartimento del Mella[12].
Dopo la parentesi dell'occupazione austro-russa del 1799 fece seguito la riorganizzazione amministrativa della seconda repubblica cisalpina nella quale Sirmione entrò a far parte del distretto IV di Salò del maggio del 1801[12]. L'anno seguente la repubblica cisalpina cambiò denominazione in Repubblica Italiana.
Nel giugno 1805, con l'istituzione del napoleonico Regno d'Italia, si procedette ad un nuovo riassetto amministrativo. Sirmione fu considerato di terza classe ed assegnato al cantone VII di Lonato a sua volta facente parte del distretto I di Brescia del dipartimento del Mella[12].
Epoca asburgicaNel 1816, a seguito del Congresso di Vienna e l'istituzione del Regno Lombardo-Veneto sotto l'amministrazione degli Asburgo d'Austria, Sirmione fu assegnato al distretto V di Lonato della provincia di Brescia. Nel 1853, con una revisione dell'assetto amministrativo, la cittadina entrò a far parte del distretto VIII, sempre con capoluogo Lonato[14].
Il 25 giugno 1859, durante la seconda guerra d'indipendenza italiana, Sirmione fu occupata dalle truppe franco-piemontesi, vittoriose sull'esercito austriaco dopo la battaglia di Solferino e San Martino. Nello stesso tempo, parte dei feriti fu accolta presso la cascina Todeschini, a Colombare[11].
Dopo l'unità d'ItaliaL'esito della seconda guerra di indipendenza conseguì il passaggio del comune sirmionese, come buona parte del territorio della Lombardia e della riva destra del Mincio, al Regno di Sardegna. Con il Decreto Rattazzi fu assegnato al mandamento X di Lonato appartenente al circondario I di Brescia della nuova provincia di Brescia[15]. Fino al 1866, in cui a seguito della terza guerra d'indipendenza italiana il Veneto fu annesso all'Italia, il confine con il territorio sotto il dominio asburgico correva da Rovizza fino a Lugana, nei pressi del quale si trovava la dogana[11].
Sul finire del XIX secolo si svolsero i lavori di intubazione delle acque termali. La sorgente termale era nota già nel Cinquecento ma la profondità dalla quale sgorgava, 19 metri sotto il livello del lago, ne aveva impedito un qualsiasi uso fino a quel momento. Grazie alla tubazione fu possibile attivare il primo stabilimento termale e procedere alle prime analisi sulle qualità dell'acqua[11].
Con regio decreto del 20 gennaio 1930, n. 53, il comune assunse la denominazione di Sirmione, dato che in precedenza era noto come Sermione[15].
SimboliLo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 29 luglio 1993.[16]
«D'azzurro, al grifo d'argento. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone è un drappo di bianco.
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