Mostar

Mostar è una città di 113 169 abitanti della Bosnia ed Erzegovina, capoluogo del cantone dell'Erzegovina-Narenta all'interno della Federazione di Bosnia ed Erzegovina. È il principale centro storico, culturale ed economico dell'Erzegovina ed è attraversata dal fiume Narenta.

Fondata nel tardo XV secolo dai turchi ottomani, Mostar era il centro amministrativo dell'impero nella regione dell'Erzegovina. L'Impero Austro-Ungarico annesse Mostar nel 1878. Dopo la I guerra mondiale la città a partire dal 29 ottobre 1918 divenne parte dello Stato degli Sloveni, dei Croati e dei Serbi (DSHS), con la capitale a Belgrado, e quando questo il 1º dicembre 1918 fu unito al Regno di Serbia, fu formato un nuovo Stato unitario, detto Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni (KSHS), denominato più tardi Regno di Jugoslavia. Durante la seconda guerra mondiale la città fece parte, come il resto dei territori dell'attuale Bosnia ed Erzegovina, dello Stato Indipendente di Croazia, controllato dai nazifascisti.

Dopo la seconda guerra mondiale la città entrò a far parte della Repubblica Popolare di Bosnia ed Erzegovina, che fu una delle sei repubbliche che componevano la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. In quegli anni furono costruite varie dighe per sfruttare l'energia idroelettrica della Narenta.

Mostar durante la guerra di Bosnia
  Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra in Bosnia ed Erzegovina e Guerra croato-musulmana in Bosnia ed Erzegovina.
 Ponte Storto (Kriva Ćuprija) (1558)

Tra il 1992 e 1993, dopo che la Bosnia-Erzegovina in seguito ad un referendum popolare in base all'allora vigente Costituzione della Jugoslavia di Tito aveva dichiarato l'indipendenza, la città fu soggetta ai bombardamenti e ad un assedio lungo nove mesi da parte delle truppe federali jugoslave (JNA) supportate dall'esercito serbo-bosniaco (VRS).

L'esercito jugoslavo bombardò Mostar per la prima volta il 3 aprile 1992 e nelle settimane successive prese il controllo di gran parte della città. Oltre a causare immense sofferenze alle popolazioni locali, i tiri d'artiglieria danneggiarono o distrussero diversi bersagli civili. Tra questi ci furono un convento cattolico, quello dei francescani OFM, la Cattedrale di Santa Maria Madre di Dio, il palazzo vescovile e una dozzina di moschee.

Pochi giorni dopo l'attacco subito, l'8 aprile, i Croati d'Erzegovina insieme ai Bosniaci musulmani formarono il Consiglio di difesa croato (HVO) per affrontare le truppe federali. Più tardi, in quello stesso anno venne fondato a Mostar pure il IV Corpo dell'Esercito della Bosnia ed Erzegovina (ARBiH), principale formazione militare dei Bosniaci musulmani.

 I segni della guerra nel centro della città

Il 12 giugno, sulla spinta dell'offensiva lanciata dall'esercito croato (HV) nel sud dell'Erzegovina, le forze dell'HVO, assieme a formazioni minori, composte da Bosniaci, ruppero l'assedio espellendo le truppe dell'JNA e quelle serbo-bosniache dalla parte ovest di Mostar. Entro il 21 aprile anche la porzione orientale della città veniva definitivamente liberata dalle forze assediate.

Tra la fine del 1992 l'inizio 1993, i rapporti tra la fazione croata-bosniaca e quella musulmana, che nella Bosnia centrale erano già implosi dando vita ad un nuovo conflitto, si fecero sempre più tesi. A metà aprile anche a Mostar iniziarono gli scontri armati tra i Croato-bosniaci e i Bosniaci musulmani per il controllo della città. Con l'acuirsi dello scontro Mostar risultò divisa in due: la parte ovest controllata da Croati e quella est dai musulmani. L'HVO lanciò un'offensiva il 9 maggio durante la quale bombardò senza tregua il quartiere musulmano, riducendolo in gran parte in rovina, comprese numerose moschee e case del periodo ottomano.

Lo Stari Most, il celebre ponte di pietra del XVI secolo simbolo della città, fu distrutto dall'artiglieria croata comandata dal generale Slobodan Praljak il 9 novembre[1][2]. Con la firma degli accordi di Washington nel marzo 1994 il conflitto croato-bosniaco giunse al termine; ciò nonostante Mostar rimase divisa tra croati e bosniaci, e solo nel 1996 fu ristabilita la libera circolazione da una parte all'altra della città.

Nel 2004 fu completata la ricostruzione dello Stari Most che, assieme alla Città Vecchia di Mostar, è stato iscritto dall'UNESCO nella lista dei siti dichiarati Patrimonio dell'umanità l'anno seguente[3].

 Vista della città Liceo Mostar 1898-1902 (foto 2014)
^ Beve veleno in tribunale, morto il generale croato Slobodan Praljak, su corriere.it. ^ La distruzione del ponte di Mostar, su ilpost.it, 9 novembre 2013. ^ (EN) Old Bridge Area of the Old City of Mostar, su whc.unesco.org.
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