Casa Milà fu costruita tra il 1906 e il 1913 da Antoni Gaudí a Barcellona, in Spagna, al numero 92 del Passeig de Gràcia, nella zona d'espansione dell'Eixample, su incarico di Roser Segimon e Pere Milà.

La casa Milà si colloca nel cuore dell'Eixample, quartiere sorto nella seconda metà del XIX secolo su progetto di Ildefons Cerdà i Sunyer, il quale aveva risolto le drammatiche emergenze abitative del barrio storico con la costruzione di una fitta rete di larghe strade perpendicolari e uniformi e di complessi edilizi ampi, arieggiati e luminosi. Gli appartamenti dell'Eixample divennero immediatamente appannaggio dell'abbiente borghesia catalana, che iniziò a gravitare soprattutto intorno all'asse costituito dal Passeig de Gràcia, strada alberata e vibrante dove i migliori architetti di Barcellona avevano lasciato la loro impronta. Fra questi va certamente segnalato Antoni Gaudí, che qui era intervenuto con la costruzione della celebre casa Batlló, inaugurata nel 1906.

In questo contesto Gaudí fu incaricato di costruire una casa padronale per conto di Pere Milà i Camps, un ricco uomo d'affari proprietario di varie industrie tessili e marito di Roser Segimon i Artells, anch'essa borghese dal solido portato economico, vedova di José Guardiola Grau, emigrante spagnolo che aveva fatto fortuna in America con le piantagioni di caffè. Entrambi i coniugi, dunque, godevano di una situazione economica e sociale assai privilegiata, che volevano sfoggiare trasformando la propria dimora in un palazzo elegante, innovativo e ricco di dettagli lussuosi. Fu per questo motivo che, nel 1905, i Milà acquistarono il lotto sul Passeig de Gràcia e commissionarono il progetto ad Antoni Gaudí, architetto di prestigio che si era già segnalato con progetti come il parco Güell (1900-1914) e la casa Batlló (1904-1906).[1]

Come di consueto in Gaudí la costruzione del complesso subì molti ritardi e rallentamenti. Furono molte, infatti, le obiezioni sollevate dall'amministrazione comunale, che non esitò a segnalare come molte delle caratteristiche della casa Milà non rispettassero le normative vigenti: una colonna della facciata, infatti, non concordava con l'allineamento delle facciate essendo aggettante di un metro sul marciapiede, e la mansarda superava in altezza i termini massimi consentiti dalla legge. Gaudí, noncurante delle contestazioni mosse dal genio civile, replicò con il suo consueto sarcasmo, rivolgendo alle autorità le seguenti parole:

 Cantiere della casa Milà
(ES)

«Diles que si quieren cortaremos el pilar como si fuera un queso y en la pulida superficie restante esculpiremos una leyenda que diga: 'Cortado por orden del Ayuntamiento según acuerdo de la sesión plenaria de tal fecha'»

(IT)

«Se così si vuole taglieremo il pilastro come se fosse formaggio e, nella superficie rimasta lucidata, scolpiremo un'iscrizione che dice: 'Tagliata per ordine del Municipio secondo l'accordo della sessione plenaria di tale data'.»

Grazie alla sapiente escogitazione di Gaudí alla fine la colonna non fu mutilata. Anche la seconda controversia, quella relativa alla mansarda, fu risolta quando fu osservato che la casa Milà, essendo un edificio monumentale, non era tenuta a rispettare rigorosamente le ordinanze comunali (in questo modo Gaudí riuscì a preservare l'altezza del tetto, nonché a evitare una salata multa di 100 000 pesetas).[3] Vi fu, tuttavia, un terzo incidente, che Gaudí non riuscì a comporre e che, anzi, lo persuase ad abbandonare la costruzione dell'edificio: per fortuna al completamento mancavano solo dei lavori di finitura, allorché - nonostante Gaudí abbia sempre considerato la casa Milà un'opera «incompleta» (ne parlava nei termini di «un gigante senza testa») - le sue qualità architettoniche, al momento dell'abbandono, erano già compiutamente definite. Gaudí, infatti, aveva caricato la casa Milà di una precisa simbologia religiosa, concependola come un santuario per la Vergine del Rosario, che intendeva onorare pubblicamente con una serie di riferimenti iconografici (a partire da un enorme gruppo scultoreo in bronzo dorato da collocarsi sul fastigio). Alla deflagrazione della cosiddetta «Settimana Tragica», tuttavia, Barcellona fu insanguinata da violenti moti anticlericali che sollecitarono Milà a rinunciare a questo monumento mariano, ritenendo prudente arginare la furia iconoclasta dei rivoltosi, i quali in tal modo avrebbero potuto scambiare l'intera costruzione - già sensazionale di per sé - per un convento. Gaudí, alla fine, fu costretto a cedere alla richiesta di Milà: ne sorse un'aspra disputa che, alla fine, non fu mai composta, e che persuase Gaudí per l'appunto ad abbandonare la costruzione dell'opera, che restava incompleta solo per la decorazione interna ed esterna, e ad affidarla ai suoi collaboratori Jujóo e Clapés.[4][5] Dichiarata monumento storico-artistico nazionale nel 1969, dal 1984 la Casa è entrata a far parte del patrimonio mondiale dell'UNESCO, all'interno del sito «Opere di Antoni Gaudí».

^ Rodríguez, Sosa, p. 17. ^ Bassegoda, p. 202. ^ Bassegoda, p. 204. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore adf ^ Collins, p. 26.
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