Παρθενώνας

( Partenone )

Il Partenone (in greco antico: Παρθενών?, Parthenṓn /partʰe'nɔ:n/; in greco Παρθενώνας?, Parthenṓnas /parθe'nɔnas/) è un tempio greco periptero octastilo di ordine dorico, che sorge sull'acropoli di Atene, dedicato alla dea Atena protettrice della città.

È il più famoso monumento dell'antica Grecia ed è considerato la migliore realizzazione dell'architettura greca; le sue sculture sono considerate capolavori dell'arte greca. Il Partenone è un simbolo duraturo dell'antica Grecia e della democrazia ateniese ed è universalmente considerato uno dei più importanti monumenti storici del mondo. Leggi tutto

Il Partenone (in greco antico: Παρθενών?, Parthenṓn /partʰe'nɔ:n/; in greco Παρθενώνας?, Parthenṓnas /parθe'nɔnas/) è un tempio greco periptero octastilo di ordine dorico, che sorge sull'acropoli di Atene, dedicato alla dea Atena protettrice della città.

È il più famoso monumento dell'antica Grecia ed è considerato la migliore realizzazione dell'architettura greca; le sue sculture sono considerate capolavori dell'arte greca. Il Partenone è un simbolo duraturo dell'antica Grecia e della democrazia ateniese ed è universalmente considerato uno dei più importanti monumenti storici del mondo. Insieme al tempio della Concordia di Agrigento è considerato il tempio dorico meglio conservato al mondo.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Partenone.
Storia antica

Il sito del Partenone e le sue immediate adiacenze furono interessati da un’intensa attività edificatoria almeno a partire dal 566 a.C ., quando vi sorgeva un tempio denominato hekatónpedosnaós (di cento piedi) in pietra calcarea dedicato ad Atena.

Il Partenone di Pericle sostituì questo primo Partenone arcaico che era stato distrutto dai Persiani nel 480 a.C., al tempo di Serse (guerre persiane). Il nuovo edificio venne costruito a partire dal 445 a.C. ampliando la spianata dell'Acropoli. Ignoriamo la funzione precisa del Partenone: il geografo Pausania lo definisce "tempio", nella sua Periegesi[1], ma le evidenze archeologiche paiono tuttavia contraddire tale affermazione[2]. C'è da considerare che Pausania il Periegeta conobbe il Partenone circa sette secoli dopo la sua concreta erezione, epoca in cui l'aspetto di quello (e fors'anche la sua funzione) era già stato mutato dai vistosi restauri romani in marmo proconnesio. È dunque logico ipotizzare che la semplice visione della statua d'Atena, al suo interno, gli abbia suggerito immediatamente l'immagine d'un "tempio". L'autore, d'altronde, eccettuate le scene figurate nei frontoni, non si spertica in descrizioni dell'architettura minuziose al punto da fornirci dettagli ulteriori e veramente utili all'indagine circa la sua reale funzione. Sappiamo però per certo che servì come tesoreria della lega di Delo.

Il Partenone sopravvisse praticamente intatto nella sua struttura per un migliaio di anni, pur subendo alcuni adattamenti interni. Era sicuramente ancora in piedi nel IV secolo, e allora era già vecchio come la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi oggi, e molto più vecchio della Basilica di San Pietro a Roma. Ma, a quel tempo, Atene era stata ridotta in una città provinciale dell'Impero romano, sebbene con un passato glorioso. Nel V secolo fu convertito in chiesa cristiana e la grandiosa statua di Atena Promachos, che sorgeva tra il Partenone e i Propilei, fu asportata dall'imperatore Teodosio II e portata a Costantinopoli, dove fu in seguito distrutta, forse nel saccheggio della città durante la Quarta crociata (1204).

Storia medievale  Il più antico disegno conservatoci del Partenone, di Ciriaco d'Ancona L'umanista Ciriaco d'Ancona, che rivelò l'esistenza del Partenone dopo l'oblio in cui era caduto nel Medioevo

In epoca bizantina, il Partenone rimase in funzione come chiesa dedicata a Maria, sotto l'epiteto di Theotokos (Madre di Dio). All'epoca dell'Impero latino diventò brevemente una chiesa cattolica dedicata sempre alla Madonna. La conversione del tempio in chiesa implicò la rimozione delle colonne interne e di alcuni dei muri della cella, e la creazione di un'abside nella facciata orientale. Questo portò, inevitabilmente, alla rimozione e alla dispersione di alcune delle metope scolpite. Quelle raffigurazioni di dei furono reinterpretate in base al tema cristiano, o rimosse e distrutte.

La riscoperta del Partenone come monumento antico risale al periodo dell'Umanesimo; Ciriaco d'Ancona fu il primo dopo l'antichità a descrivere il Partenone, di cui tante volte aveva letto nei testi antichi. Grazie a lui l'Europa occidentale poté avere il primo disegno del monumento,[3] che Ciriaco chiamò "tempio della dea Atena", diversamente dai viaggiatori precedenti, che l'avevano chiamato "chiesa di Santa Maria"; dopo la visita disse di avere ammirato[4]:

(LA)

«mirabile Palladis Divae marmoreum templum, divum quippe opus Phidiae.»

(IT)

«il meraviglioso tempio della dea Atena, opera divina di Fidia.»

Nel 1456, Atene cadde sotto gli Ottomani e il Partenone fu trasformato in moschea. Al contrario di racconti successivi, gli Ottomani generalmente rispettarono gli antichi monumenti sui propri territori, e non distrussero le antichità di Atene, benché non abbiano avuto un effettivo programma per proteggerle. Comunque, in tempo di guerra, non esitarono a demolirlo al fine di procurarsi materiali per muri e fortificazioni. Al Partenone fu aggiunto un minareto e la sua base e il suo scalone sono ancora funzionali, essendo alto come l'architrave e invisibile dall'esterno; ma l'edificio non fu danneggiato. I visitatori europei nel XVII secolo dimostrano che l'edificio era in gran parte intatto.

Storia moderna e contemporanea
  Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Atene (1687).
 Il lato meridionale del Partenone, che sostenne considerevoli danni nell'esplosione del 1687 La facciata ovest del Partenone La posizione del Partenone sull'Acropoli gli permette di dominare il profilo di Atene

Il Partenone subì la maggiore distruzione nel 1687, durante la prima guerra di Morea tra la Repubblica di Venezia e l'Impero ottomano; le truppe veneziane erano al comando di Francesco Morosini e assediarono Atene. Gli Ottomani fortificarono l'Acropoli e usarono il Partenone come magazzino di polvere da sparo. Il 26 settembre, un colpo di bombarda veneziana, sparato dalla collina di Filopappo, fece esplodere il magazzino e la costruzione fu parzialmente distrutta. Ogni struttura all'interno del perimetro del tetto fu danneggiata, e alcune delle colonne, particolarmente sul lato sud, furono decapitate, le sculture subirono gravi danni, molte caddero a terra e ampi settori dell'edificio furono ridotti in macerie. Successivamente nell'edificio fu ricavata una moschea più piccola della precedente.

Durante il XVIII secolo molti europei visitavano Atene e le pittoresche rovine del Partenone furono spesso ritratte in disegni e dipinti, che aiutarono a suscitare simpatia nel Regno Unito e in Francia per l'indipendenza greca. Nel 1801, l'ambasciatore britannico a Costantinopoli, Lord Elgin, ottenne dal Sultano l'autorizzazione a fare stampi e disegni delle antiche opere d'arte presenti sull'Acropoli e anche demolire edifici più recenti se ciò fosse stato ritenuto necessario per portare alla luce importanti reperti. Egli assunse gente del luogo per staccare le metope dalla costruzione e prelevare quelle che giacevano a terra. Acquistò inoltre alcuni reperti di più piccole dimensioni dagli abitanti locali che se ne erano impossessati e il tutto prese la via della Gran Bretagna.

Oggi queste sculture si trovano al British Museum, dove sono conosciute come "marmi di Elgin" o come "marmi del Partenone". Altre sculture del Partenone sono al Museo del Louvre a Parigi e a Copenaghen. La maggior parte di quelle restanti è conservata ad Atene, al Museo dell'Acropoli, situato ai piedi della collina, a poca distanza a sud-est del Partenone. Alcune possono essere ancora viste sull'edificio stesso. Il governo greco ha insistito per molti anni sul fatto che le sculture al British Museum dovrebbero essere restituite alla Grecia. Il British Museum ha tenacemente rifiutato l'ipotesi e i governi britannici sono stati contrari a forzare il museo in questo senso.

 Una metopa del Partenone

Durante la guerra condotta contro i turchi, il Partenone subì ulteriori danni: i turchi asserragliati sull'Acropoli per continuare a combattere contro i greci che ormai si erano impadroniti dell'intera città iniziarono a demolire le colonne del tempio al fine di estrarne metallo per la fusione di proiettili; i greci che dal basso vedevano il Partenone andare in pezzi chiesero una tregua e arrivarono a offrire le munizioni ai turchi per continuare la resistenza, a patto che lasciassero integro il tempio. Con la definitiva conquista della città vennero abbattute tutte le costruzioni medievali e ottomane sull'Acropoli. L'area divenne zona archeologica di primaria importanza direttamente controllata dal governo greco e tra le più visitate al mondo. Il Ministero greco della cultura grazie ai finanziamenti per i Giochi olimpici del 2004 e ai finanziamenti giunti dall'UNESCO, sta attuando un imponente progetto di restauro.

Il nuovo Museo dell'Acropoli, che è stato aperto nel giugno 2009, situato ai piedi dell'Acropoli, raccoglie tutti i frammenti scultorei che fregiavano il Partenone rimasti in possesso del governo greco, assieme ad altri in corso di recupero, in uno spazio architettonico ricostruito con l'orientamento e le esatte dimensioni dell'antico tempio.

^ Pausanias, Description of Greece, *)attika/, chapter 24, section 4, su perseus.tufts.edu. URL consultato il 15 aprile 2021. ^ Gillian Shepherd, The Parthenon and the Ara Pacis... and why they are both really weird, in Journal of the Classical Association of Victoria, vol. 29. ^ Nel codice Barb. Lat. 4224 se ne conserva una copia di mano di Giuliano da Sangallo (vedi Letteratura di viaggio e interessi antiquari Archiviato il 2 aprile 2015 in Internet Archive. di Ludovico Rebaudo). ^ Giulia Bordignon, “Ornatissimum undique”: il Partenone di Ciriaco d'Ancona; E.W. Bodnar, Cyriacus of Ancona and Athens, Bruxelles-Berchem, 1960.
Fotografie di:
Steve Swayne - CC BY 2.0
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