Il monte Nebo (ebraico הַר נְבוֹ, Har Nəvō, in arabo جبل نيبو?, Jabal Nībū) è una cresta montuosa alta circa 817 metri s.l.m., in quella che è attualmente la Giordania occidentale. La vista dalla sua sommità, nei pressi del villaggio di Faysaliyya (7 km a ovest di Madaba) permette di godere del panorama della Terra santa e, a settentrione, una più limitata visuale della valle del Giordano. La città cisgiordanica di Gerico è normalmente visibile dalla vetta, come pure Gerusalemme nelle giornate nitide.

 Il Mar Morto è visibile dalla sommità del Monte Resti di un'abside della Basilica di Mosè Mosaici del battistero della basilica del memoriale di Mosè

L'esistenza di una chiesa, del IV secolo, in questo luogo fu menzionata per la prima volta dalla famosa pellegrina romana Etheria o Egeria che, recatavisi in pellegrinaggio nel 393, nel diario del suo viaggio descrive con dovizia di particolari santuari e riti religiosi della Terra Santa. Nel V secolo fu aggiunta una navata, seguita dalla prima cappella del Battistero, ornata di mosaici, nel 530, e della basilica principale, portata a termine nel 597. Nel medesimo periodo, attorno alla chiesa, fu costruito un grande monastero bizantino. Già a quel tempo monte Nebo era una meta di pellegrinaggio; infatti una strada romana lo aveva collegato alla strada principale che attraversava la regione. La chiesa fu abbandonata, nel XVI secolo, e poi riscoperta attraverso i racconti di viaggio dei pellegrini del IV e V secolo.

Nel 1932, i Francescani acquistarono il sito e avviarono i lavori di scavo che portarono alla scoperta delle rovine e ricostruirono gran parte dell'edificio della basilica.

Il 9 marzo 2000, papa Giovanni Paolo II visitò il sito durante il suo pellegrinaggio in Terrasanta (il monte Nebo è uno dei più importanti siti cristiani in Giordania). Durante la sua visita egli ha piantato un albero di ulivo a fianco della cappella bizantina come simbolo di pace.

La scultura cruciforme con serpenti di rame intrecciati sopra il monte Nebo è stata creata dall'artista fiorentino Gian Paolo Fantoni. Ricorda il Nehushtan, il bastone di Mosè, guardando il quale il popolo di Israele veniva salvato dal morso dei serpenti incontrati nel deserto. È immagine di Cristo crocifisso Salvatore del Mondo. (Giovanni, 3:14).

«Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra un'asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita»

Il 9 maggio 2009 anche papa Benedetto XVI ha visitato il sito, nel corso del suo viaggio apostolico in Terra santa.

Fotografie di:
Jerzy Strzelecki - CC BY-SA 3.0
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