لبدة الكبرى

( Leptis Magna )

Leptis Magna (nelle iscrizioni anche: Lepcis Magna, per i Fenici ‘’Lepqī’’ e poi per il tardo Fenicio punico Lebdah) fu un'antica e influente città della Libia, fiorita prima sotto i Cartaginesi e poi sotto i Romani. La città, che dal 1982 figura nella lista dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, era una delle tre che hanno dato il nome alla Tripolitania (dal greco Τρίπολις, cioè "tre città").

Emporio fondato da uomini di Tiro, città fenicia dell'attuale Libano. La data di fondazione è incerta: dall'XI al VII secolo a.C. Il nome in neopunico è Lpqī, quello locale in età imperiale Lepcis, quello latino Leptis Magna e quello greco bizantino Λέπτις Μάγνα.

Secondo le fonti storiche (Plinio, Nh.V.76; Silio Italico, III.256) la città venne fondata da fenici intorno al 1100-1000 a.C., ma le indagini archeologiche[senza fonte] sembrano ricondurre piuttosto al VII secolo a.C.. Sottoposta all'egemonia di Cartagine non riuscì a diventare una potenza di rilievo nel Mar Mediterraneo centro-orientale prima del IV secolo a.C.. Con la sconfitta di Cartagine a seguito della seconda guerra punica (202 a.C.), Leptis entrò a far parte del Regno Numidico sino alle Guerre contro Giugurta (112-105 a.C.). Città alleata di Roma nel I secolo a.C., fu incorporata sotto Tiberio nella provincia Africa.[1]

 Veduta di Leptis Magna.

Durante il dominio romano Leptis, acquisito l'appellativo di "Magna", divenne ben presto una delle principali città romane d'Africa grazie al fiorente commercio marittimo di spezie, schiavi ed animali provenienti dall'Africa subsahariana. Con oltre 100 000 abitanti, la città raggiunse il suo apogeo nel 193, quando Settimio Severo, nativo leptitano, divenne imperatore. Negli anni successivi Settimio Severo fu un munifico propulsore dell'abbellimento della propria città natale,[1] che in quanto a sfarzo giunse a rivaleggiare con Cartagine e Alessandria. Nel 205 Settimio Severo visitò la città, che gli tributò grandi onori.

Nel III secolo la città visse tuttavia un rapido declino a causa dell'inesorabile insabbiamento del porto, che fece drasticamente ridurre la capacità commerciale della metropoli. Già nella metà del IV secolo gran parte di Leptis era abbandonata, e fu durante il regno di Teodosio I che conobbe un'effimera ripresa.

Nel 439 Leptis Magna e le altre città della Tripolitania furono prese dai Vandali e dal loro re Genserico, che si installò a Cartagine. Per dissuadere i leptitani dalla ribellione Genserico dispose lo smantellamento delle mura, scelta rivelatasi fatale quando la città venne saccheggiata dai Berberi nel 523.

 Busto di Settimio Severo, Parigi, Museo del Louvre.

Dieci anni dopo (533) la città fu ripresa da Belisario, che sciolse il regno vandalo l'anno successivo. Leptis Magna divenne capitale provinciale dell'Impero romano d'Oriente, ma non riuscì a risollevarsi dalle distruzioni subite. Al tempo della conquista araba della città, nel 642,[1] Leptis non era altro che l'ombra di se stessa, completamente abbandonata dai suoi abitanti e abitata solamente da una guarnigione bizantina.

Dopo un secolo di campagne e restauri archeologici il sito di Leptis Magna ha recuperato parte dell'antico splendore e rimane, a pochi metri dalle dune costiere, una seducente testimonianza del passato.

^ a b c Leptis Magna was once one of the most important African cities of the Roman Empire [Leptis Magna una delle più importanti città africane dell'impero romano], su Arkeonews. URL consultato il 14 gennaio 2013.
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