Via ferrata

Una via ferrata (termine adottato, senza essere tradotto, praticamente in tutti i paesi del mondo, ad esclusione dei paesi di lingua tedesca in cui questa locuzione convive con il termine Klettersteig ) è un insieme di strutture e attrezzature realizzate artificialmente su una parete rocciosa per facilitarne la salita in sicurezza in un percorso escursionistico/alpinistico; tale azione, senza la presenza e l'utilizzo delle strutture artificiali, necessiterebbe, per la progressione, della conoscenza e dell'impiego di tecniche di arrampicata su roccia con attrezzature individuali alpinistiche o corpo libero.

 Gli Alpini durante la grande guerra realizzarono numerose ferrate per raggiungere gli avamposti sulle cime più alte.

La prima via ferrata venne realizzata nel 1843 sull'Hoher Dachstein in Austria.[1] La seconda ferrata venne realizzata nel 1869 sulla cresta sud-occidentale del Großglockner, che con i suoi 3.798 metri è la più alta vetta austriaca, ma tra la fine dell'Ottocento e la prima guerra mondiale molti Club alpini realizzarono delle vie ferrate con sentieri sempre più arditi. La prima via ferrata turistica italiana venne realizzata tra il 1890 e il 1893 sul monte Procinto (Alpi Apuane) su progetto di Aristide Bruni ed iniziativa della Stazione Alpina di Lucca e della Sezione Fiorentina del C.A.I. Fu però soprattutto durante la grande guerra che vi fu un grande impulso alla creazione di ferrate, utilizzate dai soldati per raggiungere gli avamposti sulle cime della catena alpina, lungo un fronte di 380 km.[2] Tra gli anni trenta e quaranta venne realizzato dalla Società Alpinisti Tridentini, nelle Dolomiti di Brenta, il monumentale Sentiero delle Bocchette, una spettacolare via attrezzata che permette di scoprire quel gruppo di montagne senza però mai arrivare a nessuna delle cime, caratteristica che invece, fino ad allora, aveva caratterizzato tutte le vie ferrate.[3]

Solo dopo la seconda guerra mondiale i sentieri della grande guerra divennero meta di pellegrinaggio, ma dopo tanti anni quelle vie erano ormai diventate pericolose e per buona parte erano rovinate dal tempo e dall'incuria. Walther Schaumann, ex ufficiale austriaco, fu il primo a catalogare i sentieri del fronte di guerra e a proporre di ripristinare i vecchi sentieri, opera continuata fino agli anni settanta. In Italia da ricordare sono in particolare la Ferrata delle Trincee (Marmolada), la strada degli Alpini (Dolomiti di Sesto), la via ferrata Ivano Dibona (Monte Cristallo) e la via ferrata Lipella (Tofane).[3]. Altre vie ferrate note sono la Via ferrata delle aquile (Paganella), la Via ferrata De Luca-Innerkofler (monte Paterno), la Via ferrata alla Pietra di Bismantova (Pietra di Bismantova), la Via ferrata Sass Rigais (Sass Rigais), la Via ferrata del Monte Capanne, la Via ferrata Burrone Giovanelli, la Via ferrata Carlo Giorda, la Via ferrata Ettore Castiglioni, la Via ferrata degli Alleghesi e la Via ferrata Zacchi. La creazione di nuovi sentieri attrezzati ebbe una lenta ripresa nel secondo dopoguerra, ma crebbe considerevolmente dopo gli anni settanta in conseguenza del notevole incremento del turismo alpino.[3]

^ Vehslage e Vehslage, p. 116. ^ Dalla Palma, pp. 20-23. ^ a b c Dalla Palma, pp. 25-26.
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