Carcassonne

Carcassonne (AFI: [kaʁ.ka.sɔn]; in occitano: Carcassona AFI :[kaɾkasuno]; in italiano storico: Carcassona /karkasˈsona/ o Carcasciona) è una città francese situata nel dipartimento dell'Aude, del quale è capoluogo, nella regione dell'Occitania. È famosa per la ricostruzione ottocentesca della sua cittadella fortificata in stile medievale: quest'ultima è stata nominata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1997.

Occupata fin dal Neolitico, Carcassonne si trova nella piana del fiume Aude, tra due grandi tratte stradali che collegano l'Atlantico al mar Mediterraneo e il Massiccio Centrale ai Pi...Leggi tutto

Carcassonne (AFI: [kaʁ.ka.sɔn]; in occitano: Carcassona AFI :[kaɾkasuno]; in italiano storico: Carcassona /karkasˈsona/ o Carcasciona) è una città francese situata nel dipartimento dell'Aude, del quale è capoluogo, nella regione dell'Occitania. È famosa per la ricostruzione ottocentesca della sua cittadella fortificata in stile medievale: quest'ultima è stata nominata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1997.

Occupata fin dal Neolitico, Carcassonne si trova nella piana del fiume Aude, tra due grandi tratte stradali che collegano l'Atlantico al mar Mediterraneo e il Massiccio Centrale ai Pirenei.

La storia di Carcassonne è direttamente legata a quella della città vecchia. Fu nel 1247 che la città si espanse, con la creazione della città bassa o bastide ad opera di Luigi IX.

Diversi chilometri a sud della città, sopravvivono cinque resti più o meno conservati di castelli medievali (Termes, Aguilar, Quéribus, Peyrepertuse e Puilaurens), indicati come i "cinque figli di Carcassonne".[1]

Preistoria e storia antica  Ascia levigata del Neolitico in nefrite ritrovata a Carcassonne e conservata nel museo di Tolosa

Nel Neolitico il sito originario di Carcassonne era sull'altopiano di Carsac (a circa due chilometri a sud della città medievale), dove ora passa l'autostrada A61. Intorno al VI secolo a.C., i suoi abitanti si trasferirono e si stabilirono sullo sperone roccioso dominato oggi da questa stessa città dando vita a un oppidum.[2][3] Le attività commerciali e agricole apparivano fiorenti e gli scambi di oggetti coinvolgevano realtà lontane, ovvero Etruschi, Greci e Cartaginesi.

In quanto insediamento tra i più vivaci situato a ridosso del fiume Atax (oggi Aude), Plinio il Vecchio è tra i primi a citare il luogo riportandolo come Carcasum (il nome ufficiale della città era Julia Carcaso).[4]

Nel III secolo a.C., il luogo passò sotto il dominio dei Volci Tectosagi. Nel 118 a.C., data della creazione della città portuale di Colonia Narbo Martius, la regione passò senza combattimenti sotto la dominazione romana.[5] Nel 70 a.C., assume il ruolo amministrativo di provincia.

Dal 14 d.C., la via Aquitania che collegava Narbo Martius a Burdigala attraversava proprio Julia Carcaso.[6] A quel tempo l'oppidum cessò di esistere e la città aperta di epoca gallo-romana, con una pianta a scacchiera, rimpiazzò le precedenti costruzioni, con la costruzione di edifici anche nella pianura adiacente.[6]

Tra il 234 e il 285, l'impero romano attraversò una prolungata crisi che comportò l'anarchia militare, di cui beneficiarono i barbari che scagliarono saccheggi e incursioni su vasta scala in Gallia. Si decise di costruire una barriera lunga di oltre un chilometro comprendente più di trenta torri difensive.[6]

L'Itinerarium Burdigalense menziona la città nel 333 con il nome di Castellum Carcasonne.[7]

Storia medievale

I Visigoti si stabilirono nella regione nel V secolo.[8] Intorno al 507, i Franchi conquistarono la Gallia e Tolosa, con i combattimenti contro i Visigoti che ebbero luogo anche a Carcassonne.[9] Desiderio di Aquitania morì infatti sotto le sue mura nel 587, mentre nel 589 un esercito franco guidato da Gontrano uscì sconfitto con 5.000 morti e 2.000 prigionieri.[10]

Nel 533, vide la luce la diocesi di Carcassonne e Narbona. Recaredo I si convertì al cattolicesimo nel 589, comportando una distensione nelle relazioni tra Visigoti e Franchi.[11]

Nel 711, i musulmani sbarcarono presso la rocca di Gibilterra, conquistarono la Spagna in meno di cinque anni e il wali (governatore) Anbasa ibn Suhaym al-Kalbi giunse ad assediare Carcassonne già nel 725.[12] La città cadde rapidamente e venne ribattezzata Qarqshuna, mentre il suo conquistatore si spingeva altrove nella Francia odierna.[12] I suoi abitanti furono costretti a cedere metà delle loro proprietà agli invasori: con scopi essenzialmente strategici, in situ si insediò un presidio di Mori.[13] Pipino il Breve espugnò la città nel 759, ma incursioni e saccheggi devastarono la regione fino a quando non giunse Carlo Magno.[14]

Nei testi scritti fanno la loro comparsa i nomi Carcasona o Carcassione con riferimento all'insediamento.[15]

Dama Carcas  Dama Carcas accoglie i turisti all'ingresso della città di Carcassonne

Vuole una leggenda totalmente frutto di fantasia coniata nel Cinquecento che, al tempo in cui la città si trovava nelle mani dei saraceni, ovvero nel IX secolo, l'imperatore Carlo Magno l'avesse fatta assediare per conquistarla, e avesse ordito l'assassinio di re Balaad (o Balaak), che allora regnava sulla città.[16] La sua vedova, che rispondeva al nome di Dama Carcas, non risolvendosi ad abbandonare la città, decise di prendere lei stessa le redini dell'esercito e di proseguire la battaglia contro Carlo Magno: per un lustro, le battaglie si susseguirono sotto le mura cittadine, decimando a poco a poco le truppe saracene, ma Dama Carcas inventò mille stratagemmi per far credere al condottiero avversario che la città traboccasse ancora di soldati e di ricchezze.[16]

Alla fine, quando ormai i viveri erano quasi esauriti, Dama Carcas ebbe l'idea di far ingurgitare a un maiale quel poco di grano che ancora era rimasto nelle riserve cittadine, e di gettare la povera bestia dalle mura, in mezzo all'esercito nemico. Il trucco ebbe successo, e i soldati dell'Imperatore, credendo che la città avesse ancora cibo in abbondanza da poter sprecare persino un maiale, levarono l'assedio e si ritirarono. Nel riconoscere la fine della guerra, Dama Carcas esultò talmente da far suonare le trombe cittadine. E la leggenda narra che i soldati di Carlo Magno, udendo il frastuono, si voltarono e gridarono: "Carcas sonne!" ("Carcas suona!"), battezzando così definitivamente il centro urbano.[16]

Basso Medioevo  Bastide Saint-Louis (baluardo Saint-Martial)

Nel 1067, Raimondo Berengario I di Barcellona acquistò Carcassonne per 4.000 mancusi d'oro pagati ai discendenti dell'ultimo conte in carica della città, Ruggero III.[17] Tuttavia, Raimondo Bernardo Trencavel, genero di quest'ultimo, riuscì a prendere il controllo dell'insediamento, scatenando diversi anni di guerre. Ad amplificare la gravità della situazione, esplose una rivolta degli abitanti sostenuta proprio da Raimondo-Bernardo, che cercava e ottenne il sostegno del conte di Tolosa, funzionale a riconquistare la città. Fece comunque la sua presenza un altro pretendente al potere, Ruggero II di Foix, che non riuscì però a far valere le sue pretese. Trencavel morì nel 1074 e sua moglie Ermengarda rimase in qualità viscontessa nel 1082.[17] La struttura fortificata comitale vide la luce all'interno delle mura della città intorno al 1130, per timore di una nuova ribellione.

Alla fine del XII secolo, il catarismo raggiunse Carcassonne e attirò molti seguaci, protetti dal visconte Raimondo Ruggero Trencavel.[18] Dopo l'assassinio del legato apostolico Pietro di Castelnau nel gennaio 1208, la città e tutta la sua regione furono dichiarate terre di eresie dal papa Innocenzo III e, di conseguenza subirono la crociata albigese, la cui repressione andò diretta da Arnaud Amaury.[19]

L'esercito crociato assediò presto Carcassonne: due centri abitati situati vicino ai bastioni caddero rapidamente e finirono in fiamme. Le mura della città resistettero all'aggressione, ma la siccità e la sete causarono la capitolazione della città dopo due settimane, il 15 agosto 1209.[20] L'acqua doveva essere prelevata fuori dalla cinta muraria, ai piedi della collina, direttamente nell'Aude, ma Trencavel non prese provvedimenti per difendere l'accesso e agli abitanti fu impedito dai crociati l'ingresso. La città alla fine capitolò: Trancavel venne gettato in una prigione nel palazzo del conte, dove morì poco dopo di dissenteria.[21] Le sue terre finirono in mano a Simone IV di Montfort, mentre suo figlio le donò in seguito al re di Francia, che le assimilò al demanio della corona nel 1224. Il siniscalco reale ricevette la nomina del re al fine di agire in sua veste in Linguadoca.[22] Gli abitanti dovettero lasciare il luogo, potendo portare con sé solo i vestiti e gli oggetti che indossavano; la città divenne zona militare, ma rimase un centro religioso grazie alla basilica di Saint-Nazaire.

L'edificio comitale fu poi convertito in fortezza, con la cinta muraria raddoppiata e rinforzata fino alla fine del Trecento. Domenico di Guzmán trascorse l'intera quaresima del 1213 in un luogo religioso a Carcassonne.[23] Un tribunale dell'inquisizione aprì i battenti nel 1234.[24]

Il 17 settembre 1240, a qualche giorno di distanza da quando la città era stata scossa dalla partenza di 33 membri del clero allontanati con un salvacondotto, Raimondo II Trencavel assediò la città, con i combattimenti che durarono fino all'11 ottobre, quando arrivò un esercito regio di soccorso.[25]

 Interrogatorio dei cavalieri templari del Senechaussee di Carcassonne, 13 novembre 1307 (Archivi nazionali di Francia)

L'espulsione degli abitanti dalla cittadella fortificata risultò una tappa importante nella storia di Carcassonne, perché si stabilirono dall'altra parte del fiume, dove Luigi IX creò "la città bassa" o "bastide".[26] A poco a poco, quest'ultima prosperò economicamente e acquisì influenza politica, anche grazie allo stabilimento di un consolato nel 1248. L'organo si componeva di sei membri che governavano il centro abitato con il consiglio dei nobili svolgendo incarichi amministrativi, giudiziari e tributari.[27]

Nel XIV secolo Carcassonne divenne il primo centro di produzione tessile del regno, la cui materia prima era la lana. Essa proveniva dagli allevamenti delle montagne Noire e del massiccio di Corbières. Le produzioni finivano persino a Costantinopoli o ad Alessandria d'Egitto.[28]

Nel 1348 si verificò un'epidemia di peste, la quale perdurò fino al secolo successivo.[29] Nel 1355 il Edoardo il Principe Nero devastò la bastide col fuoco senza tentare di conquistare la città.[29] Una metà andò ricostruita e fortificata ancora una volta nel 1359.

Luigi XI confermò i privilegi di Carcassonne nel marzo 1462.[30]

Storia moderna  Carcassonne intorno al 1780 (carta di Cassini) con la bastide e la città vecchia

Fino alla firma, nel 1659, della pace dei Pirenei, la città mantenne il suo ruolo militare al confine tra Francia e Aragona.

Nel XVI secolo, le guerre di religione imperversarono nella regione: la città bassa abbracciò in gran parte il protestantesimo, quella alta restò fedele al cattolicesimo. Vari scontri ebbero luogo tra i due siti fino all'emissione dell'editto di Nantes.[31]

Carlo IX attraversò la città durante il suo grande giro del Regno durato tra il 1564 e il 1566, accompagnato da Enrico III, Enrico IV, Carlo di Borbone-Vendôme e Carlo di Lorena.[32]

Il nucleo storico di Carcassonne perse la sua importanza con il trasferimento di molte istituzioni nella nascente città bassa per tutta l'età moderna. La ricchezza dovuta al commercio della stoffa permise di realizzare nuovi edifici in quest'ultima.[33] Con il passare dei secoli, si procedette a portare l'acqua corrente in città, si lastricarono le strade e, infine, si illuminarono le strade con lampioni a gas. I bastioni furono demoliti nel XVIII secolo e andò costruita la porta dei Giacobini.[34]

Una serie di fattori compromise l'industria tessile, la principale della città. In primis, non si deve ignorare l'impatto della Rivoluzione francese, durante la quale Carcassonne rimase in una posizione marginale e non fu toccata dagli eventi storici accaduti nel nord del Paese, ma le conseguenze economiche si fecero sentire presto.[33] Il 29 gennaio 1790, si istituì il dipartimento di Aude e Carcassonne divenne il capoluogo del distretto omonimo.[35] I prezzi degli approvvigionamenti alimentari salirono, si diffusero carestie e malcontento popolare.

Carcassonne assorbì "Carcassonne-Cité" tra il 1795 e il 1800. Durante la Restaurazione, l'attività fu meccanizzata e gli stipendi ridotti. La viticoltura entrò in competizione con la tessitura, comportando un graduale rimpiazzo della seconda attività con la prima.[34][36]

Storia contemporanea  Luogo Davilla a Carcassonne

Nel XIX secolo, cominciò a emergere la consapevolezza dei monumenti storici e la volontà di restaurare e valorizzare il patrimonio francese. La città, completamente in rovina e indigente, ricevette il sostegno di intellettuali quali Jean-Pierre Cros-Mayrevieille[nota 1] e Prosper Mérimée, ispettore dei monumenti storici.[33] I primi lavori di restauro riguardarono la basilica di Saint-Nazaire.

Avvennero più avanti numerosi espropri, che comportarono la demolizione di varie abitazioni.[33] Nel cinquantennio dell'ammodernamento che ne seguì, si tentò di riportare al massimo splendore del XIII secolo uno dei più grandi complessi fortificati del Medioevo presenti in Occidente. Nel 1849, considerato lo stato di decadenza che affliggeva il complesso medievale, il governo francese ne decretò addirittura la demolizione.[37][38] Scosso per la condizione in cui versava, l'architetto Viollet-le-Duc, specialista in restauri in Francia e che aveva vissuto ai piedi della fortificazione, avviò e realizzò con successo un progetto di ristrutturazione, ma scatenò una certa polemica sulle modalità con cui esso avvenne.[39] Le critiche si riferivano, tra le altre, a difformità architettoniche tra le forme vecchie e quelle restaurate e ai materiali con cui realizzare i tetti delle torri (con ardesia anziché tegole romane come in passato).[39] Nel 1853, Napoleone III approvò il progetto di restauro. Il finanziamento venne sostenuto dallo Stato per il 90% e dal comune di Carcassonne e dal consiglio generale dell'Aude per il restante 10%. Il complesso affrontò un importante e ben curato processo di restauro, che coprì però solo una percentuale compresa tra il 15 e il 30% del totale (merlature e parti superiori).[39]

 Manifestanti durante la rivolta dei viticoltori del 1907

Nel 1907 i viticoltori di Carcassonne parteciparono ad una grande rivolta finalizzata a denunciare i problemi presenti per il settore in Linguadoca.[40] Le frodi ricorrenti di alcuni produttori, la sovrapproduzione, la concorrenza sleale e la necessità di combattere muffa alimentarono la rabbia dei manifestanti, i quali chiedevano allo Stato, che inizialmente non reagì, di introdurre una regolamentazione sulla produzione del vino.[40] Carcassonne aderì nel settembre 1907 alla Confederazione Generale dei Vignaioli del Midi (CGV), il primo sindacato del settore.[40][41]

Nel 1944 la città di Carcassonne fu occupata dalle truppe tedesche, che impiegarono il castello come riserva di munizioni ed esplosivi. Gli abitanti vennero allontanati dal comune, spingendo Joë Bousquet, Comandante della Legion d'Onore, ad indignarsi per l'occupazione e a chiedere al prefetto la liberazione della città vecchia, considerata all'estero come un capolavoro architettonico che andava rispettato e lasciato lontano dal teatro di guerra.[42]

Nell'aprile del 1996 lo storico francese Rémy Cazals organizzò una sontuosa conferenza a Carcassonne sulla prima guerra mondiale, a seguito della quale avvenne la pubblicazione del saggio "Traces de 14-18", inerente alla storiografia della Grande Guerra.[43]

Nel 1997 il comune di Carcassonne ottenne la consacrazione guadagnandosi il riconoscimento come patrimonio dell'umanità da parte dell'UNESCO.[44] Oggi, con una media di almeno due milioni di visitatori registrati dal 2012, la città è un affermato centro turistico.[45][46]

Il 6 novembre 2003 si svolse a Carcassonne, nell'Hôtel de la Cité, il 16º summit franco-spagnolo alla presenza di José María Aznar, capo del governo spagnolo, di Jacques Chirac, Presidente della Repubblica e tredici ministri dei due Paesi.[47][48]

Il 29 giugno 2008, durante le giornate a "porte aperte" a Carcassonne del 3º Reggimento Paracadutisti di Fanteria di Marina e a seguito di un errore nell'utilizzo delle munizioni durante un'esercitazione (proiettili veri invece che a salve), 17 persone tra il pubblico riportarono gravi ferite, tra cui tre bambini.[49] La vicenda, divenuta di risonanza nazionale dopo la visita in loco del Presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy, accompagnato dal suo ministro della Difesa, costò le dimissioni del Capo di Stato Maggiore della Difesa.[49]

Attacco terroristico del 2018

Il 23 marzo 2018 la città divenne teatro di un attacco jihadista presto rivendicato dal sedicente Stato Islamico.[50] Alle ore 10:15, Redouane Lakdime, un 25enne franco-marocchino residente nella città di Ozanam a Carcassonne, rubò un'auto, uccise il passeggero e ne ferì il conducente.[51] Si diresse verso una caserma militare e sparò a quattro agenti antisommossa che stavano rientrando in caserma dopo avere fatto jogging, ferendone gravemente uno alla spalla.[50] In seguito, si avviò verso Trèbes, un piccolo comune a circa 7 km di distanza, prendendo in ostaggio una cinquantina di persone nel supermercato Super U della città uccidendo due persone. Quando le forze speciali GIGN giunsero in zona, dopo quattro ore, era stato imposto lo stato d'assedio, con la popolazione invitata a non uscire per nessun motivo.[50][51] L'irruzione delle teste di cuoio fece sì che avvenisse l'uccisione del terrorista, conosciuto ai servizi segreti e sorvegliato per reati minori. A proposito dell'accaduto, il ministro dell'Interno francese, Gerard Collomb affermò: "Era un piccolo delinquente comune, noto per spaccio di stupefacenti [...] che ha agito da solo".[50] Lakdim era inoltre conosciuto dai servizi segreti, che lo sorvegliavano dal 2013, perché sospettato di radicalizzazione islamica. Nel blitz rimase ferito gravemente un tenente colonnello della gendarmeria che si era offerto come ostaggio al posto di una donna sequestrata: nella notte il suo cuore si arrese alle ferite. Anche un altro militare dovette trascorrere diversi giorni di degenza in ospedale.[50][51] In seguito, anche la compagna fu incriminata per terrorismo.[52]

Simboli
 
Stemma della città alta
 
Stemma della città bassa

Lo stemma della città è oggi costituito dalla fusione degli stemmi della città bassa e della città alta. Ne esistono comunque molte varianti, le quali ora includono ora escludono alcuni dettagli (si pensi ai gigli, alla forma delle torri o alla posa dell'agnello).[53] Viene descritto come segue:

(FR)

«D'azur semé de fleurs de lys d'or au portail de ville flanqué de deux tours couvertes d'argent, maçonné, ajouré et ouvert de sable, la porte coulissée aussi d'argent surmontée d'un écusson de gueules chargé d'un agneau pascal d'argent à la tête contournée nimbée d'or, portant une bannerette aussi d'argent surchargée d'une croisette du champ»

(IT)

«D'azzurro seminato di gigli d'oro, alla porta di città affiancata da due torri coperte d'argento, murata, finestrata e aperta di nero, la porta con saracinesca d'argento sormontata da uno scudetto di rosso, caricato da un agnello pasquale d'argento con la testa rivoltata nimbata d'oro, che porta una banderuola pure d'argento sovraccaricata da una crocetta del campo»

^ I Cinque Figli di Carcassonne, su mescladis.free.fr. URL consultato l'8 settembre 2021. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore tre ^ (FR) Jean-Pierre Cros-Mayrevieille, Petite Histoire de Carcassonne, vol. 1, Editions des Régionalismes, 2020, p. 24, ISBN 978-28-24-05528-2. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis historia, libro III, capitoli 5, 6. ^ (EN) Southern France and the Roman conquest, su archeologie.culture.fr. URL consultato l'8 settembre 2021. ^ a b c (FR) Michel Passelac, Archéologie de la France antique, vol. 73, Gallia, 2016, p. 1, DOI:10.4000/gallia.614, https://journals.openedition.org/gallia/614. URL consultato l'8 settembre 2021. ^ (EN) Marcus Cowper, Cathar Castles: Fortresses of the Albigensian Crusade 1209–1300, Bloomsbury Publishing, 2012, p. 20, ISBN 978-18-49-08054-5. ^ Touring Club Italiano, Europa. 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