Pergamo è un'antica città dell'Asia Minore, nell'Eolide (verso il sud-est della Troade e sud della Misia; e verso il nord dell'Ionia e nord-ovest della Lidia), posta a poca distanza dalla costa del Mar Egeo, su una collina (l'Acropoli di Pergamo) che costituisce la principale località archeologica dell'area. La città attuale è nota col nome di Bergama (provincia di Smirne, in Turchia).

La città ebbe una fioritura in età ellenistica, quando divenne capitale dell'omonimo regno, raggiungendo il massimo splendore sotto la dinastia illuminata degli Attalidi (283-133 a.C.). La città divenne un importantissimo centro artistico, considerata quasi una seconda Atene ellenistica. In seguito divenne parte dell'Impero romano. Viene citata nell'Apocalisse di Giovanni come una delle sette chiese dell'Asia, ma anche come "trono di Satana" e "dimora di Satana" (2,13).

 Il Regno di Pergamo intorno al 188 a.C.

Il mito vede la città fondata da Grino, nipote di Telefo, che avrebbe onorato l'amico Pergamo, nipote di Achille, intitolando a lui la città.

La città viene citata per la prima volta da fonti intorno al 400 a.C., ma l'acropoli doveva già essere abitata in età arcaica. Presso la città aveva sede un importantissimo santuario di Esculapio, rinomato per la capacità taumaturgiche dei suoi sacerdoti e importante sede di pellegrinaggi provenienti da tutta la Grecia.

La sua importanza accrebbe notevolmente in età ellenistica quando Lisimaco, uno dei diadochi di Alessandro Magno, dopo la battaglia di Ipso (301 a.C.) scelse e fortificò l'acropoli come sede del suo tesoro (di oltre 9000 talenti) e ne diede la custodia all'eunuco Filetero, figlio di padre greco e di madre paflagone. Lo Stato di Pergamo nasce da un tradimento, infatti quando Lisimaco fu sconfitto da Seleuco I, Filetero ne approfittò per passare dalla parte di Seleuco (282 a.C.), quest'ultimo lo lascia padrone di Pergamo a patto di riconoscersi suo vassallo. Filetero, pur essendo solo un vassallo, viene comunemente riconosciuto come il capostipite della dinastia degli Attalidi (anche se formalmente il titolo di re viene rivendicato per la prima volta da Attalo I).

A Filetero successe suo nipote, Eumene I, che rafforzò ulteriormente il regno contro le mire espansionistiche dei sovrani seleucidi. Eumene I rompe l'alleanza coi seleucidi e si proclama indipendente. Una chiara testimonianza di questo passaggio è tramandata da Strabone: «Filetero aveva due fratelli, Eumene, il più vecchio, e Attalo, il più giovane. Eumene aveva un figlio omonimo, che ereditò Pergamo, il quale già era signore delle regioni circonvicine e vinse una battaglia presso Sardi ove si scontrò con Antioco, figlio di Seleuco» (Strabone, XIII, 4,2). Eumene è ricordato anche per aver fondato la biblioteca destinata a diventare la seconda del regno ellenistico, dopo quella di Alessandria. Oltre a ciò si mostra promotore della cultura ospitando alla sua corte intellettuali di fama come i filosofi Licone e Arcesilao.

 L'Acropoli di Pergamo vista dalla Via Tecta all'ingresso dell'Asclepeion.

Con il successore Attalo I (241-197 a.C.) la città esercitò la sua egemonia su gran parte dell'Asia Minore occidentale. Il sovrano rifiutò di pagare il tributo ai Galati, tribù celta stanziatasi nell'area dell'Asia Minore che aveva fondato il regno della Galazia, alleati di Antioco III seleucide. Questi mossero guerra ai pergameni, ma furono sconfitti nel 240 a.C. a Misia presso le fonti del Caicó assieme alle truppe di Antioco. Fu proprio in seguito a questa vittoria che Attalo I si arrogò il titolo di re. Pergamo riuscì così ad annettersi molti territori seleucidi dell'Asia Minore. Ma è nel 232 a.C. con la vittoria sui Tolistoboi, altra tribù celtica della Galazia, preso il tempio di Afrodite della città di Pergamo che il re Attalo I libera le sue terre dalle incursioni celtiche. Seguirono altre guerre con seleucidi, con alterne fortune. La svolta fondamentale del regno di Pergamo fu nel 205 a.C. quando venne stipulata un'alleanza con i romani, ai quali rimasero fedeli durante le prime due guerre macedoniche; grazie a quest'alleanza la città conobbe una notevole fioritura.

Con Eumene II (197-159 a.C.), figlio e successore di Attalo I, il regno ebbe un'ulteriore espansione. Il re protesse le arti e la cultura, fondando la biblioteca di Pergamo ed erigendo il famoso Altare di Zeus. Eumene II contribuisce a far scatenare la guerra tra Roma e Antioco III (durante la quale Pergamo viene attaccata da Seleuco IV, figlio di Antioco III, 198 a.C.). L'alleanza coi romani in questa guerra gli procura numerosi possessi territoriali in Anatolia, strappati al dominio Seleucide. Con Eumene II Pergamo diviene uno dei regni più potenti dell'Asia Minore (pur se attentamente controllato dal Senato romano), infatti divenne una grande potenza soltanto dopo il diktat di pace romano di Apamea (188 a.C.) stipulato tra la repubblica romana e Antioco III, che comportò il passaggio dei territori all'ovest del Tauro a Pergamo. Numerosi sono i decreti di Roma che difendono l'alleata Pergamo ("I Romani ordinarono ad Antioco di non aggredire l'Egitto, e a Filippo di non commettere ingiustizie nei confronti dei Rodii, degli Ateniesi, di Attalo o di nessun altro amico dei romani"[1]). Tra il 187-183 Eumene entra in guerra con il re di Bitinia, perdendo così i territori ottenuti con la pace di Apamea.

Con Attalo II (159-138 a.C.), fratello di Eumene II e tutore di Attalo III (il figlio minorenne di Attalo I), ma di fatto re di Pergamo, il regno consolidò l'alleanza con i romani combattendo contro altri dinasti ellenistici e contenendo l'aggressività del regno di Bitinia.

Infine Attalo III (138-133 a.C.) fu l'ultimo dinasta indipendente, poiché alla sua morte, non avendo eredi maschi, lasciò il regno in eredità ai romani, limitandosi a concedere la libertà soltanto a Pergamo e alle città greche. Probabilmente non intendeva una cessione permanente ma soltanto una soluzione temporanea per impedire al fratello illegittimo, Aristonikos, di prendere il potere. Questo territorio venne sfruttato dai romani per costituire la provincia romana d'Asia (129 a.C.). Questa provincia comprendeva la Ionia e il regno di Pergamo, le regioni più lontane vengono affidate ai re vicini, riconosciuti come vassalli. Roma riscontrò vari problemi prima di poter creare una provincia legittima, infatti Aristonikos si proclamò re Eumene III (di cui ci rimangono ancora le monete) e fu sconfitto definitivamente nel 130 a.C. e i suoi seguaci nel 129 a.C.

Rispetto agli altri regni ellenistici Pergamo rimane secondario sicuramente come dimensioni e come nobiltà dinastica, infatti i suoi re non possono vantare un'ascendenza macedone o basare la loro sovranità sul diritto delle armi; ma per non essere da meno dei Lagidi o dei Seleucidi, che si attribuivano discendenze divine, gli Attalidi rafforzano la loro sovranità con il mito della discendenza da Telefo. Nel mondo antico vengono soprattutto ricordati per la vittoria contro i Galati, simbolo della vittoria della grecità sulle genti barbare, e per la costruzione di bellissimi monumenti.

In età romana Pergamo fu una città prospera, famosa per l'attività dei ceramisti, la produzione di unguenti e di pergamene, che prendono il nome dalla città. La città fu probabilmente sede di una chiesa apostolica, poiché viene nominata nell'Apocalisse di Giovanni.

Il declino della città seguì quello dell'Impero Romano. In età bizantina fu sede di vescovado. Saccheggiata dagli arabi, la città fu poi presa dagli Ottomani, che vi edificarono diverse moschee.

I resti della capitale furono scavati a partire dal 1873. L'opera venne poi portata a termine da ricercatori tedeschi, infatti nel 1878 l'archeologo tedesco Carl Human cominciò una vasta campagna di scavi nella città di Pergamo che in otto anni portò alla scoperta di una acropoli di inestimabile valore artistico e archeologico. L'accordo fatto con il governo turco prevedeva che Human poteva portare in Germania metà delle opere scoperte, metà doveva invece rimanere in Turchia. Così Human riuscì a portare a Berlino il fregio che circonda la base del tempio di Pergamo, lungo 170 metri, che oggi costituisce la parte più preziosa del tempio esposto nel museo. La parte soprastante è una ricostruzione dell'originale rimasto in Turchia.

^ Appiano, Libro Macedonico 4, 2-3.
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