Lofoten
( Isole Lofoten )Svolvær è la città più antica del Circolo polare artico. Anche se la sua struttura centrale risale all'epoca dei Vichinghi, si trovano reperti archeologici risalenti a molto prima, circa al 3000-4000 a.C. Sono state trovate tracce di attività agricola dell'età del ferro e resti di insediamenti umani databili al 250 a.C.[1]
Il primo insediamento storicamente noto nella Norvegia settentrionale è il villaggio di Vågan (in lingua norrena: Vágar), che esisteva già all'epoca dei Vichinghi ed era situato sulla costa meridionale delle Lofoten orientali, vicino all'odierno villaggio di Kabelvåg, nel comune di Vågan. Il Museo vichingo delle Lofoten, dove si può ammirare la ricostruzione di una casa lunga di 83 m di lunghezza (la più lunga conosciuta), è situato a Borg sull'isola Vestvågøy. Accoglie ritrovamenti e oggetti risalenti all'età del ferro e ai Vichinghi.[2]
Nel 1432 vi giunse, spinto da una tempesta, il veneziano Pietro Querini (a testimonianza di quel fatto è stato eretto un monumento, presente tuttora), il quale riportò nel continente notizie sulla fauna e la flora dell'arcipelago, oltre alla pratica locale dell'essiccazione del merluzzo (stoccafisso), che avrebbe poi avuto grande fortuna in Italia, in particolare nelle aree venete da cui proveniva Querini: la maggior parte dello stoccafisso prodotto nelle isole Lofoten è infatti esportato proprio in Italia. Agli inizi del 1900 si è tentato di introdurre sull'isola una piccola popolazione di pinguini reali, ma il tentativo è fallito e i pinguini scomparvero, probabilmente uccisi dalle popolazioni locali.
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