Kapadokya

( Cappadocia )

La Cappadocia (AFI: /kappaˈdɔʧa/; in turco Kapadokya dal persiano antico Katpatuka; in greco antico: Καππαδοκία, Kappadokía; in armeno: Կապադովկիա?, traslitterato: Kapadovkia) è una regione storico-geografica dell'Asia minore. Situata nel cuore della penisola anatolica, si estende a nord dei monti dell'Antitauro, fra le antiche regioni del Ponto, della Galazia e della Cilicia, mentre ad oriente è delimitata dall'alto corso del fiume Eufrate, ed è attraversata da est a nord-ovest dal fiume Kızılırmak (Halys nelle fonti greche). La posizione geografica, a cavallo fra l'Asia minore e la Mesopotamia, ha fatto per secoli della Cappadocia un crocevia di rotte commercial...Leggi tutto

La Cappadocia (AFI: /kappaˈdɔʧa/; in turco Kapadokya dal persiano antico Katpatuka; in greco antico: Καππαδοκία, Kappadokía; in armeno: Կապադովկիա?, traslitterato: Kapadovkia) è una regione storico-geografica dell'Asia minore. Situata nel cuore della penisola anatolica, si estende a nord dei monti dell'Antitauro, fra le antiche regioni del Ponto, della Galazia e della Cilicia, mentre ad oriente è delimitata dall'alto corso del fiume Eufrate, ed è attraversata da est a nord-ovest dal fiume Kızılırmak (Halys nelle fonti greche). La posizione geografica, a cavallo fra l'Asia minore e la Mesopotamia, ha fatto per secoli della Cappadocia un crocevia di rotte commerciali, oltre che l'oggetto di ripetute invasioni di popoli stranieri.

Per millenni la regione è stata ricca di insediamenti umani. Vi fiorirono alcune antiche civiltà, ciascuna delle quali ha lasciato in Cappadocia la propria impronta culturale. Abitata fin dall'età della pietra, la Cappadocia subì inizialmente l'influenza politica e culturale degli Assiri, che vi fondarono numerose colonie. Nel II millennio a.C. fu la culla della civiltà ittita, al crollo della quale fu assoggettata dall'impero persiano. Nel IV secolo a.C., dopo la conquista dell'oriente da parte di Alessandro Magno, la Cappadocia divenne un regno ellenistico governato dalla dinastia degli ariaratidi e mantenne l'indipendenza fino all'anno 17, quando fu annessa come provincia dall'impero romano. Fra il II e il III secolo fu un terreno fertile per la diffusione del cristianesimo, che influenzò profondamente la cultura della Cappadocia per tutto il periodo romano e poi bizantino.[1]

Çatal Hüyük e Maàìlan  Ricostruzione dell'interno di un'abitazione di Çatalhöyük.

Çatalhöyük è un sito che risale all'epoca neolitica, circa 60 km a sud-est di Konya quindi fuori dai confini della Cappadocia indicati in precedenza, nel quale è stato trovato quello che si considera come l'inizio della storia dell'Anatolia. Si tratta di un affresco murale dell'anno 6200 a.C., che mostra, in primo piano, le case della località, con sullo sfondo un vulcano fumante in eruzione, che si ritiene essere Hasandağ.

L'affresco, esposto al Museo delle civiltà anatoliche di Ankara, è forse la pittura paesaggistica più antica del mondo.

Tra il 5000 e il 4000 a.C., la Cappadocia ospitava diversi principati indipendenti. La città più importante di tale periodo fu Puruskanda.

Diciassette di questi principati si coalizzarono nel XXIII secolo a.C., per lottare contro il re sumero Naram Sin, andando a costituire la prima di una serie di alleanze nella storia dell'Anatolia.

Epoca delle colonie commerciali assire
  Lo stesso argomento in dettaglio: Karum.
 Dettaglio assiro, dal Museo Archeologico di Ankara.

All'inizio del II millennio a.C., l'Anatolia attraversò un'epoca di splendore durante la quale attrasse molti abitanti.

Gli Assiri, celebri per la loro abilità di commercianti, si stabilirono nella regione, attratti dalle sue ricchezze, e vi organizzarono degli empori chiamati Karuma.

Il Kârum più importante fu quello della cittadella di Kanesh (oggi Kültepe). Gli Assiri portavano in Anatolia stagno, tessuti e profumi, e vi acquistavano oro, argento e rame.

Questa forma di commercio durò centocinquanta anni, fino a quando non fu disperso dalle guerre tra i regni della regione.

Nel 1925, un'équipe di archeologi scoprì a Kültepe le "tavole di Cappadocia", che descrivono la colonia mercantile ai tempi degli Assiri, e costituiscono il più antico documento scritto sulla storia della Cappadocia.

Periodo ittita  Copia del trattato egizio-ittita, da Ḫattuša (ora al Museo di Istanbul).

Sebbene vi sia poca certezza circa l'origine della civiltà ittita, si sa con sicurezza che essa fiorì in Anatolia centrale nel II millennio a.C., avendo Ḫattuša (oggi Bogazköi) quale centro di potere nella regione, che essi chiamavano Tabal.

Gli Ittiti fondarono diverse città, insieme agli abitanti della regione, e diedero forma a un regno che si estendeva fino a Babilonia.

L'antico regno ittita mise fine al dominio della dinastia semitica di Hammurabi. Una particolare importanza rivestono, nella storia ittita, i secoli XV e XVI a.C., che segnarono il culmine dello sviluppo della civiltà. Alla fine del millennio, le guerre con l'Egitto (culminate nel trattato di pace di Kades, del 1286 a.C.) destabilizzarono l'impero hittita, che cedette infine agli invasori provenienti dai paesi dell'Europa orientale.

Con il crollo del regno ittita, la Cappadocia si avviò verso il periodo più buio della sua esistenza, tra il X e il VII secolo a.C.

Periodo persiano

La Cappadocia cadde in mano persiana nel VI secolo a.C., uno status mantenuto fino alla conquista di Alessandro Magno due secoli più tardi. I Persiani divisero l'Anatolia in province (satrapie), assegnando a ciascuna un governatore (satrapo).

I principati erano collegati al porto di Efeso (presso la città turca di Kuşadası) tramite la "Via Reale di Persia", che iniziava proprio in quella città e, passando attraverso le città di Sardi e Mazaka (ora Kayseri), raggiungeva la Mesopotamia e Susa, capitale della Persia.

I satrapi rimettevano alla Persia le imposte da loro riscosse, sotto forma di oro, pecore, asini o dei famosi cavalli della Cappadocia.

Periodo ellenistico

Nel IV secolo a.C., Alessandro Magno intraprese la conquista dell'Asia Minore, dopo il famoso episodio del nodo gordiano, prendendo la Cappadocia dalle mani dei Persiani.

Lasciò sul posto il suo luogotenente Sabictas[2] (o Abistamenes), perché tenesse il controllo della regione, che rimase sotto dominazione macedone fino alla morte di Alessandro, nel 323 a.C. L'anno successivo la Cappadocia riacquistò indipendenza e sovranità sotto la guida di Ariarate I. Fu in questo periodo che Cappadocia ha acquistato un forte carattere culturale ellenistico che rimarrà vivo fino all'epoca bizantina.

vedi anche: Ellenismo e Dialetto greco-cappadocicoPeriodo romano  L'impero romano e la provincia romana di Cappadocia.

La Cappadocia iniziò la lunga storia dei suoi rapporti con Roma sotto il regno di Ariarate IV, dapprima come nemica, sostenendo la causa di Antioco III il Grande nella Guerra siriaca, quindi come alleata, nella lotta contro Perseo di Macedonia durante la Terza guerra macedonica.

Da quel momento, la Cappadocia fu sempre alleata con la Repubblica romana.

Nel 130 a.C., Ariarate V marciò a fianco del console romano Publio Licinio Crasso Dive Muciano contro Eumene III (Aristonico), che accampava pretese regali sul Regno di Pergamo. Ma la sua sconfitta, e la liquidazione del suo esercito, portò dietro di sé uno strascico di lotte intestine che decretarono la fine della sua dinastia.

La Cappadocia scelse allora un leader locale di nome Ariobarzane I, sostenuto da Roma nel 93 a.C. Ariobarzane, tuttavia, non poté iniziare effettivamente il suo regno se non trent'anni più tardi, quando Roma, con Lucio Cornelio Silla come generale, gli spianò la strada mettendo ai margini il re armeno Tigrane II.

Durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo, che precedette l'ascesa al potere di Giulio Cesare, la posizione della Cappadocia oscillò tra i due contendenti, dapprima in favore di Pompeo per poi volgersi in favore di Cesare.

Provincia romana
  Lo stesso argomento in dettaglio: Provincia romana di Cappadocia.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Neroassos.

In seguito la dinastia di Ariobarzane ebbe fine, e la regione manterrà la sua indipendenza tributaria fino all'anno 17 d.C., quando l'imperatore Tiberio, ridusse la regione al suo dominio elevandola a provincia romana. Due legioni romane garantirono un presidio permanente sotto l'imperatore Vespasiano, che cercava di proteggere la sua provincia da Levante. Le guarnigioni militari si accrebbero e si convertirono in fortezze sotto Traiano, che costruì anche strade militari nella regione.

Nel III secolo le relazioni commerciali tra la Cappadocia e le regioni di Smirne ed Efeso si fecero così intensi che furono battute monete con i nomi delle tre città.

Periodo bizantino  La Chiesa oscura (Karanlik Kilise) di Göreme.

A partire dal IV secolo, la Cappadocia iniziò una trasformazione, questa volta influenzata dai monasteri greco-ortodossi di Palestina ed Egitto, i cui modelli furono seguiti nell'introduzione della religione cristiana, sotto il patrocinio dell'Impero bizantino.

Nei secoli VI e VII, apparvero le prime chiese dipinte. Queste chiese, come la maggior parte delle case nella regione, non erano costruite in forma di edifici, ma venivano - piuttosto - "intagliate" nella roccia. Le grotte artificiali così ottenute venivano poi decorate e sistemate secondo necessità. Esistono nella regione più di seicento chiese con queste caratteristiche.

Anche le chiese della Cappadocia subirono gli sfregi del periodo iconoclasta della storia bizantina (725-843), e molte pitture parietali soffrirono danneggiamenti a causa del divieto di riprodurre qualsiasi figura sacra.

Vedi anche: Impero bizantino e IconoclastiaPeriodo selgiuchide

I Selgiuchidi, turchi oghuz come gli Ottomani che abbatterono l'Impero bizantino nel 1453, cominciarono a penetrare in Cappadocia a partire dall'XI secolo, dopo la Battaglia di Manzicerta del 1071, in cui sconfissero l'esercito bizantino, dando inizio alla progressiva conquista del territorio spingendo le popolazioni greco-bizantine cristiane verso la costa ionica con il passare dei secoli. Dopo la presa di Cesarea nel 1082, i Selgiuchidi diedero inizio a una grande espansione urbanistica nella regione, costruendo moschee a Cesarea, Aksaray, Niğde e in altre città, a cui si aggiunse un'Accademia di Medicina nel 1206.

 Osman I, fondatore della dinastia ottomana.

Inoltre, edificarono numerosi caravanserragli (kervansaray, letteralmente alberghi per carovane), che fornivano alloggio e rifugio alle carovane che percorrevano la Via della Seta, permettendo un sicuro pernottamento luogo il tragitto; alcuni offrivano servizi aggiuntivi a quelli di ospitalità, come infermerie, scuderie e moschee.

I caravanserragli erano diffusi in tutta l'Anatolia, distanziati di circa 30 km l'uno dall'altro, potendo altresì servire come postazioni difensive del territorio in tempo di guerra. Tra queste costruzioni, spicca il caravanserraglio di Agzikarahan, costruito nel XIII secolo.

Nei secoli che seguirono, l'Anatolia fu teatro di conflitti tra i Selgiuchidi, Bizantini e Crociati. Questi ultimi, nel 1097, durante la Prima crociata, presero Nicea (İznik), capitale selgiuchide, e obbligarono gli avversari a emigrare fino a Iconio (Konya), in Anatolia centrale.

I Selgiuchidi posero le radici di quello che, dal XV secolo, sarebbe sorto come Impero ottomano, le cui origini provenivano da uno dei sultanati - nucleo originario del futuro impero - staccatosi dallo Stato selgiuchide sotto il comando di un capo di nome ʿOthmān I Ghāzī (Osman I), che diede il suo nome alla dinastia ottomana, in turco detta degli Osmanli.

 Abitazioni rupestriXX e XXI secolo

La Cappadocia è da sempre una zona di importanti attrattive turistiche, con afflusso di visitatori provenienti dalla regione e da paesi vicini. La regione attirò l'attenzione dell'Europa e del resto del mondo negli anni trenta e quaranta del XX secolo, con la diffusione dell'opera del sacerdote francese Guillaume de Jerphanion, che pubblicò i suoi studi sulle chiese in Cappadocia. Questi fatti hanno portato a una grande crescita della domanda turistica nella seconda metà del XX secolo.

Durante i due decenni degli anni ottanta e novanta, la regione si trovò di fronte a un'esplosione del movimento turistici che non poteva essere soddisfatto con la ventina di alberghi presenti nella regione.

Gli abitanti dei villaggi iniziarono ad affittare camere e a trasformare le loro proprietà per poter dare ospitalità ai visitatori, mentre nuove strutture di accoglienza venivano costruiti, nel rispetto del paesaggio e della natura, e senza cancellare il folklore locale. Secondo cifre ufficiali, nel 2005 la regione è stata visitata da 850 000 turisti stranieri e da un milione di turisti nazionali.

Questa domanda ha rivitalizzato l'attività economica della regione, poiché non ne beneficiano solo l'industria del turismo e della gastronomia, ma anche i produttori locali del settore della ceramica e del tessile, i cui artigiani incontrano di un mercato ampio e ricettivo.

^ Cappadocia, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 21 ottobre 2017. ^ Arriano, Anabasis Alexandri, II.4
Fotografie di:
Statistics: Position
8
Statistics: Rank
4436286

Aggiungi un commento

Questa domanda è un test per verificare che tu sia un visitatore umano e per impedire inserimenti di spam automatici.

Sicurezza
786492513Fai clic/tocca questa sequenza: :codice

Google street view

Dove puoi dormire vicino Cappadocia ?

Booking.com
489.300 visite in totale, 9.196 Punti di interesse, 404 Destinazioni, 127 visite oggi.