اليمن

Yemen
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Contesto di Yemen

Lo Yemen (AFI: /ˈjɛmen/; in arabo: اليمن‎, al-Yaman), raramente Iemen, è uno Stato all'estremità meridionale della Penisola araba; il suo nome ufficiale è Repubblica dello Yemen (in arabo: الجمهوريّة اليمنية‎, al-Jumhūriyya al-Yamaniyya).

La repubblica, oltre al territorio continentale, comprende l'arcipelago di Socotra, composto da quattro isole di cui l'isola di Socotra nell'Oceano Indiano, e gli arcipelaghi di Perim, Kamaran e Zuqur-Hānīsh nel Mar Rosso.

Confina a nord con l'Arabia Saudita, a est con l'Oman, a ovest con il Mar Rosso, a sud con il golfo di Aden. La sua capitale è San'a.

Economicamente lo Yemen è tra i Paesi più poveri del mondo, con condizioni di sottosviluppo diffuso e dipendenza pressoché totale da aiuti esterni, nonos...Leggi tutto

Lo Yemen (AFI: /ˈjɛmen/; in arabo: اليمن‎, al-Yaman), raramente Iemen, è uno Stato all'estremità meridionale della Penisola araba; il suo nome ufficiale è Repubblica dello Yemen (in arabo: الجمهوريّة اليمنية‎, al-Jumhūriyya al-Yamaniyya).

La repubblica, oltre al territorio continentale, comprende l'arcipelago di Socotra, composto da quattro isole di cui l'isola di Socotra nell'Oceano Indiano, e gli arcipelaghi di Perim, Kamaran e Zuqur-Hānīsh nel Mar Rosso.

Confina a nord con l'Arabia Saudita, a est con l'Oman, a ovest con il Mar Rosso, a sud con il golfo di Aden. La sua capitale è San'a.

Economicamente lo Yemen è tra i Paesi più poveri del mondo, con condizioni di sottosviluppo diffuso e dipendenza pressoché totale da aiuti esterni, nonostante indubbi progressi siano stati fatti dal 1990, anno della riunificazione.

Di più Yemen

Informazioni di base
  • Moneta Riyal yemenita
  • Nome originale اليمن
  • Prefisso telefonico +967
  • Dominio Internet .ye
  • Mains voltage 230V/50Hz
  • Democracy index 1.95
Population, Area & Driving side
  • Popolazione 28250420
  • La zona 555000
  • Lato guida right
Cronologia
  •   Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dello Yemen e Storia dell'antico Yemen.

    Lo Yemen è uno dei più antichi centri di civilizzazione del mondo. Fino almeno dal secondo millennio a.C. nella regione si sono insediate popolazioni che hanno sfruttato le particolari caratteristiche orogenetiche del territorio. Ricco di alture e di corsi d'acqua a carattere perenne, lo Yemen (dalla radice semitica <y-m-n>, lett. "destro" o "meridionale") ospita un tipo di vegetazione che produce sostanze particolarmente appetite dalle culture circostanti, che gli antichi Greci chiamavano aromata e che, sinteticamente, possiamo riferire essenzialmente all'incenso.

    La capacità di influire idrograficamente sul territorio permise, fin dalle epoche più antiche, ai Sabei che colonizzarono il paese di mettere a frutto la fertilità del suolo, tanto da legittimare il detto beduino secondo cui lo Yemen è un posto in cui non sono necessarie le provviste perché la natura dà tutto.

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      Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dello Yemen e Storia dell'antico Yemen.

    Lo Yemen è uno dei più antichi centri di civilizzazione del mondo. Fino almeno dal secondo millennio a.C. nella regione si sono insediate popolazioni che hanno sfruttato le particolari caratteristiche orogenetiche del territorio. Ricco di alture e di corsi d'acqua a carattere perenne, lo Yemen (dalla radice semitica <y-m-n>, lett. "destro" o "meridionale") ospita un tipo di vegetazione che produce sostanze particolarmente appetite dalle culture circostanti, che gli antichi Greci chiamavano aromata e che, sinteticamente, possiamo riferire essenzialmente all'incenso.

    La capacità di influire idrograficamente sul territorio permise, fin dalle epoche più antiche, ai Sabei che colonizzarono il paese di mettere a frutto la fertilità del suolo, tanto da legittimare il detto beduino secondo cui lo Yemen è un posto in cui non sono necessarie le provviste perché la natura dà tutto.

     Grifone dal palazzo reale di Shabwa, antica capitale del regno di Ḥaḍramawt (Aden, Museo Nazionale)

    Tra il IX secolo a.C. e il VI secolo, nello Yemen si svilupparono diversi regni: Sabà, quello di Awsan, dei Minei, dei Qatabanici, del Ḥaḍramawt e quello himyarita, e altri ancora che controllavano diversi importanti centri commerciali.

    Lo Yemen era noto agli antichi romani come Arabia Felix per via dei suoi lucrosi traffici commerciali. Augusto provò a conquistarla, ma la spedizione fallì. Intorno al 520 fu annessa al regno etiope di Aksum e nel 570 all'impero persiano dei Sasanidi.

    A seguito della distruzione di Maʾrib molti Sabei, tra la fine del VI secolo e l'inizio del VII secolo abbandonarono la regione e migrarono nel Nord Africa e nella parte settentrionale della penisola Araba.

    Dal VII secolo il Paese seguì la sorte del califfato, dapprima quello omayyade e poi abbaside, pur godendo di ampi spazi di autonomia sostanziale a causa di una sempre maggiore "perifericità", sfruttata da vari movimenti ereticali islamici per sfuggire alla repressione delle autorità sunnite di Damasco dapprima e di Baghdad successivamente. Così il Kharigismo ibadita e quindi l'alidismo più estremo (che prese le forme dello Zaydismo) s'impiantarono in modo più o meno indisturbato nelle aspre regioni yemenite. Come il resto della Penisola araba, anche lo Yemen prese a muoversi nell'orbita dell'Egitto, il Paese che, con le sue coste orientali che s'affacciano sul Mar Rosso, aveva minori problemi per mantenere un accettabile interscambio con le regioni yemenite.

    Nello Yemen si susseguirono dinastie locali, la più interessante delle quali, tra il IX e i primi dell'XI secolo, fu quella zaydita, del tutto rispettosa nei confronti del califfato abbaside. Nelle aree fra Janad e in Ḥaḍramawt sorse allora la dinastia yuʿfiride, chiamata a reggere il governatorato yemenita settentrionale proprio da uno Ziyadide, mentre cominciava ad affermarsi nel paese lo Sciismo zaydita e quello ismailita-fatimide che ai primi del X secolo si era impadronito dell'Egitto.
    Gli Zayditi, sotto la guida di Yaḥyā b. al-Ḥusayn al-Rassī (il futuro al-Hādī ilā l-Ḥaqq), assunsero il controllo dell'oasi di Najrān, avviando una dinastia che, a causa del suo nome, fu chiamata rasside, in grado di sopravvivere fino alla fine del XIV secolo.

     Minareto della moschea al-Muḥḍār a Tarīm

    I Fatimidi intanto riuscirono a tessere un'abile tela politica che portò infine al potere nel meridione yemenita la dinastia sulayhide (1047-1138), a essi fedele, sostituendosi a quella yuʿfiride. Fra tutte le personalità di questa dinastia merita una speciale menzione una donna che governò con mano ferma i domini del suo defunto marito ʿAlī al-Ṣulayḥī: la Sayyida al-Ḥurra (La Signora Libera), Arwā bint Aḥmad, nota anche come la "piccola Bilqīs",[1] in grado di regnare con grande intelligenza ed energia per 53 anni (1084-1137).

    Tra il 1099 e il 1173 Ṣanʿāʾ cadde sotto le mani dei Banū Ḥātim, sultani di Hamdān, mentre ʿAlī b. Mahdī (il cui Islam era venato di elementi kharigiti) cercava di ritagliarsi un suo proprio dominio. Proprio per sfuggire a questo pericolo incombente, la città di Zabīd si appellò all'allora vizir dei Fatimidi, Saladino, che inviò nello Yemen per "pacificarlo" suo fratello Shams al-Dīn Tūrānshāh.

    Più tardi, dopo una serie di governatori ayyubidi il Paese fu affidato alla dinastia vassalla dei Rasulidi, che si dimostrarono governanti non disprezzabili, riuscendo a dare nuovo impulso anche culturale e architettonico[2] allo Yemen.

    A metà del XV secolo la dinastia divenne preda dei soldati schiavi (mamelucchi) dei Rasulidi e di una famiglia loro avversa: quella dei Tahiridi (da Ṭāhir b. Maʿūkha), uno dei signori del Juban e di al-Miqrāna.

    Nel XVI secolo, fino al XX secolo lo Yemen entrò a far parte dell'Impero ottomano (anche se lo Zaydismo di fatto seguitò a governarne le regioni più interne) che aveva conquistato l'Egitto e la Siria e che per vari motivi (strategici certamente, ma anche spirituali) volle a tutti i costi prendere il controllo della Penisola araba, pur contentandosi nei fatti di controllare le sole città costiere e che, in alcuni momenti, prese il controllo anche delle zone più meridionali.

    Il Nord dello Yemen divenne indipendente dall'Impero ottomano nel 1918 e nel 1962 vi fu proclamata la Repubblica Araba dello Yemen.

    Nel 1839 l'Impero britannico aveva occupato il porto della città di Aden e ne aveva fatto una colonia, circondata da alcuni protettorati su cui esercitava un'effettiva influenza. Nel 1967 i britannici, sotto la spinta di forze insurrezionaliste, fomentate soprattutto dall'Egitto, si ritirarono e qui nel 1970 fu instaurato il regime marxista della Repubblica Democratica Popolare dello Yemen, nota anche come Yemen del Sud. Nel 1978 iniziò nel Nord il governo assolutista di ʿAlī ʿAbd Allāh Ṣāleḥ.

    Le posizioni rivoluzionarie del governo dello Yemen del Sud hanno causato il suo isolamento all'interno della penisola arabica. Le monarchie assolute della regione si considerano minacciate, considerando lo Yemen del Sud come l'avanguardia di potenziali movimenti rivoluzionari nei loro stessi stati. Questi, in particolare l'Arabia Saudita, promuovono l'isolamento economico del paese e sostengono le incursioni armate dei gruppi di opposizione, costringendo il regime a concentrarsi sulle spese militari e di difesa a scapito dello sviluppo. Lo Yemen meridionale è stato oggetto di diversi interventi militari: dall'Arabia Saudita nell'ottobre 1968, dicembre 1969 e novembre 1970; dallo Yemen del Nord nel settembre e ottobre 1972; e gli aerei britannici hanno bombardato la città di Hauf nel maggio 1972. Le difficoltà economiche sono ulteriormente aggravate dalla chiusura del canale di Suez a partire dal giugno 1967 (su cui si basava gran parte delle attività del porto di Aden) e dalla fuga dell'élite economica privata. L'entroterra, prevalentemente desertico, ha un potenziale limitato.[3]

    Nonostante questo ambiente ostile, il regime dello Yemen meridionale sta adottando importanti riforme politiche, sociali ed economiche: istruzione universale, servizi sanitari gratuiti, uguaglianza formale per le donne. Anche il governo sta cercando di combattere il tribalismo. Il divario tra le condizioni di vita rurale e quelle urbane è notevolmente ridotto; il regime, alcuni dei cui leader erano di origine rurale, ha fatto in modo che la campagna non fosse trascurata nonostante la bassa densità di popolazione e le dimensioni geografiche del paese. Tuttavia, i ricorrenti conflitti tra le fazioni all'interno del governo finiranno per minare la sua credibilità.[3]

    Dopo alcuni anni di trattative, il 22 maggio 1990 i due Stati yemeniti si riunirono in un unico Stato, l'attuale Yemen. Nel luglio 1994 alcuni ufficiali e politici di ispirazione marxista proclamarono la secessione della regione meridionale dello Yemen che assunse il nome di Repubblica Democratica dello Yemen con capitale Aden. Non riconosciuto a livello internazionale, questo tentativo di secessione venne stroncato in due settimane di combattimenti dalle forze governative. Non si verificarono rappresaglie di rilievo e fu garantita l'amnistia ai combattenti e ai membri della frangia secessionista, con l'eccezione dei capi che riuscirono in buona parte a fuggire all'estero. Successivamente vennero avviate riforme politiche allo scopo di evitare nuove possibili ribellioni, in particolare venne stabilita l'elezione del Presidente della Repubblica con voto popolare.

    Il 27 febbraio 2012 Ṣāleḥ, a seguito della Primavera Araba, ha formalmente ceduto il potere al suo ex vice, ʿAbd Rabbih Manṣūr Hādī[4].

    Il 22 gennaio 2015, a seguito di un tentativo di colpo di Stato da parte della importante minoranza zaydita Huthi, il presidente, ʿAbd Rabbih Manṣūr Hādī, e il Primo ministro, Khālid Baḥāḥ, uomo di compromesso fra il passato regime e le figure uscite dalla Primavera Araba, hanno rassegnato le dimissioni. La Costituzione del Paese affida dunque la carica di presidente ad interim al presidente del Parlamento, figura ritenuta vicina al predecessore di Hādī, Ṣāleḥ. A seguito della situazione di caos istituzionale quattro amministrazioni regionali del sud del Paese hanno confermato di non prendere più ordini dal governo centrale.

    Il 21 febbraio 2015 Hādī abbandonò Ṣanʿāʾ per Aden, sua città natale e sua roccaforte nel Sud del Paese. Immediatamente diramò una trasmissione televisiva in cui smentiva le proprie dimissioni, condannava il colpo di Stato e invocava il proprio riconoscimento quale Presidente costituzionale dello Yemen.[5] In marzo, Hādī dichiarava Aden "capitale transitoria".[6]

    Il 25 marzo 2015, per fermare l'avanzata degli Huthi nella guerra civile yemenita, 150 000 uomini delle forze di terra e 100 aerei dell'aeronautica militare dell'Arabia Saudita - forte del sostegno di 10 Paesi arabi (quelli del Golfo, oltre che dell'Egitto, del Sudan, del Marocco e della Giordania) - hanno colpito le posizioni degli Huthi nella più imponente azione bellica mai effettuata dal Regno, nell'evidente tentativo di riportare al potere ʿAbd Rabbih Manṣūr Hādī (riparato nel frattempo a Riyad), distruggendo le scarse attrezzature militari degli insorti sciiti e acquisendo il totale controllo degli spazi aerei yemeniti.

    La Repubblica Islamica dell'Iran non ha mancato di levare la sua voce di protesta, ammonendo l'Arabia Saudita a fermare immediatamente il suo intervento militare.

    Nell'ottobre 2015 Amnesty International ha diffuso un rapporto nel quale accusa l'Arabia Saudita di crimini di guerra in Yemen, in particolare per l'uso di bombe a grappolo e bombardamenti di scuole e altri obiettivi civili, soprattutto nel governatorato di Ṣaʿda, tenuto dagli Huthi.[7] Il 26 ottobre e il 2 dicembre, l'Arabia Saudita ha bombardato due cliniche di Medici senza Frontiere, a Ṣaʿda e ad al-Ḥūbān.[8] Nell'aprile 2016, Human Rights Watch denuncia che a marzo sono state usate da parte dell'Arabia Saudita bombe a grappolo di fabbricazione statunitense contro la cittadina di Mastaba, uccidendo 107 civili, tra cui 25 bambini - il secondo attacco per numero di morti in Yemen.[9] Nel corso del 2016, diventa chiaro nella stampa internazionale che l'Arabia Saudita riceve un consistente aiuto sotto forma di armi e denaro da parte di alcuni paesi occidentali (soprattutto Stati Uniti e Gran Bretagna, ma anche l'Italia). Secondo l'ONU, quasi 9 400 yemeniti sono stati uccisi nel corso di un anno dall'inizio dell'attacco saudita (marzo 2015), tra cui 2 230 bambini, e feriti altri 16 000.[9]

    ^ Bilqīs era il nome della mitica Regina di Saba. ^ Si veda di Roberta Giunta, The Rasūlid Architectural Patronage in Yemen. A Catalogue, Napoli, Istituto Universitario Orientale, 1997. ^ a b Helen Lackner, Quand le drapeau rouge flottait sur Aden - Il y a cinquante ans, l'indépendance du Yémen du Sud, su Orient XXI, 30 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2019). ^ Ali Abdullah Saleh Archiviato il 21 marzo 2012 in Internet Archive., sul New York Times online del 28 febbraio 2012. ^ Brian Rohan, Hadi, a once-quiet leader of a fractious Yemen, strikes defiant pose by reclaiming presidency, in U.S. News and World Report, 22 febbraio 2015. URL consultato il 22 febbraio 2015 (archiviato il 22 febbraio 2015). ^ Yemen's President Hadi declares new 'temporary capital', Deutsche Welle, 21 marzo 2015. URL consultato il 21 marzo 2015 (archiviato il 5 giugno 2015). ^ https://www.amnesty.org/en/documents/mde31/2548/2015/en/ Archiviato il 20 dicembre 2015 in Internet Archive.; e http://lepersoneeladignita.corriere.it/2015/10/07/crimini-di-guerra-nello-yemen-amnesty-international-chiede-sospensione-dei-trasferimenti-di-armi-alla-coalizione-saudita/?refresh_ce-cp Archiviato il 22 dicembre 2015 in Internet Archive. ^ Copia archiviata, su medicisenzafrontiere.it. URL consultato il 16 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2015). ^ a b PressTV-‘US cluster bombs massacred Yemenis’, su presstv.com. URL consultato il 7 aprile 2016 (archiviato il 7 aprile 2016).
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