Contesto di Sudafrica

Il Sudafrica, ufficialmente Repubblica del Sudafrica (in afrikaans Republiek van Suid-Afrika; in inglese Republic of South Africa), è uno Stato indipendente dell'Africa australe.

Si affaccia sull'oceano Atlantico a ovest e su quello Indiano a est. Il suo territorio occupa l'estremità meridionale dell'Africa e ospita, di conseguenza, il punto geografico più a sud del continente, capo Agulhas, che convenzionalmente segna la linea di confine tra i due oceani su cui il Paese si affaccia. I confini terrestri sono, invece, da ovest a est, con Namibia (nord-ovest), Botswana e Zimbabwe (nord), Mozambico (nord-est) ed eSwatini (est), mentre interamente ricompresa nel proprio territorio è l'enclave del Lesotho.

Al Sudafrica appartengono altresì le Isole del Principe Edoardo, che si trovano a 1770 km sud...Leggi tutto

Il Sudafrica, ufficialmente Repubblica del Sudafrica (in afrikaans Republiek van Suid-Afrika; in inglese Republic of South Africa), è uno Stato indipendente dell'Africa australe.

Si affaccia sull'oceano Atlantico a ovest e su quello Indiano a est. Il suo territorio occupa l'estremità meridionale dell'Africa e ospita, di conseguenza, il punto geografico più a sud del continente, capo Agulhas, che convenzionalmente segna la linea di confine tra i due oceani su cui il Paese si affaccia. I confini terrestri sono, invece, da ovest a est, con Namibia (nord-ovest), Botswana e Zimbabwe (nord), Mozambico (nord-est) ed eSwatini (est), mentre interamente ricompresa nel proprio territorio è l'enclave del Lesotho.

Al Sudafrica appartengono altresì le Isole del Principe Edoardo, che si trovano a 1770 km sud-est di Port Elizabeth, a circa metà della distanza tra il continente e l’Antartide. È uno Stato culturalmente ed etnicamente vario: in esso si parlano dodici lingue ufficiali, delle quali due di provenienza europea, l’inglese, ivi portato dai coloni britannici, e l’afrikaans, evoluzione africana della lingua dei coloni olandesi del XVII secolo che ivi giunsero a seguito della scoperta delle terre australi da parte degli inglesi.

Per buona parte del XX secolo, dopo l’indipendenza formale dal Regno Unito, la politica dello Stato africano fu improntata a una rigida segregazione razziale detta apartheid (afrikaans per “separazione”) a causa della quale, in ragione delle continue violazioni dei diritti umani che tale linea di condotta comportò (la più internazionalmente nota delle quali fu la carcerazione per ventisette anni dell’attivista Nelson Mandela), il Paese fu oggetto di una serie di sanzioni internazionali, fino ad arrivare al boicottaggio sportivo del Sudafrica da qualsiasi competizione sportiva e dall’esclusione dalle Olimpiadi. La situazione si normalizzò con il graduale superamento della segregazione alla fine del secolo e la successiva elezione a presidente di Nelson Mandela, che promosse l'adozione di una nuova costituzione e anche una nuova bandiera nazionale, entrambe adottate nel 1994.

Il presidente in carica è Cyril Ramaphosa, eletto a febbraio 2018.

Di più Sudafrica

Informazioni di base
  • Moneta Rand sudafricano
  • Prefisso telefonico +27
  • Dominio Internet .za
  • Mains voltage 230V/50Hz
  • Democracy index 7.24
Population, Area & Driving side
  • Popolazione 62027503
  • La zona 1221037
  • Lato guida left
Cronologia
  • Preistoria ed età antica
      Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Sudafrica e Cronologia storica del Sudafrica.

    Il territorio in età preistorica avrebbe visto alcuni insediamenti di hominidae; infatti soprattutto nella zona del transvaal sono stati...Leggi tutto

    Preistoria ed età antica
      Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Sudafrica e Cronologia storica del Sudafrica.

    Il territorio in età preistorica avrebbe visto alcuni insediamenti di hominidae; infatti soprattutto nella zona del transvaal sono stati trovati fossili di australopitechi, Homo naledi, Homo habilis, Homo erectus e Homo sapiens sapiens.[1]

    Circa diecimila anni fa l'odierno Sudafrica, come tutta l'Africa meridionale, era abitata dai boscimani, cui si aggiunsero successivamente popolazioni affini di etnia Khoikhoi (ottentotti). Boscimani e ottentotti (collettivamente noti come Khoisan) erano cacciatori-raccoglitori nomadi, che non diedero mai luogo a insediamenti popolosi o strutture politiche complesse.

    Successivamente (fra il III e il V secolo), da nordest iniziarono ad affluire in Africa meridionale gruppi bantu, soprattutto zulu e xhosa. I movimenti migratori bantu si svilupparono nell'arco di numerosi secoli, giungendo al pieno compimento solo nella prima metà del secondo millennio.[2] Buoni agricoltori e allevatori, i bantu si insediarono prima nell'odierno Kwazulu-Natal e poi più a sud; gli xhosa si spinsero fino all'odierna Provincia del Capo Orientale, respingendo i Khoisan nelle regioni più aride e inospitali dell'area.

    La colonizzazione europea
      Lo stesso argomento in dettaglio: Colonia del Capo olandese e Guerre della Frontiera del Capo.
     Lo sbarco di Jan van Riebeeck nella Penisola del Capo

    Nel 1487 l'esploratore portoghese Bartolomeo Diaz oltrepassò il Capo di Buona Speranza, aprendo la via marittima alle Indie orientali. Furono però gli olandesi della Compagnia Olandese delle Indie Orientali i primi a creare un insediamento stabile in Sudafrica, nel 1652, fondando una colonia presso il Capo di Buona Speranza. Questa fu il punto di partenza di un vasto processo di colonizzazione a cui presero parte europei di diverse origini (soprattutto olandesi, francesi ugonotti, bavaresi e scandinavi) che sciolti i legami con la Compagnia diedero vita a una comunità autonoma, e svilupparono una propria cultura e una propria lingua (l'afrikaans). Noti come "boeri" (dall'olandese per "contadino"), i coloni si espansero verso est e verso nord.

    I rapporti fra i boeri e le popolazioni indigene della zona del Capo (di etnia khoikhoi) furono relativamente buoni; i khoikhoi, già nomadi, non fecero che ritrarsi gradualmente di fronte all'espansione boera. Verso la fine del XVIII secolo durante l'espansione verso est lungo la costa, i boeri entrarono in attrito con gli xhosa, che si stavano espandendo in direzione opposta. I coloni europei si scontrarono con gli indigeni locali in una serie di conflitti detti "guerre della Frontiera del Capo".

    L'occupazione britannica e conflitto con i boeri
      Lo stesso argomento in dettaglio: Invasione della Colonia del Capo, Colonia del Capo e Guerre boere.

    Nel 1795 l'impero britannico tentò con l'invasione della Colonia del Capo di conquistare la colonia del Capo olandese, tentativo che riuscì in seguito all'avanzata di Napoleone Bonaparte in Europa e la successiva caduta dei Paesi Bassi, il Regno Unito occupò il possedimento coloniale nel 1806.

    Nella prima metà del XIX secolo i boeri, oppressi dal dominio del Regno Unito, diedero via a una grande migrazione verso nord alla ricerca di nuove terre, passata alla storia con il nome di Grande Trek. I voortrekker si stabilirono in varie zone del nord, fondando una serie di piccole repubbliche boere, in seguito unitesi nello Stato Libero di Orange, nella Repubblica di Natalia e nella Repubblica del Transvaal, e nello Stellaland, che, insieme al Capo, costituirono l'embrione delle future province sudafricane. Le personalità più eminenti di questa fase furono Paul Kruger e Marthinus Wessel Pretorius.

    L'esistenza delle repubbliche era di ostacolo all'espansione dell'Impero britannico, e la scoperta di diamanti e oro nel nordest del Sudafrica contribuì ad alimentare l'interesse degli inglesi per la completa annessione del Paese. Fra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, Regno Unito e boeri si scontrarono in una serie di sanguinosi conflitti noti come guerre anglo-boere. Il conflitto contrappose anche i popoli bantu del Sudafrica; gli zulu si schierarono con i boeri, mentre xhosa e swazi combatterono a fianco del Regno Unito, e vide la vittoria di questo ultimo.

    Dopo la seconda guerra boera (1899-1902) il saccheggio delle popolazioni nere fu istituzionalizzato. Nel 1913, il Natives Land Act limitava la proprietà fondiaria dei neri al 7% del territorio (estesa al 13% nel 1936). Quattro milioni di contadini persero la terra che ancora possedevano e diventarono mezzadri o minatori, una forza lavoro a buon mercato per i proprietari.[3]

    L'Unione Sudafricana e le guerre mondiali
      Lo stesso argomento in dettaglio: Campagna dell'Africa Tedesca del Sud-Ovest, Unione Sudafricana e Ossewabrandwag.

    Con la vittoria britannica nel 1909 il territorio venne unificato e l'anno seguente fu formalmente costituito come dominion unitario all'interno del Commonwealth, con il nome di Unione Sudafricana.

    Il nuovo stato partecipò alla prima guerra mondiale a fianco del Regno Unito durante la campagna dell'Africa Tedesca del Sud-Ovest. Durante il primo dopoguerra nel 1920 ottenne il mandato della Società delle Nazioni per il controllo dell'Africa del Sud-Ovest conquistata al termine della guerra. Nonostante l'aumento del suo prestigio internazionale, l'Unione attraversò un periodo di forte crisi interna, con attriti sempre più violenti fra i nazionalisti boeri e la rappresentanza del Regno Unito. Nel 1931, con l'approvazione dello statuto di Westminster del 1931 da parte del parlamento britannico, il Sudafrica ottenne una parziale autonomia.

    In occasione della seconda guerra mondiale i contrasti fra Regno Unito e popolazioni boere tornarono a emergere; le seconde, rappresentata da alcune correnti del Partito Nazionale come la Ossewabrandwag, simpatizzava apertamente per la Germania nazista: a causa di ciò il boero James Hertzog, che governava il Paese dal 1924 e che propendeva per la neutralità, fu costretto a dimettersi. Ciò nonostante, il Paese prese parte al conflitto sul fronte alleato.

    La proclamazione della Repubblica e l'apartheid
      Lo stesso argomento in dettaglio: Apartheid.
     Bandiera della Repubblica Sudafricana dal 1961 al 1994

    Nel secondo dopoguerra il Partito Nazionale vinse le elezioni nel 1948 e iniziò ad attuare nel Paese una politica di segregazione razziale nota come apartheid. Il 31 maggio del 1961 viene proclamata la Repubblica del Sudafrica, in seguito all’espulsione del Paese dal Commonwealth avvenuta in conseguenza dell’applicazione dell’apartheid da parte dei primi ministri boeri che si succedettero e soprattutto da Hendrik Frensch Verwoerd, in carica dal 1955 al 1966. Concettualmente, l'obiettivo dell'apartheid era quello di isolare i diversi gruppi etnici del Sudafrica, lasciando che ognuno di essi si sviluppasse in un proprio contesto sociale, economico e territoriale.[4] Verwoerd spiegò anche che il ruolo predominante degli africani bianchi di origine europea nei processi politici che avrebbero portato all'autonomia delle diverse etnie era giustificato dalle circostanze storiche, ovvero dal ruolo fondamentale che i boeri avevano avuto nella nascita del Sudafrica.

    Nell'ottica dell'isolamento delle etnie vennero formati i bantustan, territori riservati alle popolazioni nere delle diverse etnie. Complessivamente, circa il 13% del territorio del Sudafrica venne riservato alla popolazione bantu.[5] Contemporaneamente, il Sudafrica venne inteso sempre più nettamente come Paese esclusivamente di bianchi, e i neri che continuavano a vivere nelle aree "bianche" (circa il 50%) persero gradualmente i propri diritti civili, come conseguenza del fatto che fosse stato avviato un processo la cui finalità era trasferirne la cittadinanza ai bantustan. Per esempio ai neri fu vietato di frequentare le scuole e le università dei bianchi; Verwoerd giustificò questa misura osservando che l'istruzione di un nero «deve svolgersi completamente nella tribù e avere le radici nello spirito e nell'essenza stessa della società bantu».

     Nelson Mandela, primo presidente sudafricano di colore e simbolo della lotta all'apartheid

    L'applicazione di una politica sempre più apertamente razzista, causò gravi contrasti interni e alienò al Paese il sostegno della comunità internazionale. Nel 1973 le Nazioni Unite dichiararono l'apartheid un crimine contro l'umanità; a partire dal 1961 era già iniziata una campagna di sanzioni economiche contro il Sudafrica. Nello stesso anno il 31 maggio l'Unione Sudafricana ottenne la piena indipendenza dal Regno Unito e divenne repubblica con un referendum; a causa dell'insostenibile politica segregazionista il Sudafrica venne poi espulso dal Commonwealth. Cinque anni dopo venne revocato il suo mandato all'amministrazione della Namibia. Il governo sudafricano si rifiutò di ottemperare alle richieste dell'ONU, e di fatto procedette all'annessione della Namibia come propria provincia.

    Balthazar Johannes Vorster (primo ministro dal 1966 al 1978) e i suoi successori Marais Viljoen (in carica dal 1979 al 1984) e Pieter Willem Botha (dal 1984 al 1989) dovettero fronteggiare sia l'isolamento internazionale sia l'emergere di importanti movimenti di opposizione nella comunità nera, fra cui il Congresso Nazionale Africano di Nelson Mandela. Botha fu l'ultimo strenuo difensore dell'apartheid, e cercò di convincere l'intero Paese che questo regime era stato un elemento chiave della crescita economica del Sudafrica fra gli anni sessanta e anni novanta, superiore a quella di qualsiasi altro Paese africano, e delle migliori condizioni di vita dei neri sudafricani rispetto a quelle della popolazione nera nel resto del continente.

    In questa fase Botha trovò alleati neri che lo sostennero, in particolare gli swazi; tra l'altro il re dello Swaziland Sobhuza II aveva già collaborato in passato nella caccia ai ribelli più violenti dell'ala oltranzista dell'ANC.[6] Gli xhosa rimasero invece il gruppo più ostile al governo bianco. In questa fase furono organizzate altresì assemblee legislative autonome per coloured e asiatici. Tuttavia il sistema si mostrò sempre più fragile e vicino al collasso, accentuando il carattere repressivo, e anche gli Stati Uniti, tradizionali alleati dei bianchi sostenitori dell'apartheid, cominciarono a unirsi alle richieste di democrazia.[7] L'apartheid durò sinché il successore di Botha, Frederik Willem de Klerk, al governo fino al 1994, intraprese la via della riforma, liberando e chiamando al suo fianco il capo dell'ANC Nelson Mandela e smantellando nel 1991 l'intero sistema della segregazione razziale. Gravi scontri avvennero però tra gli zulu del Partito della Libertà Inkata guidati dal Re Goodwill Zwelithini kaBhekuzulu e dal segretario del partito Mangosuthu Buthelezi, che desideravano essere gli unici interlocutori di De Klerk, e gli xhosa dell'ANC, che alla fine ebbero la meglio. Gli zulu si dovettero accontentare dell'istituzione di una provincia autonoma, il Kwazulu-Natal, nell'ambito della riforma amministrativa all'inizio del 1994, che riunì le vecchie quattro province e i dieci bantustan in nove province.

    Le elezioni del 1994 e la fine dell'apartheid
      Lo stesso argomento in dettaglio: Disuguaglianze post-apartheid in Sudafrica.

    Il 27 aprile 1994 si tennero le prime elezioni democratiche con suffragio esteso a tutte le etnie, in cui venne eletto presidente il capo dell'ANC Nelson Mandela, cui successe poi Thabo Mbeki nel 1999. Il periodo di transizione dal regime dell'apartheid al nuovo corso politico fu gestito da un tribunale speciale istituito nel 1995 a Città del Capo, la Commissione per la Verità e la Riconciliazione (Truth and Reconciliation Commission, TRC).

    Le condizioni di vita per i neri restano tuttavia ancora molto difficili, permanendo varie situazioni di disuguaglianza; il governo sudafricano ha dovuto accettare le politiche economiche del Fondo Monetario internazionale: si è fatto carico di pagare il debito internazionale creato dai precedenti governi anche privatizzando molte imprese nazionali. I servizi sociali (acqua, istruzione, sanità) non sono riconosciuti a tutti. Nelle periferie urbane i poveri non sono ancora cittadini a tutti gli effetti.

    Nel maggio del 2008 sollevazioni popolari provocarono più di 60 morti.[8] Il Centre on Housing Rights and Evictions, organizzazione internazionale che si occupa di diritto all'abitazione e di sfratti, ha stimato che oltre 100 000 siano state cacciate dalle loro case in seguito ad attacchi xenofobi.[9] Vittime degli attacchi sono state soprattutto i migranti legali e illegali e i richiedenti asilo, ma un terzo delle persone colpite era formato da cittadini sudafricani.[8] In seguito a un sondaggio del 2006, il South African Migration Project ha concluso che i sudafricani sono la nazione più contraria all'immigrazione.[10] Nel 2008 l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha dichiarato che 200 000 persone avevano richiesto asilo in Sudafrica, quasi quattro volte rispetto all'anno prima.[11] I richiedenti asilo provenivano perlopiù dallo Zimbabwe, con presenze significative di persone del Burundi, della Repubblica Democratica del Congo, del Ruanda, dell'Eritrea, dell'Etiopia e della Somalia.[11] La scarsità di impiego, opportunità economiche, servizi pubblici e abitazioni ha causato tensioni tra i rifugiati e i residenti.[11] Benché la xenofobia in Sudafrica continui a essere un problema, nel 2011 l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha dichiarato che le recenti violenze non erano così diffuse come inizialmente si era temuto.[11]

    Alcuni osservatori nel 2020 hanno commentato che il Sudafrica si stia avviando a diventare uno stato fallito[12] con una spesa pubblica insostenibile, alta disoccupazione, alti tassi di criminalità, corruzione, imprese pubbliche sull'orlo del fallimento e infrastrutture a rischio di crollo.[13][14][15] Nel 2022, il World Economic Forum ha dichiarato che il Sudafrica rischia di crollare e ha identificato i cinque pericoli principali che il Paese deve affrontare.[16] Il direttore generale del Tesoro sudafricano, Dondo Mogajane, ha dichiarato che, "il Sudafrica sta mostrando i segni di uno stato fallito, come Paesi come Sierra Leone e Liberia".[16] L'ex ministro Jay Naidoo ha dichiarato che il Sudafrica è in una situazione grave e mostra le caratteristiche di uno stato fallito, con tassi di disoccupazione record e la difficoltà per molti giovani di riuscire a trovare lavoro in tutta la loro vita.[17] Secondo l'economista Dawie Roodt il Sudafrica attraversa una grave crisi dopo che per dieci anni i Sudafricani si sono impoveriti, 32 milioni di loro ricevono il proprio reddito dallo Stato e lo Stato non può più mantenerli.[18] Neal Froneman, amministratore delegato di Sibanye-Stillwater, ha detto che la criminalità è fuori controllo e i metodi mafiosi negli appalti sono divenuti la norma, mentre il governo non sta facendo niente per contrastare il fenomeno.[19]

    ^ Homo naledi, scoperta in Sudafrica una nuova specie di ominide: un nostro cugino più "vecchio" di Alessandra Brorella, da repubblica.it, 10 settembre 2015., su repubblica.it. URL consultato il 2 ottobre 2019 (archiviato il 2 ottobre 2019). ^ Valsecchi P., Sudafrica, in Dizionario di Storia, il Saggiatore–B-Mondadori, Milano 1993. ^ Copia archiviata, su monde-diplomatique.fr. URL consultato il 20 novembre 2019 (archiviato il 29 ottobre 2019). ^ Bantu Education, «Policy for the Immediate Future», Dichiarazione del Dr. Verwoerd, 1954 ^ Bantustan, «Britannica Online», su britannica.com. URL consultato il 4 maggio 2019 (archiviato il 29 aprile 2015). ^ A. Booth, Swaziland (1984). ^ Vittoria Calvani, L'età del disordine mondiale, in Il gusto della storia, Milano, A. Mondadori scuola, 2007, ISBN 978-88-247-2349-7. ^ a b (EN) Broke-on-Broke Violence, su slate.com, 20 giugno 2008. URL consultato il 6 luglio 2011 (archiviato l'8 settembre 2011). ^ COHRE statement on Xenophobic Attacks, su abahlali.org. URL consultato il 6 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 18 gennaio 2012). ^ (EN) Southern African Migration Project, Institute for Democracy in South Africa e Queen's University, The perfect storm: the realities of xenophobia in contemporary South Africa (PDF), a cura di Jonathan Crush, Idasa, 2008, p. 1, ISBN 978-1-920118-71-6. URL consultato il 26 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 30 luglio 2013). ^ a b c d (EN) United Nations High Commissioner for Refugees, UNHCR Global Appeal 2011 – South Africa, su unhcr.org, UNHCR. URL consultato il 30 ottobre 2011 (archiviato l'11 maggio 2013). ^ (EN) Anthony Sguazzin, South Africa heading towards becoming a failed state: Report, su Aljazeera, 10 settembre 2020. ^ (EN) South Africa, Failed State?, su linkedin.com. ^ (EN) South Africa is slowly collapsing, su BusinessTech, 14 novembre 2022. URL consultato il 30 dicembre 2022. ^ (EN) Crime 'worrying' in South Africa: 7,000 murdered in three months, su Aljazeera, 23 novembre 2022. ^ a b (EN) Tom Head, South Africa 'at risk of STATE COLLAPSE' - according to top experts, su The South African, 12 gennaio 2022. ^ (EN) South Africa showing signs of a failed state, su My Broadband, 13 ottobre 2022. URL consultato il 30 dicembre 2022. ^ South Africa is in deep trouble, warns economist, su My Broadband, 21 settembre 2022. URL consultato il 30 dicembre 2022. ^ (EN) South Africa is practically a failed state: CEO, su BusinessTech, 8 marzo 2022. URL consultato il 30 dicembre 2022.
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