Contesto di Slovacchia

La Slovacchia (Slovàcchia), ufficialmente Repubblica Slovacca (in slovacco Slovensko o Slovenská republika) è uno Stato senza sbocco al mare costituito come repubblica parlamentare, situato nell'Europa centro-orientale. Ha una popolazione di più di 5 milioni di abitanti e un'area di circa 49.000 chilometri quadrati. La città più grande è anche la capitale, Bratislava, e la seconda città più grande è Košice. Confina con la Repubblica Ceca a nord-ovest, con la Polonia a nord, con l'Ucraina a est, con l'Ungheria a sud e con l'Austria a sud-ovest. È uno Stato membro dell'Unione europea, della NATO, delle Nazioni Unite, dell'OCSE e dell'OMC. La lingua ufficiale è lo slovacco, lingua appartenente al ceppo delle lingue slave.

Gli slavi arrivarono in quello che oggi è il territorio slovacco tra il V ed il VI secolo durante le invasioni barbariche. Nel corso della storia, diverse parti del territorio attuale appartennero al Regno di Samo (il primo en...Leggi tutto

La Slovacchia (Slovàcchia), ufficialmente Repubblica Slovacca (in slovacco Slovensko o Slovenská republika) è uno Stato senza sbocco al mare costituito come repubblica parlamentare, situato nell'Europa centro-orientale. Ha una popolazione di più di 5 milioni di abitanti e un'area di circa 49.000 chilometri quadrati. La città più grande è anche la capitale, Bratislava, e la seconda città più grande è Košice. Confina con la Repubblica Ceca a nord-ovest, con la Polonia a nord, con l'Ucraina a est, con l'Ungheria a sud e con l'Austria a sud-ovest. È uno Stato membro dell'Unione europea, della NATO, delle Nazioni Unite, dell'OCSE e dell'OMC. La lingua ufficiale è lo slovacco, lingua appartenente al ceppo delle lingue slave.

Gli slavi arrivarono in quello che oggi è il territorio slovacco tra il V ed il VI secolo durante le invasioni barbariche. Nel corso della storia, diverse parti del territorio attuale appartennero al Regno di Samo (il primo ente politico conosciuto degli Slavi), al Principato di Nitra, alla Grande Moravia, al Regno d'Ungheria, all'Impero austro-ungarico e alla Cecoslovacchia. Il 30 ottobre 1918 venne approvata la Dichiarazione di Martin o Dichiarazione del popolo slovacco. Uno Stato slovacco indipendente è esistito brevemente durante la seconda guerra mondiale, quale Stato fantoccio della Germania nazista dal 1939 al 1944. Dal 1945 la Slovacchia tornò a far parte nuovamente della Cecoslovacchia. La Repubblica Slovacca e la Repubblica Ceca sono nate il 1º gennaio 1993 dalla divisione, sancita dal parlamento della Cecoslovacchia, che già dal 1990 aveva assunto il nome di Repubblica Federale Ceca e Slovacca.

La Slovacchia rientra nel gruppo degli Stati avanzati. Nel 2004 è entrata a fare parte dell'Unione europea e nel 2009 ha adottato l'euro. La Slovacchia, la Slovenia, l'Estonia, la Lettonia, la Lituania e la Croazia sono gli unici Stati del passato blocco orientale a far parte allo stesso tempo dell'Unione europea, dell'eurozona, della zona Schengen e della NATO.

Di più Slovacchia

Informazioni di base
  • Moneta Corona slovacca
  • Nome originale Slovensko
  • Prefisso telefonico +421
  • Dominio Internet .sk
  • Mains voltage 230V/50Hz
  • Democracy index 6.97
Population, Area & Driving side
  • Popolazione 5449270
  • La zona 49035
  • Lato guida right
Cronologia
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    Dopo la prima guerra mondiale la Slovacchia subì un periodo di influenza comunista, che portò alla fondazione - sul modello dell'esperienza di Béla Kun - della Repubblica sovietica slovacca, che durò solo pochi giorni: già dal luglio 1918 infatti, una volta crollato il regime sovietico, il Paese si unì a Boemia e a Moravia, costituendo la Cecoslovacchia, insieme ai Cechi, a cui gli Slovacchi però non si sentivano poi così affini, e con forte connotazione antiungherese (elemento ancora oggi persistente nell'identità slovacca) per via del comportamento arrogante e umiliante subito dagli slovacchi durante il lungo dominio di Budapest. Importante figura di spicco e esponente della Cecoslovacchia indipendente fu Milan Rastislav Štefánik.

    Il 14 marzo 1939, poco prima dell'annessione della Boemia e della Moravia da parte della Germania, il parlamento slovacco dichiarò l'indipendenza. Si instaurò un regime conservatore guidato dal parroco di Bánovce nad Bebravou Jozef Tiso, che diventò Presidente della Repubblica e segretario del Partito Popolare Slovacco di Hlinka, fondato dall'abate Andrej Hlinka, fautore dell'autonomia slovacca. Gli storici chiamano questa entità statale con il nome di Prima repubblica slovacca, per distinguerla dalla seconda (quella attuale).

    Dopo la seconda guerra mondiale la Slovacchia passò sotto la zona d'influenza sovietica, perse la sua indipendenza, e venne ricostituita la Cecoslovacchia, sebbene con la perdita dei territori della Rutenia subcarpatica annessi all'Ucraina, allora parte dell'Unione Sovietica. Durante il periodo dal 1969 al 1990 la repubblica assunse il nome di Repubblica Socialista Slovacca, pur restando insieme alla repubblica socialista ceca in un'unione federale detta RS cecoslovacca.

    Ruolo del Partito Comunista (1948–1989)

    Dopo la seconda guerra mondiale, la Cecoslovacchia fu ricostituita e nel 1947 Jozef Tiso fu impiccato per collaborazionismo con i nazisti. Più di 80.000 ungheresi[1] e 32.000 tedeschi[2] furono costretti a lasciare la Slovacchia in seguito ai trasferimenti di popolazione iniziata dagli Alleati alla Conferenza di Potsdam.[3] Questa espulsione è ancora fonte di tensione fra Slovacchia e Ungheria.[senza fonte] Su circa 130.000 Tedeschi Carpatici in Slovacchia nel 1938, nel 1947 ne rimasero solamente 20.000[4].

    La Cecoslovacchia entrò sotto l'influenza dell'Unione Sovietica e nel Patto di Varsavia dopo il colpo di Stato del 1948. Nel 1968 il Paese fu occupato dalle Forze del Patto di Varsavia (con l'eccezione della Romania) ponendo fine al periodo di liberalizzazione che era stato inaugurato sotto la guida di Alexander Dubček. Nel 1969 la Cecoslovacchia divenne una federazione con la Repubblica Socialista Ceca e la Repubblica Socialista Slovacca.[5]

    Indipendenza

    Il 17 luglio 1992 il Consiglio nazionale slovacco proclamò la Dichiarazione d'indipendenza della Repubblica Slovacca. Il 1º gennaio 1993 la Slovacchia si separò dalla Federazione cecoslovacca, costituendo una repubblica autonoma e indipendente a tutti gli effetti. Protagonista del processo che portò all'indipendenza slovacca fu Vladimír Mečiar, a lungo anche Primo ministro del giovane Stato. Spesso accusato di demagogia, Mečiar cadde nel 1999. Si ripropose poi nelle elezioni presidenziali del 2004 perdendole però al ballottaggio in favore del nuovo uomo politico emergente Ivan Gašparovič. La Slovacchia ha vissuto in un ambiguo clima generale, che oscillava tra l'euforia e la preoccupazione per le crescenti disparità sociali: è in piena ascesa dopo l'entrata nell'Unione europea e successivamente nell'euro.

    Contrasti con la minoranza ungherese

    Dopo la dissoluzione della Federazione cecoslovacca il nazionalismo slovacco assunse una valenza anti-ungherese. Le pressioni della comunità internazionale e le preoccupazioni legate ai rischi di un fallimento del processo di integrazione del Paese nell'UE hanno però mitigato le concrete manifestazioni di discriminazione. Nel 1995 si arrivò a un “trattato di buon vicinato e amichevole collaborazione” tra Ungheria e Slovacchia. Quest'ultima però ne dette un'interpretazione restrittiva, mantenendo lo slovacco come lingua ufficiale del Paese, in netto contrasto con l'impegno - assunto nell'accordo - di difendere i diritti della consistente minoranza magiara, fra i quali il pieno riconoscimento del diritto all'insegnamento nella propria lingua madre, oltre che all'uso nei procedimenti amministrativi e nei documenti. La riorganizzazione del territorio operata dalla legge del primo gennaio 1997 - che ha portato il numero delle regioni da 4 a 8 (con 79 province) - ha poi inciso negativamente sulla possibilità di ottenere qualche diritto in più (magari sul modello sudtirolese) da parte della minoranza ungherese, che adesso si trova divisa in quattro regioni[6]. Tale carattere anti-ungherese è stato poi successivamente rinnovato, per esempio dalla nuova legge sulle lingue minoritarie, il cui uso pubblico è stato vietato e sanzionato con pesanti multe (fino a 5000 euro)[7], e, in risposta alla legge ungherese che considera cittadini della nazione anche coloro che vivono al di fuori del Paese, con l'annullamento della cittadinanza slovacca se un cittadino della nazione ne richiede un'altra.

    ^ Management of the Hungarian Issue in Slovak Politics, su academia.edu. URL consultato il 12 dicembre 2015. ^ (SK) Nemecká menšina na Slovensku po roku 1918 [German minority in Slovakia after 1918], su saske.sk, 20 giugno 2008. URL consultato il 16 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 20 giugno 2008). ^ David Rock e Stefan Wolff, Coming home to Germany? The integration of ethnic Germans from central and eastern Europe in the Federal Republic, New York; Oxford, Berghahn, 2002. ^ Dr. Thomas Reimer, Carpathian Germans history, su mertsahinoglu.com. URL consultato il 16 ottobre 2010. ^ (CS) Legge costituzionale del 27 ottobre 1968 ^ Claudio Cerreti e Nadia Fusco, Geografia e minoranze, Carocci, Roma, 2007, 136-141 ^ Hovorte po slovensky!, Slovakia criminalises the use of Hungarian, The Economist, 2009
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