Contesto di Madagascar

Il Madagascar (AFI: /madaɡaˈskar/), ufficialmente Repubblica del Madagascar, è uno Stato insulare situato nell'oceano indiano, al largo della costa orientale dell'Africa di fronte al Mozambico.

L'isola principale, anch'essa chiamata Madagascar, è la quarta più grande isola del mondo. Ospita il 5% delle specie animali e vegetali del mondo, l'80% delle quali sono endemiche del Madagascar. Fra gli esempi più noti di questa eccezionale biodiversità ci sono l'ordine dei lemuri, le oltre 250 specie di rane, le numerose specie di camaleonti e i tipici baobab.

L'aggettivo associato al Madagascar (usato per indicarne la lingua nativa, le etnie e la cittadinanza) è malgascio. La lingua malgascia è la prima lingua del Madagascar, ma la popolazione parla correntemente anche il francese (a seguito del passato coloniale dell'isola).

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Il Madagascar (AFI: /madaɡaˈskar/), ufficialmente Repubblica del Madagascar, è uno Stato insulare situato nell'oceano indiano, al largo della costa orientale dell'Africa di fronte al Mozambico.

L'isola principale, anch'essa chiamata Madagascar, è la quarta più grande isola del mondo. Ospita il 5% delle specie animali e vegetali del mondo, l'80% delle quali sono endemiche del Madagascar. Fra gli esempi più noti di questa eccezionale biodiversità ci sono l'ordine dei lemuri, le oltre 250 specie di rane, le numerose specie di camaleonti e i tipici baobab.

L'aggettivo associato al Madagascar (usato per indicarne la lingua nativa, le etnie e la cittadinanza) è malgascio. La lingua malgascia è la prima lingua del Madagascar, ma la popolazione parla correntemente anche il francese (a seguito del passato coloniale dell'isola).

Ecoturismo e agricoltura, maggiori investimenti nel campo dell'istruzione, della sanità e le imprese private, sono gli elementi chiave dell'economia malgascia. Sotto il governo di Ravalomanana, questi investimenti hanno prodotto una sostanziale crescita economica, ma i benefici non sono stati equamente distribuiti tra la popolazione, producendo tensioni in merito al crescente costo della vita e declino del tenore di vita tra i poveri e alcuni segmenti della classe media. Nel 2005 il Paese ha annunciato di aver scoperto giacimenti di petrolio, risorsa che potrebbe avere un ruolo importante nella crescita economica dell'isola africana; comunque al 2017 il Paese è ancora economicamente tra i più poveri e la qualità della vita rimane bassa per la maggior parte della popolazione.

Di più Madagascar

Informazioni di base
  • Moneta Ariary malgascio
  • Prefisso telefonico +261
  • Dominio Internet .mg
  • Mains voltage 220V/50Hz
  • Democracy index 5.7
Population, Area & Driving side
  • Popolazione 25570895
  • La zona 587295
  • Lato guida right
Cronologia
  •   Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Madagascar.

    Si ritiene che il Madagascar si sia staccato dal supercontinente di Gondwana, e quindi dall'Africa a ovest e dall'India a est, circa 140 milioni di anni fa. Il conseguente isolamento è testimoniato dallo straordinario grado di endemismo delle specie animali e vegetali dell'isola. I primi uomini a giungere sull'isola, fra 2000 e 1500 anni fa, erano probabilmente di origine indonesiana e malese; da questi primi coloni discendono le etnie malgasce dai tratti somatici e culturali più evidentemente asiatico-indonesiani, come i Merina che abitano l'altopiano centrale. Successivamente, dall'Africa partirono flussi migratori di popoli bantu, che diedero origine a etnie come i Sakalava nell'ovest e i Bara nel sud dell'isola; tuttavia, i loro originari linguaggi africani furono abbandonati in favore della lingua malgascia, per esigenze di comunicazione con gli altri popoli dell'isola.

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      Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Madagascar.

    Si ritiene che il Madagascar si sia staccato dal supercontinente di Gondwana, e quindi dall'Africa a ovest e dall'India a est, circa 140 milioni di anni fa. Il conseguente isolamento è testimoniato dallo straordinario grado di endemismo delle specie animali e vegetali dell'isola. I primi uomini a giungere sull'isola, fra 2000 e 1500 anni fa, erano probabilmente di origine indonesiana e malese; da questi primi coloni discendono le etnie malgasce dai tratti somatici e culturali più evidentemente asiatico-indonesiani, come i Merina che abitano l'altopiano centrale. Successivamente, dall'Africa partirono flussi migratori di popoli bantu, che diedero origine a etnie come i Sakalava nell'ovest e i Bara nel sud dell'isola; tuttavia, i loro originari linguaggi africani furono abbandonati in favore della lingua malgascia, per esigenze di comunicazione con gli altri popoli dell'isola.

    Gli arabi scoprirono l'isola prima degli europei e iniziarono a fondare insediamenti in Madagascar intorno al X o XI secolo, soprattutto con l'intento di commerciare gli schiavi. Gli arabi ebbero numerosi contatti con le popolazioni del luogo e numerosi elementi della cultura malgascia (come le pratiche astrologiche degli ombiasy, o i nomi dei mesi in lingua malgascia) testimoniano di questa antica influenza araba. Etnie malgasce come gli Antemoro e gli Antanosy discendono dai coloni arabi e praticano ancora oggi la fede dell'islam.

    Gli Europei vennero a sapere dell'esistenza del Madagascar da fonti asiatiche o arabe; lo stesso Marco Polo cita quest'isola sconosciuta e misteriosa nel suo Milione.

    «Mandegascar si è una isola verso mezzodí, di lungi da Scara intorno da 1.000 miglia. Questi sono saracini ch'adorano Malcometo; questi ànno 4 vescovi – cioè 4 vecchi uomini –, ch'ànno la signoria di tutta l'isola. E sapiate che questa è la migliore isola e la magiore di tutto il mondo, ché si dice ch'ella gira 4.000 miglia. È vivono di mercatantia e d'arti. Qui nasce piú leofanti che in parte del mondo; e per tutto l'altro mondo non si vende né compera tanti denti di leofanti quanto in questa isola ed in quella di Zaghibar. E sapiate che in questa isola non si mangia altra carne che di camelli, e mangiavisene tanti che non si potrebbe credere; e dicono che questa carne di camelli è la piú sana carne e la migliore che sia al mondo.»

    (cap. 186, Dell'isola di Madegascar)

    L'isola fu poi avvistata fortuitamente da Diogo Dias, che era stato portato fuori rotta da una tempesta mentre rientrava dalle Indie diretto in Mozambico. Successivamente, i portoghesi, vi fondarono alcune colonie sulla costa meridionale dell'isola e sull'Isola San Lorenzo, francesi e olandesi tentarono di creare insediamenti stabili sull'isola; le malattie e l'ostilità degli indigeni si rivelarono però ostacoli insormontabili.

    Rimasto fuori dalla sfera di influenza delle grandi potenze europee, il Madagascar del XVI e XVII secolo divenne il rifugio ideale per i pirati che depredavano le flotte mercantili in transito per le Indie.

    Il colonialismo e la conseguente crescita della richiesta di schiavi da parte delle potenze europee influì pesantemente sugli equilibri interni del Madagascar. Alcuni clan malgasci iniziarono a trafficare in schiavi con l'Europa, ricevendo in cambio oro e armi da fuoco. Questo afflusso di ricchezza portò alla formazione dei primi regni dell'isola; in particolare, i Sakalava dell'ovest diedero vita ai regni di Menabe e di Boina e gli Zana-Malata, etnia di origine mista indonesiano-europea, riuscirono a unificare tutto l'est nel regno dei Betsimisaraka.

    A questi regni si aggiunse nel XVIII secolo quello dei Merina, unificati nel regno di Andrianampoinimerina, collocando la sua capitale ad Antananarivo. Il suo successore, Radama I, strinse accordi strategici con gli inglesi, ottenendone l'appoggio militare ed economico in cambio di una serie di favori volti a ostacolare la presenza francese nella zona. Nel 1824 Radama estese i propri domini fino alle coste, diventando il primo sovrano del regno del Madagascar.

     Mappa del Madagascar nel 1888

    I diversi re Merina che si susseguirono dopo Radama I ebbero atteggiamenti alternanti fra la chiusura nazionalista e tradizionalista (Ranavalona I) e il filo-europeismo (Radama II), orientato in diverse epoche più verso gli inglesi o più verso i francesi. Nel 1885, nel contesto della spartizione coloniale dell'Africa, gli inglesi rinunciarono a qualsiasi pretesa nei confronti del Madagascar, lasciando il campo libero ai francesi. Nel 1885, al termine della prima spedizione francese in Madagascar, la Francia dichiarò il Madagascar un proprio protettorato; un tentativo di resistenza della regina Ranavalona III fu stroncato dalla presa della capitale Antananarivo da parte delle truppe francesi nel 1895.

    La conquista guidata dall'amministrazione francese durò più di quindici anni, in risposta ai guerriglieri rurali sparsi per il paese. In totale, la repressione di questa resistenza alla conquista coloniale fece tra le 100 000 e le 700 000 vittime malgasce, secondo le fonti[1]

    Enormi concessioni minerarie e di disboscamento furono concesse alle grandi imprese. Anche ai leader indigeni fedeli all'amministrazione francese venne concessa una parte del territorio. Il lavoro forzato venne introdotto a favore delle imprese francesi. La colonizzazione fu accompagnata anche dalla costruzione di strade e scuole.[1]

    Durante la prima guerra mondiale, quasi 50 000 malgasci combatterono nell'esercito francese.

    Tuttavia, il periodo coloniale fu accompagnato da movimenti in lotta per l'indipendenza: il Menalamba, il Vy Vato Sakelika, il MDRM. Nel 1927 ad Antananarivo furono organizzate grandi manifestazioni, in particolare su iniziativa dell'attivista comunista François Vittori, che fu imprigionato in seguito a queste azioni. Gli anni '30 videro il movimento anti-coloniale malgascio acquistare ulteriore slancio. Il sindacalismo malgascio cominciò ad apparire in forma sotterranea e si formò il Partito Comunista della Regione Madagascar. Tuttavia già nel 1939 tutte le organizzazioni vennero sciolte dall'amministrazione della colonia, che optò per il regime di Vichy.[1]

    Durante la seconda guerra mondiale, truppe malgasce combatterono in Francia, Siria e Marocco. Quando la Francia cadde in mano ai tedeschi, il Madagascar passò sotto il controllo del governo di Vichy; alcuni vertici del NSDAP progettavano di deportare tutti gli ebrei europei in Madagascar. Nel 1942 l'isola fu occupata dai britannici, i quali, dopo la firma dell'armistizio, garantirono il mantenimento della sovranità francese sull'intera isola,[2] affidandone l'amministrazione al generale della Francia Libera Paul Legentilhomme.[3]

    Il ritorno dei combattenti malgasci arruolati durante la seconda guerra mondiale, le misere condizioni di vita delle popolazioni indigene e l'attività dei movimenti anti-colonialisti favorirono l'aspirazione all'indipendenza, portando allo scoppio dell'insurrezione. Nel 1947 una rivolta indipendentista tenne impegnate per molti mesi le forze francesi. La rivolta fu stroncata brutalmente (si parla di 60 000 – 100 000 morti).[4] La repressione fu accompagnata da esecuzioni sommarie, torture, raggruppamenti forzati e incendi di villaggi. L'esercito francese sperimentò la "guerra psicologica": i sospetti venivano lanciati, vivi, dagli aerei per terrorizzare gli abitanti dei villaggi nelle zone di operazione.[1]

    Nei primi anni 1950 la Francia diede inizio a una serie di riforme che consentirono al Madagascar la transizione verso l'indipendenza. Il 14 ottobre 1958 nacque ufficialmente la Repubblica del Madagascar nell'ambito della Communauté Française. Il 26 giugno 1960, finalmente, il Madagascar divenne indipendente, con Philibert Tsiranana come primo presidente.

    Tsiranana condusse una politica apertamente filo-francese, volta essenzialmente a preservare lo status quo, causando un malcontento diffuso fra la popolazione malgascia. Dopo l'abbandono di Tsiranana e un breve periodo di transizione, il potere passò nelle mani di Didier Ratsiraka, che modificò profondamente lo stato e la politica estera malgascia in direzione di un socialismo filo-sovietico, rinominando il paese in "Repubblica Democratica del Madagascar". Il partito di Ratsiraka divenne l'unico partito legalmente riconosciuto nel 1977 e la libertà di stampa fu fortemente ridotta.

    Il regime di Ratsiraka iniziò a vacillare negli anni 1980, sotto la pressione di una forte crisi economica e del crescente isolamento internazionale del paese. Ratsiraka modificò gradualmente la propria politica, fino a indire le prime elezioni multi-partitiche nel 1993. Ratsiraka e il suo principale rivale, Albert Zafy, si alternarono alla guida del paese fino al 2001.

    Le elezioni del 2001, che vedevano contrapposti ancora Ratsiraka e Marc Ravalomanana, si conclusero con reciproche accuse di brogli e con scontri, anche armati, nel Paese. Ne uscì vittorioso Ravalomanana e Ratsiraka fu costretto all'esilio. Nemmeno questa legislatura ebbe però buon esito: il 17 marzo 2009 avvenne nuovamente un colpo di Stato. Il trentaquattrenne leader dell'opposizione, Andry Rajoelina, si pose al comando dell'esercito e assediò, per poi conquistare, il palazzo presidenziale, costringendo il presidente Ravalomanana a dimettersi, acquisendo in toto il potere. Tutte le più importanti organizzazioni internazionali, a partire dall'Unione europea, l'Unione Africana e l'ONU, si opposero al rovesciamento politico, ottenuto tramite la forza.[5]

    Le elezioni presidenziali tenutesi nel dicembre 2013 videro la vittoria di Hery Rajaonarimampianina, proclamato presidente poche settimane dopo[6].

    ^ a b c d (FR) 1947, un massacre colonial français à Madagascar, su L'Humanité, 29 marzo 2017. URL consultato il 1º gennaio 2020 (archiviato il 1º gennaio 2020). ^ Biagi 1995 vol. III, p. 951. ^ Second World War Books: History Page, su stonebooks.com. URL consultato il 24 maggio 2020 (archiviato il 5 gennaio 2017). ^ (DE) Rivolta indipendentista malgascia - Universität Hamburg Archiviato il 1º gennaio 2007 in Internet Archive. ^ Madagascar, il presidente si è dimesso Il potere nelle mani dei militari - Corriere della Sera, su corriere.it. URL consultato il 17 marzo 2009 (archiviato il 20 marzo 2009). ^ Arrêt n°10 de la Cour électorale spéciale portant proclamation des résultats définitifs du second tour de l'élection présidentielle du 20 décembre 2013, su hcc.gov.mg. URL consultato il 12 febbraio 2015 (archiviato il 4 febbraio 2015).
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