Contesto di Isole Canarie

Le Isole Canarie (in spagnolo: Islas Canarias) sono un grande arcipelago situato nell'oceano Atlantico al largo dell'Africa nord-occidentale, composto da sette isole maggiori e altre isolette minori, tutte di origine vulcanica, che formano una comunità autonoma della Spagna. Grazie alla posizione geografica, le Canarie sono la regione più meridionale e più occidentale della Spagna. È anche una delle otto regioni con particolare considerazione di nazionalità storica riconosciute come tali dal governo spagnolo.

Il ruolo di capoluogo è condiviso tra Santa Cruz de Tenerife e Las Palmas de Gran Canaria; fino al 1927 il capoluogo canario era soltanto Santa Cruz.

Di più Isole Canarie

Informazioni di base
  • Dominio Internet .ic
Population, Area & Driving side
  • Popolazione 2172944
  • La zona 7447
Cronologia
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     Idolo di Tara conservato nel Museo CanarioAntichità

    I primi resoconti storicamente credibili di viaggi attraverso lo stretto di Gibilterra nell'Atlantico risalgono ai cartaginesi Annone e Imilcone (entrambi i resoconti sono oggi perduti) databili al V secolo a.C.. A questi seguono la descrizione della costa (Periplus) dello Pseudo-Scilace e di Pitea, citate da Erodoto. Erodoto riporta anche nelle sue storie che i Fenici avevano circumnavigato l'Africa intorno al 600 a.C. per conto del faraone egiziano Necao II, da est a ovest. Poiché Erodoto scrive che i Fenici riferirono di aver visto temporaneamente il sole dall'altra parte del cielo, i naviganti devono aver effettivamente almeno attraversato l'equatore.

    Le fonti romane menzionano le Canarie per la prima volta espressamente in epoca imperiale, precisamente in Pomponio Mela e Plinio il Vecchio; le identificarono come le Isole Fortunate. Plinio il Vecchio distingue nettamente le relativamente note Isole Fortunate dalle Isole Gorgadi (ovvero le isole di Capo Verde) e dalle Esperidi. A nord delle Canarie, secondo Plinio il Vecchio, si trovano le isole di Atlantide (Madeira) e le Isole Purpurae. I nomi delle isole che sono riportati da Plinio erano Junonia (Fuerteventura), Canaria (Gran Canaria), Ninguaria (Tenerife), Junonia Major (La Palma), Pluvialia (El Hierro), e Capraria (La Gomera). Lanzarote e Fuerteventura, le due isole Canarie più orientali, erano solo menzionate come l'arcipelago delle Purpurae Insulae, ossia le "isole viola". Il nome complessivo di Canarie e in specifico dell'isola Canaria, non ha un'origine chiara. Una possibilità è che derivi dal latino canis, cane e che sia collegato alla presenza sulle isole di grandi quantità di cani, riferita per la prima volta da Plinio il Vecchio. Un'altra possibilità per l'origine del nome dell'arcipelago, più accreditata presso gli storici della cultura canaria e della cultura amazigh del Nord Africa, è quella riguardante la spedizione voluta dal principe Giuba II: questi nel suo trattato Lybika, che ci è giunto frammentario[1], menziona, fra le popolazioni sulla catena montuosa dell'Atlante, la tribù dei canarii.[2]

    Ci sono molte speculazioni e ipotesi sulle origini degli abitanti nativi delle Isole Canarie, gli antichi canari, noti generalmente come Guanci, ma anche sul modo in cui sono arrivati nelle isole. Reperti archeologici a Lanzarote che risalgono al X secolo a.C., fanno ipotizzare che i primi coloni fossero originari dell'area culturale fenicio-punica e che si stabilissero presumibilmente con una base commerciale su quest'isola all'incirca nello stesso periodo dell'insediamento di Lixus e Gades (intorno al X sec. a.C.). All'inizio, questi non erano insediamenti in grado di sostenersi da soli, ma dipendevano da contatti regolari con la regione mediterranea.[3]

    Grazie ai ritrovamenti archeologici, l'insediamento permanente sulla maggior parte delle isole può essere identificato al più tardi dal III secolo a.C.. È molto probabile che i coloni provenissero dalle aree del Nord Africa e della Spagna meridionale, che erano allora sotto la sovranità romana. In un processo continuo, diversi gruppi di coloni furono portati nelle isole con l'attrezzatura necessaria. Reperti archeologici dimostrano che almeno tra il I secolo a.C. e il III secolo d.C., c'erano stretti legami economici tra le Isole Canarie e parti dell'area culturale romana. Dalla crisi dell'Impero Romano del III secolo, questi rapporti si sono ridotti sempre di più fino a quando non sono stati completamente interrotti al più tardi nel IV secolo. Poiché gli abitanti delle isole non avevano abilità nella costruzione navale e nessuna conoscenza della navigazione, anche le relazioni tra le isole si interruppero in questo momento.

    Nel periodo dal IV secolo fino alla riscoperta delle Isole Canarie da parte degli europei nel XIV secolo, diverse culture si sono sviluppate indipendentemente l'una dall'altra sulle singole isole. Sebbene fossero basati sugli stessi principi, avevano così tante caratteristiche proprie per cui non si può parlare di una "cultura guanci delle Isole Canarie".

    C'era la cultura dei Majos a Lanzarote, quella dei Majoreros a Fuerteventura, quella dei Bimbaches a El Hierro, quella dei Gomeros a La Gomera, quella dei Canarios a Gran Canaria, dei Benahoaritas a La Palma e dei Guanches a Tenerife.

    La denominazione degli indigeni di tutte le isole con il nome degli indigeni dell'isola di Tenerife, come Guanci, ignora gli sviluppi culturali differenziati nelle diverse isole. Questa frammentazione culturale fu causato dalla diversità della topografia, della fertilità del suolo, del clima, dell'area delle isole e delle dimensioni della popolazione totale.[4]

    Contatto con gli europei  San Brandano, isola immaginaria a nord delle Canarie

    Benché le prospicienti coste africane siano state popolate durante l'Alto Medioevo da genti arabe e berbere di religione musulmana, non risulta che tali popoli abbiano conosciuto le isole Canarie, nonostante sia da supporre che gli antichi abitanti delle isole avessero origine nordafricana.

    Una delle leggende più popolari delle Canarie vedrebbe nel 516 la scoperta dell'isola di San Brandano (o San Borondón) da parte dell'abate irlandese San Brandano di Clonfert, che sarebbe stata considerata l'ottava isola dell'arcipelago, un'isola immaginaria che comparirebbe e scomparirebbe vicino a El Hierro, che fu continuamente indicata sulle antiche mappe da parte dei cartografi medievali[5].

    Si sa per certo che dal 1291 cominciarono a raggiungere l'arcipelago diverse spedizioni genovesi e, più tardi anche aragonesi, baleari e portoghesi. Un primo contatto diretto avvenne forse in occasione della guerra ispano-genovese condotta da Sancho IV di Castiglia contro il Marocco. Tuttavia, l'avvio di contatti sia pure saltuari è concordemente attribuito al genovese Lanzarotto Malocello, sotto il cui comando, attorno al 1312, approdò una nave sull'isola che da lui prende il nome: non si conoscono con certezza le motivazioni del suo sbarco, ma si è ritenuto che la Repubblica di Genova l'avesse inviato nell'area perché reperisse informazioni circa Ugolino e Vadino Vivaldi, esploratori genovesi che, cercando una via nuova per raggiungere le Indie assai prima della circumnavigazione dell'Africa da parte di Vasco da Gama e della traversata oceanica di Cristoforo Colombo, finirono dispersi.

    Nel 1341 una spedizione capitanata dal genovese Nicoloso da Recco e dal fiorentino Angiolino de' Corbizi esplorò tutto l'arcipelago per conto di Alfonso IV del Portogallo. Per la spedizione del 1341 possiamo contare su un reperto di eccezionale importanza: il De Canaria et insulis reliquis ultra Hispaniam in Oceano noviter repertis di Giovanni Boccaccio[6]. In quest'opera vengono descritti i Guanci e viene attestato anche il loro modo di computare. I Guanci, popolazione pacifica, parlavano lingue differenti a seconda dell'isola di appartenenza e incomprensibili tra di loro. Non conoscevano la navigazione ed è possibile che fossero anche etnicamente molto differenti da isola a isola. Quelli incontrati dalla spedizione di cui parla Boccaccio vivevano in Gran Canaria. Erano nudi, salvo per un sottanino di palma, con l'eccezione dei capi, che vestivano indumenti in pelle caprina tinti di giallo e rosso e cuciti con budella. Conoscevano l'allevamento (capre, pecore e cinghiali) e l'agricoltura, coltivando frutta (soprattutto fichi), ortaggi e legumi, frumento, orzo e biade da cui ricavavano farina che però consumavano sciolta nell'acqua, non conoscendo il pane. Vivevano in case costruite di pietre squadrate e legno e imbiancate all'interno. Adoravano una divinità maschile con in mano una palla, la cui statua fu trafugata dalla spedizione e portata in Portogallo assieme ad alcuni degli abitanti. L'anno dopo seguiva una spedizione di catalani.

    Dal momento che le popolazioni indigene non producevano nulla che permettesse un commercio lucrativo, le spedizioni puntavano soprattutto a catturare dei Guanci, destinati a essere venduti come schiavi, e, probabilmente, anche ad acquisire dell'estratto di Dracaena draco, conosciuto come sangue di drago, un pregiato colorante rosso. Tuttavia si pose subito il problema del possesso coloniale delle nuove terre. Nel 1344, ad Avignone, papa Clemente VI elesse principe delle isole Fortunate don Luiz de la Cerda, cugino del re portoghese Alfonso IV. A partire dalla fine del XIV secolo furono i Portoghesi che si sforzarono di più per ottenere la sovranità sulle isole, scontrandosi con le medesime intenzioni da parte della Castiglia.

    La spedizione di Jean de Béthencourt del 1402  Jean de Béthencourt

    Una volta conosciuta l'esistenza delle isole Canarie e il fatto che le sue popolazioni non erano cristiane, crebbe in Europa lo zelo di chi mirava a conquistarle e a cristianizzarle. Tra gli avventurieri che tentarono la conquista delle Canarie, vi fu il nobile normanno Jean de Béthencourt, che organizzò la prima grande spedizione di conquista. Era costituita da una varietà di avventurieri, alcuni provenienti dall'aristocrazia, come Gadifer de la Salle, che esercitò le funzioni di comandante in seconda, e Pierre Bontier, un francescano di Saint Jouin de Marnes, che poi officiò a Lanzarote nella chiesa di Saint Martial de Rubicon che sarebbe stata costruita dalla spedizione, e Jean le Verrier, un sacerdote che si sarebbe poi installato a Fuerteventura come vicario della cappella di Nostra Signora di Béthencourt, costruita anch'essa nel corso della spedizione. Questi ecclesiastici furono anche gli storici della spedizione, e registrarono gli avvenimenti in testi che sopravvivono ancor oggi e che, con modifiche e aggiunte, costituiscono la cronaca medievale Le Canarien (pubblicata in varie lingue). La spedizione partì il 1º maggio 1402 dal porto di La Rochelle, con scali a La Coruña e Cadice. La spedizione arrivò alle isole dirigendosi all'isola La Graciosa. Da qui si portò a Lanzarote dove sbarcò pacificamente il 30 giugno 1402, cominciando la costruzione di un forte cui diede il nome di Rubicon. Lasciando a una parte della spedizione l'incarico di difendere il nuovo forte, Bethencourt partì con Gadifer de la Salle diretto a Fuerteventura, ma fu obbligato a ritornare per vari motivi tra cui una mareggiata e la mancanza di viveri. Per la verità, a questi motivi si aggiungeva anche un'insubordinazione, una costante per tutta la permanenza nelle Canarie, che raggiunse il culmine il 25 novembre 1402, quando una parte della spedizione si ribellò prendendo come ostaggio Guardarifa, il re guance di Lanzarote, che era alleato di Bethencourt. Alla spedizione si unirono navi provenienti dalla Castiglia, dopo che Béthencourt fu tornato a Cadice per sollecitare un appoggio reale e dopo che gli venne concessa, il 10 gennaio 1403, la sovranità sulle isole (per cui era passato a chiamarsi Re delle Canarie). Béthencourt visiterà tutte le isole, ma senza riuscire a sottomettere la loro popolazione (gli ultimi Guanci si arrenderanno solo nel 1496).

    Frontespizio del Le Canarien, 1490, diario della spedizione di Jean de Béthencourt 

    Frontespizio del Le Canarien, 1490, diario della spedizione di Jean de Béthencourt

    Nave di Gadifer de La Salle durante la spedizione di Béthencourt del 1402, da Le Canarien 

    Nave di Gadifer de La Salle durante la spedizione di Béthencourt del 1402, da Le Canarien

    Conquista spagnola
      Lo stesso argomento in dettaglio: Conquista delle Isole Canarie.
     Battaglia di Acentejo durante la conquista delle Canarie Statua del capo guanci Bencomo

    Risolte le questioni di concorrenza con il Portogallo, le Canarie finirono senza problemi nell'orbita della Castiglia, che assumeva su di sé il compito di cristianizzare le isole. A partire dai due punti già acquisiti da Jean de Béthencourt, la conquista delle Canarie proseguì rapidamente, senza che ciò significasse la sottomissione delle popolazioni guance, in particolare nelle isole maggiori. Al momento dell'inizio della conquista castigliana, si calcola che vi fossero tra 30.000 e 35.000 Guanci a Tenerife e tra 30.000 e 40.000 a Gran Canaria, una popolazione piuttosto ragguardevole tenuto conto delle caratteristiche del territorio. Privi di imbarcazioni e di capacità bellica adeguata, dal momento che usavano pietre e bastoni contro forze che disponevano della migliore tecnologia europea, i Guanci furono costretti a ritirarsi sempre più verso le zone più alte e accidentate delle isole, lasciando il litorale aperto alla colonizzazione castigliana. Le popolazioni che si sottomettevano venivano battezzate e assimilate a forza. Un altro grave problema che afflisse i Guanci fu la loro mancanza di difese immunitarie contro le malattie che venivano portate dai colonizzatori. Le epidemie si susseguivano a ripetizione, provocando perdite irreparabili tra le file della popolazione, dal momento che il lungo isolamento nelle isole aveva lasciato i Guanci con un sistema immunitario impreparato nei confronti delle più comuni malattie europee. La resistenza guance finì per concentrarsi a Tenerife e Gran Canaria, dove la popolazione era più numerosa, e si concluse solo con lo sterminio delle ultime forze rifugiate nelle montagne. In questo contesto assunse particolare rilievo la resistenza a Gran Canaria, dove la lotta condotta sotto il comando di Doramas, un capo guance di origine plebea, costituì l'ultimo grande focolaio di ribellione. A partire dalla sconfitta di Doramas e dello sterminio dei resistenti a Orotava, la sottomissione fu inevitabile, e alcuni degli ultimi resistenti commisero un suicidio rituale, gettandosi dai dirupi. A partire da questo momento, i guanci vennero rapidamente assimilati, visto che, dopo la guerra e le malattie, la popolazione restante non poteva impedire una rapida commistione. Già a metà del XVI secolo la memoria dei Guanci cominciava a sparire. Oggi ben poco resta dei Guanci, anche se il nazionalismo canario tenta con tutte le forze di farne rivivere la memoria. Perfino lo studio delle loro mummie e dei loro resti archeologici è avanzato poco al confronto dello studio di altri popoli assai più remoti.

    Attacco della flotta olandese di Pieter van Der Does a Las Palmas, 1599 

    Attacco della flotta olandese di Pieter van Der Does a Las Palmas, 1599

    Mappa delle Canarie di William Dampier del 1699 

    Mappa delle Canarie di William Dampier del 1699

    Città di Laguna (Tenerife), Dumont D'Urville, 1842 

    Città di Laguna (Tenerife), Dumont D'Urville, 1842

    Puerto de la Luz, Las Palmas, 1920 

    Puerto de la Luz, Las Palmas, 1920

    Guerra civile e dittatura

    Il 17 giugno 1936, il generale Francisco Franco, in quel momento residente nell'isola di Tenerife e comandante generale delle Canarie, viaggia da Gran Canario al protettorato spagnolo del Marocco per comandare le truppe dell'esercito contro il Governo della Seconda Repubblica Spagnola, in quel momento diretta da un politico e medico canario, Juan Negrín. Con quest'azione, Franco cominciò la guerra civile spagnola, uno scontro bellico che finì nel 1939 con la vittoria delle truppe franchiste, aiutate dalle forze delle potenze dell'Asse e che risultarono nella Dittatura dello stesso generale. Fino alla morte del dittatore, nel 1975, le Canarie si caratterizzarono per una forte povertà e emigrazione verso l'estero, principalmente verso il Venezuela.

    Comunità autonoma  Bandiera delle Isole Canarie

    Le Isole Canarie formano oggi una comunità autonoma facente parte del Regno di Spagna. I suoi abitanti si considerano ponte tra Europa e Africa, con una cultura molto ricca e un sentimento di identità proprio. Nel 2011 il sentimento di essere solo canario era soltanto del 14,9%, ma l'Unione africana individua nelle Canarie un futuro possibile membro, definendole "territorio africano sotto occupazione di una potenza straniera". La Spagna le considera però un territorio transcontinentale: le isole hanno formato parte del paese per più di cinquecento anni e i suoi abitanti sono cittadini spagnoli di pieno diritto.

    ^ Cfr. G. Ottone, Libyka. Testimonianze e frammenti, Milano, Tored, 2002, pp. 621 ss. ^ Tamazight Culture in Gran Canaria. Article., su grancanariatraveltips.wordpress.com. ^ Cfr. A. Peña, "Consideraciones en relación con la colonización protohistórica de las Islas Canarias", in "Anuario de estudios atlánticos", 2013, ISSN 0570-4065, pp.527 ss., Online dialnet.unirioja.es ^ Cfr. H.-J. Ulbrich, '"La morte e il culto dei morti tra i nativi di Tenerife (Isole Canarie)" in Almogaren, 2002 pp. 107 ss., Online almogaren.org ^ La leggenda di San Borondón ^ È la traduzione in latino del breve resoconto di viaggio firmato da Nicoloso da Recco. La datazione di questo testo documentario è alquanto controversa. M. Pastore Stocchi lo ritiene non molto posteriore al 1341, e ne colloca la composizione dopo il rientro di Boccaccio a Firenze, rigettando la cronologia tradizionale che l'ascriveva invece al 1353. [1] Archiviato il 19 dicembre 2013 in Internet Archive.
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