Contesto di Corsica

La Corsica (Corse in francese, Corsica in còrso, Córsega in ligure) è un'isola del Mar Mediterraneo e una collettività territoriale unica francese con capoluogo Ajaccio. La regione include due dipartimenti, cinque circondari (arrondissement), 52 cantoni e 360 comuni.

Il territorio della regione coincide quasi interamente all'omonima isola, quarta per estensione nel Mar Mediterraneo (dopo Sicilia, Sardegna e Cipro). Separata dalla Sardegna dal breve tratto delle Bocche di Bonifacio, emerge dal Mediterraneo come una grande catena montuosa ricca di foreste, segnando il confine tra la sua parte occidentale, il mar Tirreno e il mar Ligure. Benché politicamente parte della Francia sin dal 1769, l'isola rientra nella regione geografica italiana e ha legami storici con l'Italia anche in ambito linguistico e culturale.

È nota per essere il luogo natale di Napoleone Bonaparte, nato nel 1769 ad Ajaccio, tre mesi dopo l'invasione militare francese contro...Leggi tutto

La Corsica (Corse in francese, Corsica in còrso, Córsega in ligure) è un'isola del Mar Mediterraneo e una collettività territoriale unica francese con capoluogo Ajaccio. La regione include due dipartimenti, cinque circondari (arrondissement), 52 cantoni e 360 comuni.

Il territorio della regione coincide quasi interamente all'omonima isola, quarta per estensione nel Mar Mediterraneo (dopo Sicilia, Sardegna e Cipro). Separata dalla Sardegna dal breve tratto delle Bocche di Bonifacio, emerge dal Mediterraneo come una grande catena montuosa ricca di foreste, segnando il confine tra la sua parte occidentale, il mar Tirreno e il mar Ligure. Benché politicamente parte della Francia sin dal 1769, l'isola rientra nella regione geografica italiana e ha legami storici con l'Italia anche in ambito linguistico e culturale.

È nota per essere il luogo natale di Napoleone Bonaparte, nato nel 1769 ad Ajaccio, tre mesi dopo l'invasione militare francese contro la Repubblica Corsa di Pasquale Paoli e un anno dopo il Trattato di Versailles con cui la Repubblica di Genova cedette l'isola a Luigi XV di Francia.

Di più Corsica

Population, Area & Driving side
  • Popolazione 347597
  • La zona 8680
Cronologia
  •   Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Corsica.
    Preistoria
      Lo stesso argomento in dettaglio: Preistoria della Corsica.
     Menhir (stantare) allineati nel sito megalitico di Palaghju nei pressi di Sartene Araghju, San Gavino di Carbini

    Risalgono a circa il 9000 a.C. (Romanelliano) i primi giacimenti di pietre scheggiate e gli abbozzi scultorei finora ritrovati in Corsica. Significativo fu il ritrovamento di uno scheletro femminile (la dame de Bonifacio) datato al VII millennio a.C. presso la città omonima. I maggiori contatti sembrano provenire sia dalla Toscana che dalla Sardegna. Nelle fasi successive si sviluppò in Corsica una civiltà megalitica di rilievo, che lascia sull'isola dolmen (stazzòne, trovati presso Cauria e Pagliagio), menhir (stantare) e le originali statue-menhir, concentrate soprattutto a Sud, nel sito di Filitosa ed in quello di Funtanaccia, nei pressi di Sartene, ma presenti anche al Nord, presso San Fiorenzo.

    Nella seconda metà del IV millennio a.C., la Corsica fu investita da una corrente culturale chiamata Cultura di Arzachena, nota anche come aspetto culturale corso-gallurese, secondario al complesso culturale conosciuto come Cultura di Ozieri ed esteso su tutta la Sardegna. Nell'età del bronzo si sviluppa, nel Sud, la civiltà torreana. Di questa cultura restano oggi numerose torri megalitiche con struttura simile a quella dei nuraghi sardi. In questo periodo prese forma il popolo che i Greci chiameranno Κὁρυιοι, Còrsi, attestati anche nella Gallura e forse di ascendenza ligure.

    Storia pre-romana
      Lo stesso argomento in dettaglio: Popoli dell'Italia antica e Battaglia di Alalia.
     Estensione della civiltà etrusca

    Iniziata sull'isola attorno all'VIII secolo a.C., l'Età del ferro termina quando, nel 565 a.C., viene fondato dai focesi l'emporio greco di Alalia, presso il sito dell'attuale città di Aleria. I Greci chiamarono l'isola dapprima Kalliste e in seguito Cyrnos,[1] Cernealis, Corsis e Cirné.

    I Greci resistettero poco, nel 535 a.C., a seguito della Battaglia di Alalia, furono a loro volta scacciati da una coalizione Etrusco-Cartaginese formata su un patto appositamente stipulato e che, dopo il conflitto, prevedeva in caso di vittoria la spartizione delle due isole su cui era stata conquistata l'influenza: la Sardegna ai Cartaginesi, la Corsica agli Etruschi.[2] Alla loro presenza è attribuito il toponimo di Tarco nella costa sud orientale, che richiama la città di Tarquinia.

    Seguirono le incursioni dei Sicelioti di Siracusa che, nel V secolo a.C., fondarono un leggendario Portus Syracusanus e, di nuovo, quelle dei Cartaginesi (IV secolo a.C.). Il Portus Syracusanus è stato classicamente individuato nel sito dell'attuale Porto Vecchio.

    Periodo romano (259 a.C. - 469 d.C.)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Sardegna e Corsica e Impero romano.
     Conquista romana dell'Italia (mappa cronologica) Mappa della Corsica romana nella Geographia di Francesco Berlinghieri del 1482

    Il dato sul primo serio interessamento di Roma all'isola risale a una spedizione finalizzata alla fondazione di una città intorno al IV secolo a.C., che si concluse con un nulla di fatto.[3]

    Avvenne nel 348 a.C.[4] la stipulazione di due trattati con Cartagine riguardanti Sardegna e Corsica, ma se rispetto alla prima isola i passaggi dei trattati sono ben chiari,[5] i patti sulla seconda sono tutt'altro che nitidi. Si fece largo la convinzione tra i romani della legittimità di controllare la Corsica, che tempo prima Cartagine aveva pattuito con gli Etruschi, e da questi il controllo dovesse essere trasmesso ai romani.

    La situazione rimase di stallo sino allo scoppiare della prima guerra punica, che con la vittoria romana consegnerà Sardegna e Corsica ai romani.

    Malgrado la sottomissione Corsi e Sardi furono per quasi un secolo un problema per Roma, erano frequenti rivolte e non era facile mantenere il controllo sulle due isole.

    Mario fondò la città di Mariana nel 105 a.C., da questo momento iniziò la colonizzazione vera e propria e sull'isola fiorirono ville rustiche e suburbane, villaggi e insediamenti di ogni tipo, incluse le terme di Orezza e Guagno.

    Analogamente a quanto avveniva in altre province (la Corsica era amministrativamente associata alla Sardegna con la riforma di Ottaviano Augusto del 4 a.C.), i romani si guadagnarono il rispetto e la collaborazione dei capi locali (a cominciare dai Venacini, tribù del Capo Corso), riconoscendo loro funzioni di governo locale ed apportando ricchezza con la messa a profitto delle terre sfruttabili in collina e lungo le coste.

    Seneca passò dieci anni in esilio in Corsica a partire dal 41. Probabilmente per la sua natura selvaggia, l'isola divenne infatti regolare meta d'esilio e rifugio di cristiani, che probabilmente vi diffusero la nuova fede.

    Come altrove in Occidente, l'organizzazione romana in Corsica cadde con l'invasione dei Vandali provenienti dall'Africa nel V secolo, dopo oltre 700 anni di dominio.

    Alto Medioevo  L'Impero bizantino nell'anno 555 L'Impero di Carlo Magno nell'anno 814

    Durante le convulsioni che accompagnarono la fine dell'Impero romano d'Occidente, la Corsica fu contesa tra tribù di Vandali e di Goti finché il re dei Vandali Genserico se ne assicurò il pieno controllo nel 469 d.C.. La potenza vandala nel Mediterraneo fu poi distrutta dal generale bizantino Belisario, la Corsica venne così accorpata alla Prefettura del pretorio d'Africa,[6] sotto l'Impero bizantino.

    Nel periodo successivo, Goti e Longobardi presero d'assalto e saccheggiarono l'isola, lasciata indifesa dai Bizantini. La Corsica restava però nominalmente legata all'Impero Bizantino, sino a quando, nel 774, Carlo Magno scese e conquistò l'Italia centro-settentrionale, assoggettando anche l'isola.

    Sul finire dell'VIII secolo ebbero inizio le incursioni dei Mori, che si ripeteranno numerose volte e marcheranno un tratto significativo della storia dell'isola, testimoniato dalla stessa bandiera.[7] I Mori riuscirono solo una volta a prendere il controllo dell'isola, nell'810 la Corsica venne infatti quasi interamente assoggettata per un breve periodo.[8] Per il resto si trattò di incursioni volte al saccheggio più che a una vera e propria conquista, salvo qualche fortezza sotto il dominio arabo.

    Al fine di tentare di porre fine a tale stato di cose, nell'828 la difesa dell'isola fu affidata a Bonifacio II, conte di Lucca, che condusse insieme con il fratello Beretario ed altri nobili toscani una vittoriosa spedizione punitiva direttamente contro i porti nordafricani;[7] sulla via del ritorno Bonifacio costruì una fortezza presso la punta Sud della Corsica, fondando così il nucleo fortificato della città di Bonifacio, affacciata sullo stretto che separa la Corsica dalla Sardegna (battezzato infatti Bocche di Bonifacio). La guerra contro i Saraceni, che avevano ben presto ripreso i loro attacchi, fu proseguita dal figlio di Bonifacio, il marchese di Toscana Adalberto I. Tuttavia i Saraceni riuscirono a conservare alcune basi sull'isola sino al 930.

    Periodo pisano (1073-1284)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica di Pisa.
     Territori assoggettati alla Repubblica di Pisa nel suo massimo splendore Chiesa di San Michele di Murato in stile romanico pisano (XII sec)

    Papa Gregorio VII nel pieno della lotta per le investiture con l'imperatore Enrico IV, nel 1073 non prese direttamente il controllo dell'isola, ma ne affidò l'amministrazione al vescovo di Pisa, Landolfo, investito della carica di legato pontificio per la Corsica.

    A seguito di tale evento, il titolare della cattedra arcivescovile pisana divenne anche primate di Corsica e di Sardegna, carica conservata a livello onorifico sino ai giorni nostri.[9][10] Pisa, con il suo porto, intratteneva già da secoli stretti rapporti con l'isola, espandendovi la propria influenza politica, culturale ed economica.

    All'amministrazione vescovile seguì inevitabilmente l'autorità politica dei giudici della Repubblica di Pisa, destinata in breve tempo a far rifiorire la Corsica e segnarla profondamente.

    Pisa perderà di fatto il controllo dell'isola in seguito alla disastrosa disfatta nella battaglia della Meloria (1284) contro Genova.

    Inizierà così per la Corsica una lunga stagione dettata da un sostanziale vuoto di potere, durante il quale Pisa, Genova e il Regno d'Aragona si contesero l'influenza sull'isola.

    Il vuoto di potere e il Periodo genovese (1284-1755)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica di Genova, Corona d'Aragona, Trattato di Anagni, Maona (storia) e Sambucuccio d'Alando.
     I resti di una torre genovese a Erbalunga, Corsica del nord La Repubblica di Genova

    Nel 1295, a tentare di risolvere la questione corsa intervenne papa Bonifacio VIII, che sancì nel Trattato di Anagni la nascita del Regno di Sardegna e Corsica, che consegnò al re Giacomo II di Aragona (impegnato nel frattempo nella Reconquista in Spagna). la Corsica venne così accorpata ai Domini aragonesi. Gli Aragonesi si insediarono effettivamente nel neonato regno solo nel 1324, concentrandosi esclusivamente sulla Sardegna, senza amministrare mai effettivamente la Corsica.

    La Corsica resta per tanto ancora vittima di un sostanziale vuoto di potere che durerà nel complesso ben 63 anni. La questione sarà risolta solo nel 1347 grazie al barone corso Sambucuccio d'Alando, che convoca un'assemblea di tutti i baroni e i caporali dell'isola. L'assemblea deciderà di staccarsi definitivamente da Aragona e porsi sotto la protezione di Genova, offrendo alla Repubblica ligure la sovranità totale sull'isola. Ovviamente Aragona non vide di buon occhio l'iniziativa dei corsi, ma non mise in atto provvedimenti per diverso tempo.

    Approfittando dal caos generale causato dalla Peste nera, il barone Arrigo della Rocca, con l'appoggio delle truppe aragonesi, nel 1372 prese il controllo quasi totale dell'isola, lasciando solo il nord estremo e poche piazzeforti marine al controllo Genovese. Il "colpo di Stato" spinse i baroni assoggettati ad appellarsi a Genova, che pensò di risolvere il problema investendo del governatorato dell'isola una sorta di compagnia commerciale detta «Maona», formata da cinque persone, e tentando di coinvolgervi lo stesso Arrigo, ma senza risultati. Nel 1380, perdurando le tensioni, quattro dei cinque membri della Maona rassegnarono le dimissioni, lasciando il solo Leonello Lomellini ad esercitare le funzioni di governatore. In tale veste Lomellini fondò, nel 1383, la città di Bastia, destinata a divenire il nucleo più importante della dominazione genovese e la capitale dell'isola (sino allo spostamento ad Ajaccio su iniziativa di Napoleone Bonaparte).

    Fu solo nel 1401, a seguito della morte di Arrigo, che l'autorità genovese fu ristabilita su tutta l'isola.

    Il controllo pieno ed effettivo di Genova sull'isola non fu però lineare, numerose rivolte finanziate da diverse potenze straniere davano vita a piccoli domini indipendenti dall'autorità genovese, che rispondevano alle nazioni fautrici delle rivolte. Tra le nazioni che interferivano negli affari della Corsica genovese vi furono la Francia, il Regno d'Aragona, lo Stato della Chiesa e la Repubblica di Pisa.

    Corsica indipendente (1755-1769)
      Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica Corsa e Pasquale Paoli.
     L'eroe corso Pasquale Paoli Monumento a Pasquale Paoli all'Isola Rossa. Iscrizione: «Centenariu di u ritornu di e cennere 1889-1989. In memoria di Pasquale de' Paoli, u Babbu di a Patria».

    Con l'inizio del '700 il generale malcontento della popolazione corsa circa i continui assoggettamenti dalle potenze straniere e la fragilità di Genova si concretizzò nel coltivare l'idea di una Corsica libera, unita ed indipendente. Iniziarono a formarsi gruppi indipendentisti fortemente osteggiati dalle autorità genovesi. Solo nel 1755 i vari gruppi indipendentisti si organizzarono in un unico movimento armato, nominando a capo della rivolta il trentenne Pasquale Paoli.

    «Noi siamo corsi per nascita e sentimenti, ma prima di tutto ci sentiamo italiani per lingua, costumi e tradizioni... E tutti gli italiani sono fratelli e solidali davanti alla Storia e davanti a Dio... Come Còrsi non vogliamo essere né servi e né "ribelli" e come italiani abbiamo il diritto di essere trattati uguale agli altri italiani... O non saremo nulla... O vinceremo con l'onore o moriremo con le armi in mano... La nostra guerra di liberazione è santa e giusta, come santo e giusto è il nome di Dio, e qui, nei nostri monti, spunterà per l'Italia il sole della libertà.»

    [11]

    Formatosi nell'ambiente illuminista della Napoli di Antonio Genovesi e di Gaetano Filangieri, Pasquale Paoli, che si era preparato già da qualche tempo a rientrare nell'isola con un ruolo dirigente, avrebbe impresso una svolta decisiva alla rivolta còrsa: fu Paoli che le fece assumere i connotati di prima vera rivoluzione borghese d'Europa, e sua è la prima costituzione democratica e moderna, anticipando la Rivoluzione francese e la Rivoluzione americana,[12] quella che regolò la vita della Corsica indipendente dal 1755 sino alla definitiva conquista francese del 1769.

    Giunto in patria il 19 aprile, Paoli raggiunse il fratello Clemente a Morosaglia e, tra il 13 e il 14 luglio 1755, venne proclamato generale di quella che ormai, con piena coscienza, si definiva come la Repubblica Corsa.

    Tra il 16 ed il 18 novembre 1755, riunita una Consulta generale a Corte (divenuta capitale dello Stato còrso), Paoli promulgò la Costituzione di Corsica, che contribuì a rendere Paoli molto popolare negli ambienti illuminati di tutt'Europa e tra i coloni inglesi insorti che daranno vita agli Stati Uniti d'America e alla loro Costituzione.

    La Costituzione còrsa attirò l'attenzione di tutta Europa per la sua eccezionale carica innovativa e Paoli chiese la collaborazione di Jean-Jacques Rousseau per perfezionarla. Il filosofo ginevrino rispose volentieri all'appello e redasse il suo Progetto di costituzione per la Corsica (1764).

    Una volta ridotta la Repubblica genovese a controllare poche piazzeforti costiere, spesso assediate, Paoli si diede con inesauribile energia a dare forma e concretezza all'autoproclamato Stato di Corsica in ogni campo, senza trascurarne alcuno, spaziando dalla giustizia all'economia.

    Sempre a Corte, Paoli fondò nel 1765 un'Università di lingua italiana (che era la lingua ufficiale dello Stato) destinata a formare i quadri del governo e la sua classe dirigente, mentre venne avviata la pubblicazione di un vero e proprio bollettino ufficiale dello Stato, i Ragguagli dell'Isola di Corsica.

    Invasione e annessione alla Francia

    Con l'avvento del duca di Choiseul come ministro del re Luigi XV, l'antico disegno di Parigi di mettere le mani sulla Corsica (già suggerito nella trattatistica politico-diplomatica francese del '600) prese un'accelerazione.

    La Francia aveva subìto una dura sconfitta nella guerra dei sette anni, e aveva perso tutte le proprie colonie d'America, che, con il trattato di Parigi del 1763, erano passate sotto il controllo inglese. Diveniva pertanto vitale difendere gli interessi francesi nel Mediterraneo, dove la potenza francese era minacciata dalla Spagna, dalla crescente presenza britannica e dall'estendersi del dominio austriaco sulla Penisola italiana.

    Individuata la Corsica come bene strategico di fondamentale importanza per il perseguimento della politica mediterranea francese, Choiseul perfezionò e portò a compimento il disegno per impossessarsene alle spese della neonata Repubblica Corsa e della stessa Repubblica di Genova, che desiderava riassoggettare l'isola. La prima fase dell'operazione consistette nell'indurre Genova alla firma del trattato di Compiègne nel 1764, che stabiliva l'invio di truppe francesi in Corsica a sostenere la riconquista dell'isola da parte di Genova, che si assumeva l'onere di finanziare l'intera operazione. Una volta che l'armata francese passò a presidiare le città costiere dell'isola, Choiseul, invece di attaccare risolutamente Paoli, cercò di corromperlo. Paoli tenne duro e respinse anche le lusinghe, che ventilavano un suo possibile ruolo preminente in una futura amministrazione francese della Corsica.

    Nel frattempo le truppe del Re di Francia, lungi dall'aprire le ostilità contro i còrsi come promesso, restavano al sicuro nelle fortezze genovesi, incrementando così a dismisura il conto che Genova doveva pagare per la loro presenza secondo il trattato di Compiègne, sino a divenire forzosamente insolvente per mancanza delle risorse necessarie, come previsto da Choiseul.

    L'impasse si prolungò così sino al 15 maggio 1768, quando Choiseul coronò il suo piano, costringendo Genova, che non poteva più sostenere i costi dell'operazione, a firmare il trattato di Versailles, col quale si sancì la fine della rivendicazione dell'isola da parte di Genova, che riconosce invece la Francia come legittimo padrone dell'isola. Si può dire quindi che la Corsica fu sostanzialmente estorta a Genova quale garanzia per i debiti non onorati, e in un certo senso, artificiosamente creati. La risposta del Generale Paoli fu la mobilitazione generale per resistere, armi alla mano, alle pretese di Parigi.

    Mentre i genovesi lasciavano per sempre l'isola, il governo francese avviò la campagna militare di conquista. In un primo tempo le truppe francesi furono duramente sconfitte a Borgo nell'ottobre 1768, episodio significativo per il patriottismo còrso, dal quale nacque il celebre canto popolare "Borgu".[13] Paoli, sperando così di guadagnarsi il rispetto della Francia, anziché massacrarli, lasciò liberi i numerosi prigionieri francesi catturati. Alle sue vane speranze di una composizione favorevole del conflitto, rispose l'arrivo in Corsica, agli ordini del marchese de Vaux, di forze francesi ancora più ingenti e dotate di una potente artiglieria.

    La disperata ricerca d'aiuti internazionali da parte di Paoli non diede risultati di rilievo e così la campagna militare francese entrò nel vivo all'inizio di maggio del 1769, puntando direttamente verso il quartier generale còrso a Murato. Per sbarrare la strada all'attacco, Paoli mise in campo tutte le forze a disposizione, compreso un contingente di fanteria mercenaria tedesca.

    La battaglia decisiva si svolse il 9 maggio 1769 a Ponte Nuovo, ove le milizie còrse cedettero con gravi perdite alla potenza della superiore artiglieria delle forze francesi, che erano appoggiate da contingenti di còrsi assoldati dai notabili rivali di Paoli, prontamente passati al fianco dei futuri padroni dell'isola. Malgrado la sconfitta, i còrsi, per il coraggio dimostrato in battaglia, si guadagnarono l'ammirazione europea, specialmente presso gli intellettuali illuminati che vedevano in loro la prima sfida aperta all'Ancien Régime. Voltaire scriverà della battaglia sottolineando il valore dei còrsi che difesero il ponte, additandoli come esempio di eroica rivendicazione della libertà, mentre James Boswell, nel suo Account of Corsica, già aveva paragonato Paoli ad un novello Licurgo.

    Paoli sfuggì alla cattura e, imbarcatosi per Livorno, raggiunse Londra dove fu accolto in un esilio onorato (fu ricevuto personalmente dal re Giorgio III), mentre in Corsica restava il suo segretario Carlo Maria Buonaparte, padre di Napoleone, a tentare un'estrema resistenza. La schiacciante e sanguinosa vittoria militare delle armi francesi, tuttavia, presto fece pendere decisamente la bilancia politica dalla parte della Francia e lo stesso Buonaparte finì per cedere alla fazione francese.

    ^ Strabone, Geografia, V, 2,7. ^ Teofilo De Negri, Storia di Genova, Giunti, 2003, ISBN 88-09-02932-1 ^ Teofrasto, Hist. plant., V 8, 2. ^ Datazione approssimata secondo le cronologie di Tito Livio e Diodoro Siculo ^ Ad esempio sull'espresso divieto imposto ai Romani di fondare città in Sardegna ed in Africa ^ Treadgold, History of the Byzantine state and society, pag. 185 ^ a b Pietro Martini, Storia delle invasioni degli Arabi e delle piraterie dei barbeschi in Sardegna, Tip. A. Timon, 1861 ^ Annali Francesi, pag. 508, secondo il relato di Pietro Martini, Storia delle invasioni degli Arabi e delle piraterie dei barbeschi in Sardegna, Tip. A. Timon, 1861 ^ Storia della Città di Pisa, su anapisa.interfree.it (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2010). ^ Giovanni Armillotta - I vincoli ultramillenari tra Pisa e la Corsica, su foreignaffairs.tripod.com (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2008). ^ Lorenzo Ieva, Fondamenti di meritocrazia, Roma, Europa Edizioni, 2018, p. 33. ^ Fabrizio Dal Passo e CNR, Il Mediterraneo dei lumi: Corsica e democrazia nella stagione delle rivoluzioni, 2007, ISBN 978-88-7088-526-2. ^ "Borgu" - Corsican Nationalist Song, su youtube.com.
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