Contesto di Brasile

Il Brasile (in portoghese: Brasil), ufficialmente Repubblica Federale del Brasile (in portoghese: República Federativa do Brasil), è una repubblica federale dell'America meridionale. Con una superficie di 8,515,514 milioni di km², è il quinto stato del mondo per superficie totale (pari al 46,9% del territorio sudamericano), bagnato dall'oceano Atlantico a est, confina a nord con il dipartimento francese d'oltremare della Guyana francese, il Suriname, la Guyana e il Venezuela, a nord-ovest con la Colombia, a ovest con il Perù e la Bolivia, a sud-ovest con il Paraguay e l'Argentina, e a sud con l'Uruguay (confina con tutti i paesi del Sud America, eccetto che con Ecuador e Cile).

La maggior parte del paese si trova nella zona tropicale, con la foresta amazzonica che copre 3,6 milioni di km quadrati del suo territorio, dove le stagioni non sono particolarmente ostili dal punto di vista climatico, e che grazie alla sua vegetazione e al clima, ne fanno ...Leggi tutto

Il Brasile (in portoghese: Brasil), ufficialmente Repubblica Federale del Brasile (in portoghese: República Federativa do Brasil), è una repubblica federale dell'America meridionale. Con una superficie di 8,515,514 milioni di km², è il quinto stato del mondo per superficie totale (pari al 46,9% del territorio sudamericano), bagnato dall'oceano Atlantico a est, confina a nord con il dipartimento francese d'oltremare della Guyana francese, il Suriname, la Guyana e il Venezuela, a nord-ovest con la Colombia, a ovest con il Perù e la Bolivia, a sud-ovest con il Paraguay e l'Argentina, e a sud con l'Uruguay (confina con tutti i paesi del Sud America, eccetto che con Ecuador e Cile).

La maggior parte del paese si trova nella zona tropicale, con la foresta amazzonica che copre 3,6 milioni di km quadrati del suo territorio, dove le stagioni non sono particolarmente ostili dal punto di vista climatico, e che grazie alla sua vegetazione e al clima, ne fanno uno dei paesi con il maggior numero di specie di animali nel mondo. Precedentemente abitato da indigeni, fu scoperto dagli europei nel 1500, da una spedizione portoghese guidata da Pedro Álvares Cabral. Dopo il trattato di Tordesillas, il territorio brasiliano fece parte del Regno di Portogallo, da cui ottenne l'indipendenza il 7 settembre 1822. In seguito il paese divenne un impero per poi diventare una repubblica. La sua attuale Costituzione, formulata nel 1988, definisce il Brasile come una repubblica federale presidenziale, formata dall'unione del Distretto Federale e dei 26 stati federati (in totale il territorio brasiliano è ripartito in 5 565 comuni, la più piccola unità politico-amministrativa del Brasile). La sua prima capitale fu Salvador, che fu sostituita da Rio de Janeiro fino a quando non si fece una nuova capitale: Brasilia.

Anche se i suoi 217.684.800 milioni di abitanti rendono il Brasile il settimo stato più popoloso del mondo, complessivamente lo stato ha una bassa densità di popolazione: la maggior parte dei brasiliani è concentrata lungo la costa, mentre nell'entroterra lo stato è relativamente poco abitato, soprattutto in virtù della presenza della foresta amazzonica. La lingua ufficiale è il portoghese. La religione più seguita è il cattolicesimo, il che fa del Brasile lo stato con il maggior numero di cattolici al mondo, seguita da una crescita notevole del pentecostalismo. Quella brasiliana è considerata una società multietnica, essendo formata dai discendenti di europei, indigeni, africani e asiatici.

L'economia brasiliana è la più grande in America Latina e la nona al mondo per dimensioni del PIL nominale e la settima per potere d'acquisto (PPP). Il Brasile è una delle economie a più rapida crescita economica e le riforme economiche hanno dato un nuovo riconoscimento a livello internazionale al paese, sia in ambito regionale sia mondiale. Il Brasile è membro fondatore dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), della Comunità dei Paesi di lingua portoghese (CPLP), dell'Unione latina, dell'Organizzazione degli Stati americani (OAS), dell'Organizzazione degli Stati ibero-americani (OEI), del Mercosul e dell'Unione delle nazioni sudamericane (UNASUR), ed è uno dei paesi del G20 e del BRICS. Nel 2017, il Brasile è il terzo paese più diseguale dell'America Latina dopo l'Honduras e la Colombia.

Di più Brasile

Informazioni di base
  • Moneta Real brasiliano
  • Nome originale Brasil
  • Prefisso telefonico +55
  • Dominio Internet .br
  • Mains voltage 220V/60Hz
  • Democracy index 6.92
Population, Area & Driving side
  • Popolazione 203062512
  • La zona 8515767
  • Lato guida right
Cronologia
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      Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Brasile.

    Il Brasile ha molti aspetti in comune con gli altri Paesi dell'America Latina, anche se conserva alcune caratteristiche proprie come la lingua (il portoghese).[1] Dopo il raggiungimento dell'indipendenza nel 1822 dall'Impero Portoghese, nel Paese si sono alternate fasi democratiche a regimi dittatoriali nati a causa degli aspri conflitti interni, delle ricorrenti situazioni di difficoltà economica e anche delle grandissime differenze tra i vari strati della popolazione.

    Prima dell'arrivo dei portoghesi

    Si stima che i primi esseri umani occuparono la regione che comprende l'attuale territorio brasiliano, circa 60.000 anni fa.[2] Quando i portoghesi arrivarono nel 1500, si stima che la costa orientale del Sud America fosse abitata da circa due milioni di nativi, da nord a sud. La popolazione indigena era divisa in grandi nazioni composte da diversi gruppi etnici tra cui spiccano i grandi gruppi Tupi-Guarani, Macro-Jê e Aruaque. I primi erano suddivisi in Guarani, Tupiniquins e Tupinambas, tra molti altri.[3]

    Le frontiere tra questi gruppi e i loro sottogruppi, prima dell'arrivo degli europei, erano segnate dalle guerre tra di loro, derivanti dalle differenze di cultura, lingua e costumi.

    Dall'età coloniale all'Impero brasiliano Il periodo coloniale
      Lo stesso argomento in dettaglio: Seconda Armata d'India (Cabral, 1500) e Colonia del Brasile.
     Dettaglio della mappa della Terra Brasilis (1519), custodita alla Bibliothèque nationale de France

    Il navigatore che per primo esplorò le coste del Brasile fu il fiorentino Amerigo Vespucci, nel 1499, seguito dallo spagnolo Vicente Yáñez Pinzón nel 1500. Vespucci fu il primo europeo a distinguere l'estuario del Rio delle Amazzoni, e raggiunse il Cabo de Santo Agostinho. L'arrivo ufficiale dei portoghesi in Brasile avvenne il 22 aprile del 1500, per opera dell'esploratore portoghese Pedro Álvares Cabral, che arrivò nella zona dove oggi si trova Porto Seguro, nello Stato di Bahia[4].

    La colonizzazione vera e propria ebbe però inizio nel 1530; i regnanti portoghesi, preoccupati dalle invasioni di naviganti e pirati nelle terre lasciate fuori dal Trattato di Tordesillas, inviarono in Brasile Martim Afonso de Sousa con l'intenzione di colonizzare velocemente le nuove terre. Nel 1532 venne fondata São Vicente, che fu la prima città fondata dai portoghesi[4]. Nel 1534, il re del Portogallo Giovanni III divise il Brasile in 12 territori (le capitanias) e li concesse a nobili affidatari (i donatários), che di fatto però diventarono signori feudali[5]. Nel 1548, per paura di una secessione, Giovanni III inviò in Brasile come governatore generale Tomé de Sousa, che il 29 marzo del 1549 fondò la capitale São Salvador da Bahia de Todos os Santos. Con l'inizio della colonizzazione ci furono alcuni tentativi di insediamento anche da parte di francesi (Francia antartica e Francia equinoziale) e olandesi (Brasile olandese). I francesi, in particolare, tra il 1555 e il 1567, tentarono di stabilirsi nella zona dell'attuale Rio de Janeiro per poi spostarsi dal 1612 al 1614 nell'attuale São Luís, prima di essere definitivamente scacciati.

    Nel XVII secolo vennero introdotte le coltivazioni del tabacco e specialmente della canna da zucchero, inizialmente a Bahia e successivamente anche a Rio de Janeiro. Questo importante sviluppo dell'agricoltura fu accompagnato dall'arrivo di numerosi schiavi africani, che andavano a sostituire per il lavoro nelle piantagioni le popolazioni autoctone, ormai del tutto insufficienti a garantire la sussistenza di un'economia agricola produttiva. Verso la fine del XVII secolo vennero scoperti grandi giacimenti di oro nella regione del Minas Gerais. Nel 1604 gli olandesi guidati da Maurizio di Nassau, attirati dalle ricchezze del territorio, saccheggiarono Bahia e, tra il 1630 e il 1654, si stabilirono nelle colonie costiere del nordeste, dopo aver conquistato la città di Recife, nello Stato di Pernambuco, che divenne la capitale del Brasile olandese con il nome di Mauritsstad. Ben presto si trovarono però in uno stato di continuo assedio, anche per le alte tasse che avevano imposto alla popolazione, e nel 1654 venne firmata la resa con il Trattato dell'Aia, che ebbe però effetto solo nel 1661 dopo qualche anno di guerre, quando gli olandesi furono costretti a ritirarsi definitivamente[6].

     Sbarco dei portoghesi a Porto Seguro, Bahia, nel 1500

    Fin dall'inizio della colonizzazione portoghese, il Brasile fu teatro di rivolte e di movimenti di resistenza degli indigeni, che si unirono poi agli schiavi africani. Alla fine del XVII secolo l'arrivo di un sempre maggior numero di coloni dal Portogallo favorì la formazione dei primi movimenti contro la Corona Portoghese stessa. Alcune di queste rivolte furono causate da fattori di natura economica, come la Revolta de Beckman nel 1684[7]. Più tardi si manifestarono due movimenti che si proponevano di ottenere l'indipendenza: la Inconfidência Mineira e la Conjuração Baiana.

    Il primo nacque dalla minoranza creola nella zona del Minas Gerais: nella seconda metà del XVIII secolo, con la perdita di produttività da parte delle miniere, era divenuto difficile pagare tutte le imposte che la Corona Portoghese esigeva. Inoltre il governo portoghese aveva imposto la derrama, una tassa che prevedeva che tutta la popolazione, inclusi coloro che non erano minatori, versasse una cifra pari al 20% del valore dell'oro estratto. I coloni insorsero e iniziarono a cospirare contro il Portogallo. La cospirazione si proponeva di eliminare la dominazione portoghese e creare uno Stato libero. La forma di governo doveva essere quella della Repubblica, ispirata alle idee illuministe, che si andavano diffondendo in Europa e in particolare in Francia, e che avevano recentemente portato, dopo la guerra d'indipendenza americana, alla nascita degli Stati Uniti d'America. I leader del movimento furono però catturati e inviati a Rio de Janeiro, dove furono condannati a morte e giustiziati.

    La Conjuração Baiana, invece, fu un movimento che partì dalla fascia più umile della popolazione di Bahia, e che vide una grande partecipazione da parte di neri e mulatti. I rivoltosi volevano l'abolizione della schiavitù, l'istituzione di un governo egualitario e l'instaurazione di una Repubblica a Bahia.

    Tra il 1756 e il 1777 il marchese di Pombal attuò una politica riformatrice, accentrando il potere politico-amministrativo nelle mani del viceré (il Brasile era stato costituito in Viceregno nel 1717) a scapito dei donatários e dei Gesuiti che furono espulsi nel 1759. Nel 1763 la capitale fu trasferita a Rio de Janeiro e nel 1775 venne abolita la schiavitù degli indios.

    L'indipendenza dal Portogallo
      Lo stesso argomento in dettaglio: Indipendenza del Brasile.
     La chiesa di San Francesco d'Assisi, opera di Aleijadinho, esempio di architettura coloniale barocca a Ouro Preto, nello Stato del Minas Gerais

    Nel 1807, l'invasione da parte delle truppe francesi di Napoleone Bonaparte obbligò il re del Portogallo Giovanni VI a fuggire in Brasile. Nel 1808 il re giunse a Rio de Janeiro, dopo avere stipulato un'alleanza difensiva con l'Inghilterra (che avrebbe fornito la protezione navale durante il viaggio). Allo stesso tempo i porti brasiliani si aprirono a nuove nazioni amiche, ponendo fine allo status di colonia del paese. Questo fatto irritò coloro che esigevano il ritorno di Giovanni VI in Portogallo e la restaurazione della condizione di colonia per il Brasile. Nel 1821 il re decise allora di lasciare suo figlio Pietro come reggente del Brasile, mentre egli rientrò a Lisbona. Pietro, nonostante le pressioni dei liberali che tentavano di convincerlo a tornare in patria, decise invece di rimanere in Brasile, nel cosiddetto Dia do Fico (che letteralmente significa giorno di "io resto", in portoghese "Eu fico"). Il Portogallo, che si trovava già in condizioni abbastanza difficili, non poté più conservare il dominio sul Brasile; Pietro (che prese il nome di Pietro I del Brasile) poté allora facilmente dichiararne l'indipendenza il 7 settembre del 1822. Tuttavia, negli anni in cui Giovanni VI risiedeva in Brasile questo allargò i propri confini con la Guerra contro Artigas (1816-1820), che portò all'annessione della Provincia Cisplatina, l'odierno Uruguay.

    L'Impero brasiliano  Pietro II del Brasile, secondo e ultimo imperatore del Brasile

    Dopo la separazione dal Portogallo il Brasile si trasformò in una monarchia costituzionale. Pietro I, alla morte del padre, tornò in Portogallo per assicurare la successione al trono a sua figlia Maria II del Portogallo. Il figlio di Pietro I, Pietro II, a soli quattordici anni fu incoronato come nuovo imperatore del Brasile nel 1840, dopo l'abdicazione del padre. Tra il 1825 e il 1828 si combatté una guerra con l'Argentina per il possesso della Banda Oriental, che si concluse con il raggiungimento dell'indipendenza da parte dell'Uruguay (che si era separato dal Brasile per unirsi all'Argentina pochi anni prima). Tra il 1836 e il 1842 si verificò un tentativo secessionista della Repubblica del Rio Grande do Sul, al quale partecipò anche Giuseppe Garibaldi. Dal 1850 al 1852 il Brasile, fattosi sostenitore dei movimenti liberali moderati, si alleò con l'Uruguay e sostenne una nuova guerra contro l'Argentina contribuendo alla caduta del dittatore argentino Juan Manuel de Rosas.

     Legge che abolì la schiavitù in Brasile, 1888

    Il 1860 fu un anno di fondamentale importanza per lo sviluppo economico, in quanto si introdusse la coltura del caffè nelle province di Rio de Janeiro e di San Paolo. Nel Sudeste i baroni del caffè superarono così gli antichi coltivatori del cotone e di canna da zucchero, mentre cominciava a farsi sentire anche un notevole afflusso di genti europee che immigravano nel paese, soprattutto italiani.

    Tra il 1865 e il 1870 l'Argentina, l'Uruguay e il Brasile combatterono una guerra contro il Paraguay, che si concluse con la perdita, da parte del Paraguay stesso, delle regioni a nord del fiume Apa. A partire dal 1870, a seguito anche della vittoria nella guerra del Paraguay a cui avevano partecipato numerosi schiavi di origine africana, gli sforzi del governo monarchico si indirizzarono progressivamente verso il superamento dell'istituzione schiavistica, mediante varie leggi - quali la legge del ventre libero del 1871 e la legge c.d. dei sessantenni del 1885, con le quali si sancirono rispettivamente la libertà dei figli nati da schiave e quella degli schiavi di età pari o superiore ai 60 anni - per culminare con la legge aurea del 13 maggio 1888, che decretò definitivamente la fine della schiavitù in Brasile. Le riforme, volute con particolare forza dalla casa imperiale e specialmente dalla primogenita di Pietro II, erano invece fortemente avversate dai latifondisti e dai conservatori schiavisti, i quali, approfittandosi dell'età avanzata del monarca e del generale scetticismo nella sopravvivenza della monarchia, ordirono un colpo di Stato che il 15 novembre 1889 determinò l'esilio in Europa della casa imperiale e la proclamazione della repubblica degli "Stati Uniti del Brasile".

    Dall'istituzione della Repubblica a oggi La prima fase repubblicana
      Lo stesso argomento in dettaglio: Prima Repubblica brasiliana.

    Deodoro da Fonseca, che aveva guidato il colpo di Stato del 1889, divenne il primo presidente del Brasile. Per il nuovo Stato si scelse come nome quello di Repubblica degli Stati Uniti del Brasile, che fu poi cambiato in Repubblica Federale del Brasile. Dal 1894 al 1930 la presidenza si alternò, con alcune eccezioni, tra i due Stati principali, quello di San Paolo e quello del Minas Gerais. Il 26 ottobre 1917 il Brasile si schierò con le forze dell'intesa. in questo periodo il sistema economico del Brasile poggiava soprattutto sull'esportazione del caffè, coltivato nella zona di San Paolo, e sulla produzione di latte, nel Minas Gerais, tanto che la politica di questi anni fu definita come la politica del caffellatte. Verso la fine del XIX secolo il caffè divenne il primo prodotto di esportazione del paese superando lo zucchero, e favorendo così una grande crescita economica. Tuttavia tra il 1926 e il 1930 si registrò un crollo dei prezzi del caffè e una conseguente depressione economica alla quale fecero seguito violente agitazioni sociali.

    L'era Vargas
      Lo stesso argomento in dettaglio: Seconda Repubblica brasiliana ed Estado Novo (Brasile).

    Nel 1930, Getúlio Vargas, rappresentante dell'opposizione al regime oligarchico dei grandi proprietari terrieri di San Paolo, perde le elezioni presidenziali in elezioni caratterizzate dalla frode. Il risultato delle elezioni scatena un movimento rivoluzionario che riesce a destituire il governo attraverso un colpo di Stato e iniziando la cosiddetta Seconda Repubblica. Dopo un breve periodo transitorio di governo guidato da una giunta militare, Vargas diventa presidente della Repubblica. Nel 1931, avendo riunito molti poteri nelle sue mani suscitò l'indignazione degli oppositori, in massima parte esponenti della classe media paulista. Nel 1934, allora, messo sotto pressione, fu costretto a promulgare una Costituzione democratica, con la quale concesse, tra l'altro, il diritto di suffragio alle donne. Nel 1937 Vargas, avendo sciolto il Congresso Nazionale e i partiti, e avendo revocato molte delle libertà dei singoli individui, instaurò una dittatura (quella del cosiddetto Estado Novo) di ispirazione fascista, che durò fino al 1945. Nel 1942, sotto la pressione degli Stati Uniti d'America, Vargas dichiarò guerra alle potenze dell'Asse e un corpo militare brasiliano fu inviato a combattere in Italia e in Nordafrica. Nel 1945 Vargas fu deposto da un colpo di Stato militare che impose l'adozione di una nuova Costituzione, democratica e federale. Tra il 1950 e il 1954 Vargas fu rieletto alla presidenza e si verificò una nuova svolta nazionalista e radicale. Tuttavia nel 1954 le forze militari conservatrici gli si rivoltarono contro, ed egli si suicidò.

    Il periodo populista  Juscelino Kubitschek

    In seguito alla fine della dittatura di Vargas e alla promulgazione della nuova Costituzione Federale del 1946, il Paese visse, tra il 1946 e il 1964, una fase storica durante la quale si susseguirono più governi democratici. Nel gennaio del 1956 fu eletto il social democratico Juscelino Kubitschek, ex governatore del Minas Gerais, ed ebbe inizio un periodo di forte industrializzazione e di imponenti lavori pubblici, come la costruzione della nuova capitale, Brasilia, nel 1960. Si registrò tuttavia un netto peggioramento della situazione finanziaria, con forte inflazione e raddoppio del debito estero. Il successore di Kubitschek, Jânio Quadros, eletto nel 1960, si dimise nel 1961 meno di sette mesi dopo l'insediamento. Tra il 1961 e il 1964 ci fu la presidenza di João Goulart (il vicepresidente di Janio Quadros), del partito laburista, che cercò di fronteggiare la crisi economica promuovendo una riforma agraria e la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere.

    La dittatura militare
      Lo stesso argomento in dettaglio: Dittatura militare brasiliana.
     Médici e Richard Nixon

    Il colpo di Stato militare del 31 marzo 1964 destituì João Goulart e instaurò un regime dittatoriale. Il primo presidente militare a essere eletto fu il maresciallo Humberto de Alencar Castelo Branco che sciolse tutti i partiti politici e inaugurò la dittatura detta dei gorilas, adottando una politica di liberismo economico che causò l'accentuamento delle sperequazioni sociali. Nel 1969 salì alla presidenza il generale Emílio Garrastazu Médici, che coincise con una fase di crescita economica, definita miracolo economico brasiliano che però si spense successivamente con la crisi petrolifera del 1973. Dal 1974 al 1979 la presidenza passò a Ernesto Geisel che dichiarò legale solo il Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB).

    Dal 1979 al 1985 fu in carica il presidente João Baptista de Oliveira Figueiredo: egli promulgò una legge elettorale che rese legali tutti i partiti politici tranne quello comunista, e praticò una forte riduzione dei salari atta a frenare la spinta inflazionistica. Essa, però, portò allo scatenarsi di grandi manifestazioni di piazza che furono represse con la forza (1980). Il periodo della dittatura militare finì nel 1984, con le grandi manifestazioni di Rio de Janeiro e San Paolo: il governo militare fu da esse costretto a concedere il ritorno a elezioni democratiche, che la popolazione reclamava.

    La nuova Repubblica
      Lo stesso argomento in dettaglio: Partiti politici in Brasile.

    Nel 1985 fu eletto Tancredo Neves, candidato dell'PMDB, ma morì tre mesi dopo. Il suo vicepresidente José Sarney assunse la presidenza della repubblica, diventando impopolare per tutto il suo mandato a causa del peggioramento della crisi economica e dell'iperinflazione, anche con una breve euforia iniziale del suo Piano Cruzado. Sarney ha continuato il programma di governo di Tancredo Neves istituendo, nel 1987, un'Assemblea nazionale costituente, che ha promulgato l'attuale Costituzione brasiliana.

     Brasilia, capitale federale del Brasile, fondata nel 1960

    Nel 1989 si svolsero le prime elezioni libere dopo 25 anni di regime militare, che furono vinte da Fernando Collor de Mello, leader del nuovo Partito di Ricostruzione Nazionale, tendenzialmente liberal-conservatore. Nel 1991 il Brasile diede vita all'alleanza economica chiamata Mercosur assieme ad Argentina, Uruguay e Paraguay. Nel 1992 il presidente Collor fu destituito con l'accusa di corruzione, evasione fiscale ed esportazione di valuta.

    Dal 1992 al 1995 ci fu la presidenza di Itamar Augusto Cautiero Franco, il vice presidente di Collor, che organizzò un referendum costituzionale. Questo, svoltosi il 21 aprile 1993, confermò il regime presidenziale proclamato nel 1988.

    Nel 1995 Fernando Henrique Cardoso conquistò la presidenza e attuò riforme (largamente consigliate dal fondo monetario internazionale) che prevedevano la privatizzazione delle imprese e il rigore finanziario ("PLAN REAL"). Queste ebbero un forte impatto negativo sulla popolazione più povera, oltre che aggravare la polarizzazione della ricchezza già presente massicciamente nel paese. Nel 1997 ottenne un emendamento costituzionale a lui favorevole, che gli permise così di ricandidarsi alla presidenza. Nel 1998 si registrarono delle considerevoli fughe di capitali che gettarono il Paese nel caos. Cardoso, rieletto, si appellò al Fondo Monetario Internazionale e riuscì a far approvare un piano di intervento triennale per il Brasile, ma ciò indebitò il paese di altri 41,5 miliardi di dollari. Infine, Cardoso confermò la presenza brasiliana nel Mercosur.

    Nelle elezioni presidenziali del 2002 si è affermato il candidato di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva, noto semplicemente come Lula, che verrà poi rieletto nel 2006. Il nuovo presidente, esponente del partito operaio (Partido dos Trabalhadores, PT), ha rappresentato una svolta nella politica brasiliana, in precedenza allineata alle scelte del Fondo Monetario Internazionale, di cui il Brasile era debitore; in particolare ha contribuito a rilanciare il Mercosur a discapito dell'Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) voluta dagli Stati Uniti. Il suo programma, che ha garantito provvedimenti volti a favorire la giustizia sociale e a risollevare l'economia dissestata, riscosse ampi consensi, in particolare tra i meno agiati. La sua politica di equilibrismo tra gli interessi del capitale (industriale agrario e finanziario) e le aspettative di lavoratori e braccianti agricoli (sem terra) hanno però frenato l'auspicata rivoluzione dei rapporti sociali, e la protesta degli strati più poveri della popolazione riesplose di fronte al nuovo piano economico. Venne quindi approvata una riforma delle pensioni e varato il programma Fame zero riassunto nel motto: "3 pasti al giorno per tutti" per affrontare il problema della denutrizione diffusa in tutto il Paese. Nel 2004 il Brasile fondò con gli altri Paesi dell'America Latina la Comunità delle Nazioni del Sud America.

    Dal 2003 è stato istituito il "bolsa familia", che garantisce una rendita anche se minima a molte persone bisognose, che sta aiutando molti brasiliani a uscire dalla povertà assoluta. Il "bolsa familia" è riconosciuto mondialmente come uno dei migliori piani d'aiuto alla popolazione bisognosa fatto da un governo.[8] Le elezioni presidenziali del 2010 videro per la prima volta la vittoria di una donna, Dilma Rousseff, anch'essa esponente del partito operaio, con un passato da ex guerrigliera imprigionata durante la dittatura ed ex Ministro dell'Energia e delle Miniere durante il governo di Lula. Nel giugno 2013 nel paese sono scoppiate manifestazioni popolari a causa di varie rivendicazioni sociali. Dopo le elezioni polarizzate del 2014, la Rousseff è stata rieletta ed è rimasta in carica al 31 agosto 2016, quanto è stata destituita dal Parlamento attraverso la procedura di impeachment, iniziata nel dicembre 2015, a seguito dello scandalo corruzione, nato da un'indagine sulla compagnia petrolifera Petrobras e che ha coinvolto il Partito dei Lavoratori.[9] La Rousseff è stata sostituita come presidente dal suo vice Michel Temer fino alle elezioni presidenziali del 2018, vinte dall'esponente della destra radicale Jair Bolsonaro, che è stato proclamato presidente il 1º gennaio 2019.

    Nel secondo turno delle elezioni del 2022, l'ex presidente Lula è stato eletto per la terza volta con il sostegno del 50,9% dell'elettorato, nelle elezioni più vicine della storia, mentre Bolsonaro è diventato il primo presidente brasiliano a non essere rieletto dopo la ridemocratizzazione.

    ^ Color and genomic ancestry in Brazilians, su pubmedcentral.nih.gov. URL consultato il 28 marzo 2008 (archiviato il 1º giugno 2021). ^ Manuela Carneiro da Cunha, História dos Índios no Brasil, su books.google.com.br, 2008. ^ A Pré-História do Brasil registrada, su sic.inep.gov.br, Mercosul Educacional. URL consultato il 10 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 19 maggio 2011). ^ a b (PT) Descobrimento Do Brasil - História Do Brasil, su historiadobrasil.net, Historia do Brasil.net. URL consultato il 4 agosto 2013 (archiviato il 6 agosto 2013). ^ (PT) Capitanias Hereditárias - Resumo, su historiadobrasil.net, Historia do Brasil.net. URL consultato il 4 agosto 2013 (archiviato il 5 agosto 2013). ^ (PT) História Da Invasão Holandesa No Brasil, su historiadobrasil.net, Historia do Brasil.net. URL consultato il 4 agosto 2013 (archiviato il 6 agosto 2013). ^ (PT) Revolta De Beckman - Resumo, Causas, O Que Foi, Líderes, su historiadobrasil.net, Historia do Brasil.net. URL consultato il 4 agosto 2013 (archiviato il 6 agosto 2013). ^ Gary Duffy, Family friendly: Brazil's scheme to tackle poverty, BBC News, 25 maggio 2010. URL consultato il 5 dicembre 2011 (archiviato il 10 giugno 2010). ^ Dilma Rousseff ha perso, Il Post.it, 31 agosto 2016. URL consultato il 1º settembre 2016 (archiviato il 2 settembre 2016).
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