Argentina

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Contesto di Argentina

L'Argentina, ufficialmente Repubblica Argentina (in spagnolo: República Argentina, AFI: [reˈpuβlika aɾxenˈtina]), è una repubblica federale, situata nella parte meridionale del Sud America. Il suo territorio è suddiviso in 24 province e una città autonoma, Buenos Aires, che è la capitale del Paese e sede del governo federale, nella cui area metropolitana è concentrato un terzo della popolazione del paese.

Con una superficie di 2 791 810 km², è il più esteso paese di lingua spagnola nel mondo, il secondo Stato più esteso dell'America Latina, il quarto delle Americhe e l'ottavo più esteso al mondo. Il suo territorio, che occupa gran parte del Cono Sud, confina a nord con la Bolivia e il Paraguay, a nord-est con Brasile e Uruguay, a est con l'Oceano Atlantico e a ovest con il Cile e le acque atlantiche del Passaggio di Drake. L'Argent...Leggi tutto

L'Argentina, ufficialmente Repubblica Argentina (in spagnolo: República Argentina, AFI: [reˈpuβlika aɾxenˈtina]), è una repubblica federale, situata nella parte meridionale del Sud America. Il suo territorio è suddiviso in 24 province e una città autonoma, Buenos Aires, che è la capitale del Paese e sede del governo federale, nella cui area metropolitana è concentrato un terzo della popolazione del paese.

Con una superficie di 2 791 810 km², è il più esteso paese di lingua spagnola nel mondo, il secondo Stato più esteso dell'America Latina, il quarto delle Americhe e l'ottavo più esteso al mondo. Il suo territorio, che occupa gran parte del Cono Sud, confina a nord con la Bolivia e il Paraguay, a nord-est con Brasile e Uruguay, a est con l'Oceano Atlantico e a ovest con il Cile e le acque atlantiche del Passaggio di Drake. L'Argentina rivendica inoltre le Isole Falkland (sotto il nome spagnolo di Malvinas, in italiano Malvine), la Georgia del Sud e le Isole Sandwich Australi. Considera inoltre come parte del territorio nazionale l'Antartide Argentina, rivendicazione sospesa in base al Trattato Antartico. L'Argentina raggiunse l'indipendenza il 25 maggio 1810 quando fu deposto l'ultimo viceré spagnolo che governava da Buenos Aires, e il 9 luglio 1816 fu ufficialmente proclamata l'indipendenza a San Miguel de Tucumán.

Dopo la crisi economica del 2001, l'economia ha recuperato i precedenti livelli di benessere. I suoi circa 50 milioni di abitanti godono di un indice di sviluppo umano, reddito pro-capite, livello di crescita economica e qualità della vita che pone il paese come una delle più sviluppate dell'America Latina. Tuttavia negli ultimi anni la situazione economica nel paese è andata via via peggiorando, complice un'alta inflazione, la seconda più alta dell'America Latina dopo quella del Venezuela e che nel 2014 è stata stimata essere del 24% su base annuale, con stime che arrivano anche al 40% per il 2015, che ha portato di nuovo il paese sull'orlo della bancarotta, la seconda nel XXI secolo.

Nel 2019, l'economia è in crisi, l'industria automobilistica opera solo al 15% della sua capacità, le vendite di auto sono in caduta libera (-54% in un anno), l'inflazione raggiunge il 54,7% in un anno. Il governo sta cercando un prestito dal FMI, che nel 2018 ha prestato 56 miliardi di dollari in tre anni in cambio di tagli di bilancio. Quasi 300 000 posti di lavoro sono andati persi in tre anni e la povertà è al suo livello più alto degli ultimi 20 anni.

Di più Argentina

Informazioni di base
  • Moneta Peso argentino (1983)
  • Nome originale Argentina
  • Prefisso telefonico +54
  • Dominio Internet .ar
  • Mains voltage 220V/50Hz
  • Democracy index 6.95
Population, Area & Driving side
  • Popolazione 47327407
  • La zona 2780400
  • Lato guida right
Cronologia
  •   Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Argentina e Presidenti dell...Leggi tutto
      Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Argentina e Presidenti dell'Argentina.
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    Preistoria - Medioevo

    I primi segni della presenza umana in Argentina si trovano in Patagonia (Piedra Museo, Santa Cruz), e risalgono all'11.000 a.C. Attorno al primo secolo d.C. diverse civiltà basate sul mais si svilupparono nella regione delle Ande Occidentali (Santa María, Huarpes, Diaguitas, Sanavirones, tra le altre). Nel 1480, l'Impero Inca, sotto il regno dell'imperatore Pachacútec, lanciò un'offensiva e conquistò l'odierna parte nord-occidentale dell'Argentina, integrandola in una regione chiamata Collasuyu. Nell'area nord-orientale, i Guaraní svilupparono una coltura basata sulla yuca (o manioca) e la patata dolce. Le aree centrali e meridionali (Pampa e Patagonia) vennero dominate da culture nomadi, unificate nel XVII secolo dai Mapuche.

    La colonizzazione  Buenos Aires nel 1536

    I primi europei ad esplorare la zona furono, nel 1502, il portoghese Gonçalo Coelho ed il fiorentino Amerigo Vespucci, mentre nel 1516 Juan Díaz de Solís rivendicò la zona circostante al Rio della Plata, mentre stava cercando un passaggio a ovest verso le Indie, rimanendo tuttavia ucciso dagli indigeni assieme ad altri componenti dell'equipaggio che erano sbarcati con lui sulla terraferma.[1]

    Nel 1527 venne fondato il forte di Sancti Spiritu, primo insediamento spagnolo, creato dal navigatore italiano Capitano generale e Piloto mayor di Spagna Sebastiano Caboto, sulle rive del fiume Paranà, 40 km a nord dell'attuale città di Rosario.[2] Il forte fu distrutto dagli indigeni nel 1529, ma pochi anni più tardi, nel 1536, Pedro de Mendoza fondò una prima volta Buenos Aires, con il nome di Ciudad del Espíritu Santo y Puerto Santa María del Buen Ayre, insediamento distrutto pochi anni dopo dagli indigeni.[3] Più tardi gli spagnoli fondarono Santiago del Estero, nel 1553, e nel 1573 la città di Cordoba della Nuova Andalucia, mentre Buenos Aires venne definitivamente rifondata nel 1580 da Juan de Garay.

    Nel 1617 venne istituita la provincia di Buenos Aires, facente parte all'epoca del Vicereame del Perù, che nel 1776 venne elevata al rango di Vicereame del Río de la Plata, con capitale Buenos Aires.[4]

    Nel 1806-1807 l'Impero britannico lanciò due invasioni contro Buenos Aires, ma la popolazione creola respinse entrambi i tentativi.

    L'indipendenza  Manuel Belgrano, intellettuale, economista, politico, militare e creatore della Bandiera dell'Argentina. José de San Martín insieme a Belgrano è considerato uno dei due padri della patria dell'Argentina, liberò anche il Cile e il Perù.

    Il 25 maggio 1810, dopo la conferma delle voci circa la detronizzazione di re Ferdinando VII da parte di Napoleone, i cittadini di Buenos Aires, con Manuel Belgrano in testa, sfruttarono la situazione a proprio vantaggio e crearono la Prima Junta di Governo (Rivoluzione di Maggio). La formale indipendenza dalla Spagna venne dichiarata il 9 luglio 1816 a Tucumán.

    Nel 1817, il generale José de San Martín attraversò le Ande per liberare Cile e Perù, eliminando così la minaccia spagnola. Centralisti e Federalisti (in spagnolo: Unitarios e Federales) furono in conflitto fino a quando nel 1853 venne istituita l'unità nazionale e promulgata la costituzione. Nel 1826 gli argentini promulgarono una Costituzione centralista e fissarono la capitale a Buenos Aires. Nel 1829 comparve sulla scena politica il dittatore Juan Manuel de Rosas, che convertì il paese in un'economia basata sull'allevamento. Il 9 luglio 1859 fu riconosciuta l'indipendenza dell'Argentina, ma in seguito iniziò anche la guerra civile tra gli aspiranti alla presidenza, che porterà al potere Bartolomé Mitre (1862).

    La politica estera  Elementi fisici e politici di Argentina e Cile nel 1937

    Investimenti stranieri e immigrazione dall'Europa portarono all'adozione delle moderne tecniche agricole nel paese. Negli anni 1880, la "Conquista del deserto" soggiogò o sterminò le rimanenti tribù indigene della Pampa meridionale e della Patagonia.[5]

    La politica estera Argentina è stata di matrice isolazionista sino alla fine del XIX secolo. Nel 1880 salì alla presidenza dello Stato Julio Argentino Roca, che in un periodo di 6 anni adottò una politica vicina ai paesi oltremare, aprendo le frontiere e dando la possibilità a milioni di immigrati europei di raggiungere il paese per lavorare. Dal 1880 al 1930, l'Argentina godette di una sempre maggiore prosperità e importanza grazie ad una economia volta all'esportazione, e la popolazione del paese aumentò di sette volte. Le forze conservatrici dominarono la politica Argentina fino al 1916, quando i tradizionali rivali, i radicali, ottennero il controllo del governo. L'esercito costrinse nel 1930 Hipólito Yrigoyen a lasciare il potere, portando ad un altro decennio di governo conservatore.

    Molti eventi tragici si sono verificati all'inizio del XX secolo: durante la settimana dal 7 al 14 gennaio 1919, la repressione e i massacri commessi a Buenos Aires contro i lavoratori in sciopero hanno causato centinaia di morti. Tra il novembre 1920 e il dicembre 1921, circa 1 500 lavoratori furono giustiziati dall'esercito a seguito di uno sciopero insurrezionale in Patagonia. Nel luglio 1924, 500 indigeni che protestavano contro le loro condizioni di lavoro e la miseria in cui vivevano furono massacrati dalla polizia e dalle milizie dei proprietari terrieri.[6].Sempre riguardo alla politica estera, ricordiamo il giurista Carlos Saavedra Lamas, Premio Nobel per la pace nel 1936 per la sua mediazione volta a porre fine al conflitto tra Paraguay e Bolivia (Guerra del Chaco).

    Il peronismo
      Lo stesso argomento in dettaglio: Juan Domingo Perón e Peronismo.
     Il Presidente Juan Perón (1946)

    Le elezioni portarono nel 1946 alla presidenza il generale Juan Perón, che cercò di dare più potere alla classe lavoratrice e aumentò notevolmente il numero di lavoratori sindacalizzati. I seguaci di Perón - originariamente chiamati anche descamisados, ad indicare simbolicamente la provenienza dagli strati popolari della società - acclamavano i suoi sforzi per eliminare la povertà e dare maggiore dignità al lavoro, mentre i suoi oppositori politici, rappresentati dall'oligarchia a cui, secondo i sostenitori peronisti, veniva impedito di continuare a sfruttare il popolo argentino, e dalla maggioranza dei ranghi militari da cui lui stesso proveniva, lo hanno considerato un demagogo e un dittatore. Diede vita al movimento politico conosciuto come peronismo o justicialismo, che si proponeva come una terza via fra il capitalismo e il socialismo. Perón costruì la sua immagine anche grazie all'aiuto della seconda moglie, Evita Perón.

    Il movimento peronista fu sincretico, venne talvolta definito populista, che unisce il socialismo, il patriottismo, la terza via economica tratta in origine dal fascismo italiano, ma senza rinnegare, perlomeno nella maggior parte dell'esperienza peronista applicata, la democrazia e la sovranità popolare. Tale ideologia ha permeato - e tuttora è molto importante - la maggior parte dei partiti politici argentini odierni, sia di destra che di sinistra.

    Il 16 giugno 1955 venne organizzato un colpo di Stato militare da parte della Marina Militare, che bombardò la Casa Rosada tentando di uccidere il presidente. Il 18 giugno Perón fu costretto a fuggire in esilio prima in Paraguay e poi nella Spagna di Franco.

    Desaparecidos e "Guerra sporca"
      Lo stesso argomento in dettaglio: Desaparecidos e Guerra sporca.

    Tra gli anni 1950 e gli anni 1970 l'economia crebbe sensibilmente e la povertà declinò (meno del 7% nel 1975), ma divenne sempre più protezionista; contemporaneamente i contrasti politici si accrebbero. I militari presero più volte il potere, dal 1955 al 1958, dal 1962 al 1963 e dal 1966 al 1973.

    Con il ripristino delle elezioni e la fine del bando per i peronisti, vi fu il ritorno alla presidenza nel 1973 di Juan Domingo Perón che tuttavia ebbe termine dopo un solo anno con la sua morte e la sua terza moglie Isabel, sua vice presidente, gli successe alla carica ma i due anni che seguirono furono pervasi da un quadro sociale sempre più improntato al conflitto: da un lato l'Alianza Anticomunista Argentina (la "Tripla A") contribuì a creare un clima di terrore con l'omicidio (secondo i dati raccolti dopo la fine della dittatura dalla Comisión Nacional sobre la Desaparición de Personas (CONADEP), di oltre 400 persone tra il 1973 ed il 1975) mentre, dall'altro, riprese vigore l'azione dell'Ejército Revolucionario del Pueblo (ERP) con azioni di guerriglia urbana e omicidi. Inoltre il movimento peronista perse la sua coesione e le componenti di sinistra più radicali svilupparono il movimento guerrigliero Montoneros che a partire dal 1970 svolse una crescente attività di lotta armata contro le strutture politico-militari dello Stato sia durante i regimi militari che nel periodo di governo di Isabelita.

    Il quadro di grande instabilità favorì dapprima l'ingresso dei militari nel governo e successivamente, Isabelita fu deposta dal golpe del 24 marzo 1976, che portò alla presidenza del paese il generale Jorge Rafael Videla.

     Veduta aerea della Escuela Superior de Mecánica de la Armada (ESMA), uno dei centri di detenzione clandestini attivi durante la dittatura

    Dal 1976 al 1983 le forze armate detennero il potere per mezzo di una giunta autoincaricatasi del cosiddetto Processo di Riorganizzazione Nazionale; il governo militare represse l'opposizione, sia quella dei gruppi di sinistra che dei peronisti, utilizzando metodi improntati all'illegalità, dando inizio a quella che sarebbe passata alla storia come la "Guerra sporca". Migliaia di dissidenti furono fatti scomparire, mentre il SIDE (Secretaría de Inteligencia de Estado) cooperò con la DINA ed altri servizi segreti sudamericani, e con la CIA in quella operazione che gli Stati Uniti avevano pianificato, organizzato e finanziato al fine di contribuire ad eliminare il pericolo dell'instaurazione di governi di sinistra filosovietici in Sud America e in America centrale: la cosiddetta Operazione Condor.

    Nel periodo della dittatura 30 000 persone scomparvero creando il fenomeno dei desaparecidos: le persone venivano sequestrate o arrestate e deportate in centri clandestini di detenzione, tra i quali la ESMA, l'Escuela Superior de Mecánica de la Armada (tramutata successivamente in Museo de la Memoria), dove venivano torturate e, molto spesso, uccise; l'occultamento dei cadaveri avveniva anche in mare, con i voli della morte, ossia il trasporto delle vittime, spesso ancora vive, a bordo degli Hercules dell'esercito argentino e fatte precipitare nell'oceano o nel Río de la Plata; esiste un rapporto della commissione nazionale sulla scomparsa di persone in Argentina, il Nunca más, dove in un aberrante tunnel dell'orrore hanno sfilato le testimonianze di chi è sopravvissuto. Molti dei capi militari che presero parte alla Guerra sporca vennero addestrati nella School of the Americas finanziata dagli USA, tra i quali i dittatori argentini Leopoldo Galtieri e Roberto Eduardo Viola. Problemi economici, accuse di corruzione, la condanna dell'opinione pubblica nei confronti delle violazioni dei diritti umani e, infine, la sconfitta del 1982 inflitta dai britannici nella guerra delle Falkland, screditarono il regime militare argentino portando alla fine della dittatura.

    Democrazia  Il Palazzo del Congresso

    La democrazia venne ripristinata nel 1983. Il governo radicale di Raúl Alfonsín si mosse per render conto dei desaparecidos, stabilì il controllo civile delle forze armate e consolidò le istituzioni democratiche. I membri delle tre giunte militari vennero processati. Il fallimento nella risoluzione dei problemi economici endemici e l'incapacità nel mantenere la fiducia dell'opinione pubblica portarono all'abbandono anticipato di Alfonsín, sei mesi prima che scadesse il suo mandato.

    Il presidente Carlos Menem, nel 1991, impose un tasso di cambio fisso tra Peso e Dollaro per fermare l'iperinflazione e adottò delle estese politiche basate sul mercato, smantellando le barriere protezioniste e le regolamentazioni degli affari, e implementando un programma di privatizzazioni. Queste riforme contribuirono a un significativo aumento degli investimenti privati internazionali e con una recessione che toccò l'apice intorno alla fine degli anni novanta. Fu allora che debito estero, disoccupazione, corruzione e malcontento sociale arrivarono a livelli epocali.

    Crisi economica
      Lo stesso argomento in dettaglio: Crisi economica argentina.
     Proteste contro il corralito (2002).

    Le amministrazioni di Menem e de la Rúa fronteggiarono una diminuita competitività nelle esportazioni (dovuta alla forzata parità del peso con il dollaro), conseguenti massicce importazioni che danneggiarono l'industria nazionale e ridussero l'impiego, un deficit fiscale e commerciale cronico, e il contagio di diverse crisi economiche. La crisi finanziaria asiatica del 1998 causò una fuoriuscita di capitale che sfociò nella recessione e culminò nella crisi economica argentina del novembre 2001. Un mese più tardi, le pesanti rivolte che si scatenarono in tutto il Paese costrinsero de la Rúa a dimettersi.

    Nel giro di due settimane, quattro presidenti si avvicendarono in rapida successione, fino alla nomina ad interim di Eduardo Duhalde come presidente dell'Argentina da parte dell'assemblea legislativa, il 2 gennaio 2002. L'Argentina fu costretta ad ammettere la manifesta impossibilità di far fronte agli impegni economici presi con gli altri Stati (default sulle sue obbligazioni internazionali). L'ancoraggio del peso al dollaro, vecchio di quasi undici anni e ormai palesemente controproducente, venne abbandonato. Tuttavia l'improvviso distacco della moneta argentina dalla parità con quella statunitense, ancoraggio che da tempo non era più realistico, la riportò immediatamente ai suoi valori reali, producendo un grosso deprezzamento della valuta (ridotta nel giro di pochi giorni ad un terzo circa del suo valore iniziale) e un conseguente altissimo picco d'inflazione. La crisi provocò per mesi un quasi totale blocco dell'economia, con un drammatico aumento di disoccupati e di nuovi poveri, una crisi di liquidità del sistema, un aumento della piccola criminalità e di atti di vandalismo contro banche ed esercizi commerciali, un'allarmante instabilità sociale.

    L'era "K" (2003-2015) e l'elezione di Macri

    Impostando un tasso di cambio più flessibile, la nazione riuscì ad attuare nuove politiche: tra le principali la reindustrializzazione, un quantitativo più alto di esportazioni ed importanti surplus fiscali e commerciali. Già nel 2002 l'economia locale cominciò a stabilizzarsi; nel 2003 fu eletto presidente il peronista Néstor Kirchner. Durante il suo periodo di governo l'Argentina riuscì a ristrutturare il debito in default e a ripianare il debito con il FMI: fu inoltre imposto uno sconto del 75% su molte obbligazioni (tale operazione ha poi portato a condanne in tribunali tedeschi e statunitensi). Infine, molte imprese che in precedenza avevano carattere privato furono nazionalizzate.

    Fondamentale per la ripresa economica fu il cosiddetto "boom della soia": la conversione di molte vaste aree agricole alla produzione della soia e le forti esportazioni conseguenti (pesantemente tassate dal 2008), determinarono una crescita economica e un flusso di valute straniere.

    Nonostante questi segnali di ripresa, rimasero voci che indicavano un pesante debito verso l'estero, e secondo cui la reale situazione economica sarebbe stata mantenuta segreta[7][8][9]. Nel 2007 Kirchner non si ricandidò, lasciando il posto alla moglie Cristina che venne eletta e riconfermata nel 2011.

    Con il calo dei prezzi dei prodotti agricoli sui mercati internazionali, tale crisi si accentuò. All'inizio del 2014 venne resa nota la vera portata dell'inflazione nel paese,[10] e una drammatica conferma nel luglio dello stesso anno quando fu annunciato un secondo default.[11]

    Alle elezioni presidenziali del 2015, il candidato del "Fronte per la Vittoria", Daniel Scioli, appoggiato da Cristina Kirchner, fu sconfitto da Mauricio Macri, politico di ispirazione più liberista. Sono quindi state avviate faticose riforme, a cominciare dalla liberalizzazione del cambio del peso argentino, il cui valore di cambio col dollaro era stabilito per decreto governativo ed erano stati posti pesanti limiti alla possibilità per i cittadini di acquistare valuta straniera. Questo ha portato alla scomparsa del mercato nero delle valute, contestuale ad una svalutazione nominale del peso di oltre il 40%.

    Elezioni presidenziali del 2019

    Le elezioni presidenziali del 27 ottobre 2019 hanno portato alla presidenza Alberto Fernández, con vicepresidente l'ex presidente Cristina Fernández de Kirchner.

    ^ Argentina Coloniale, su argentina.it. URL consultato il 29 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2017). ^ Puerto Gaboto, el lugar donde comenzó la historia, su lanacion.com.ar, La Nacion. URL consultato il 29 maggio 2017 (archiviato il 23 settembre 2016). ^ Colin M. Lewis, A Short History, Oxford, Oneworld Publications, 2002, ISBN 1-85168-300-3. ^ Francesco Tuccari, Storia dell'Argentina, in Enciclopedia dei ragazzi, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2005. URL consultato il 17 novembre 2021. ^ Carlos A. Floria e César A. García Belsunce, 1971. Historia de los Argentinos I e II; ISBN 84-599-5081-6 ^ Copia archiviata, su elpais.com. URL consultato l'11 giugno 2019 (archiviato l'11 maggio 2019). ^ Nuovo dramma economico - Gli USA bloccano conti del governo nel Federal Reserve. URL consultato il 21 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 12 giugno 2010). ^ Argentina, una nuova crisi finanziaria all'orizzonte, in FinanzaLive. URL consultato il 21 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 19 marzo 2016). ^ L'Argentina torna sull'orlo del crac i fondi pensione passano allo Stato, in la Repubblica, ottobre 2008. URL consultato il 21 marzo 2016 (archiviato il 2 aprile 2016). ^ Roberto Da Rin, L'Argentina svela la vera inflazione, in Il Sole 24 Ore, 15 febbraio 2014. URL consultato il 31 luglio 2014 (archiviato l'11 agosto 2014). ^ Marco Valsania, Argentina in default, falliti i negoziati a oltranza, in Il Sole 24 Ore, 31 luglio 2014. URL consultato il 31 luglio 2014 (archiviato il 2 agosto 2014).
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