हुमायूँ का मकबरा

( Tomba di Humayun )

La tomba di Humāyūn (in hindi हुमायूँ का मक़बरा, Urdu: ہمایون کا مقبره - Humāyūn kā Maqbara) è un complesso di edifici inerenti alla sepoltura dell'imperatore moghul Humāyūn, commissionato dalla moglie dello stesso, Ḥamīda Bānū Bēgum nel 1562 d.C. e progettato dall'architetto persiano Mirak Mīrzā Ghiyāth. Si tratta della prima tomba-giardino nel Subcontinente indiano, e si trova in India, a Delhi, nel quartiere di Nizamuddin East, vicina alla cittadella Dina-panah (nota anche come Purana Qila) fondata da Humayun nel 1533. Si tratta anche della prima struttura in arenaria rossa di simili dimensioni Il complesso è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità UNESCO nel 1993, e da questa data è oggetto di importanti lavori di restauro, tuttora in corso.

Il complesso include la tomba principale dell'imperatore Humāyūn, che a sua volta ospita le tombe della moglie, Ḥamīda Bēgum, di Dārā Shikōh, figlio del successivo imperatore Shāh Jahān, e di numerosi altri successori m...Leggi tutto

La tomba di Humāyūn (in hindi हुमायूँ का मक़बरा, Urdu: ہمایون کا مقبره - Humāyūn kā Maqbara) è un complesso di edifici inerenti alla sepoltura dell'imperatore moghul Humāyūn, commissionato dalla moglie dello stesso, Ḥamīda Bānū Bēgum nel 1562 d.C. e progettato dall'architetto persiano Mirak Mīrzā Ghiyāth. Si tratta della prima tomba-giardino nel Subcontinente indiano, e si trova in India, a Delhi, nel quartiere di Nizamuddin East, vicina alla cittadella Dina-panah (nota anche come Purana Qila) fondata da Humayun nel 1533. Si tratta anche della prima struttura in arenaria rossa di simili dimensioni Il complesso è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità UNESCO nel 1993, e da questa data è oggetto di importanti lavori di restauro, tuttora in corso.

Il complesso include la tomba principale dell'imperatore Humāyūn, che a sua volta ospita le tombe della moglie, Ḥamīda Bēgum, di Dārā Shikōh, figlio del successivo imperatore Shāh Jahān, e di numerosi altri successori moghul, tra cui gli imperatori Jahandar Shah, Farrukhsiyar, Rafi' ul-Darjat, Rafi' ul-Daulat e ʿĀlamgīr II. Rappresenta certamente un enorme salto di qualità nella produzione architettonica moghul e, insieme al suo giardino in Chahar bagh - elemento tipico nei giardini persiani, ma ancora inedito all'epoca in India - si pose come una delle architetture di riferimento per la realizzazione di opere successive. Il mausoleo si pone inoltre in contrasto con la semplicità del complesso funerario del padre di Humāyūn - il primo imperatore moghul Bābur - ospitata nei giardini detti Bāgh-e Bābur a Kabul, in Afghanistan. Ciononostante a Bābur va riconosciuto il fatto di essere stato il primo imperatore a venir seppellito in un giardino del paradiso. Basata sul modello del Gur-e Amir di Samarcanda, la tomba dell'avo Tamerlano conquistatore dell'Asia, la tomba di Humāyūn creò un precedente per i successivi mausolei imperiali moghul, il cui picco artistico e creativo è rappresentato dal Tāj Maḥal di Āgrā.

Il sito dell'opera è stato scelto in prossimità del fiume Yamuna, data anche la sua vicinanza con il Nizamuddin Dargah, il mausoleo del santo sufi di Delhi Niẓāmuddīn Awliyāʾ, e alla sua residenza, Chilla Niẓāmuddīn Awliyāʾ; i governanti della città erano infatti particolarmente devoti al santo. In tarda epoca moghul, l'ultimo imperatore Bahādur Shāh II si rifugiò nel complesso insieme ad altri tre principi durante i moti indiani del 1857 e lì venne catturato dal capitano Hodson; in seguito scelse la via dell'esilio verso Rangoon, (attualmente Yangon).

 L'imperatore moghul Humayun (1508-1556). Tomba di Humayun, con la Nai-ka-Gumbad, o Tomba del Barbiere, in primo piano. Immagine del 1858.

Alla morte dell'imperatore, avvenuta il 20 gennaio 1556, il corpo di Humayun venne inizialmente seppellito nel suo palazzo residenziale di Delhi; successivamente le spoglie furono portate a Sirhind-Fategarh, nel Punjab, da Khanjar Beg.[1][2][3]

La tomba di Humayun fu costruita per ordine della vedova Hamida Banu Begum a partire dal 1562 (e dunque diversi anni dopo la morte del marito) per il costo di 1,5 milioni di rupie dell'epoca[4]. Secondo 'Abd al-Qadir Bada'uni, uno dei pochi storici contemporanei alla costruzione che ne facciano menzione, l'architetto incaricato di realizzare l'edificio fu Mirak Mirza Ghiyas (talvolta indicato anche come Mirak Ghiyathuddin). Egli era di origini persiane, dato che giunse in India da Herat (attuale Afghanistan nord-occidentale) e risulta aver operato sia nella sua città d'origine che a Bukhara (attuale Uzbekistan), oltre che in varie località del subcontinente. Mirak Mirza Ghiyas morì comunque prima del completamento dell'opera e i lavori furono seguiti dal figlio di questi, Sayyed Muhammad ibn Mirak Ghiyathuddin fino al termine, nel 1571.[1][2]

 Rotonde tipiche del Giardino all'inglese rimpiazzarono nel 1860 le vasche centrali quadrate del giardino in Chahar bagh.

Un mercante inglese che visitò la tomba nel 1611, William Frinch, ha lasciato una descrizione dell'arredamento interno dell'epoca, specialmente per ciò che concerne la camera centrale, stridente con la spartana accomodazione visibile ai nostri giorni. Frinch fa infatti menzione della presenza di ricchi tappeti, di una shamiana, una piccola tenda al di sopra del cenotafio, coperto da fogli bianchissimi e libri sacri, oltre che dalla spada, le scarpe ed il turbante.[3]

La fortuna per i famosi giardini in Chahar bagh - vasti oltre 13 ettari e circostanti il monumento - girò loro ben presto le spalle negli anni a seguire. La capitale era già stata trasferita ad Agra nel 1556 ed il declino dei moghul in breve trascinò i rovina anche i relativi possedimenti: mantenere in perfetta funzionalità complessi simili iniziò a diventare uno sforzo economico insostenibile. Dall'inizio del XVIII secolo i giardini una volta lussureggianti iniziarono a cedere il posto agli orti di coloro che si erano stabiliti all'interno dell'area cintata. Ad ogni modo, il periodo peggiore per la salute architettonica del sito terminò con la già menzionata cattura da parte delle truppe britanniche dell'ultimo imperatore moghul, Bahadur Shah II, con la conseguente uccisione dei tre figli e la condanna all'esilio per l'ex monarca. Nel 1860 il disegno moghul del giardino venne riadattato secondo i dettami del giardino all'inglese, con l'inserimento di rotonde in luogo delle quattro vasche d'acqua lungo il viale corrispondente all'asse principale e l'inserimento di un maggiore numero di alberi intorno alle aiuole di fiori. Questa forzatura rispetto al contesto originario fu riassorbita agli inizi del XX secolo, quando il Viceré dell'India Britannica Lord Curzon ordinò di ripristinare il giardino nella sua composizione originaria. La più importante campagna di restauro fu condotta tra il 1903 ed il 1909; una successiva organizzazione della disposizione delle piante, avvenuta nel 1915, fornì maggior risalto agli assi centrali e diagonali grazie all'accostamento di filari di alberi, sebbene alcuni di questi siano stati piantati anche su di una piattaforma riservata originariamente alla sistemazione di tende.[5]

Durante la partizione dell'India, il Purana Qila e la Tomba di Humayun furono utilizzati come campi profughi per i musulmani in attesa di migrare verso l'appena fondato Pakistan: tali campi furono gestiti dal Governo indiano e operarono per circa cinque anni, periodo durante il quale sia i giardini che i canali d'acqua e gli edifici principali subirono danni consistenti. Addirittura le sale contenenti le sepolture furono murate al fine di scongiurare atti di sciacallaggio o vandalismo. L'Archaeological Survey of India (Soprintendenza archeologica dell'India) tentò nel corso degli anni a seguire di sostenere la causa dei monumenti patrimonio dell'India e gradualmente le costruzioni e i giardini furono restaurati; ciononostante, fino al 1985, dei quattro tentativi messi in atto per riattivare il sistema idrico, nessuno andò a buon termine.[5][6].

Nel 1993 prese avvio una nuova importante campagna di restauro del complesso, in seguito alla dichiarazione del monumento come patrimonio dell'Umanità. La collaborazione tra l'Aga Khan Trust e l'ASI comportò inoltre un'accurata campagna di ricerca e di scavi e culminò nel 2003 con la riattivazione dopo secoli delle storiche fontane: ciononostante, opere di manutenzione e restauro localizzato sono tuttora in corso per scongiurare il pericolo di un'ennesima decadenza del sito[5].

^ a b Humayun's Tomb The new Cambridge history of India, Geraldine Forbes, Gordon Johnson, B. R. Tomlinson. Cambridge University Press, 1988. ISBN 0-521-26728-5, pp. 45-47. ^ a b Humayun's Tomb Muqarnas: An Annual on Islamic Art and Architecture, Oleg Grabar. Brill Publishers, 1988, pp. 133-140. ISBN 90-04-08155-0. ^ a b Humayun's Tomb Speaking stones: world cultural heritage sites in India, Bill Aitken. Dept. of Tourism. Eicher Goodearth Limited, 2001. ISBN 81-87780-00-2. pp. 45-47. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore asi ^ a b c A Tomb Brought to Life by Ratish Nanda Archiviato il 26 febbraio 2006 in Internet Archive. Historic Gardens Review N. 13. The Historic Gardens Foundation, Londra, 2003. ^ Vazira Fazila-Yacoobali Zamindar, The long partition and the making of modern South Asia: refugees, boundaries, histories, Columbia University Press, 2007, p. 34, ISBN 0-231-13846-6.
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