Urnes stavkirke

( Stavkirke di Urnes )

La chiesa di Urnes (norvegese: Urnes stavkirke) è una chiesa in legno strutturale del XII secolo situata nella municipalità di Luster, lungo il Lusterfjord, nella Norvegia centrale. È la più antica delle circa trenta stavkirke attualmente esistenti in Norvegia e rappresentò un modello per l'architettura scandinava in legno alla fine dell'epoca vichinga.

Proprietà della Fortidsminneforeningen (Società per la Conservazione di Antichi Monumenti Norvegesi), nel 1979 divenne patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. Raramente si tengono ancora le funzioni religiose.

Le stavkirke[1][2] (in italiano "chiesa a doghe" o "chiesa a pali portanti")[3] della Norvegia datano tra il X e l'XI secolo. Sono edifici in legno strutturale di forma cubica tridimensionale ricoperta da assi murari, con un telaio costruito con listelli di legno e assi delle pareti montate nei telai dove opportuno.

La parola "Stave" (in norvegese: stav) significa robuste colonne di legno che sono i montanti angolari e le colonne che sostengono la struttura architettonica complessiva.[4][5] Il relativo stile architettonico è caratterizzato dall'utilizzo dei listoni da parete verticali.[5]

La stavkirke di Urnes fu costruita intorno all'anno 1130 o poco dopo e si trova ancora nella sua posizione originale. Si ritiene che sia la più antica stavkirke del paese. Lo scavo del 1956 ha rivelato che ci sono due chiese anteriori costruite sullo stesso sito. La prima chiesa fu costruita durante il periodo di transizione al cristianesimo secondo il modello della stolpekirke, con elementi strutturali (mura sorrette da piccoli predellini) incastonati nel terreno. Non si sa se la chiesa avesse un tetto sopra la parte centrale della navata, come invece si vede adesso. Probabilmente questo vecchio edificio può essere datato al principio dell'XI secolo. Il secondo fu costruito nella seconda metà del medesimo secolo. Entrambi erano piccole strutture con il design della navata e del coro. A metà del XII secolo la seconda chiesa fu demolita; la terza chiesa, basata su una parte della seconda, era molto diversa da essa. Incorporava una sezione centrale della navata più alta rispetto al resto dell'edificio; la struttura contiene 16 grandi doghe e definisce la navata centrale e le navate laterali. Il tetto del vano centrale è di 2 metri (6 piedi 7 pollici) più alto del tetto dei corridoi. Questo disegno era immensamente popolare all'epoca e servì da ispirazione per le successive stavkirke.[4] Fornisce un collegamento tra l'architettura cristiana e quella dell'epoca vichinga, con tipiche decorazioni zoomorfe che prendono il nome dal sito: "Stile Urnes".

La chiesa venne costruita con una navata rettangolare ed uno stretto coro, entrambi rialzati. Il coro venne allargato ad est nel XVII secolo ma questa aggiunta, visibile nel disegno del tempio fatto da Johan Christian Dahl, venne in seguito rimossa, probabilmente perché troppo rovinata. La navata venne ampliata verso sud nel medesimo periodo. Altri elementi vennero aggiunti in seguito, tra cui una fonte battesimale del 1640, un baldacchino sopra all'altare (1665) ed un pulpito (1693-1695). Il retablo, che raffigura Cristo sulla croce con Maria e San Giovanni Battista, è databile al 1699. Le finestre sono state aggiunte nel XVIII secolo.

Nel XX secolo la chiesa fu oggetto di un restauro e le tavole in legno delle mura vennero coperte per fermarne il lento degrado.

Numerosi elementi medievali restano in situ: le travi del pavimento (grunnstokker), le staffe (sviller), i pali negli angoli (hjørnestolper), le tavole dei muri (veggtiler) e quelle dell'abside (stavlægjer). Risalgono al periodo medievale anche le braccia della croce ed il soffitto. Dell'antica chiesa restano, oltre al portone, due tavole del muro settentrionale, il palo nell'angolo del coro, il frontone occidentale della navata e quello orientale del coro.

^ Treccani. ^ Stavkirke di Urnes, in Sapere.it, De Agostini. ^ Edward Lucie-Smith, Dizionario dei termini d'arte, traduzione di Donata Battilotto, presentazione di Lionello Poppi, Padova, Franco Muzzio, 1988, p. 85, ISBN 88-7021-415-X. ^ a b (EN) Aune P, Ronald LS e Selberg A, The Stave Churches of Norway, in Scientific American, vol. 249, 1983, pp. 96–105, Bibcode:1983SciAm.249b..96A, DOI:10.1038/scientificamerican0883-96. ^ a b (EN) Murphy GR, Yggorasil and the Stave Church, in Mythlore, vol. 31, 2012.
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